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Bordon Willer - 17 ottobre 1989
Transpartitico: quattro tesi parzialmente svolte.
Willer Bordon.

SOMMARIO: la forma partito è ormai scaduta a involucro privo dei suoi fini istituzionali; i grandi temi hanno bisogno di riferimenti sovrananzionali. Sono necessari terreni nuovi di confronto e di unità, è necessario uscire dai vecchi schemi di partito chiesa per ritrovare su singoli temi le più varie aggregazioni. Il Partito radicale transpartitico, transnazionale, nonviolento ha già avviato questo processo, al quale gli iscritti al Partito comunista devono partecipare.

(Notizie Radicali n.224 del 17 ottobre 1989)

Prima tesi. La crisi dei partiti

Riferimento fin troppo ovvio, svolgimento fin troppo scontato.

Rimane tutta intera la constatazione che:

a) vi sono ormai segnali non più restituibili, reversibili, di uno stallo-sfiducia tra cittadini e partiti che rischia di scompaginare la forma che la democrazia organizzata si era normalmente data nel conflitto democratico occidentale;

b) la forma partito così come si è storicamente determinata nel novecento in questa parte di Europa, con connotati fortemente ideologici e con una struttura quindi fortemente verticalizzata, denota evidenti segni di scadimento a involucro del tutto privo dei suoi fini istituzionali: la forma cioè non è più nemmeno contenuto sedimentato;

c) un pragmatismo esasperato connaturato a fenomeni di leaderismo sempre più marcati, sostituisce la vuota crisalide: i pericoli per la democrazia sono evidenti, autocratici.

Seconda tesi. La dimensione dei problemi

Non vi è chi non veda come i grandi temi (rapporto tra il nord e il sud del mondo, lo sterminio per fame, l'ambientalismo, ecc.) abbiano bisogno di riferimenti dichiaratamente sovranzionali.

In ciò le sole organizzazioni di matrice tradizionale, ovvero di vecchio stampo internazionalista, non bastano più, anche perchè sono entrate prepotentemente in scena le grandi questioni della nazionalità che, umiliate dai conflitti mondiali e racchiuse nel sudario di Jalta, riappaiono, in alcuni casi purtroppo violentemente, sul proscenio della storia.

Occorre quindi qualcosa di più e di nuovo che, recuperando la complessità (questa complessità) e rispettandola nelle sue tante diversità etniche, regionali, economiche e linguistiche, superi definitivamente le vecchie gabbie degli stati ottocenteschi, e, in questa parte del mondo, nella costruzione degli Stati Uniti d'Europa ritrovi punti di riferimento unitario.

Terza tesi. La confusione dei valori

Ma si tratta davvero di confusione, oppure siamo di fronte a novità che mal sopportano categorie di lettura ormai obsolete, quando non del tutto estinte.

Se quindi è vero che occorre ritrovare terreni nuovi di confronto e di unità, e, anche, con urgenza, di intreccio politico tra la tradizione liberal-demoratica e l'umanesimo socialista, e se ancora, per troppo tempo, sono state non comunicanti le due grandi idee di libertà del pensiero moderno, quella in Kant e quella in Marx, ciò forse sconta un'attenzione retroversa: tutta rivolta al passato-presente invece che al presente-futuro.

Su una nuova sponda quindi (che non ha niente a che fare con ipotetiche o equidistanti terze fasi, perchè assume come unitari i valori delle democrazie e del pluralismo politico e nella quale il binomio libertà-eguaglianza non è più separabile), è possibile ripartire con una moderna critica non solo al socialismo reale ma anche alla democrazia reale.

Quarta tesi. Il partito trasversale

Moderna lettura, di un bisogno più diffuso di uscire dai vincoli dei partiti chiesa, assolutistici e definitivi, per ritrovare su singoli temi, le più disparate, ma anche le più congeniali aggregazioni.

Niente a che fare con le vecchie degeneranti forme di compromissione lobbistica, ma una ricerca, nel pieno della crisi di questa forma partitica, per una riforma della politica in cui l'uomo, le sue idee siano al centro.

Si tratta di immaginare un processo non automatico nè meccanico di ridislocazione delle forze in campo, in cui sinistra e destra ricuperino i loro significati contenutistici, a cui gli interessi di classe, nuovi ma sempre presenti, facciano nuovo e nello stesso tempo diverso riferimento.

Un cammino difficile di certo ma a cui mancare sarebbe essenziale.

Primo svolgimento

A queste scommesse può dare una prima risposta il transpartito, transnazionale, radicale, nonviolento, per il quale il processo è già avviato.

Il vecchio Partito radicale si è estinto (donandosi) in questi anni ed è morto all'Ergife i primi di settembre. La trasmutazione che da qui si è avviata non può immaginarsi solo nei quattro che abbiamo deciso esserne i garanti, ma deve soprattutto avvalersi degli altri.

Occorre trovare da subito forme nuove, magari intermedie, di approdo.

In questa vicenda gli iscritti al Partito comunista devono parteciparvi (coloro ben s'intende che vi si ritrovano) in piena autorevolezza senza che nessuno rinunci alla sua storia, alla sua cultura, alla sua formazione, anzi come portato, da queste, di un fattore di arricchimento reciproco. Oltrepassando i confini del conosciuto, del già visto, e perfino del lecito se occorre, non per morire ma per rinascere, per riattingere a quelle sorgenti dei principi che la democrazia reale, le convenzioni formali costituite dallo stato di cose presenti, hanno vanificato in norme esteriori.

Oggi sulla carta, da domani sul terreno politico e dell'alternativa, chi ha filo da svolgere lo svolga, chi ha carte in mano le giochi. Prima che sia troppo tardi! Perchè si può.

 
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