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Gallucci Carlo, L'Espresso - 19 novembre 1989
Sfida alla droga: Viaggio tra i drogati di Liverpool
Carlo Gallucci

SOMMARIO: In ginocchio per la crisi economica, con un tasso di disoccupazione record, la città inglese combatte la tossicodipendenza legalizzando le droghe. I risultati sono incoraggianti e la diffusione dell'Aids è stata bloccata.

(L'Espresso del 19 novembre 1989)

Liverpool: non c'è più smog, ma il cielo è sempre plumbeo e drammaticamente nuvoloso sopra le casette a schiera dei quartieri operai. Il 40 % della popolazione se n'è andato negli ultimi 20 anni: lo stabilimento della British Leyland ha chiuso, è ferma la Dunlop, deserto il porto. Molti vecchi isolati sono stati demoliti, al loro posto crescono sterpi ed erbacce. Le strade a volte terminano contro mucchi di rifiuti fumanti. Negli spiazzi delle città-spettro corrono ragazzini con i capelli a caschetto e bambine dalle trecce biondissime: non esistono solo slums neri nel mondo.

"Animal house", la fattoria degli animali, è una costruzione piccola e anonima a due passi dall'incredibile tendone in cemento armato che è il Duomo di "Christ the King". Viene chiamata così perché fino a poco tempo fa ospitava le gabbiette delle cavie e degli altri animali su cui facevano gli esperimenti i ricercatori della facoltà di Veterinaria. Oggi è la sede del "Maryland centre" per la tossicodipendenza e l'Aids: un servizio pubblico basato fra l'altro sulla legalizzazione delle droghe, e dell'eroina in particolare. La scelta è stata fatta con il pieno appoggio dell'autorità sanitaria locale e del suo chairman, Sir Donald Wilson, un baronetto dell'ala destra tory, che finanzia il centro con i fondi messi a disposizione dal governo centrale per la lotta contro l'Aids. Al contrario il partito laburista, che governa questa città, continua a opporsi duramente a qualsiasi "cedimento" nei confronti "del veleno che annienta le masse". E quindi anche all'attività dell'Animal house, qui al numero 8 di Maryland

street. Entriamo.

L'interno, con la scala in legno e le stanzette linde e ben riscaldate, è accogliente e confortevole. Gli impiegati, giovani e informali. Oggi è di turno Chris: un ragazzo sottile, con la pelle del viso arrossata dal primo vento freddo dell'autunno. Riceve i suoi clienti in una stanzetta di due metri per due, tappezzata di manifesti sull'Aids. Gli scaffali sono pieni di confezioni di preservativi. Ce n'è per ogni gusto: con rilievi, colorati, super resistenti, perfino profumati alla menta. Il tavolo è coperto da scatole di siringhe. Anche di queste è disponibile un assortimento completo: Chris consiglia quelle piccole per diabetici, ma ce ne sono anche di enormi da 5 millilitri.

Arriva un "cliente". Parlottano in piena confidenza, poi Chris prende una busta di carta, la riempie di siringhe, aghi, disinfettanti, preservativi, stampati e la consegna al nuovo venuto assieme a una piccola scatola di plastica gialla, per riporvi le siringhe usate. Quando la scatola sarà piena tornerà a rifornirsi di materiale nuovo e riconsegnerà gli aghi sporchi, che finiranno nel bidone. In tre anni i ragazzi del Maryland centre hanno distribuito 192m mila siringhe. Ne sono tornate indietro 166 mila.

Per avere l'eroina, (o la cocaina o il metadone), bisogna andare in farmacia. In Inghilterra, contrariamente a quanto si dice in Italia, l'eroina e la cocaina sono assolutamente legali. Per averle è richiesta una semplice ricetta. A partire dal 1967 dopo l'arrivo in massa degli hippies americani, queste ricette devono essere stilate dai medici che lavorano in cliniche specializzate. Nel Merseyside ce ne sono dieci. E 150 farmacisti sono coinvolti nel programma di assistenza ai tossicodipendenti.

Sono così entrati in contatto con le strutture sanitarie più di 1670 ragazzi, circa la metà dei "tossici" di Liverpool, e in media altre 10 facce nuove si fanno vedere ogni settimana. Gli impiegati del "Maryland centre" li registrano con le sole iniziali: vere o false non importa, servono solo per le statistiche. Alcuni preferiscono fornire nomi id fantasia, come Jesus Christ e Frank Zappa. E c'è chi non si nasconde affatto. Tommy Hale, 30 anni, è uno di questi. Si "fa" di eroina da 13 anni. All'inizio la fumava, poi ha preso a bucarsi e da allora questa è la sua vita. Ha moglie e figli, e nessun lavoro. Abita a Everton, il quartiere della seconda squadra di calcio di Liverpool, in una casetta dominata dalla mole neogotica della chiesa di Saint Francis. Le pareti rosa dell'appartamento, il caminetto con la stufa elettrica e le foto dei due bambini appese ovunque stridono con la vita tutt'altro che borghese di Tommy.

Margie, sua moglie, non spegne mai la televisione, mattina e sera. "Com'è la situazione dei "tossici" in Italia?", chiede, per dovere di ospitalità. Della vita, apparentemente, non conosce altro. E neppure questo le interessa: lei non si droga, infatti. Ma convive con l'eroina da anni. Mentre parliamo, Tommy va in cucina a iniettarsi una dose. Poi ci mostra tutto l'armamentario: di nuovo la scatola di plastica gialla piena di siringhe usate, le confezioni ancora intatte e i fazzolettini disinfettanti. Tutto in grande quantità. "La mia casa è divenuta una succursale del Centro, raccolgo circa tremila aghi ogni mese", racconta con una certa soddisfazione.

Tommy ha il viso ceruleo. Gli occhi azzurri, lo sguardo pietoso sono quelli di un uomo battuto, ma non vinto. "Ci aiuta molto, giù nelle strade di Everton", aveva anticipato Allan Parry, il direttore dell'Animal house un ex-tossicodipendente a sua volta.

Alle sue spalle, nello studio al secondo piano del Maryland Centre, spicca un ritratto "psichedelico" tracciato sotto l'effetto di un "acido", molti anni prima. "Continuo a drogarmi, naturalmente: con molto tabacco e, la sera, anche qualche dose di alcool", ironizza.

Allan Parry ha iniziato nel 1985, con l'apertura di un centro di informazioni sulla tossicodipendenza. Poi, nel 1986, in seguito all'allarme per l'Aids, è partita la distribuzione di siringhe nuove a chiunque ne facesse richiesta: nella sola prima settimana si sono presentati più di 150 ragazzi.

Altri 16 centri sono sparsi per tutta la Regione. Vi lavorano 250 persone. Dieci team scendono ogni giorno in strada per contattare direttamente i tossicodipendenti e i giovani che si prostituiscono. Un gruppo segue le prostitute di Toxteth, il ghetto nero degli scontri razziali di otto anni fa. Un altro frequenta i bagni dei pub del centro, dove ragazzini bianchi di 14-15 anni si prostituiscono per 300 mila lire a notte. Quattro camper, contraddistinti solo dalle quattro lettere MRHA (Mersey region health autority), stazionano a turno nei quartieri dello spaccio. Chiunque può ritirarvi la solita busta con aghi, disinfettante e preservativi.

Due mesi fa il centro di informazione è stato privatizzato. Ora lo gestisce con piglio manageriale Pat O'Hare, un passato di sax tenore al Cavern, il mitico locale dei Beatles (è stato demolito, oggi al suo posto c'è un supermarket), comunista come Allan Parry: "So che il Pci è contrario alla legalizzazione. Mi sembra una posizione stupida", commenta. "Se dici a un drogato che deve smettere, quello ti ride in faccia.L'unica cosa che puoi fare è aiutarlo ad arrivare in buone condizioni al momento in cui deciderà di farla finita con l'eroina. In genere ci vogliono dieci anni". La filosofia del Centro è proprio questa. Tommy è l'esempio vivente di come può dare buoni frutti. Quando arrivò a Maryland Street, racconta Allan Parry, era ridotto uno straccio. Oggi conduce una vita relativamente tranquilla e gode di una salute migliore di molta gente "normale". "Nel momento stesso in cui ci chiederà di aiutarlo a smettere noi potremo ricoverarlo in uno dei centri regionali per la disintossicazione. Il giorno stesso,

senza liste di attesa", afferma con soddisfazione Allan Parry. "Con la stessa tempestività", aggiunge, "siamo anche in grado di fornire l'Azt ai sieropositivi e ai malati di Aids". Ma sono pochi, e questo è un altro record di Liverpool.

Nel Merseyside vivono quasi due milioni e mezzo di persone e i sieropositivi fra tossicodipendenti sono solo 14. C'è solo un malato di Aids. TUtti questi, inoltre, si sono infettati da qualche altra parte (per lo più Edimburgo e Manchester, ma anche in Italia) e poi hanno scelto di trasferirsi a Liverpool per beneficiare dei servizi del Maryland centre.

La sieropositività fra gli eroinomani nella regione è la più bassa di tutta l'Inghilterra, e probabilmente di tutta Europa: 6 per milione di abitanti, contro i 31 dell'area londinese e i 171 della Scozia, dove i drogati vengono criminalizzati. E' evidente, benché Allan Parry preferisca non sbilanciarsi, che l'approccio amichevole e confidenziale al problema della droga funziona, almeno dal punto di vista sanitario. "E' questo ciò che conta", afferma con decisione persino il capo della Polizia.

Derek O' Connel, detective superintendent, una vaga somiglianza con Adolfo Celi, ha le idee molto chiare sul da farsi. "Non si può combattere solo contro l'offerta, il traffico, come insistono a voler fare gli stati Uniti", spiega. Bisogna anche prendersi cura della domanda. E questa non si può reprimere con la forza. "Noi abbiamo preferito scegliere la strada dell'"approccio premuroso". Ai tossicodipendenti ci preoccupiamo di fornire soprattutto educazione e assistenza."

Ogni persona arrestata per crimini legati alla droga riceve un depliant informativo sul Maryland centre e l'indirizzo delle cliniche in cui viene prescritta l'eroina. "La tossicodipendenza si può curare, l'Aids no", chiarisce ancora una volta il soprintendente O' Connel. "Per noi conta questo", ripete il poliziotto, Le dispute fra proibizionismo e antiproibizionismo non ci interessano. Come non ci curiamo degli aspetti farmacologici del problema."

Bisogna attraversare tutta la città per incontrare uno psichiatra che invece non si occupa d'altro. John Marks, barba rossa e carattere irrequieto, presta le sue cure all'ospedale di Halton e in numerose cliniche per la cura della tossicodipendenza. Quella di Widnes, fra i fumi del polo chimico a sud di Liverpool, è fra le più frequentate. Molti giovani vengono da altri distretti, quelli in cui i medici prescrivono solo metadone a scalare. John Marks, invece, è il paladino della terapia di mantenimento. "Non dobbiamo forzare nessuno a smettere finché non è lui stesso a chiedercelo, perché questo spingerebbe i giovani a rivolgersi di nuovo alla strada. Il proibizionismo equivale al mercato nero, alla droga sporca, alla violenza e al crimine organizzato. La liberalizzazione del resto porterebbe verso la tossicodipendenza molti più giovani. La strada giusta è una disponibilità controllata". La legalizzazione, appunto.

Oggi, per esempio, il dottor Marks ha di fronte un nuovo venuto, David Taylor. La sua ragazza è incinta di sette mesi, spiega, e perciò vuole esserle vicino e condurre una vita tranquilla. Il medico gli chiede quanto spende ogni giorno in eroina. Quello risponde 110 sterline (circa 240 mila lire). Dalla cifra viene ricavata la dose in eroina pura e subito un'anziana infermiera con le scarpe scarlatte, Betty Ford, prepara la ricetta: 30 milligrammi di metadone e una fiala di eroina al giorno per un mese. L'eroina si ritira in una delle 150 farmacie "convenzionate". David Taylor si alza, con l'espressione sollevata di chi ha superato uno scoglio: "Grazie, è fantastico", dice e se ne va.

Lo seguiamo nella bottega del farmacista di East Prescot road, Jeremy Clitherow. Sembra una merceria di paese: la preparazione dei farmaci avviene nel retrobottega. "Non capisco il proibizionismo", dice il titolare. Spiega che l'eroina è il miglior antidolorifico esistente in caso di attacco di cuore. Sottolinea che non è la droga in sé ad essere pericolosa, quanto piuttosto il sistema di somministrazione prescelto. E il meno sano di tutti è l'iniezione. Gli sforzi del dottor Clitherow, e del dottor Marks sono perciò diretti a favorire altri "mezzi". Il più originale è la sigaretta all'eroina: viene preparata iniettando 60 milligrammi di biacetilmorfina (nome scientifico dell'eroina: la produce, fra l'altro, l'industria farmaceutica May & Bakler) in una di quelle sigarette contro l'asma che dilatano i bronchi (mentre il tabacco li fa contrarre). L'assimilazione in questo modo è ugualmente rapida, anche senza ricorrere all'endovena. Ma quanti sono i clienti "speciali" della farmacia?

"Molti", risponde il dottore senza entrare in particolari. "Molti, e certe volte aumento le dosi io stesso", confessa. "Perché l'unica cosa che possiamo fare è seguirli, consigliarli, dar loro una mano e sperare che ci si aggrappino".

 
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