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Teodori Massimo - 30 ottobre 1989
Le forze sotterranee in azione
Intervista a Massimo Teodori

SOMMARIO: La storia italiana degli ultimi dieci anni è caratterizzata dalla compresenza di due livelli: quello della politica ufficiale e quello sotterraneo del potere occulto. Poiché il potere reale, e quindi anche quello occulto, ha subito negli ultimi tempi una rapida redistribuzione, non è più la vecchia P2 che sta continuando ad agire, ma nuovi sono gli uomini, i collegamenti e gli intrecci delle nuove reti di potere. In questo scenario la criminalità organizzata si rafforza, controllando due nodi: gli appalti pubblici (impossessamento delle risorse dello Stato), e la droga.

(Nuova Polizia, del 30 ottobre 1989)

D: Sulle teste degli italiani sta cadendo una pioggia tossica. L'opinione pubblica è sempre più soncertata e meno disposta a concedere fiducia ad uomini e Istituzioni in pieno collasso. Si parla di un superpartito torinese, contrapposto ad un partito trasversale, si parla di complotti massonici, di P2 resuscitata (ammesso che sia mai morta), di strane connessioni fra i fatti di Bologna e quelli di Palermo. In una estate avvelenata da "talpe" e "corvi" che rischiano di mandare allo sbaraglio lo stesso Consiglio superiore della magistratura accade tutto, si elimina lo scomodo Ligato in Calabria, scoppia lo scandalo della Banca Nazionale del Lavoro, si tolgono di mezzo i giudici che hanno indagato sulla strage di Bologna, emergono alcune squallide verità sulla tragedia di Ustica, si delinea sempre più chiaramente un sistema politico malato e corrotto sino alle midolla. Lei che ha seguito con grande attenzione un tale processo di degrado che mette in pericolo il sistema democratico, come spiega l'accavallarsi di

tanti intrecci, cosa accade in questo nostro Paese?

R: La storia italiana degli ultimi decenni è contrassegnata, a mio avviso, dallo scorrere contemporaneo e contestuale di due livelli, apparentemente separati ma sostanzialmente integrati: quello ufficiale e formale della politica che è di fronte a tutti e quello sotterraneo in cui interagiscono affari e potere in forme occulte. Molto spesso il livello formale è sostenuto, condizionato e fortemente influenzato da ciò che accade a livello occulto: in altre parole, la lotta politica fatta della contrapposizione tra idee, interessi legittimi e programmi viene sostituita dalla pura lotta di potere in cui gli strumenti impropri quali il danaro, l'informazione, i servizi segreti e le connessioni nascoste tra interessi illegittimi giocano un ruolo fondamentale. V'è stata una fase - fin verso il 1981/82 - in cui la P2 ha rappresentato il terreno, non unico ma principale, in cui si è coagulata la maggiore concentrazione delle più importanti forze agenti nell'occulto e capaci di influire in maniera determinante sul l

ivello formale grazie alla strettissima connessione con la politica e il potere. Sono ben noti quali furono gli ultimi eventi di questa fase: Ambrosiano, Rizzoli, "Corriere della Sera", Eni-Petromin, SISMI, SISDE...

Da allora le cose sono cambiate profondamente nella materia, diciamo così, ma non nella regola. Io non credo che "quella P2", con i suoi uomini, collegamenti e strumenti abbia continuato ad agire, anche perchè la condizione essenziale d'azione di quel tipo di potere è appunto la non conoscenza della sua esistenza o, perlomeno, della sua attività. Questo non significa che dei pezzi di quella aggregazione non siano attivi all'interno di nuove aggregazioni. Il tempo che stiamo vivendo, infatti, registra una rapidissima redistribuzione del potere reale, e quindi anche di quello occulto. Per tanti versi la strepitosa rinascita di Andreotti, e il modo in cui Craxi esercita il suo potere al di là dello stesso PSI, sono il segno che la mappa dei poteri è in rapidissima riorganizzazione.

In questo quadro è difficile cogliere appieno quali siano le forze sotterranee che agiscono, o almeno tracciarne una mappa completa, ma moltissimi sono i segni che esse sono in azione. Certamente le vicende di Bologna e di Palermo rappresentano un campanello d'allarme così come è sbagliato sottovalutare il ruolo decisivo che sempre più è giocato dalla magistratura (più o meno organizzata) e quello ancora più cruciale dell'informazione. Ancor più che con Gelli, oggi il cuore della lotta per il potere sta nell'informazione sia scritta (l'assalto ai giornali, ormai quasi completamente nelle mani dei potentati esterni all'editoria) che televisiva nel doppio corno pubblico e privato.

Nonostante la lezione registrata con la scoperta delle grandi trame e degli scandali di regime nella prima parte degli anni '80, la caratteristica intrinseca del sistema politico italiano non è mutata in quanto non ha preso forma quell' alternarsi di forze o di coalizioni politiche che è elemento essenziale della democrazia. Senza ricambio di classe dirigente, senza frattura sostanziale nella gestione della cosa pubblica, la struttura portante del potere rimane identica a se stessa e quindi nel nostro caso con le stimmate di quell'intreccio occulto-palese che è conseguenza ma anche premessa della continuità politica formale del regime partitocratico vigente in Italia.

D: In questo clima s'irrobustisce l'antistato. Mafia e 'ndrangheta uccidono con cadenza quotidiane, intere regioni sembrano inghiottite da un vuoto di legalità; in Campania, negli ultimi dieci anni, ci sono stati più di 1.700 omicidi. Il governatore della Banca d'Italia dichiara che con l'integrazione dei mercati europei e la libera circolazione di persone, beni e capitali, il riciclaggio dei profirri criminali diverrà un gioco da bambini. Non pochi, spinti dall'esasperazione sarebbero disposti a "militarizzare" mezza Italia, altri non disdegnerebbero di "sorvolare" sul garantismo delle leggi, la maggior parte, infine, non mostra particolari reazioni e si avvia a convivere supinamente con il potere criminale. La correttezza, l'onestà hanno vita sempre più difficile nella penisola. A chi attribuire le responsabilità di una così grave situazione? Quali strade bisogna imboccare per governare tanto disordine, per fissare regole nuove capaci di contrastare l'invadenza dei partiti che tendono a tradurre una caduta

di progettualità con una occupazione sempre più spregiudicata del potere?

R: La questione dell'inedito rafforzamento della criminalità organizzata ha a che fare con lo scenario sopradescritto nell'intreccio tra palese e occulto. La criminalità mafiosa, 'ndranghetosa e camorristica ha il suo centro, per gli aspetti più clamorosi, in due nodi: il rapporto con la spesa del danaro pubblico e quindi l'impossessamento da parte di organizzazioni specializzate delle risorse e dello Stato, e la droga. In Campania il terremoto del 1980 ha portato in nove anni oltre cinquantamila miliardi ed è ormai una stima ufficiale che una parte non indifferente di questa pubblica risorsa sia finita nelle mani della camorra. Infatti la criminalità campana, dall'affare Cirillo in poi (1981), si è completamente trasformata e riorganizzata intorno a nuovi bosses ed a nuovi rapporti con gli uomini del potere e dei partiti. Anche per questo aspetto la fiducia nello strumento repressivo finisce per rappresentare una illusione, così come qualsiasi applicazione di procedure o misure "emergenziali". Fino a quando

non sarà ristabilita la legalità da parte di quelle stesse forze politiche che con una mano consentono che la criminalità si irrobustisca e con l'altra proclamano di volerla reprimere, è illusorio pensare di affrontare seriamente la questione criminale che ormai non riguarda più solo le regioni meridionali.

Sull'altro versante, il business della droga, capace di produrre profitti senza pari per quantità e per velocità di accumulazione, non accenna ad indebolirsi nonostante quella strategia repressiva che a livello nazionale ed internazionale non ha dimostrato di saper produrre alcun effetto. Sono tra coloro che ritengono che soltanto attraverso un radicale ripensamento fondato sull'antiproibizionismo, condotto su base internazionale e di tipo sperimentale, si possa tentare di attaccare un fenomeno che non ha pari nella stessa storia della umanità. La strategia repressiva fondata sul proibizionismo ed i programmi internazionali di riconversione delle culture a cura delle agenzie dell'ONU, hanno sostanzialmente fallito perchè il "dio danaro" è talmente forte che ovunque lo si colpisca è capace di ricreare subito nuove germinazioni. Si tratta quindi di far deperire quello stesso valore della merce che artificialmente con le leggi proibizionistiche di tutti gli Stati è stato fatto divenire oro. Certo, è necessario

saper "pensare" in grande, non senza la possibilità di incorrere in altri pericoli; ma dopo anni di inutili tentativi, i paesi che vogliono salvare o conquistare la democrazia contro il potere destabilizzante del mercato illegale della droga devono muovere a questo livello, pena la stessa speranza di poter adeguatamente affrontare quella che è oggi una delle massime questioni internazionali.

 
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