Paolo PietrosantiSOMMARIO: La campagna in Italia per l'abrogazione della pena di morte: il caso Paula Cooper, il Coordinamento Non Uccidere, la risoluzione e la mozione approvate dalla Camera dei Deputati, la "Settimana contro le esecuzioni" promossa da Amnesty italiana e da "Non Uccidere".
(Notizie Radicali n.224 del 17 ottobre 1989)
C'è qualcosa di nuovo, di radicalmente nuovo nella campagna per l'abrogazione della pena di morte, che passa probabilmente per questo paese. E' qui che il caso di Paula Cooper è divenuto simbolo; è qui che è partito il grande movimento che in modo così determinante e diretto è riuscito a salvarla dalla sedia elettrica; è qui che è riuscita a nascere una coalizione come Non Uccidere che raccoglie entità quali partiti (tra cui il Pr), sindacati, grandi associazioni di massa anche religiose radicalmente diverse e sovente antagoniste, unite su un comune obiettivo, una coalizione che, oltre a costituire in sè una obiettiva novità, è riuscita a mobilitare milioni di persone sul caso di Paula e sul problema della pena capitale. E' qui, ancora, che il Parlamento è riuscito a porsi all'altezza dei cittadini. Il 3 agosto la Camera ha approvato - a larghissima maggioranza e con il parere favorevole del Governo espresso dallo stesso Ministro degli Esteri De Michelis - una Risoluzione che impegna l'Esecutivo ad intrapren
dere una grande "offensiva" politica e diplomatica tesa ad ottenere una moratoria di tre anni delle esecuzioni dai paesi che tuttora prevedono la pena capitale nei propri ordinamenti, e ad organizzare entro due anni e sotto l'egida delle Nazioni Unite una Conferenza internazionale sulla pena di morte. Nella stessa giornata la Camera ha anche approvato una Mozione che impegna il Governo a presentare un Disegno di legge che preveda la totale espulsione della sanzione capitale dall'ordinamento penale italiano, cioè dal Codice penale militare di guerra che commina la fucilazione per numerosi delitti commessi in tempo di guerra.
Queste deliberazioni parlamentari hanno un grande valore e una enorme potenzialità; è immaginabile un'opera costante della diplomazia italiana nella sua interezza tesa a proporre e "imporre" la moratoria delle esecuzioni per fermare gli assassini legali e nel contempo preparare con l'Onu una Conferenza internazionale aperta e pubblica, che sappia decidere, che sappia proporre - anche - nuovi, più civili approcci alla amministrazione della giustizia penale. E' immaginabile una tale offensiva. Purchè vi sia, si trovi la necessaria volontà politica, il cui primo banco di prova è costituito dall'avvio dell'iter per l'abrogazione totale della pena di morte in Italia.
E' per immaginare questa opera che Amnesty Italiana e Non Uccidere, nell'ambito della campagna mondiale di Amnesty per l'abolizione della pena di morte, hanno insieme voluto promuovere la "Settimana contro le esecuzioni" che ha avuto inizio ad Assisi il 19 settembre con una Veglia e che - dopo una serie di sit-in quotidiani davanti alle ambasciate dei paesi che più estesamente applicano la pena capitale - si è conclusa il 27 settembre con una fiaccolata che ha visto tra i partecipanti anche il Segretario del Pr Stanzani.
Vi è ora, dunque, un obiettivo concreto, possibile, non remoto. Manifestare ora contro la pena di morte supera la pur necessaria proclamazione e affermazione di un principio per rivolgersi ad un interlocutore determinato, e niente affatto per ora antagonista, cui si chiede di dare attuazione ad uno strumento di intervento potenzialmente formidabile.
C'è dunque di che consentire il salto di qualità per speranze e iniziativa. Esiste una possibilità vincente per una volontà che è assai diffusa e che assume connotati nuovi: da opposizione alla pena di morte come negazione dei diritti umani, essa acquista la capacità di promuovere l'abrogazione della pena capitale come negazione e limite del pieno esplicarsi e della piena credibilità della democrazia.