SOMMARIO: Stati Uniti e Colombia hanno fallito nella guerra contro la droga per la stessa ragione: perché la repressione non può condurre alla vittoria. Per capirne il motivo è sufficiente guardare alla recente storia americana: il proibizionismo sugli alcolici. Il proibizionismo non funziona; è' tempo di sperimentare un sistema migliore.
(Notizie Radicali n.224 del 17 ottobre 1989 - The Economist del 2 settembre 1989)
Con i suoi due secoli di prospera e stabile democrazia alle spalle, il governo degli Stati Uniti d'America non è riuscito a controllare il proprio traffico nazionale di droga e la criminalità che da questo traffico viene finanziata. La Colombia, una povera democrazia che muove i primi passi con un terribile passato di violenze, può invocare ben maggiori attenuanti per il suo assai più disastroso fallimento. Eppure entrambe queste nazioni, pur con differenti modalità, hanno fallito per la medesima ragione: ciò che loro stanno tentando di fare è inadeguato a portare al successo i loro sforzi. La repressione, per quanto vigorosa, non può condurre alla vittoria nella guerra contro la droga. E' tempo di sperimentare un sistema migliore.
Nessuno potrebbe accusare il governo colombiano di debolezza. Nei mesi scorsi i trafficanti di droga hanno assassinato un numero più elevato che mai dei loro nemici giurati, i giudici non corrotti, poliziotti e aspiranti politici. Il presidente Virgilio Barco ha dispiegato tutti i suoi poteri come previsti dallo stato di emergenza, vecchio di trenta anni, per ordinare l'arresto arbitrario di 11.000 persone, il sequestro di beni per un valore di milioni di dollari e l'estradizione senza il prescritto processo dei sospettati perché vengano processati negli Stati Uniti. Ma i pesci grossi, messi sull'avviso dai loro informatori, uomini corrotti all'interno dei servizi governativi, avevano preso il volo.
La maggior parte dei fermati, e la maggior parte dei beni sequestrati, sarà rimessa in libertà per mancanza di prove che attestino la loro appartenenza ad associazioni criminali. Delle 89 persone per la cui estradizione gli Stati Uniti maggiormente fanno pressione, soltanto una, un semplice amministratore, attende di esser messo su di un volo che lo porti verso nord. I grandi trafficanti hanno ordinato ai loro uomini di distruggere con bombe alcune banche ed edifici governativi, poi hanno oltrepassato i confini diretti verso rifugi ben organizzati e verso le filiali panamenesi delle Banche presso le quali i loro patrimoni giacciono al sicuro.
I trafficanti di cocaina sono gli uomini d'affari più ricchi del mondo. Grazie ai loro profitti esenti da tasse, dominano per disponibilità di spesa, per numero e per potenziale bellico i poteri legali degli stati poveri, e minano persino la pace civile e la dignità delle più ricche nazioni del mondo.
Il presidente americano Bush ha risposto con prontezza in appoggio all'audacia del presidente colombiano Bravo, andando a scavare nelle riserve del Pentagono per mandare elicotteri, armi leggere e altri armamenti. Questo aiuto è stato insolitamente tempestivo e ben calcolato (e prestato senza l'aggiunta di un qualche pio consiglio); è stato inoltre seguito dalla promessa di ulteriori generosi aiuti economici.
L'attacco ai fornitori di droga stranieri ben si addice alla nuova politica interna in tema di droga che il presidente americano e il suo "zar della droga", William Bennet, sono prossimi ad annunciare. Gli americani vogliono che sia data adeguata risposta alle sparatorie fra bande rivali nelle loro città e all'avvelenamento di ragazze, ragazzi e di bambini non ancora nati. La nuova offensiva promette di essere ben più a largo raggio e molto più costosa delle scaramucce disorganizzate che l'hanno preceduta. Ma ha ben poche possibilità di successo in più di quante ne abbia il disperato tentativo di Barco. Per comprendere il motivo, gli americani dovranno solo guardare alla storia recente del loro paese.
Dal 1920 fino al 1933, ai cittadini americani venne proibito di acquistare o vendere la pericolosa droga che prediligevano, l'alcol. I camion di birra e le imbarcazioni cariche di whisky continuarono a circolare, creando quelle che furono allora le più redditizie organizzazioni criminali del mondo. Oggi, l'umanità ha sviluppato il desiderio per droghe ancora più potenti, e le ha assoggettate ad una proibizione più ampia ed egualmente infruttuosa.
Le droghe sono nocive all'essere umano. E la gente non dovrebbe desiderarle - quelle legali, come l'alcol e il tabacco, e quelle illegali, come l'eroina, la cocaina, la marijuana, o i più economici e rischiosi sostituti artificiali, elaborati dalla mente di abili chimici. Invece la domanda crea l'offerta, a dispetto della panoplia di convenzioni internazionali e di leggi nazionali il cui principale effetto è quello di garantire profitti ancora più elevati per i trafficanti. Gli esportatori di droga dell'America Latina - e quelli del Libano, del Pakistan, del triangolo d'oro fra Burma e la Thailandia e così via - corrompono o terrorizzano i Governi nazionali, e sfidano persino i regimi ancora incorrotti, proprio come la mafia e i gruppi di pressione nordamericani sfidano il volere di Washington.
Il proibizionismo non funziona
Fino a quando la gente spenderà il proprio denaro per provare il brivido di un'emozione, il proibizionismo non potrà avere effetto. Questo trasforma una questione che attiene alle scelte individuali e alla salute personale in un affare criminale. I governi proteggono i bevitori con i controlli di qualità, le tasse e le licenze che distolgono la domanda dai tipi di bevande alcoliche più dannosi. Per i fumatori di tabacco, i governi fanno leva sugli avvertimenti che denunciano la pericolosità del fumo per la salute. Per proteggere la gente dai pericoli derivanti dai cibi dannosi o dall'uso di droghe terapeutiche, vengono fatti test per misurare gli effetti dannosi di queste sostanze. Per quanto concerne le droghe illegali, si limitano a porle fuori dalla legge e - mentre falliscono nello sforzo di far rispettare le norme che sanciscono tale illegalità - rinunciano alla possibilità di utilizzare il loro potere per regolamentarne il commercio.
Il proibizionismo, e il suo inevitabile fallimento, rendono un affare dai connotati negativi più criminale, più redditizio e più pericoloso per coloro che ne sono i clienti, di quanto è necessario che lo sia. Abolire la messa al bando, e rimpiazzarla con una meticolosa regolamentazione, potrebbe certamente esporre un numero più elevato di persone al rischio di provare la droga. Questo pericolo è reale - anche se l'esperienza dimostra che un numero relativamente esiguo di persone è abbastanza sciocco da andare oltre la semplice esperienza.
Ma il fallimento del proibizionismo è ancora più pericoloso, sia per i singoli consumatori di droga sia per la società nel suo complesso, corrotta, sovvertita e minacciata dalle bande di criminali legate al traffico di stupefacenti. Il commercio è proibito da leggi nazionali e da convenzioni internazionali. Che queste vengano abrogate, e sostituite dal controllo, dall'imposizione di tasse e dallo scoraggiamento. Fino a che questo non verrà fatto, il massacro negli Stati Uniti e la distruzione della Colombia non si arresteranno; e poi sarà il turno dell'Europa.