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Corleone Franco - 20 novembre 1989
Droga (1): relazione di minoranza delle Commissioni permanenti Giustizia e Igiene e sanità riunite sul disegno di legge "Aggiornamento, modifiche ed integrazioni della legge 22 dicembre 1975, n.685, recante disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope. Prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza (n.1509).
Relatore Franco Corleone

INDICE:

1. INTRODUZIONE

2. IL DIBATTITO INTERNAZIONALE

Il colloquio internazionale sull'antiproibizionismo

Il commento de "Il Popolo"

3. LA LEGISLAZIONE STATUNITENSE

Coordinamento della politica nazionale antidroga

Prevenzione e cura

Educazione in materia di abusi di stupefacenti

Controllo internazionale del traffico degli stupefacenti

Interventi sul sistema bancario internazionale

Restrizioni per i consumatori

Uso improprio e traffico di sostanze chimiche

Confisca

Controlli statuali e locali sulla droga

Finanziamenti supplementari per misure antidroga

Riciclaggio del denaro

Divieto di armi da fuoco

Sicurezza del sistema nazionale delle foreste

Altre sanzioni penali

Pena di morte

Misure a favore dell'amministrazione federale dell'aviazione

Giustizia e criminalità minorile

Carcere, libertà vigilata, scarcerazione preventiva

Etichettatura delle bevande alcoliche e guida in stato d'ebrezza

Stanziamenti supplementari

4. ...MA CHE COS'E' LA DROGA?

5. REPRESSIONE O LEGALIZZAZIONE

Le convenzioni internazionali

Lo spirito della legge n.685

Le indicazioni della Corte costituzionale

La modica quantità ed i "suoi amici"

L'esperienza dei Paesi Bassi

Il caso di Liverpool

6. LA DROGA COME FENOMENO SOCIALE

I dati dell'Osservatorio permanente sul fenomeno droga

L'età

I morti

La scuola

Il lavoro

L'AIDS

Quanti sono?

La droga come fonte di guadagno e le operazioni di polizia

La criminalità minorile

Il Carcere

Le comunita' sono un rimedio?

7. LE PROPOSTE DEI RADICALI

Il dibattito sulla revisione della legge n.685 del 1975

8. CONCLUSIONI

-----------

Un'ondata regressiva e repressiva si diffonde dagli Stati Uniti fino all'Italia, eterna piccola provincia.

Il fallimento della strategia proibizionista adottata negli ultimi 25 anni si tramuta nella guerra contro "il flagello della droga" che il Presidente Bush con enfasi ha indicato come una missione interna ed internazionale. Per impedire questo non e' bastato l'aumento del numero dei consumatori, la crescita dei decessi, la diffusione della violenza e della illegalita' e lo sviluppo del crimine organizzato che raggiunge in Italia un utile di 30-40.000 miliardi all'anno cioe' quanto basta a mettere a rischio democrazia ed economia libera :si vuole seguire fino in fondo il terreno delle semplificazioni autoritarie e del vellicamento del senso comune violento ed egoista.

Questa relazione di minoranza intende presentare non solo la contestazione globale del testo predisposto dalle Commissioni Giustizia e Sanita' il 12 ottobre scorso dopo un intenso confronto sulla base del disegno di legge del Governo, ma anche un quadro del dibattito internazionale su proibizionismo ed antiproibizionismo sui principali aspetti sociali, culturali, criminali, sanitari legati alla droga.(*)

La legalizzazione delle sostanze che oggi sono in mano alla criminalita' organizzata mafiosa offre oggi l'unica ipotesi per contrastare efficacemente la diffusione di sostanze che creano dipendenza.

Il nostro pero' non e' mai stato un ruolo solamente critico, infatti abbiamo presentato una proposta alternativa basata sui seguenti dieci punti:

a) Regolamentazione legale delle sostanze psicoattive sostituendo una definizione piu' rigorosa scientificamente a quella di sostanze "stupefacenti e psicotrope";

b) Riclassificazione delle tabelle con inclusione degli alcolici sopra i 20 gradi e dei tabacchi;

c) Inclusione nella farmacopea di eroina e cocaina;

d) Legalizzazione della canapa indiana;

e) Tassazione collegata al rischio e quindi una medesima previsione per canapa e tabacco;

f) Divieto di propaganda pubblicitaria per tutte le sostanze;

g) Distribuzione solo in farmacia dietro prescrizione rilasciata dal medico;

h) Possibilita' per il medico di rilasciare la prescrizione di sostanze psicoattive in quantita' limitata previo meccanismo del consenso informato;

i) Distribuzione protratta e controllata ai tossicomani;

l) Repressione rigorosa di ogni attivita' fuori dalle procedure previste.

Ci rendiamo conto che tesi simili possomo apparire inaccettabili a coloro che, per una diversa forma mentis culturale, credono che la battaglia contro la droga possa essere condotta sul piano della forza e dell'imposizione.

L'intelligenza delle cose dovrebbe orientare a fare scelte diverse da quelle sinora attuate anche se questo significa correre i rischi di una sfida audace; non si puo' attendere che la sconfitta per poi arrendersi e quindi non avere ne' capacita' di controllo ne' progetto.

Noi riteniamo che gli obiettivi sono chiari:

1) stroncare il traffico della droga e l'organizzazione criminale che vi prospera grazie alla clandestinita';

2) creare condizioni perche' non si verifichino atti di violenza sulla popolazione ed in particolar modo non si allarghi la microcriminalita' diffus necessaria per il reperimento del denaro indispensabile per l'acquisto della dose reperimento di denaro;

3) ridurre drasticamente le morti per abuso di droghe ed eliminare la marginalizzazione e il degrado anche fisico dei tossicodipendenti che conducono un'esistenza illegale nella contiguita' se non sotto il controllo della criminalita';

4) affrontare il dramma della diffusione dell'AIDS che in Italia colpisce, come soggetti a rischio, secondo la percentuale dei due terzi,i tossicodipendenti.

Purtroppo la discussione intorno alla modifica della L. 685 del 1975 nasce e si sviluppa su un dato clamoroso: che quella legge sia frutto del permissivismo. La verita' e' che quel testo si iscrive nell'universo culturale del proibizionismo seppure mitigato dalla presenza di norme di non punibilita' del consumatore, e, nonostante cio', la si vuole sostituire con il ritorno al piu' vieto punizionismo.

Se questo testo diventasse legge, assisteremmo ad una rivincita delle concezioni illiberali e autoritarie che assegnano compiti etici e di enunciazione morale e allo Stato assumerebbe i compiti di Stato carabiniere, infermiere e predicatore. Il dato piu' impressionante di provincialismo culturale e' offerto dalla non distinzione delle sostanze, dal parlare di DROGA e non di droghe, dal differenziare le pene solo in termini quantitativi e non qualitativi.

Ecco la legge antidroga: un mostro. Cosi' "il manifesto" intitolava il 12 ottobre un articolo critico del testo.

Meglio non si potrebbe dire dei trentadue articoli che modificano la legge 685 nei suoi punti piu' positivi e che creano un apparato repressivo e megaburocratico cheparadossalmente trovera' la propria giustificazione nella diffusione della droga.

Vi e' un articolo, l'11, che costituisce il centro della legge; un articolo manifesto che raggiunge livelli che neppure il codice Rocco aveva immaginato.

"E' vietato l'uso personale di sostanze stupefacenti o psicotrope di cui alla tabella I, II, III e IV". L'articolo (che certamente dovrebbe dover dire non "l'uso", ma "far uso"), non prevede una pena ma si limita a condannare un comportamento. E' come se il codice penale, all'art. 624, invece di prevedere la pena per il furto, scrivesse che e' vietato rubare. Lo Stato abdica ai suoi compiti di regolatore dei rapporti tra i cittadini ed assume il ruolo di controllore dei sentimenti, delle pulsioni, dei desideri degli individui.

La giustificazione che viene addotta, che cioe' ci si trovi di fronte ad un comportamento che non si risolve nella sfera individuale senza apprezzabili danni, ma anzi tocchi un valore costituzionale come la salute ( articolo 32 della Costituzione) e' falsa in quanto estende questo giudizio che era alla base della legge manicomiale del 1904 (pericoloso a se' e agli altri) anche alle sostanze che non producono dipendenza, che non sono piu' dannose di altre sostanze legalizzate.

Dobbiamo da subito rilevare che il rimedio proibizionista responsabile della creazione e degli effetti di un circuito perverso (produzione, commercio clandestino, abuso di droghe) per tutte le sostanze stupefacenti o psicotrope e', a maggior ragione, inaccettabile per la canapa, da molti considerata non droga. Tanto piu' che non e' configurabile un nesso tra l'uso di tale sostanza e l'utilizzazione di droghe pesanti: inoltre, come testimoniano numerosi trattati scientifci, non si riscontrano fenomeni di assuefazione e dipendenza e la tossicita' delle cosiddette droghe leggere e' inferiore a quella provocata da alcool e tabacco.

Fa una certa impressione leggere oggi le critiche alla legge n. 685 dei socialisti qualche anno fa quando sostenevano: occorreva eliminare le ipotesi di discriminazione e di criminalizzazione, bisognava allontanare una impostazione repressiva, assistenziale e paternalistica e per la canapa indiana si doveva prevedere un uso libero e non soltanto "non punibile".

Noi siamo ancora oggi dell'avviso che si debbano abbandonare schemi repressivi di fronte a comportamenti che criminali non sono e che esista una sfera inviolabile dei diritti di disponibilita' individuale di se'.

Occorre avere il coraggio civile di affermare che quella che si pone e' una questione di liberta', intesa nel senso laico che si accompagna alla responsabilita' sociale e individuale ( il bene comune di ciascuno di Macchiavelli) e non certo in quello cattolico che la considera come sola possibilita' di fare il o la liberta' dal peccato.

Questo non vuol dire che drogarsi sia un valore o un diritto civile.

L'effetto piu' devastante che si produrra' con l'approvazione della nuova legge sara' sul piano ideologico; con l'affermarsi della illusione repressiva si produrranno guasti profondi alla convivenza civile attraverso una criminalizzazione selvaggia di decine di migliaia di persone, giovani e non, attraverso uno spreco ad abuso della risorsa del processo penale. La vera novita' della legge che discutiamo e' rappresentata dalla punizione del consumatore di droghe leggere, una svolta strategica che muta la qualita' dell'intervento penale.

Come ha scritto Franco Ippolito, segretario di Magistratura Democratica, si varca il limite storico della repressione penale, si intende cioe' reprimere non un comportamento dell'individuo, ma una "condizione" della persona (l'essere assuntore di sostanze stupefacenti) che, di per se' considerata, esaurisce i suoi effetti nell'ambito della sfera individuale.

Fino ad ora gli effetti penali erano tenuti ben distinti i comportamenti della vita di relazione e le condizioni personali: si prevedono infatti sanzioni per l'ubriachezza molesta ma non per l'ubriacarsi, si punisce l'adescamento e il favoreggiamento della prostituzione ma non il prostituirsi, e' esclusa la punibilita' per il tentato suicidio mentre e' punita l'istigazione.

L'argomento forte e popolare del segretario del partito socialista, Bettino Craxi, e' stato quello della "modica quantita'" prevista dalla legge 685 come condizione di non punibilita'.

Si e' giunti ad indicare al pubblico ludibrio "gli amici della modica quantita'", "il club della modica quantita'" percorrendo faziosamente la via delle idee semplici e delle domande retoriche, argomenti tipici dell'armamentario non democratico.

Certo il punto di vista sostenuto da Milton Fridman, dall'Economist, da George Shulz e in Italia, non solo da Giancarlo Arnao e Marco Pannella, ma anche da economisti liberali come Antonio Martino e' sicuramente piu' difficile ed ha forse meno fascino per chi ama la politica dei muscoli, e fra la cultura ed il culturismo sceglie senza esitazioni il secondo.

Un esempio: "se e' vietato vendere dev'essere vietato comprare", questo e' testualmente il pensiero "debole" ma disumano dell'onorevole Craxi, che puo' forse colpire i semplici ed i bempensanti. Su questo falso assioma, con la critica della modica quantita', si fonda la pretesa della punibilita' del tossicodipendente o del consumatore.

"Missione speciale" e' stata puntualmente definita la guerra alla droga lanciata in Colombia; questo almeno finche', proprio per la proibizione, una sostanza che costerebbe meno del prezzemolo e del basilico, assume il valore della piu' redditizia merce di scambio del mondo.

Di fronte agli utili individuali e dell'organizzazione criminale, anche una repressione dura si spunterebbe. Per ogni trafficante o spacciatore arrestato, se ne sostituirebbero due. Occorre voltare pagina. Certo l'antiproibizionismo non si puo' applicare in un solo Paese, ma forme di sperimentazione di pratiche tolleranti sono possibili e soprattutto sarebbe essenziale non piegare il diritto alle esigenze propagandistiche o demagogiche e comprendere la realta'.

Le audizioni che il comitato ristretto svolse nel mese di aprile sono state decisive per aprire un dibattito su argomenti reali e non su prese di posizioni personali. Le considerazioni del Presidente Nicolo' Amato e dell'Associazione magistrati,ad esempio, si sonorivelate determinanti per modificare le norme sui procedimenti penali e sulla carcerazione. Di tutti gli incontri fatti, pero', voglio citare quello di Don Ciotti che, dopo aver descritto l'opera svolta per strada nel 1970 a Torino da un piccolo centro antidroga, ha ricordato lo scipero della fame del Gruppo Abele effettuato nel 1975 contro la criminalizzazione contenuta nella vecchia legge che non faceva emergere il fenomeno della tossicodipendenza e per ottenere la non punibilita' dei tossicodipendenti.

Reintrodurre la punibilita' significa ricacciare nel sommerso una quantita' enorme di giovani: lo sviluppo dei servizi non puo' che basarsi su un indispensabile rapporto di fiducia.Don Ciotti non ha avuto paura di dire con chiarezza che lasciare l'indicazione della modica quantita' vuol dire mantenere un canale di rapporti soprattutto perche' non si possono attribuire agli operatori compiti di polizia.

"Non incatenare le persone": ecco il messaggio di umanita' e di speranza che puo' essere la base per riconquistare liberta', autodeterminazione e autonomia per tutti, perche' la tossicodipendenza non si puo' addebitare solo al soggetto ma anche a un fallimento sociale. E' quindi necessaria una risposta di solidarieta' e non di segregazione.

IL DIBATTITO INTERNAZIONALE

Forse più delle nostre parole, possono risultare convincenti quelle del Segretario di Stato americano, George Shultz, che in una conferenza alla Standford Business School ha tra l'altro dichiarato: "Mi fa piacere l'enfasi con la quale si affronta il problema della droga oggi, ma devo dire che il carattere concettuale dell'attuale programma antidroga è debole e che perciò non funzionerà. La sua base concettuale, un approccio di giustizia criminale, è la stessa che ho elaborato in passato durante l'amministrazione Nixon, quando ero direttore amministrativo e segretario al Tesoro con giurisdizione sulle dogane (...) allo stesso modo durante l'amministrazione Reagan elaborammo un programma molto vasto e lavorammo con impegno. I nostri sforzi internazionali furono i maggiori mai compiuti (...) sono una persona il cui corteo d'automobili è stato attaccato in Bolivia dai narcotrafficanti. (...) Ciò che abbiamo di fronte ora è essenzialmente lo stesso programma con maggiori risorse a disposizione, ma questi sf

orzi tendono a creare un mercato i cui prezzi superano di gran lunga i costi. Con questi incentivi infatti la domanda crea la propria offerta (...) Non arriveremo a nessun risultato fino a quando non saremo in grado di separare la criminalità dal commercio della droga e gli incentivi per la criminalità da quest'ultimo. Francamente l'unico modo mi sembra quello di rendere possibile ai drogati di acquistare la droga in zone determinate ad un prezzo che si avvicini al costo (...) abbiamo bisogno di considerare ed esaminare forme di legalizzazione controllata della droga, anche se nessun uomo politico vuole dirlo.".

La politica antidroga del Presidente Bush è stata duramente criticata il 7 settembre 1989 da un editoriale in prima pagina di Le Monde intitolato "I rischi della proibizione": "Ciò che cerca d'imporre Bush è la proibizione di tutte le droghe sul territorio americano. Non è una missione impossibile? Non è il tempo di riflettere su un doloroso precedente, la proibizione dell'alcol nel 1919 negli Stati Uniti che si è conclusa dopo quattordici anni con un disastro totale? Si può anche citare la campagna anti alcol di Gorbaciov il cui risultato più chiaro è stato quello di moltiplicare per dieci la produzione dei pessimi alcolici clandestini". Il prestigioso quotidiano francese riporta poi i risultati di "un appassionante studio del celebre The Economist che avanza una tesi che avrebbe meritato una riflessione, e non solamente negli Stati Uniti: la proibizione non può che accrescere il male, perchè rinforza gli interessi dei trafficanti e di coloro che sono animati solo da favolosi profitti. Un rafforzamento

della legislazione dissuaderà assai poco e non cambierà in nulla un problema di cui di cui non si può sottovalutare la dimensione economica (...) la legalizzazione della droga, il suo controllo secondo il grado di nocività potrebbe fermare i risultati infernali che sono all'origine della propagazione del male, meglio del livore della repressione? Lo studio de The Economist invita a non sottovalutare queste tesi anche se il precedente dei Paesi Bassi non è pienamente convincente. La gravità del male che non affligge soltanto gli Stati Uniti dovrà in ogni caso far riflettere i Governi e non escludere questa teoria senza averla studiata a fondo."

L'articolo a cui si riferisce Le Monde è stato pubblicato da The Economist il 2 luglio 1989 e si presentava con un titolo ed un occhiello molto eloquenti: "Non dev'essere per forza così. La Colombia sta combattendo una guerra contro la droga. L'America la sta perdendo. Ma la perderà anche il resto del mondo se la sua arma sarà il proibizionismo. Ci sono alternative migliori.". Il prestigiose settimanale economico inglese dedicava all'argomento anche l'editoriale anch'esso dal titolo eloquente: "Missione impossibile". L'editoriale analizza la situazione della Colombia ed i rapporti di questa con gli Stati Uniti: "nessuno potrebbe accusare il Governo colombiano di debolezza. Nei mesi scorsi trafficanti di droga hanno assassinato un numero più elevato che mai dei loro nemici giurati, i giudici non corrotti, poliziotti ed aspiranti politici. Il Presidente Virgilio Barco ha dispiegato tutti i suoi poteri come previsti dallo stato d'emergenza, vecchio di trent'anni per ordinare l'arresto arbitrario di undic

imila persone, il sequestro di beni per il valore di milioni di dollari e l'estradizione senza il prescritto processo dei sospettati perchè vengano giudicati negli Stati Uniti.(...) Il Presidente Bush ha risposto con prontezza in appoggio all'audacia del Presidente colombiano, andando a scavare nelle riserve del Pentagono per mandare elicotteri, armi leggere ed altri armamenti. Questo aiuto è stato insolitamente tempestivo e ben calcolato (e prestato senza l'aiuto di qualche pio consiglio); è stato inoltre seguito dalla promessa di ulteriori generosi aiuti economici (...).". La conclusione però che viene data a tutta l'analisi è semplice ed eloquente: "Il proibizionismo non funziona. Fino a quando la gente spenderà il proprio denaro per provare il brivido di un'emozione, il proibizionismo non potrà avere effetto. Questo trasforma una questione che attiene alle scelte individuali ed alla salute personale in un affare criminale. I Governi proteggono i bevitori con i controlli di qualità, le tasse e le licenze

che distolgono la domanda dai tipi di bevande alcoliche più dannosi (...) per quanto concerne le droghe illegali si limitano a porle fuori dalla legge e, mentre falliscono nello sforzo di far rispettare le norme che sanciscono tale illegalità, rinunciano alla possibilità di utilizzare il loro potere per regolamentarne il commercio. Il proibizionismo ed il suo inevitabile fallimento, lo rendono un affare dai connotati più criminale, più redditizio e più pericoloso di quanto no ne sia necessario (...) Abolire la messa al bando e sostituirla con una regolamentazione rigorosa può certamente esporre al rischio della droga un numero maggiore di persone. Questo è un pericolo reale anche se l'esperienza insegna che solo un numero relativamente limitato di persone è così stolto da andare oltre la semplice esperienza. Ma il fallimento del proibizionismo è ancora più pericoloso, sia per i singoli consumatori di droga sia per la società nel suo complesso, corrotta, sovvertita e minacciata dalle bande criminali legate a

l traffico degli stupefacenti. Il commercio è proibito da leggi nazionali e da convenzioni internazionali. Che queste vengano abrogate e sostituite dal controllo, dall'imposizione di tasse e dallo scoraggiamento, Fino a che questo non verrà fatto, il massacro negli Stati Uniti e la distruzione della Colombia non si arresteranno; e poi sarà il turno dell'Europa.".

L'Economist non era certo nuovo a questi argomenti. Nell'inverno 1987-1988 il settimanale inglese pubblicò le corrispondenze da Washington con cui si criticava la spesa di 475 milioni di dollari, stornati dai programmi di 'guerre stellari', per le intercettazioni delle importazioni clandestine dei narcotici.Il dibattito si allargò ed il giornale appoggiò pubblicandole le posizioni di alcuni esponenti della destra liberale tra cui quelle di Marion Barry, sindaco di Washington, e Kurt Schmoke, sindaco di Baltimora ed ex pubblico ministero. che in particolare ha anche dichiarato: "Il linguaggio è molto simile a quello di Reagan, fallito miseramente perchè oggi c'è più droga e più violenza. Anche le statistiche sulla diminuzione di consumo casuale sono distorte perchè si basano su un sondaggio degli studenti all'ultimo anno di liceo, ma a quel punto già quasi la metà ha abbandonato la scuola. Non mi aspetto significativi risultati dalla campagna di Bush perchè continua a basarsi sulla medesima strategia fal

lita negli ultimi venticinque anni. Credo fermamente che la guerra alla droga sia una faccenda di salute pubblica e non di giustizia criminale." (L'Espresso, 17 settembre 89). Molto dure le reazione di numerosi lettori che inviarono lettere di protesta;l'Economist pubblicò le più significative e attraverso queste sostenne il dibattito con circostanziate risposte.

Un altro uomo politico americano che ha sollevato un ampio dibattito per la sua presa di posizione antiproibizionista e' Joseph Golibert, da ventuno anni senatore in rappresentanza del West-Bronx. Golibert ha partecipato alla seconda Conferenza internazionale della Drug Policy Foundation (Washington, 2-5 novembre 1989), dove erano presenti anche numerosi esponenti italiani tra cui Marco Pannella e Marco Taradash (recentemente eletto al Parlamento europeo nella Lista Antiproibizionista) che in particolare ha raccolto una testimonianza del senatore pubblicata poi dal Manifesto.

"(...) Non e' facile, dopo che si sono spesi miliardi e miliardi di dollari, dopo che si e' fatta per anni la voce grossa, ammettere che la strada intrapresa era sbagliata. Non e' facile ammettere il fallimento, riconoscere - come ha detto nel suo intervento qui a Washington Marco Pannella - che il Re e' nudo e guardare in faccia la nuda verita' (...).

Vedo che per ogni spacciatore che finisce in galera si apre una guerra di successione fra due o tre pretendenti. Una guerra indiscriminata che produce scontri e sparatorie, che finiscono per lasciarsi dietro morti e feriti anche fra i passanti innocenti.

Vedo che oggi troppi ragazzi non capiscono perche' dovrebbero dire no alla droga, mentre il pusher del quartiere gira in un'automobile di superlusso, da migliaia di dollari. Vedo vhe i consumatori di droga sono sempre piu' esposti al rischio della morte, ora per overdose, ora, con sempre maggiore frequenza per infezione da AIDS".

Certo nel panorama internazionale l'opinione che maggiormente ha influenzato il dibattito sulla droga è stata quella espressa dalle colonne del Wall Street Journal dal Premio Nobel per l'Economia Milton Friedman. L'articolo, riproposto nel nostro Paese dal Sole 24 ore e dall'Espresso il 24 settembre 1989, si pone come una lettera aperta a William Bennett che per conto del Presidente Bush ha coordinato il piano antidroga americano: "Caro Bill: per usare le eloquenti parole di Oliver Cromwell, vi supplico, per amore di Cristo, considerate che è possibile che voi siate in errore. La strada che tu e il Presidente Bush ci proponete è quella di più forze di polizia, più prigioni quella dell'uso dell'esercito in paesi stranieri, quella dell'indurimento delle pene per i consumatori di droga, quella di un intero arsenale di misure repressive. Tutto ciò può soltanto peggiorare la situazione già cattiva. La guerra alla droga non si vince con l'uso di simili tattiche senza danneggiare diritti umani e la libertà in

dividuale. (...)

Il tuo errore sta nel fatto che non ti rendi conto che le tue proposte causeranno mali ancora più gravi di quelli che tu deplori. L'origine del problema sta, ovviamente, nella domanda di droga; ma non si tratta della semplice domanda, il problema consiste in un tipo di domanda che sarebbe costretta ad operare attraverso canali proibiti ed illegali. (...)

La droga è una tragedia per i tossicodipendenti. Ma la criminalizzazione dell'uso trasforma questa tragedia in un disastro per l'intera società, per i consumatori e non consumatori allo stesso modo. L'esperienza con il proibizionismo delle droghe è una ripetizione dell'esperienza del proibizionismo nei confronti degli alcolici. (...)

Se l'uso di droga fosse stato depenalizzato il Crack non sarebbe mai stato inventato (è venuto alla luce a causa dell'alto costo di droghe illegali che hanno reso redditizia anche la versione più economica), ed oggi ci sarebbero molti meno tossicodipendenti. Si sarebbero salvate le vite di migliaia, forse centinaia di migliaia di vittime innocenti, e non solo negli Stati Uniti. I ghetti delle nostre grandi città non sarebbero terra di nessuno infestata dalla droga e dal crimine. Avremmo meno gente in prigione, ed avremmo dovuto costruire meno prigioni. (...)L'alcool ed il tabacco causano più morti dell'uso delle droghe. La liberalizzazione non ci impedirebbe di trattare le droghe allo stesso modo in cui trattiamo alcool e tabacco: Proibire la vendita della droga ai minori, vietare la pubblicità dei narcotici e misure simili. (...) Inoltre se anche una piccola parte del denaro che adesso spendiamo nel tentativo d'imporre il narco-proibizionismo fosse devoluto in cure e riabilitazione, se ci fosse un'at

mosfera di compassione e non di punizione, la riduzione dell'uso di droga e del danno per i consumatori sarebbe senz'altro notevole. (...)".

Friedman ha anche analizzato il rapporto tra il costo della guerra alla droga ed i risultati che con questa si potevano raggiungere.Con un articolo pubblicato sul Financial Time del 7 settembre 1989 l'economista ha dunque nuovamente contestato le scelte di Bush riflettendo sugli stanziamenti in atto: "Bush ignora l'argomentazione per la quale questi mali non sono causati dalle droghe in se stesse, ma dal fatto che queste siano vendute in regime di mercato nero, privo di regolamentazioni e gestito dalle bande criminali. Quello che è ancor più notevole è la differenza abissale tra le dimensioni del problema da lui descritto e le risorse che gli autoimposti limiti di stanziamento consentono. Il Presidente ha chiesto una autorizzazione di spesa per 7 miliardi e 900 milioni di dollari per il prossimo anno, con un incremento di soli 2 miliardi e 200 milioni di dollari; più della metà di tale incremento è destinata ad un programma edilizio carcerario già precedentemente annunciato. Quindi gli stanziamenti real

i saranno di 8 miliardi e 400 milioni di dollari, con l'incremento di un solo miliardo e mezzo. Solo 2 miliardi saranno destinati ai Paesi andini per un periodo di 5 anni. Le stime sul giro d'affari legato alle droghe illegali sono inevitabilmente imprecise, ma si pensa che si aggirino intorno ai 100 milioni di dollari l'anno".

Dobbiamo dire che la valutazione di Friedman è eccessivamente cauta, infatti una sottocommissione del Senato Usa ha valutato il traffico globale della droga intorno ai 500 miliardi di dollari l'anno (stima questa condivisa anche dal settimanale Fortune), di cui 300 riguarderebbero operazioni svolte negli Stati Uniti. A maggior ragione le conclusioni a cui Friedman giunge sono da considerare seriamente: "Se gli Stati Uniti auspicano la riduzione di questo lucroso commercio, dovranno offrire ai produttori alternative di pari lucrosità. Data l'intensità della domanda (e la probabilità di un'ascesa dei prezzi per la riduzione della produzione), tutto questo avrebbe un costo di dimensioni ben maggiori di quelle ora proposte. Bush sta cercando di spegnere l'incendio di una foresta con un secchiello. (...)L'alternativa a queste sanzioni a carico dei consumatori sarebbe la decriminalizzazione dell'uso di droga e la contemporanea estensione dei programmi d'informazione e di recupero (...).".

Il Presidente Bush ha liquidato queste critiche con una battuta diffusa da tutte le televisioni degli States: "chi giudica la nostra strategia dall'etichetta del prezzo che porta, non ha compreso il problema". E' un dato di fatto però che anche il fronte di coloro che hanno aiutato il Presidente nella sua campagna contro la droga oggi, seppur con argomenti diversi, sollevano critiche sull'impostazione data. E' questo il caso del New York Times che recentemente ha scritto: "Ma queste iniziative, per quanto lodevoli, sono inadeguate. La quasi totalità dell'incremento di quasi 2 miliardi e 200 milioni di dollari previsto per gli stanziamenti nel corrente anno fiscale sarebbe destinata alle prigioni federali e prescinderebbe dalla lotta alla droga. Soltanto 718 milioni di dollari di questi nuovi stanziamenti, stornati da altri programmi, sarebbero in realtà spesi per il prossimo anno. Il piano Bush continua a prevedere una distribuzione degli stanziamenti in ragione del 70 per cento per misure di repressione e

del 30 per cento per campagne d'informazione e recupero, mentre è ampio il consenso nel ritenere che la distribuzione delle risorse tra la repressione ed il recupero dovrebbe essere paritaria. La limitatezza dei fondi sembra forzare in direzione di questo equilibrio (...).".

Il New York Times batte duro su questo punto e con un articolo di Peter Eamill proposto in Italia da Paese Sera (7 settembre 1989): "In un'ora di televisione nazionale, la ditta Bush e Bennett è stata capace di trasformare una tragedia in un'operetta per teste piene d'aria. In tutti gli Stati Uniti devono esserci stati uragani di risate non appena poliziotti, trafficanti e consumatori hanno conosciuto i dettagli del grande piano contro la droga. Chiaramente questa amministrazione si occupa infinitamente di più dei bombardieri e delle casse di risparmio (molte delle quali vengono usate per il riciclaggio del denaro proveniente dai traffici dei narcotrafficanti) che non della piaga degli stupefacenti. I particolari del piano sono comici: per esempio Bush vuole altri 620 milioni di dollari per innalzare prigioni, ma ne ha previsti solo 37 (naturalmente da dividere tra tutti gli Stati) per educare la gente a scansare il problema.".

L'opinione di Friedman non è certo isolata e soprattutto negli ambienti universitari americani trova numerose adesioni e spazio per articolati dibattiti. Ethan Nadelmann, docente di Affari Internazionali presso la Princeton University, ha pubblicato sul Los Angeles Times il suo interessante punto di vista; l'articolo è poi è diventato punto di dibattito grazie alla ripublicazione fatta l'8 settembre 1989 sulle colonne dell'Herald Tribune. Anche le considerazioni di Nadelman muovono da una critica della strategia del presidente Bush: si vogliono "perseguire i consumatori occasionali, specie di marijuana, con una forza mai vista negli ultimi due decenni. Questo rappresenta una grossolana e costosa negazione della lezione offerta dalla storia delle droghe. Diciassette anni fa la Commissione Shafer, istituita dal Presidente Nixon, raccomando' la depenalizzazione della marijuana. Nello stesso anno la Commissione Le Dain del Governo canadese faceva la stesso cosa. 10 anni più tardi, un gruppo di studio costi

tuito presso l'Accademia delle Scienze giunse alla stessa conclusione. Negli undici Stati che nel corso degli anni'70 depenalizzarono la marijuana, i livelli di consumo sono stati equivalenti a quelli rilevati agli Stati che non depenalizzarono. Uno studio del 1988 di Michael Aldrich e Tod Mikuriya per il Journal of Psychoactive rivela che la legge di depenalizzazione in California abbia fatto risparmiare allo Stato mezzo miliardo di dollari che sarebbero stati necessari per le spese degli arresti. Nei Paesi Bassi, dove la cannabis è stata depenalizzata nel '78, il consumo tra i giovani è diminuito. Tutti i fatti dimostrano che prendere come obiettivo e punire i consumatori di marijuana non solo è stupido ma anche costoso, controproducente ed immorale (...). Sembra che più polizia e prigioni siano la risposta principale per i problemi di droga delle nostre città. Ancora una volta s'ignora la lezione della storia. Durante lo scorso decennio le spese per la repressione della droga sono grosso modo triplicate e

d il numero degli americani in prigione è raddoppiato. Le spese per la costruzione ed il mantenimento del sistema carcerario rappresentano la voce in più rapida crescita in numerosi bilanci (...) nonostante quest'incremento nella repressione molti aspetti del problema droga nelle città statunitensi stanno peggiorando.(...) Il Governo ha bisogno di minare la vitalità del mercato illegale di droga e di abbattere le distorte strutture d'incentivazione che adescano tanti ragazzi nelle nostre città iniziandoli al mondo della droga. Decenni di tentativi per ottenere questo con misure penali che hanno provocato il fallimento di tale approccio. L'unica soluzione è ora una politica controllata di legalizzazione della droga. il Governo deve regolamentarla e sottoporla a tassazione, ma deve anche rendere più disponibili le droghe più pericolose per quegli adulti che ne vogliano fare uso. Non esiste altro modo per allontanare i trafficanti da questo tipo d'affari.".

Alla luce di quanto sopra a noi sembra di poter prendere in considerazione anche la particolare posizione sostenuta dal Prof. Francis Caballero, docente di diritto penale all'Università di Parigi, che dalle pagine di Liberation (9 novembre 89) ha sostenuto la necessità di creare un monopolio delle droghe: "Gli effetti perversi del connubio proibizione-repressione sono divenuti inquietanti. Sul piano sociale la proibizione ingrandisce la criminalità e la delinquenza. Il prezzo imposto dagli spacciatori, 100 dollari per ogni grammo d'eroina, porta in effetti i tossicodipendenti a commettere molti reati: furti, svaligiamenti, scassi di farmacie, prostituzione. Sul piano giuridico la repressione minaccia la libertà. Incapace di fermare se non il 10 per cento delle sostanze in circolazione, si manifesta adottando misure sempre più lesive del diritto comune (...). Su piano sanitario la repressione aumenta la pericolosità dei prodotti (...), l'emarginazione dei tossicodipendenti li porta a dei comportamenti d

isastrosi, come lo scambio delle siringhe (...). Per quel che ci riguarda noi consigliamo una legalizzazione controllata affidata a dei monopoli di produzione e di distribuzione e fondata sull'idea del 'commercio passivo'. Tali monopoli sono d'altronde previsti dal diritto internazionale per il commercio degli stupefacenti per uso medico (...). Non si può mettere sullo stesso piano un sistema che priva la delinquenza di parte dei suoi ricavi ed un altro che la favorisce lasciandola impunita. Ricordiamo che il traffico degli stupefacenti è secondo i penalisti, un crimine senza vittime. A differenza delle vittime del furto e dell'omicidio, il 'consumatore' non denuncia mai il venditore: questo è un dettaglio che cambia tutto.".

La sensazione che i tempi siano maturi per una politica antidroga che non sia necessariamente repressiva trova conferma anche in un articolo del quotidiano inglese The Independent che molto semplicemente ha scritto (8 settembre 1989): "Sebbene il Presidente Bush abbia scelto l'opzione più popolare di un'ulteriore crociata contro gli spacciatori ed i consumatori di droga, sta prendendo piede l'opinione che quello della depenalizzazione sarebbe un approccio migliore.".

IL COLLOQUIO INTERNAZIONALE SULL'ANTIPROIBIZIONISMO

Il primo ottobre '88 si è svolto a Bruxelles presso il Parlamento Europeo un importantissimo "Colloquio internazionale sull'antiproibizionismo" organizzato dal Coordinamento Radicale Antiproibizionista.

Numerosi gli interventi significativi, tra questi quello di Peter Reuter della Rand Corporation di Washington, il massimo istituto americano per lo studio dei fenomeni sociali legati alla criminalità: "La politica degli Stati Uniti appare inefficace e costosa (...) la legalizzazione dell'uso e delle vendite della droga, che è il più drammatico cambiamento di politica sociale possibile in materia di stupefacenti, ha improvvisamente attratto molto interesse (...) se la Storia ci ha insegnato qualcosa, è certamente lo scetticismo sull'efficacia della repressione come metodo per controllare il traffico di droga.Rispetto alla droga il Paese non combatte una guerra, piuttosto deve confrontarsi con problemi sociali cronici (...) l'immagine di una guerra contro la droga, un luogo comune nei discorsi governativi ad ogni livello, è fuorviante: provoca vaghezza, l'impressione di facili vittorie e la ricerca di nemici".

Sempre nel Colloqui di Bruxelles Josè Luis Diez Ripolles, docente di Diritto Penale presso l'Università di Malaga e famoso per i suoi studi sulle legislazione penale e la droga, ha sostenuto: "Io condivido la diffusa opinione che il fenomrno della droga può essere affrontato con successo solo nel quadro di una politica che ne integri tutti gli stadi, dalla produzione o coltivazione fino al consumo. Relativamente al modo con cui è possibile influenzare tutto questo processo , ritengo che la politica repressiva che è stata seguita fino ad oggi, a parte ogni altra obiezione, abbia dimostrato chiaramente il proprio fallimento (...) mi sto "limitando meramente a riportare una sensazione comunemente diffusa negli ambienti legali europei e nei vari livelli dell'amministrazione spagnola (...) è ovvio che oggi il problema della droga non sta tanto nei danni provocati dal consumo, ma piuttosto dall'emergenza causata dalle potenti organizzazioni che trafficano in droga, che influenzano, o che stanno per influenzare,

le organizzazioni istituzionali di molti paesi e persino lo stesso mondo democratico nella sua totalità".

Nell'ambito dello stesso Colloquio di Bruxelles è intervenuto Peter Cohen, docente di sociologia all'Università di Amsterdam, che ha illustrato il senso dell'esperienza attuata in Olanda. "L'esperienza olandese sulla droga, così come la intendono gli stranieri, è solo un esempio di atteggiamento molto più generale verso alcune forme di devianza, in particolare nella città di Amsterdam. Potremmo definire questo atteggiamento pragmatismo sociale" ha dichiarato Cohen, "fino a che il comportamento di un certo gruppo non danneggia in particolar modo gli altri del gruppo è lasciato a se stesso e qualche volta aiutato da istituzioni di assistenza specializzata (...).

Per riassumere, la politica olandese per la droga e' solo una delle applicazioni di un principio piu' generale di amministrazione sociale caratterizzato principalmente da:

1) la massima riduzione possibile dalle sanzioni penali;

2) la creazione di istituzioni sanitarie specializzate accessibili al maggior numero possibile di utenti potenziali;

3) il minimo ostracismo sociale supportato dallo stato verso i gruppi devianti, e

4) una base economica ragionevole per tutti i cittadini, a prescindere dalla loro condizione sociale o livello di devianza".

Gli interventi che a Bruxelles hanno maggiormante colpito sono stati quelli che specificatamente hanno trattato la prospettiva antiproibizionista ed in special modo le quattro tesi illustrate dal filosofo Ferdinando Savater, dal Prof. Thomas Szaz e dalla criminologa Marie Andrée Bertrand.

Le convinzioni del filosofo Savater muovono da nuove tesi che seppur da noi non tutte pienamente condivise, rappresentano importanti punti di riflessione: tutte le società hanno conosciuto l'uso della droga, vale a dire di sostanze o di pratiche fisiche che alterano la normale percezione della realtà, la storia della droga è tanto lunga quanto quella dell'umanità e scorre parallela ad essa; la società contemporanea è basata sull'esaltazione dell'individuo, il 'diritto giuridico dell'habeas corpus' si deve estendere a tutti gli aspetti della libera disponibilità dell'individuo del suo corpo, dei suoi esperimenti con se stesso, la vita non è e non dev'essere altro che un grande esperimento, incluso quello della propria distruzione; in una società democratica è ingiusto proibire, la droga come l'eterodossia politica o religiosa, la pornografia come i gusti alimentari, quando ciò avviene è perchè lo stato assistenziale vuole determinare il meglio della nostra salute avendo perso il controllo nel campo polit

ico, religioso, artistico ecc.; il pericolo della droga poggia sulla sua proibizione, nella sua adulterazione, nella mancanza d'informazione su di essa, nelle attitudini anomale che suscita di fronte al conformismo, al gangsterismo che gira attorno, all'ossessione di curare; la persecuzione contro la droga è una deviazione della persecuzione religiosa perchè oggi la salute fisica è il sostitutivo laico della salvezza spirituale, la società esiste per aiutare gli individui a realizzare i loro desideri e rettificare i loro errori (i drogati che intendono abbandonare la loro mania devono essere aiutati allo stesso modo di chi divorzia, di chi intende cambiare il proprio sesso ecc.), non per immolarli punitivamente agli idoli della tribu'; non è possibile far equivalere la depenalizzazione delle droghe alla legalizzazione del crimine perchè questo ha come primo obiettivo il danno altrui a proprio beneficio, mentre nessuna droga è di per se stessa un male ma può diventarlo per il suo uso; il danno alla salute pub

blica è il principale argomento contro le droghe (sono possati in secondo piano i motivi di condanna morale), un attivo sforzo politico degli Stati in un campo che beneficia di reputazione unanime sarà un utile alimento demagogico; la ragione della diffusione della droga tra i giovani è la proibizione stessa (naturalmente la disoccupazione e l'abbandono dei giovani favoriscono questa come qualsiasi altra forma di delinquenza), ma la necessità di proteggere gli adolescenti da manovre spregiudicate non giustifica il trattare tutta la popolazione cose se fosse un giardino d'infanzia; la società ritiene che nessuno possa essere libero di fronte alla droga e pertanto il modo di garantire la salute morale del popolo è quello di eliminare l'occasione del peccato, questi sono moralismi che dimostrano disprezzo per la libertà umana. Le conclusioni di Savater sono semplici: "Il compito dello Stato non può essere che quello d'informare nella misura più completa e razionale su ciascuno dei prodotti, controllarne l'elab

orazione e quantità ed aiutare coloro che lo desiderano o si vedono danneggiati da questa libertà sociale. Sarà necessario diffondere internazionalmente la tesi della depenalizzazione e cercare di adottare misure congiunte." Thomas Szasz è docente di psichiatria all'Università di Stato di New York ed e' autore tra l'altro di un libro molto discusso negli anni '70: Il mito della droga, Feltrinelli 1977. Egli ha iniziato il suo intervento citando Thomas Jefferson (1782): "Se il Governo ci prescrivesse le medicine e le diete, il nostro corpo sarebbe come la nostra anima. Così in Francia una volta l'emetico è stato proibito come medicina e la patata come genere alimentare.". Szasz dopo aver precisato che la parola droga fa parte del vocabolario scientifico ed attualmente è stata inserita nel vocabolario politico, ha sostenuto che la guerra alla droga rappresenta "una nuova variante dell'antica passione dell'umanità di purificare se stessa dalle impurità, inscenando drammi di persecuzione dei capri espiatori (

...). E' un grave errore considerare gli attuali controlli della droga come li considerano molte persone e come vogliono farceli vedere coloro che ce li propongono, ossia come se fossero simili alle misure che si adottano per evitare la febbre. Invece di assomigliare a controlli basati su considerazioni obiettive tecnico scientifiche, somigliano alla proibizione di sostanze il cui controllo si basa su considerazioni religiose o politiche". Szasz osserva dunque che "le politiche dei proibizionisti della droga danno origine ad una vasta serie di opportunità e di opzioni esistenziali ed economiche altrimenti non disponibili. Per i membri delle classi alte e medie la guerra alla droga fornisce le opportunità per conquistare l'autostima, il riconoscimento pubblico della benevolenza, il significato della vita, il lavoro, il denaro (...). Senza dubbio le droghe influenzano il corpo e la mente nel bene e nel male. Per questo motivo abbiamo bisogno di associazioni volontarie private, o del Governo come alcuni sisteng

ono, che ci proteggano dai pericoli dell'eroina, del sale e delle diete ingrassanti. (...)

Purtroppo la guerra alle droghe ha offerto, e continua ad offrire, all'uomo moderno ciò che egli sembra desiderare ardentemente: la sua falsa compassione e la vera coercizione, la pseudo-scienza ed il paternalismo reale, malattie immaginarie e trattamenti metaforici, politiche opportunistiche e false ipocrisie. E' triste constatare come una persona che conosce la storia, la farmacologia, la lotta dell'uomo per l'autodisciplina, il bisogno umano di rifiutarla, la sostituisca con la sottomissione ad un'autorità paternalistica coercitiva, ignorando la conclusione che la guerra alle droghe sia semplicemete un altro capitolo della storia naturale della stupidità umana.".

Mariè Andrée Bertrand, docente di criminologia all'Università di Montreal e consulente del Governo canadese, muove le sue convinzioni antiproibizioniste partendo da una tesi di fondo sviluppata in anni di ricerche: "l'uso del diritto penale nel caso di crimini senza vittime è inefficace, comporta procedimenti contrari al diritto della persona (ispezioni, perquisizioni senza mandato, delatori, agenti infiltrati) ed è sempre arbitrario poichè gli abituali strumenti di rilevazione sono inadeguati e soltanto una frangia ingenua o sprovveduta è soggetta alla repressione.". La Bertrand è convinta che "il costo della proibizione, più esattamente i costi, sono enormi: costi sociali, morali, economici; gli Stati vi sperperano il proprio onore ed i fondi pubblici, e tali fondi sono sproporzionati rispetto all'improbabile e minima efficacia della legge (...). La funzione pedagogica del diritto penale, che deve ricordare ai cittadini i valori più importanti per la comunità sociale, risulta deviata dall'inclusione, a ca

saccio, nella stessa legge, di sostanze a nocività molto variabile e di comportamenti di gravità estremamente diversa; i provvedimenti sulle droghe prevedono ancora in molti Paesi pene severe che arrivano sino alla detenzione per atti privi di reale gravità nei confronti di altre persone (...).". Queste scelte secondo la criminologa canadese hanno creato altissimi costi di applicazione delle leggi ed hanno comportato "la creazione di reparti speciali di polizia, hanno sovraccaricato i tribunali, le prigioni, i servizi di cura"; occorre dunque "instaurare, in luogo della proibizione che ha dato prova d'inefficacia ed effetti perversi, un sistema autorizzatorio, un sistema statistico sull'approvvigionamento, per la qualità e la quantità delle droghe oggi vietate. Spetta alla comunità sociale il compito di farsi carico della corretta informazione sulle droghe, di far cessare le disinformazione, di creare i controlli ritenuti adeguati, come nel caso della sigaretta e dell'alcool, e di conservarne il dominio piut

tosto che lasciare tale potere nelle mani di funzionari internazionali e di corpi di polizia.".

IL COMMENTO DE 'IL POPOLO'

A fronte di un dibattito così ricco e stimolante non si può rimanere indifferenti, ma c'è anche chi lo aveva liquidato in partenza. E' questo il caso de il Popolo che in modo molto secco ha scritto (12 luglio 1988): "Ora che l'Economist e certo establishment finanziario internazionale, disturbato nei suoi business, si sono convertiti alla liberalizzazione, non li fermerà più nessuno. Convinti di essere più libertari ed europei si assesteranno su questa ultima spiaggia che è arida, triste, colma di detriti e vuota di grida come uno dei tanti finali di un film di Ferreri.".

LA LEGISLAZIONE STATUNITENSE

Molta parte della politica antidroga del nostro Governo è stata 'importata' degli Stati Uniti che hanno dichiarato di voler sconfiggere sul loro territorio il fenomeno droga entro il 1993. Come la politica, anche il disegno di legge della maggioranza ha cercato di trovare oltre Oceano spunti validi anche nel nostro Paese.

Pur non condividendone nè lo spirito nè l'impostazione, riteniamo molto interessante proporre un breve sunto della legge americana per sottolineare l'estrema coerenza di questa e per dimostrare, al di là di ogni convincimento politico, come di fronte ad un provvedimento di questa natura sia essenziale prevedere congrui stanziamenti e centri decisionali che riducano al minimo il conflitto delle competenze e che evitino al massimo la dispersione burocratica. Noi riteniamo che nessuno abbia fatto i conti attuariali per stimare esattamente il costo della legge che stiamo discutendo. "Stupisce che in Italia nel discutere la nuova legge sulla droga" ha scritto Guido Neppi Modona (La Repubblica, 21 settembre 89), "non vengono tenuti minimamente in considerazione gli aspetti finanziari ed organizzativi che in America sono stati al primo posto nella negativa valutazione riservata alla strategia dell'amministrazione Bush. Si ha l'impressione che in Italia si stia svolgendo un dibattito astratto ed ideologico, disc

utendo di principi che non potranno mai trovare applicazione, senza preoccuparsi dei costi e degli effetti dell'amministrazione sulla giustizia.".

Il 22 ottobre 1988 il Congresso degli Stati Uniti d'America ha approvato la legge contro la droga che, sommariamente, prevede quanto segue.

COORDINAMENTO DELLA POLITICA NAZIONALE ANTIDROGA

Viene istituito presso l'Ufficio Particolare del Presidente l'Ufficio per la politica nazionale contro la tossicodipendenza. Il Presidente nomina il Direttore e due vicedirettori che, dopo essere stati ratificati dal Senato, devono elaborare la strategia nazionale contro la droga, fornire indicazioni al Consiglio Nazionale per la Sicurezza, indirizzare il Presidente sull'organizzazione degli enti federali preposti alla lotta alla droga.

Il Presidente, che entro il 1 febbraio di ogni anno deve presentare al Congresso una relazione sulla strategia nazionale antidroga, nomina anche un direttore aggiunto responsabile dell'ufficio per gli affari statuali e locali per il controllo dell'abuso di droga. Il direttore dell'Ufficio ogni anno redige un bilancio consolidato motivando le varie voci. Per l'anno 1989 vengono stanziati per tali ragioni 3 milioni e mezzo di dollari.

Vengono soppressi il Consiglio Nazionale per la politica e la lotta contro la droga, il Sistema Nazionale per i controlli doganali sui narcotici, e l'Ufficio della Casa Bianca per la politica contro l'abuso degli stupefacenti.

PREVENZIONE E CURA

Per il 1989 viene stanziata la somma di 1 miliardo e mezzo di dollari per l'alcolismo, la tossicodipendenza e la salute mentale distribuiti ai vari Stati sulla base della valutazione di due fattori: popolazione a rischio e gettito fiscale dello Stato. Può essere autorizzata la costruzione di nuove strutture o l'ammodernamento ovvero l'ampliamento di quelle esistenti solo se uno Stato dimostra l'insufficenza delle strutture già esistenti. Nel contesto dei finanziamenti per la cura dei soggetti che assumono la droga per via endovenosa, viene tenuta presente la priorità che va data ai malati affetti da AIDS e ad i corsi necessari per la preparazione del personale medico e paramedico. Si possono utilizzare stanziamenti per la distribuzione di siringhe sterili destinate ai tossicodipendenti.

Annualmente il 10 per cento dei fondi assegnati sotto forma di trasferimenti non vincolati viene destinato a favore delle donne con particolare riguardo a quelle in stato di gravidanza o con figli a carico.

Chi svolge programmi terapeutici per i tossicodipendenti deve dare comunicazione allo Stato quando è stato svolto il 90 per cento del programma in modo da consentire, entro sette giorni, l'ammissione di nuovi soggetti.

Il Ministro della Sanità può negare i finanziamenti allo Stato che non conceda i prestiti necessari per il reperimento di case alloggio per la riabilitazione dei tossicodipendenti o degli alcolizzati.

Viene istituito l'Ufficio per la prevenzione delle tossicodipendenze ed a tal fine vengono stanziati 95 milioni di dollari, altri 100 milioni di dollari sono stanziati per enti ed organizzazioni private senza fini di lucro per ridurre le liste d'attesa presso i centri di cura per tossicodipendenti.

Al Ministro della Sanità viene affidato il compito di finanziare i progetti d'educazione, di prevenzione e cura dell'alcolismo e della tossicodipendenza a favore di donne in stato di gravidanza o puerpere.

Vengono stanziati 14 milioni di dollari per gli anni 1989-1992 per la costruzione o la ristrutturazione di case accoglienza o strutture semiresidenziali destinate a giovani indiani; con le comunità indiane potranno essere stipulati contratti per la sistemazione di centri terapeutici regionali.

Vengono stanziati 45 milioni di dollari per gli anni 198991 per i centri d'assistenza dei veterani che fanno abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti.

E' prevista una pena di tre anni di reclusione per chiunque fornisca senza ricetta medica un qualsiasi steroide anabolico; nel caso di distribuzione a minori la pena è raddoppiata.

Salve le eccezioni della legge federale, il nitrito di butile è da considerarsi una sostanza pericolosa e vietata.

Viene infine istituita un'Unità operativa federale per attuare un programma di raccolta e smaltimento dei rifiuti pericolosi prodotti da laboratori illegali.

EDUCAZIONE IN MATERIA DI ABUSI DI STUPEFACENTI

350 milioni di dollari vengono stanziati per il 1989 a favore della legge contro la droga nella scuola e nelle comunità; altri 16 milioni di dollari sono stanziati per l'aggiornamento del personale scolastico; un milione di dollari viene stanziato per programmi di prevenzione prescolastici.

15 milioni di dollari sono stanziati per il 1989 a favore di enti ed organizzazioni senza fini di lucro che possano prevenire e limitare l'aggregazione dei giovani in bande dedite ad attività correlate alla droga.

Altri 15 milioni di dollari per il 1989 serviranno a finanziare interventi a favore dei giovani foggiti di casa ed a favore delle loro famiglie; è previsto lo sviluppo dell'attività educativa delle comunità che accolgono queste persone.

40 milioni di dollari per il 1989 saranno destinati agli Stati con trasferimenti non vincolati per lo sviluppo di programmi di attività rivolte ai giovani.

CONTROLLO INTERNAZIONALE DEL TRAFFICO DEGLI STUPEFACENTI

101 milioni di dollari per il 1989 vengono stanziati per programmi di controllo sul traffico internazionale degli stupefacenti.

L'ambasciatore degli USA presso l'OAS (Organizzazione degli Stati Americani) può avviare rapporti per l'allestimento di unità d'intervento e coordinamento internazionale; il segretario di Stato deve informare il Congresso su tali unità.

Il Segretario Generale deve informare il Congresso sugli interventi necessari per la riduzione e la repressione del traffico della cocaina.

Vengono stanziati 6 milioni e mezzo di dollari per l'addestramento di personale di enti di sicurezza stranieri impegnati in attività antidroga, per munire di misure difensive gli elicotteri forniti dagli USA a Paesi stranieri per la lotta alla droga, per forniture di armi, munizioni e strumenti a Paesi impegnati nella lotta alla droga purchè questi non si rendano responsabili di violazioni dei diritti dell'uomo.

15 milioni di dollari costituiscono uno stanziamento supplementare per il 1989 a favore della Colombia per la protezione dei magistrati, dei funzionari governativi e dei giornalisti schierati contro i narcotrafficanti.

Se il Presidente non è in grado di fornire al Congresso garanzie sufficienti su un determinato Paese che riceve i suddetti aiuti, deve sospendere i finanziamenti.

Il Dipartimento di Stato può fissare premi per informazioni sul traffico della droga che avviene al di fuori dell'USA.

Sulle suddette attività il Segretario Generale deve annualmente redigere una relazione.

Viene sospeso il passaporto a chiunque sia stato condannato da un tribunale federale o da un tribunale di stato per un reato grave connesso alla droga.

INTERVENTI SUL SISTEMA BANCARIO INTERNAZIONALE

Il Ministro del Tesoro, attraverso negoziazioni con i Ministri delle finanze di altri Stati, deve istituire un ente internazionale per i controlli valutari cercando di armonizzare le varie legislazioni in materia di operazioni di denaro contante e di repressione del reciclaggio; il Ministro deve inoltre operare con le banche straniere per reperire le prove su grossi movimenti finanziari partiti dagli USA. Se fossero ravvisate gravi responsabilità a carico di qualche Stato, la Presidenza può imporre sanzioni.

Le banche per il commercio con l'estero sono autorizzate a fornire finanziamenti per la vendita di servizi e beni militari, qualora il presidente ritenga questi necessari per la lotta alla droga condotta in quel Paese.

RESTRIZIONI PER I CONSUMATORI

L'affittuario di un alloggio pubblico che in questo, o nei pressi di questo, commetta atti criminosi legati alla droga, sarà sfrattato.La stessa misura sarà presa anche nei confronti dell'affittuario che ospiti una persona soggetta alla sua responsabilità che commetta i suddetti atti.

Vengono stanziati 8 milioni e 200.000 dollari per il 1989 a sostegno della lotta contro la criminalità portata avanti nell'ambito dei progetti di edilizia pubblica.

Tutti coloro che ricevono servizi federali per un valore superiore a 25.000 dollari, devono dichiarare la loro disponibilità a creare un ambiente di lavoro libero dalla droga e devono avvertire tutti dipendenti del divieto di utilizzare o cedere sul posto di lavoro sostanze soggette a controllo: la violazione di tale divieto comporta il posto di lavoro.

Il pagamento degli appalti è sospeso per l'impresa che non svolge tali attività; se ciò si protrae per 5 anni, l'impresa non potrà più partecipare ad appalti federali.

Il datore di lavoro può pretendere che il dipendente che faccia uso di sostanze stupefacenti si sottoponga ad interventi di cura e riabilitazione.

Le agevolazioni federali (sovvenzioni, prestiti, licenze professionali o commerciali ecc.) possono essere negate dal Tribunale a coloro che sono condannati per spaccio di sostanze stupefacenti; la sospensione è fino a 5 anni la prima volta, fino a 10 la seconda, permanente dopo la terza.

Le sanzioni possono essere sospese se il condannato porta a termine un programma controllato di riabilitazione.

USO IMPROPRIO E TRAFFICO DI SOSTANZE CHIMICHE

Il Ministro per la giustizia ha il potere di controllare i registri delle aziende chimiche che dovranno essere conservati per quattro anni se si tratta di operazioni con sostanze chimiche primarie, per due anni se si tratta di prodotti chimici essenziali. Nei confronti di chiunque il Ministro può vietare l'importazione o l'esportazione di una sostanza chimica se si sospetta che questa sia destinata alla produzione di sostanze soggette a controllo.

Per la violazione di quanto sopra è prevista una pena fino a 10 anni.

CONFISCA

Viene istituito un fondo speciale, di competenza del Ministero del Tesoro, per coprire le spese necessarie per la gestione dei beni sequestrati nell'ambito delle attività antidroga svolte dal Ministero della Giustizia. Detto fondo può essere anche utilizzato per costituire premi destinati a chiunque dia informazioni valide per la lotta alla droga. Il fondo viene rinnovato attraverso i ricavati dei beni confiscati.

CONTROLLI STATUALI E LOCALI SULLA DROGA

Presso il Ministero della giustizia viene istituito un Ufficio per l'assistenza giuridica per la concentrazione delle risorse nella lotta alla droga e per migliorare il funzionamento degli apparati giudiziari. A tal fine sono stanziati 275 milioni di dollari per il 1989, 350 milioni di dollari per il 1990 e 400 milioni di dollari per il 1991.

FINANZIAMENTI SUPPLEMENTARI PER MISURE ANTIDROGA

Sono stanziati 12 milioni e 300.000 dollari a favore del Servizio per la cittadinanza e l'immigrazione, 10 milioni e 700.000 dollari a favore dell'Ufficio alcoOlici, tabacchi ed armi da fuoco al fine di aumentare l'organico di 244 unità per intensificare la lotta alla criminalità, 60 milioni per un potenziamento della Centrale antidroga (DEA), 30 milioni per l'FBI, 21 milioni e mezzo per le attività di sequestro e confisca dei beni e per la protezione delle strutture giudiziarie federali, 52 milioni e 400.000 dollari per le spese dei Procuratori del Ministero della giustizia e per la polizia di frontiera, 200 milioni di dollari per il fondo edile del sistema penitenziario federale, 21 milioni e mezzo a favore dei detenuti, 440 milioni per la polizia doganale e 200 milioni per le guardie costiere.

RICICLAGGIO DEL DENARO

E' vietato alle istituzioni finanziarie emettere o vendere asssegni bancari, assegni circolari, assegni di viaggio o vaglia per un valore superiore a 3.000 dollari a qualunque persona (tranne ai clienti).

Il Ministero del Tesoro può chiedere ad ogni istituzione la conservazione di ogni documento necessario per prevenire qualunque evasione da parte delle istituzioni finanziarie.

Gli istituti assicurati che trasgredissero una disposizione del Ministero sono punibili con una ammenda nonsuperiore ai 10.000 dollari.

DIVIETO DI ARMI DA FUOCO

Chi cede una arma da fuoco sapendo che sarà usata per commettere un atto di violenza o di traffico degli stupefacenti sarà punibile con la reclusione fino a 10 anni di reclusione .

Il Ministero della Giustizia elaborerà un sistema per identificare i pregiudicati che acquistano un'arma e lo metterà a disposizione anche dei mercanti di armi per verificare se il potenziale acquirente sia stato condannato per un reato grave.

Chi detiene o introduce in una struttura federale un'arma da fuoco è punito con un anno di reclusione e/o una pena pecunaria.

SICUREZZA DEL SISTEMA NAZIONALE DELLE FORESTE

E'previsto uno stanziameto di 10 milioni di dollari per la formazione del personale del Servizio Forestale per potenziare la repressione del consumo e della produzione di stupefacenti.

Al personale è data la possibilità si svolgere indagini e applicare leggi anche al di fuori del territorio del Sistema Nazionale delle Foreste.

ALTRE SANZIONI PENALI

Sono previste sanzioni penali, fino alla reclusione a 10 anni, per reati contro la vita umana commessi nella fabbricazione di una sostanza soggetta a controllo; fino a venti anni per la detenzione di crack;l'ergastolo per i soggetti condannati già tre volte per reati connessi al traffico della droga; fino a venti anni per reati di droga commessi dentro il carcere; sanzione amministrativa fino ai 10.000 dollari per i pregiudicati che vengono trovati in possesso di modiche quantità di droga per uso personale.

PENA DI MORTE

E' punito con la pena di morte chi, partecipando ad una associazione a delinquere connessa ad un reato grave connesso alla droga, uccide con dolo, istiga a, ordina o cagiona l'uccisione intenzionale di una persona. Al condannato sarà inflitta una pena di almeno 20 anni, l'ergastolo o, appunto la pena di morte. Le stesse pene sono inflitte a chi mentre commette l'atto di favoreggiare il reato oppure nell'atto di sottrarsi alla cattura uccide con dolo, cagiona o istiga ad uccidere un agente. Se il colpevole si confessa tale per i reati sopracitati sarà adottata un procedimento particolare per stabilire la pena da imporre. Il giudice e la giuria devono considerare tutte le circostanze aggravanti e le attenuanti : se le prime prevarranno sulle altre di potrà esprimere la richiesta della pena di morte: in caso contrario si deciderà la pena da infliggere.La pena di morte è esclusa per i minorati psichici. Sulle decisioni di applicare la pena di morte non devono influire considerazioni sulla razza, il credo re

ligioso, il colore, la nazionalità di origine il sesso. Gli imputati che non hanno la possibilità di pagarsi un difensore hanno diritto ad un difensore d'ufficio. Il giudice è autorizzato a concedere alla difesa la possibilità di rivolgersi ad investigatori ed a richiedere perizie ed a farsi carico delle spese se crede necessarie queste ulteriori indagini. L'uficio di Contabilità generale è incaricato di studiare l'onere finanziario delle spese per l'applicazione della pena di morte.

MISURE A FAVORE DELL'AMMINISTRAZIONE FEDERALE DELL'AVIAZIONE

L'Amministrazione federale dell'aviazione (FAA) viene incaricata di cambiare le regole per l'immatricolazione degli aerei privati per evitare che siano intestati a persone inesistenti o con indirizzi falsi: dovrà essere elaborato un sistema di facile e tempestiva comunicazione. Le violazioni di norme relative all'immatricolazione ed al diritto di proprietà saranno punite con ammende fino ai 15.000 dollari e/o con la reclusione fino a tre anni. Se a questi reati si aggiunge l'aggravante del trasporto di merci sogette a controllo l'ammenda arriva fino a 25.000 dollari e la reclusione arriva fino ai cinque anni.

GIUSTIZIA E CRIMINALITA' MINORILE

E' istituito un Ufficio per la giustizia e la prevenzione minorile ed un comitato coordinatore esaminerà i motivi per cui i minori entrano in queste strutture e dovra' studiare eventuali miglioramenti da attuare all'interno di essi. Il responsabile governativo per la giustizia minorile presenterà ogni anno una relazione al Congresso sullo stato di questa istituzione. Il responsabile governativo ha la possibilità di stipulare contratti con enti pubblici o privati per interventi di assistenza o prevenzione o per promuovere comunità alternative al carcere.

CARCERE, LIBERTA' VIGILATA, SCARCERAZIONE PREVENTIVA

Gli istituti di libertà vigilata, della scrcerazione preventiva e della scarcerazione controllata sono revocati per chi venga trovato in possesso di sostanze soggette a controllo. Per i reati commessi entro il 1 gennaio 1989 viene introdotta una clausola per ottenere la libertà vigilata per cui il condannato si astenga dall'assunzione di qualsiasi sostanza vietata e si sottoponga ad un controllo antidroga ogni 60 giorni. Il Congresso esaminerà la relazione del Comitato Speciale per la revisione delle sentenze capitali in base alle norme dell'habeas corpus. Il presidente della commissione giustizia del Senato enro 15 giorni dalla presentazione dovrà presentare un provvedimento di emendamento sull'habeas corpus.

ETICHETTATURA DELLE BEVANDE ALCOLOCHE E GUIDA IN STATO D'EBBREZZA

Entro dodici mesi dall'entrata in vigore della legge sarà obbligatorio scrivere sulle etichette delle bevande alcoliche che sono dannose alle donne in gravidanza per malformazioni che possono causare al nascituro, che possono compromettere la capacità di guidare. Chiunque trasgredisce questa legge sarà punibile con una sanzione civile fino a 10.000 dollari. E' previsto uno stanziamento di 125 milioni di dollari per gli anni 1989-1991 per un programma pilota sulla prevenzione della guida in stato di ebbrezza. Vengono stanziati 5 milioni di dollari per un programma volto alla sensibilizzazione dei candidati all'esame di guida perchè si sottopongano al test antidroga.

STANZIAMENTI SUPPLEMENTARI

Si prevedono stanziamenti supplementari in bilancio per l'anno finanziario che finisce il 30 saettembre 1989 di 961,4 milioni di dollari in autorizzazioni di bilancio e 500 milioni in uscite di cassa. Le uscite si suddividono nelle seguenti voci: Ministeri del Commercio, Giustizia e Stati 205 milioni; Ministeri Lavoro, Sanità e Istruzione 242 milioni;programmi di lotta contro la droga del ministero dell'Agricoltura 5 milioni; Ministero dei trasporti, in particolare guardia costiera, 24 milioni, Ministero del tesoro e servizi postali, in particolare programmi dei servizi doganali e dell'ufficio alcolici, tabacchi e armi fuoco, 20 milioni di dollari.

(Continua nel testo n.987)

 
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