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Pansa Giampaolo, Pannella Marco - 24 ottobre 1989
"Sono in lizza ma nessuno lo sa: questo è regime"
Gli uomini della battaglia per Roma

di Giampaolo Pansa

»La battaglia solitaria di Pannella "La lista Nathan è sfumata ma la farò in Consiglio comunale" - "Le regole della democrazia sono infrante - L'informazione sulla campagna per il Campidoglio se la prende tutta chi ha i miliardi. Così, il 95% della gente non sa che c'è una lista antiproibizionista e che sono candidato anch'io"

SOMMARIO: Lunga intervista [l'intiera pag. 7, n.d.r.] in occasione delle elezioni amministrative romane. Inizia con ironico, ma vivace ritratto di Pannella che protesta per il silenzio della stampa ed èvoca i fantasmi del fascismo negli anni '32, "quando il regime non solo aveva già vinto, ma possedeva una sua stabilità. E poteva permettersi di emarginare anche soltanto col silenzio...".

La campagna elettorale in corso, dice Pannella, dovrebbe essere definita "desolante", col PCI incapace di offrire una qualsiasi idea "forte" per il governo della città.

"La bandiera vera" - prosegue Pansa - secondo Pannella avrebbe dovuto essere la "lista Nathan", "lista trasversale", "inizio di riforma della politica", "programma attorno a un'idea di Roma", ecc. E Pannella ricorda infatti come, una volta sfumata la "lista Nathan", egli avesse offerto ai partiti una "lista Ingrao", una lista con "al massimo trentanove candidati comunisti e tutti gli altri per arrivare ad ottanta": una "Lista democratica", insomma. Ma anche questa possibilità è "tramontata", e il PCI si è "rinchiuso" dentro "una lista tradizionale, informe, vecchia." Ora però, dopo i risultati negativi al Sud, specie a Barletta, "al PCI cominciano ad aver paura". Pannella ricorda quindi il successo conseguito alle elezioni amministrative di Catania con la lista "civica, laica e verde" che ha portato a sindaco il repubblicano Bianco, e sottolinea che, con una buona informazione sulla sua presenza nella lista antiproibizionista, probabilmente essa potrebbe salire sopra a quell'1,9% già toccato dagli antiproib

izionisti alle elezioni del 18 giugno. La cosa però appare improbabile, a causa della assoluta assenza di informazione, un silenzio incomprensibile, che contrasta con il nuovo clima che egli avverte ormai, da qualche tempo: "Attorno a me c'è rispetto. E anche, mi pare, un po' di affetto".

"Se avremo un buon successo - prosegue Pannella in quello che Pansa registra come un lungo monologo - il 2 novembre in Campidoglio potrà formarsi uno schieramento nuovo...una lista Nathan dentro il consiglio comunale". Auguri conclusivi di Pansa all'"amico-nemico Marco", "campione di Formula Uno costretto a correre su un'utilitaria"...

(LA REPUBBLICA, 24 ottobre 1989)

ROMA - »Ammazza!, che onore ricevere la visita di un uomo di panza come te mi ringhia Marco Pannella, cordiale-sardonico. Accidenti sì, gli ribatto, vorrei ridurla la panza e non ci riesco. »A chi lo dici! - sospira lui - Se tu avessi fatto i digiuni che ho fatto io, adesso saresti come Giuliano Ferrara. Il digiuno ti scassa tutto e, dopo, ogni volta cresci di peso . Ci confidiamo il tonnellaggio reciproco, ma questo rimarrà un segreto di Stato. Del resto, Pannella mi sembra perfetto. Aitante-possente. Fichissimo in un formidabile doppiopetto. Bel profilo rapace. Gli inquietanti occhi azzurri. E la voce, imperiosa-suadente-allarmante, che ti scarica addosso tutto il verbo del pannellismo...

Stavolta il pannellismo lo troviamo nella lista antiproibizionista capeggiata da Marco Taradash, fresco deputato europeo. La lista ha un'etichetta sterminata: »Antiproibizionisti sulla droga, per Roma civica, laica e verde, contro la criminalità politica e comune . Il simbolo è la rosa radicale. E Marco che tratterò col »tu per vecchia colleganza giornalistica (e per antiche ruggini con sciabolate da lasciar cicatrici) non è soltanto il candidato-sindaco, ma, di fatto, la star del gruppo.

Il quale gruppo non si vede quasi per niente nel Circo Barnum della battaglia di Roma. Difatti Pannella mi salta subito sul taccuino così: »Voglio farti una piccola premessa che a servirà per il tuo solito cliché del Pannella vittimista. L'altro giorno, il proprietario del bar Montecitorio, quello di fronte alla Camera m'ha detto: "Oh, Marco, ti sei occupato di tutto, del consiglio comunale di Napoli, di quello di Catania, e non ti occupi di Roma!". Proprio così, lui che vede ogni giorno deputati e giornalisti non sapeva che sono in lista per Roma .

Senti, ma... »No aspetta che ti offro un altro dato. La mia compagna è candidata anche lei. Abitiamo in via della Panetteria, vivo lì da più di vent'anni, mi conoscono tutti. Un paio di giorni fa un ragazzo del quartiere che ho visto bambino le dice: "Marco ti starà appoggiando, no?". Lei ha risposto: "Ma come? Marco sta a fare la campagna per sé!". Nemmeno in via della Panetteria lo sapevano. E così hai l'attacco per il pezzo: un perfetto Pannella alla Pansa, in tutti i suoi vizi, i suoi tic, il suo narcisismo... .

Provo a interromperlo: stai dicendo tutto tu, anche come devo scrivere l'articolo... Ma Pannella ha una lisca in gola e, giustamente, vuole togliersela: »A volte anch'io mi domando se il nostro non sia vittimismo, narcisismo, marginalismo, protagonismo, scegli l'ismo che ti piace di più. Poi mi chiedo: che cos'è la democrazia? E' conoscere per deliberare. Sei d'accordo? Oggi, però, questa regola e calpestata, infranta. Oggi l'informazione sulla battaglia di Roma se la prende tutta chi possiede i miliardi. Così, il 95 per cento della gente non sa dell'esistenza d'una lista antiproibizionista, e di una candidatura mia nella lista .

»Adesso capisci quanto sia esatta la riflessione che sto facendo da quindici-vent'anni sul carattere specifico della partitocrazia. No, non siamo al 1922 come forse stai pensando anche tu! - scandisce Pannella, quasi trionfante. Siamo già al 1932, quando il regime non solo aveva già vinto, ma possedeva una sua stabilità. E poteva permettersi di emarginare anche soltanto col silenzio chi si opponeva .

»Lasciamelo dire: questa mutazione io l'ho vista prima di tutti! Scorreva sotto i nostri occhi e nessuno di voi la notava. E allora non è un caso che anche dal tuo mondo professionale sia venuto contro di me tutto ciò che è venuto: Pannella esibizionista, presuntuoso, irresponsabile! Avete riservato a me la stessa letteratura che il fascismo riservava a Rosselli e a quelli di "Non Mollare!". Invece, noi abbiamo operato per ritardare l'avanzata del regime partitocratico. Abbiamo cercato di correggerlo, di inserirgli elementi di contraddizione. Ecco perché, oggi, io sono meno rassegnato, meno disperato di chi soltanto adesso prova ripugnanza .

"Una battaglia desolante"

»Volevi chiedermi di questa battaglia di Roma, no? - m'incalza Pannella - Se non ti avessi fatto questa premessa, dovrei rispondere che è desolante. Guarda il Pci. Non hanno saputo avere un'idea per il governo della città che fosse forte, in grado di mettere in "tilt" gli avversari. E non sanno neppure spiegare perché non l'hanno avuta. Il risultato? E come se il capolista vero del Pci non fosse Reichlin, ma Giubilo, nel senso che i comunisti combattono sotto la bandiera di »guada quanto è brutto il nemico! .

Per Pannella, la bandiera vera avrebbe dovuto essere quella della lista Nathan. Come definirla? Una lista trasversale laica e di sinistra? Un partito degli onesti? Un inizio di riforma della politica? Un progetto attorno ad un'idea di Roma che provocasse l'incontro di tanta gente, dai liberali ai comunisti, passando per il Psi naturalmente? Ma sì, »Nathan poteva essere tutto questo, e anche dell'altro. »Con la lista Nathan - mormora Pannella - non avremmo avuto questo Carraro che ammorba l'aria di Roma, che si dichiara socialista ed è il candidato di Giulio Andreotti... .

Sfumata »Nathan , Pannella propose al Pci una »lista Ingrao : »Ho pensato ad Ingrao come ad un uomo dell'intelligenza che non consente spazi di disonestà intellettuale, un uomo di forte tempra morale e civile. Immaginavo un arco che dai radicali andasse sino a lui, con al massimo trentanove candidati comunisti e tutti gli altri per arrivare ad ottanta. Io ero pronto a starci con qualunque numero, il 2, il 3, il 5, il 10... .

»Se il Pci accettava, si dimostrava in grado di superar se stesso. Si poteva chiamarla Lista Democratica. Del resto bisognerà arrivarci, prima o poi, a questo Partito Democratico, anche se Giorgio La Malfa dimentica che era lì il nocciolo ideale della Federazione Laica. I comunisti, però, non ci sono stati. Prima delle europee la paura gli aveva aperto gli occhi, ma il successo del 18 giugno gliel'ha richiusi. E oggi si lamentano di non aver fatto la Lista Ingrao. Dicono: peccato!, come sarebbe stato bello!, ah, se l'avessimo fatta! Sono dei gozzaniani, questi comunisti. Fanno la riflessione sulla riflessione, e ancora non riescono a capire perché hanno sbagliato! .

»Tramontata la Lista Ingrao, il Pci s'è rinchiuso dentro una lista tradizionale, informe, vecchia. Comincia la campagna e intanto arrivano i risultati elettorali al Sud. E soprattutto - annota Pannella, implacabile - arriva la batosta di Barletta che per scarogna, è pure il paese natale di Reichlin. Così, al Pci cominciano ad aver paura. Gli vengono addosso i fantasmi. Però continuano a non voler discutere con noi, in pubblico, del perché non hanno fatto la Lista Nathan. Perderanno le elezioni, ma è meglio beccarle discutendo le ragioni per cui le becchi, no? .

La scommessa con Pippo Baudo

»Lo so, lo so, che anche tu pensi: Nathan, Ingrao, tutte follie di Pannella. Ma le mie, le nostre, non sono mai state follie. Ricordi il divorzio? Ricordi l'aborto? E ricordi la battaglia di Catania? Sono sceso in battaglia con la lista "Per Catania civica, laica e verde". Ho fatto diciotto giorni di campagna ininterrotta. Nino Milazzo m'ha offerto un po' di spazio sulla "Sicilia", per il resto ci siam battuti a mani nude. Pippo Baudo, democristiano, mi dava uno o due eletti. Io ho scommesso quattro o cinque. E ho vinto .

»A Catania avevo detto: dobbiamo far fuori il sindaco dicì per un fatto d'igiene democratica. Mi rispondevano: è impossibile. Io ribattevo: no, è possibile, se mi votate. Il sindaco dicì è saltato, ho portato i comunisti al governo della città, è diventato sindaco il repubblicano Bianco. Persino lui non ci credeva. Durante la campagna gli avevo detto: non attaccarmi perché tu diventerai sindaco. Bianco è uscito dall'incontro dicendosi: Pannella è un figlio di puttana, ma dev'essere invecchiato se cerca di bidonarmi con queste promesse. E invece Bianco è stato eletto sindaco... .

»E a Roma, tu mi chiedi? Senza di me gli antiproibizionisti il 18 giugno han preso l'1,9 per cento. Quanto vale la mia presenza? E' difficile dirlo. Dovrei ragionare sopra un dato che non conosco: quanti romani sanno che sono candidato nella lista antiproibizionista. Temo siano pochi. In queste elezioni non c'è la tivù per noi, neppure nelle solite dosi minime. I giornali fanno il black-out. Noi non abbiamo soldi per i manifesti. Gli altri ci regalano quello sconcio che tu vedi. Sì, incartano Roma nelle loro facce. Noi non possiamo. Non lo faremmo mai, ma la verità è che non possiamo .

Pannella mi parla con rabbia fredda: »C'è questa coltre di silenzio che ci copre. A Mosca la radicale Eughenia Debranskaya si fa arrestare e condannare per la nostra battaglia antiproibizionista e per il diritto-dovere degli italiani d'essere informati. Ma in Italia quanti giornali ne parlano? E chi di voi spiega che in Spagna stiamo combattendo la stessa battaglia, poiché in Spagna la situazione dei mass-media è identica a quella italiana? Ecco perché parlo di regime. Ecco perché mi vengono in mente gli anni Trenta. Allora, con gli oppositori non era neppure necessario il carcere: bastava la non conoscenza, il silenzio, il dimenticatoio. Oggi è lo stesso .

»Posso dirti una cosa, sperando che tu la capisca nel modo giusto? Da un paio d'anni mi succede un fatto che cerco di spiegarmi anche con un certo disagio intellettuale. Quando parlo a Montecitorio, è come se parlasse un vecchio saggio, di settanta, di ottant'anni. Attorno a me c'è rispetto. E anche, mi pare, un po' d'affetto .

»La stessa cosa mi accade quando vado in giro. Un tempo, il riflesso della strada nei miei confronti era duro, di disprezzo, di contrasto. Oggi avverto quasi della dolcezza. Mi indicano: guarda, c'è Marco. Non mi sentono uomo di parte. E loro quasi abbandonano il loro essere di parte. E allora concludo domandandomi: se sapessero di questa lista, della mia presenza nella lista... .

Pensi che avresti un boom elettorale? Pannella si rinchiude in se stesso, come rabbuiato: »Non lo so. Ma so che porteremmo via voti all'astensionismo, alla rassegnazione. Però oggi troppa gente non sa. Quanti sanno che in lista con noi, ti faccio un caso solo, c'è un personaggio straordinario come Luigi Cerina? E' un imprenditore informatico che s'è scoperto sieropositivo, se n'è andato a Parigi dove ha costituito un'associazione, poi è tornato in Italia e ha il coraggio di dire in tivù: sì, io sto in queste condizioni. Ma la gente lo sa? .

»Eppure, se avremo una buona affermazione, se potremo cogliere un successo, il 2 novembre in Campidoglio potrà formarsi uno schieramento nuovo. Noi siamo sempre stati unificanti dei grandi schieramenti. Con un nostro successo, potrebbe formarsi una Nathan dentro il consiglio comunale... .

Ci squadriamo in silenzio, nel piccolo ufficio di Montecitorio. Dico a Pannella: sai chi mi sembri?, mi sembri un campione di Formula Uno costretto a correre su un'utilitaria... Lui nega con vigore: »Non è vero, anche se l'immagine è lusinghiera per me. C'è tutta una scuderia che corre. C'è la lista. Ci sono gli amici di Mosca e di Madrid... . Poi sbotta: »Io l'auto da Formula uno ce l'ho. Il guaio è che, alla partenza, mi hanno messo di fronte un mucchio di letame. Così la gente non vede che io sto nella corsa. In questi pochi giorni dovrò cercare di superare il letame e di mettermi a correre, sperando che mi vedano... .

Pannella guarda l'orologio: »Sono quasi le quattro, debbo andare, ho un comizio . Dove? Lui si stringe nelle spalle: »In Largo Goldoni, su via del Corso. C'è passeggio, io mi piazzo lì, parlo sperando che la gente si fermi. Ma sì, buona battaglia, amico-nemico Marco. La politica vera è questa, o pataccari che state su tutti i muri di Roma!

 
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