Carmine BenincasaCritico d'arte, fa parte di "Comunione e Liberazione", discepolo di Don Giussani, iscritto al Partito radicale
SOMMARIO: L'autore sostiene che il digiuno come strumento di lotta politica perde la sua passata dimensione ascetico-teologica e capovolge la centralità e la finalità dell'obiettivo: non più Dio come condizione dell'uomo, ma l'uomo come condizione di Dio. Il digiuno diventa così "l'alfabeto di pace", "il nuovo cantico di solidarietà" della società che grida la violenza dell'uomo sull'uomo.
(Notizie Radicali n.248 del 14 novembre 1989)
Il documento del Partito radicale su informazione e legalità democratica accende i riflettori per denunciare alla coscienza del Paese la situazione patologica in cui versa la Democrazia reale:
1. Lo Stato di Diritto assiste impotente alla degradazione dei suoi stessi principi e fondamenti classici.
2. La Democrazia politica attuale è divenuta pura finzione nominale, perché il popolo non riceve informazioni necessarie al tessuto della sua conoscenza. Senza il "conoscere" ed essere informati non si può scegliere né deliberare. Il principio del suffragio universale vive nel presente una situazione clinica di coma.
3. La società civile è - di fatto- stata privata di qualsiasi certezza del Diritto.
Il 20 ottobre tre esponenti radicali (Negri, Del Gatto, Pannella) hanno incominciato lo sciopero della fame come situazione limite del grido della società per il dissolvimento e la perdita della speranza democratica di Libertà, Giustizia e Pace.
Riappare nelle nostre strade il Digiuno come protagonista espressivo del Soggetto politico nello Stato. Il Digiuno come protagonista della lotta politica perde la sua dimensione ascetico-teologica per diventare spada e scudo dell'edificazione storica di un sentiero politico antropocentrico.
Nel passato il digiuno fu una scelta per un sentiero teologico, uno strumento ascetico-mistico rinunciatario per affermare nella esistenza il primato di Dio sui bisogni dell'uomo.
La nuova metodologia d'uso dello strumento "Digiuno" capovolge la centralità e la finalità dell'obiettivo in termini cristologici: non più Dio come condizione dell'uomo, ma l'Uomo come condizione di Dio. In Cristo Dio scelse la condizione dell'uomo per vivere la condizione di Dio. E' nella storia dell'uomo che viene ricapitolata la grandezza della storia di Dio. Se non si compie e non si realizza la pienezza della dignità, libertà e verità dell' esistenza dell'uomo non si realizza neppure la storia di Dio e l'economia del suo progetto salvifico nel mondo.
Tutto è dell'uomo, perchè l'uomo è di Cristo, Cristo di Dio. Ogni sottrazione, ogni furto, ogni privazione, ogni violenza sul diritto dell'uomo è evento teologico, è un peccato contro Dio.
Il Digiuno diviene così l'alfabeto di pace con cui la società (e in essa il soggetto politico che ne assume storicamente la responsabilità e fa di esso uno strumento di scelta politica) grida all'uomo la violenza dell'uomo sull'uomo, e con esso sfracella la coscienza dei popoli sul grave peccato che l'uomo compie contro Dio per i diritti usurpati all'altro uomo.
Questa lotta politica, questi strumenti di opzione politica sono oggi il nuovo cantico di solidarietà e di amore e di riconoscimento di Dio nella storia dell'uomo, sono la preghiera nel grande tempio del tempo presente.