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Notizie Radicali - 14 novembre 1989
Dimissioni di Pannella (7): Sui giornali il giorno dopo

SOMMARIO: E' ricostruita in questi testi la vicenda delle dimissioni di Marco Pannella dalla Camera dei Deputati; le questioni gravissime che con esse Pannella ha sollevato insieme al velo sporco e spesso di cui il Parlamento è ricoperto. Ecco dunque quel che l'ormai ex deputato ha scritto ai suoi colleghi, quel che ha detto in Aula, quel che a lui e ai problemi da lui sollevati è stato risposto; con l'esito a "sorpresa" dell'accoglimento delle dimissioni. E poi quel che si è detto della vicenda: in "Transatlantico", sui giornali, dai microfoni della Rai.

Di seguito i commenti di alcuni giornali italiani.

(Notizie Radicali n.248 del 14 novembre 1989)

VALENTINO PARLATO

Il Manifesto

Grazie Marco.

La sostanza e il modo del licenziamento di Pannella dalla Camera è un altro pesante sintomo dei progressivi slittamenti del regime.

Pannella voleva provocare un dibattito sulla manipolazione delle istituzioni e sul regime dei mass media, insomma sullo stato della repubblica. Davanti alla routine il ricorso al metodo scandaloso delle dimissioni appare più che legittimo.

Quando poi si va al voto segreto la maggioranza consuma la sua vendetta: al buio e con il coltello. Viltà e ferocia sono il nuovo modo di far politica da parte del nuovo blocco di potere, il Caf (Craxi- Andreotti- Forlani) che non si cura affatto della pessima figura dei propri rapprsentanti, tanto più che se Scalfaro osasse presentare le dimissioni farebbe la stessa fine di Pannella.

Dopo questo esito Pannella avrebbe potuto concludere "Come volevasi dimostrare": tutto il suo teorema accusatorio è risultato più che dimostrato. Il nuovo stile di far politica è: qualsiasi mezzo è buono, la parola pronunciata o è un inganno o è puro vento. Il 'simpatico Marco' era diventato un personaggio scomodo, anche nella prospettiva del dibattito sulla repressione dei tossicodipendenti, e quindi 'via'!

Provate ad immaginare ( ma immaginare perchè, visto che è sotto i nostri occhi ?) l'applicazione di questo stile alla cosa pubblica: alle pressioni sulla cedevole magistratura, alla ripartizione delle banche e degli enti economici, alla spartizione delle tangenti, all'amministrazione di Roma e al rispetto dei cittadini. Ancora una volta dobbiamo dire grazie a Marco Pannella.

EUGENIO SCALFARI

La Repubblica

Il Parlamento è più lontano

Molti si sono domandati come sia potuto avvenire un fatto così impreviso e inconsueto.

Abbiamo cercato di capire se ci fosse una manovra predisposta, un obbiettivo politico, insomma un disegno di qualche gruppo per mettere fuori dal Parlamento Pannella. Ma non risulta che tale disegno ci fosse. Risulta invece che la maggioranza dei deputati presenti abbia ceduto ad un moto di insofferenza, ad un desiderio di tagliar corto con le discussioni, di punire un 'disturbatore abituale'. Aveva voluto compiere l' ennesimo coup de theatre per protestare contro la partitocrazia? Ebbene venisse punito in modo esemplare ed una volta per tutte.

Questo giornale ha spesso severamente criticato Pannella. Molti suoi atteggiamenti ci sono sembrati fuori tono, altri addirittura pericolosi e tutti troppo spesso dettati da mitomania emegalomania. Non siamo dunque sospetti se diciamo che averlo messo fuori dal Parlamento è un atto grave, che rivela una vocazione 'normalizzatrice' del resto ormai evidente per molti segni. Pannella è stato il promotore della campagna per i diritti civili, l'animatore di alcune grandi battaglie referendarie e complessivamente, al di là di eccessi ed errori, ha contribuito in maniera importante a far crescere la democrazia in questo Paese. Nel momento in cui la Camera lo espelle dalle sue file occorrerà dire che essa accentua la separazione tra il regime dei partiti ed il comune sentire della pubblica opinione.

LUIGI D' AMATO

Giornale d'Italia

Un personaggio scomodo

E' stata una votazione organizzata e quindi niente affatto spontanea. Il regime aveva deciso di 'liberarsi' di Pannella e non aveva voluto farsi sfuggire l'occasione a portata di mano. I pugnalatori hanno così agito su commissione, da sicari, per conto dei padroni della partitocrazia, che covavano da tempo il preciso disegno di dare una prova concreta, anche in sede parlamentare, del loro strapotere.

Perchè questo schieramento sotterraneo?

Il leader radicale è un personaggio scomodo. Con le sue denunce contro le malefatte di un regime disposto a tutto pur di non dover mollare un solo millimetro della propria illimitata area di potere Pannella svolge da anni il ruolo di pubblico inquisitore che non concede tregua. Le sue molteplici iniziative hanno spesso fatto perdere a lorsignori il sonno e poi alla fine anche la pazienza. Anche se non è Catilina contro di lui si è levato, soffocato dalla vigliaccheria del voto segreto, il grido ciceroniano: " Quousque tandem, Catilina...", ossia "Fino a quando Catilina abuserai della nostra pazienza?"

Pannella ha toccato con mano, a proprie spese, quanto sia illimitato ed arbitrario lo strapotere di cui dispongono i padroni del vapore. Ma le dichiarazioni di rispetto che erano state rese dai deputati dei vari gruppi lasciavano ritenere che il colpo non sarebbe stato vibrato a tradimento in quella sede. Illusione! Una pagina così squallida resta patrimonio di chi la scrisse nel buio della viltà. L'onorevole corporazione dei pugnalatori ha compiuto un misfatto, ma non ha vinto la partita. La Camera avrebbe avuto tutto da guadagnare in termini di correttezza e di prestigio se avesse avuto il coraggio di respingere l'ordine del regime di sopraffare un deputato scomodo, nonviolento per vocazione ed uso a combattere sempre a viso aperto.

Giorgio La Malfa

La Voce Repubblicana

Una pagina nerissima in parlamento

E' una pagina nera nella storia del Parlamento e della Repubblica.

Esprimiamo un giudizio senza appello e distinguiamo in maniera rigorosa ed assoluta la nostra responsabilità da quella di altri, perchè con atti di questo tipo si scavano fosse alla credibilità delle istituzioni che non possono più essere colmate.

Le motivazioni avanzate da Pannella centravano questioni essenziali del degrado politico ed istituzionale del nostro paese. Bogi ha espresso in aula la risolutezza dei repubblicani nella battaglia di sovvertimento del comando partitico in cui la Rai oggi si trova.

Abbiamo respinto le dimissioni nelle parole e nei fatti. Altri invece hanno recitato una commedia più grave ancora di quella delle dimissioni strumentali: ci riferiamo a coloro che nel segreto dell' urna hanno reso ridicolo ed impotente il dibattito appena concluso. Ci riferiamo ai tanti Dc a nome dei quali credeva, solo credeva, di parlare Scalfaro, ai tanti comunisti che si sono adeguati più alle conclusioni della presidente Iotti che alle parole di Violante.

Una commedia nella commedia, una pagina amara per il Parlamento e per tutti coloro che vorrebbero vedere Totò solo al cinema.

EMANUELE MACALUSO

L'Unità

Il voto alla Camera della Dc e del Psi (sempre più uniti in imprese di sopraffazione ed intolleranza) per punire Pannella è un segno veramente inquietante. Tutto ciò che si muove al di fuori dell' asse Dc-Psi ( anche nella stessa maggioranza) è considerato un'eversione. E gli eversori sono bollati come comunisti, un marchio d' infamia come ai tempi di Scelba.

I marchiati possono essere radicali come Pannella, giornalisti come Lietta Tornabuoni o Scalfari, il cardinal Poletti è stato sfiorato ma è stato centrato un capitano d' industria come De Benedetti. Siamo al regime ? No, siamo di fronte ad un tentativo arrogante e disperato di bloccare un processo politico nuovo.

GIANFRANCO PIAZZESI

Il Corriere della Sera

Pannella e gli incauti vendicatori di Montecitorio.

L'antitesi tra ciò che è stato detto e ciò che è stato fatto rappresenta certamente, come ha osservato La Malfa, una pagina nera del Parlamento. Dentro la maggioranza che un anno fa decise la limitazione del voto segreto ci sono ancora molti onorevoli decisi a servirsene, appena possono, per consumare inutili rivalse.

ENZO BIAGI

Il Corriere della Sera

E' una delle persone più brave e corrette che circolano nei dintorni di Montecitorio, ma ha peccato per un eccesso di fiducia in se stesso e negli altri. Duecento deputati zitti zitti gli hanno votato contro e hanno dimostrato quanta gente poco seria rappresenti la democrazia. Ai suoi errori ed alle sue esasperazioni quei duecento hanno risposto con un atteggiamento che non induce al rispetto. Perchè ricorrere al sottobanco? Ma ci vuol proprio tanto coraggio per dissentire da Giacinto Marco Pannella alla luce dei lampadari?

MARCO PESCHIERA

Il Secolo XIX

Così il parlamento punisce Pannella.

Pannella è scivolato sulla buccia di banana della sua ennesima provocazione. Eppure questa volta la sua denuncia non si può liquidare tanto facilmente.

" Ecco perchè parlo di regime. Ecco perchè mi vengono in mente gli anni Trenta. Allora, con gli oppositori, non era neppure necessario il carcere: bastava la non conoscenza, il silenzio, il dimenticatoio. Oggi è lo stesso". Queste parole Pannella le ha dette in una intervista a 'Repubblica'. Sono uscite in edicola martedì mattina, 24 ottobre. Trentasei ore dopo la Camera ha 'accolto' le sue dimissioni. Non è una pagina simpatica della storia parlamentare. Anzi è un episodio inquietante per chi ancora pensa che la regola più elementare della democrazia sia l'esistenza di un' opposizione in grado di esprimersi liberamente.

SALVATORE SCARPINO

Il Giornale

Uno sparo nel buio.

Si sono dati la zappa sui piedi ha detto Pannella: ma questa volta non l'ha azzeccata: la zappa sui piedi se l'è data lui.

Cosa aveva fatto Pannella per meriatrsi la considerazione dei cololeghi? Li aveva sfiniti con le sue accuse, la sua pulizia, la sua inventiva, l'istrionismo che alla fine gli ha procurato la sconfitta. Il leader radicale ha fatto male i suoi conti, ma nell' aula di Montecitorio ha perso soltanto uno scranno di parlamentare, mentre tanti suoi colleghi hanno perso la faccia. In quell'aula non nascono più duelli ma soltanto imboscate. Non sappiamo se esista realmente il famigerato partito trasversatle, ma è certo che c'è la pugnalata di sbieco e nel buio.

IL TEMPO

Quella brutta commedia delle dimissioni di Pannella.

Condividiamo l'opinione secondo cui le commedie sono belle viste a teatro, siamo d'accordo nel considerare una 'pagina nera' quella scritta ieri alla Cmera. Il gioco delle dimissioni dete alla vigilia dellle elezioni per appagare la fame di palcoscenico, l'attesa fiduciosa che la Camera, come sempre, lo preghi di restare, la riserva di reiterare o meno il gesto dell'abbandono a seconda delle convenienze: beh, questa commediola trita e ritrita francamente sconcerta. E configura un modo cinico di baloccarsi con le istituzioni che svilisce la ragioni di Pannella, quali esse siano.

GIUSEPPE GIACOVAZZO

Il Mattino

Marco e il vizio di dimettersi

Pannella non è soltanto il campione dei radicali. E' sempre il caposcuola dei rompiballe. In ogni democrazia che si rispetti deve pur esserci qualcuno che si assuma il ruolo di rompere gli zebedei. E non v'è dubbio che nessuno sia capace di farlo meglio di lui, nessuno che riesca più irritante di lui.

Marco si è trovato di punto in bianco sbattuto fuori del Palazzo. Quei signori che hanno sfoderato nel buio l'arma segretaa del voto non avevano avuto il coraggio di dirgli in faccia: basta con la commedia!

L'ipocrisia del voto fa la pariglia con quella delle dimissioni. Al gesto di Marco non aveva creduto nessuno. Capirai, a furia di gridare al lupo. Come del resto ai suoi digiuni, che nella peggiore delle ipotesi si riducevano ad una salutare cura dimagrante sotto controllo medico. Marco non poteva e non dioveva morire. Ma le dimissioni sono più pericolose del digiuno.

Questa volta giocava a carte scoperte con un preciso obiettivo: se respingete le dimissioni vuol dire che accettate la mia proposta di un dibattito che metta sotto accusa l'informazione televisiva che mi vuole emarginare. A Marco potete anche togliere il seggio parlamentare, ma il video no. Potete anche affamarlo nel desero, ma non cancellarlo dall' elettrodomestico, non esiliarlo dal vlillaggio globale.

Cosa gli resta ora ? Intanto ha fatto strepito.

RICCARDO MAZZONI

La Nazione

Il 'suicidio' del grande istrione

Che beffa per il grande istrione dei Palazzi romani. Il fustigatore delle consociazioni 'di regime', inesauribile laboratorio di idee e paradossi, abile giocoliere della fumisteria politica, questa volta ci ha lasciato le penne. Il gioco gli è sfuggito di mano. Nel segreto dell' urna la tentazione di 'disfarsi di un rompiscatole' ha prevalso sui canoni di una corretta deontologia parlamentare. D'altronde quella di affermare una cosa nella dichiarazione di voto per poi fare esattamente il contrario a scrutinio segreto è anch' essa una inveterata abitudine dei nostri parlamentari.

Pannella capirà la lezione? Il Marco di questo passo rischia proprio di svalutarsi. Stavolta non ha fatto una gran figura. Non parliamo dei deputati: oltre che di Pannella si sono fatti beffe del profilo istituzionale di Montecitorio.

VALTER VECELLIO

Avanti!

Complotto fasullo, radicali furenti

Non è una cosa seria; non è una cosa seria come si sta strumentalizzando la vicenda; ma è una cosa seria come i protagonisti della vicenda si lasciano strumentalizzare.

Si dirà che non è una novità, ma avvilisce ugualmente.

I GIORNALI

"Licenziato" come una cameriera, senza neanche gli otto giorni (Repubblica e Corriere della Sera con titoli identici: "La Camera 'licenzia' Pannella" e " Pannella 'licenziato' dalla Camera"). E anche per La Nazione ha avuto il "benservito".

Più signorilmente "congedato" per Stampa e Resto del Carlino,

"Silurato" per La Nazione, " dimissionato" per Il Sole 24 ore, "impallinato" per il Giornale di Napoli, "pugnalato" per la Gazzetta del Mezzogiorno.

Vittima di un "autogol" per il Giorno, di un boomerang per la Nazione. Vittima del Caf per il Manifesto ("Il Caf caccia Pannella") e l'Unità ("Vendetta Dc-Psi").

Per tutti comunque il vero dato dominante è quello della "sorpresa" che emerge da titoli e sommari: sorpresa che diventa "tradimento" per Repubblica e Mattino.

Ma sorpresa di cosa? Opportunamente il Secolo XIX ricorda che "la Iotti si era detta insoddisfatta del dibattito: 'abbiamo detto tante belle parole, ma sono necessari i fatti'".

E' stata subito accontentata.

Ma quel che dai giornali (anche da quelli che "sposano" le tesi di Pannella) difficilmente si può sapere è la pesantezza dell'analisi "sullo stato della repubblica" fatta non dall'"eccessivo" leader radicale, ma dagli autorevoli rappresentanti degli altri partiti intervenuti nell'aula di Montecitorio.

Quel che soprattutto manca nell' ampio spazio dato a cronache, commenti ed interviste, sono inchieste, dati, per approfondire e documentare quanto Pannella afferma su informazione, radiotelevisione, svuotamento del Parlamento, sistema giudiziario ( o per docomentare che ha torto...).

Un' altra dimostrazione di come il giornalismo d' informazione, d'inchiesta, sia sulla strada del tramonto mentre va conquistando sempre più spazio il giornalismo spottivo (con due t).

 
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