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Stanzani Sergio - 17 ottobre 1989
La delegazione radicale al Congresso del POSU.
Sergio Stanzani

SOMMARIO: Dopo aver partecipato al Congresso del POSU, Stanzani pone qui l'accento sui rischi che vede pesare sul processo rivoluzionario in corso in Ungheria. La scelta che si pone al governo ungherese è quella tra il sistema elettorale anglosassone e proporzionalista da un lato, e quella tra l'opzione federalista europea, con l'immediata richiesta di adesione alla Comunità europea, e la via, superata, di un futuro nazionale, neutrale o non-allineato, dall'altro.

(Notizie Radicali n.224 del 17 ottobre 1989)

Una delegazione del Partito radicale transnazionale, composta dal Primo segretario Sergio Stanzani e dalla consigliera federale Anne Losonczy - figlia di Geza, Ministro del Gabinetto Nagy - ha partecipato a Budapest dal 6 ottobre ai lavori del Congresso dell'ormai ex Posu (Partito comunista ungherese, che ha mutato proprio al termine di quelle assise la propria denominazione in Partito socialista). Si tratta dell'unica delegazione ufficiale non propriamente "ungherese", che è stata invitata in quanto il Partito radicale, partito transnazionale, opera anche in Ungheria. In merito Sergio Stanzani ha rilasciato una dichiarazione, che riportiamo

»Non è superfluo sottolineare il carattere nonviolento e la portata rivoluzionaria di questo Congresso. E' cosa risaputa e sentita in Ungheria come nel resto del mondo. Preferisco mettere l'accento sui rischi grossissimi che vedo pesare tuttora sul processo in corso. Lo faccio non per fare l'oiseau de mauvaise augure, come abbiamo sempre fatto da quando abbiamo stabilito rapporti con le forze politiche ungheresi, ma per tentare di dare il nostro contributo franco di partito transnazionale, democratico, nonviolento, federalista europeo a questa rivoluzione democratica in corso.

Credo che i rischi maggiori che corre oggi l'Ungheria siano principalmente di due tipi. Primo, quello di ripercorrere la strada, nostalgica o meno, del sistema elettorale proporzionale, di quel sistema che ha prodotto in questo secolo, con le "democrazie reali" - generate da sistemi partitocratici nazionali, consolidati e resi inamovibili dalla spartizione e dalla lottizzazione del potere, che hanno vanificato di fatto l'essenza stessa dello stato di diritto - grandi tragedie, anche in Ungheria, e che oggi costituisce uno dei maggiori ostacoli al determinarsi sul continente di volontà e di capacità sostanziali di governo atte ad affrontare e a superare le grandi sfide che caratterizzano drammaticamente la fine di questo millennio.

Il secondo rischio per l'Ungheria può essere quello di inseguire, sia per mitiche ragioni di equidistanza, sia per nostalgia, la via ormai superata di un futuro nazionale, neutrale, "non-allineato". C'è quindi da una parte la scelta tra il sistema anglosassone, con una contrapposizione di due sole, o di poche tesi per il governo della grande riforma democratica, e il sistema proporzionalista, di compromesso, di spartizione del potere. Dall'altra parte la scelta tra l'opzione federalista europea con l'immediata ed esplicita richiesta di adesione alla Comunità europea, e le vie nazionali, neutrale "austriaca" o "non-allineata" iugoslava, ambedue superate.

Sono queste le scelte che possono determinare il futuro dell'Ungheria, ma è anche con queste scelte che gli Ungheresi potranno determinare il futuro dell'Europa intera. Sono perciò convinto che è anche su queste questioni che gli elettori ungheresi dovrebbero essere chiamati a pronunciarsi.

Il Partito radicale, proseguendo nell'impegno che lo ha portato a tenere il suo ultimo Congresso in Ungheria e consapevole della responsabilità della propria presenza anche in questo paese, non intende sottrarsi al dovere di contribuire, anche in vista delle prossime elezioni, allo sviluppo democratico del paese.

 
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