di Tom WickerSOMMARIO: Gli effetti della "Guerra alla Droga" sul sistema giudiziario criminale degli Stati Uniti
(The New York Times, martedì 26 dicembre 1989)
Denunciando coloro che propugnano la "legalizzazione" delle droghe, William Bennett ha attaccato violentemente anche gli "intellettuali", in particolare gli "intellettuali liberali", per aver criticato i suoi metodi repressivi di affrontare la cosiddetta "guerra alla droga".
L'opposizione di questi intellettuali, ha scritto l'iracondo Zar della droga dell'amministrazione Bush sul Washington Post, "in parte è basata su una generale ostilità verso l'applicazione della legge e la giustizia penale".
Che sciocchezza. Nessuno è contrario all'applicazione delle leggi a parte i delinquenti e nemmeno Bennett accusa ancora gli "intellettuali" di essere dei delinquenti. In realtà pochi fanno di più per paralizzare il sistema giudiziario criminale di quanto non faccia proprio lo stesso Zar, con un programma rigidamente focalizzato a mettere in prigione consumatori di droga, produttori, spacciatori, possessori, capibanda e tossicodipendenti senza distinzione alcuna.
Non ascoltate solo le mie parole. Sentite cosa ha detto Fulwood, capo della polizia di Washington, dove Bennett ha promesso un impegno speciale: "L'approccio di Bennett è completamente sbagliato... Non mandatemene di più [poliziotti]... Fate in modo che sia possibile avere un posto in un centro terapeutico per chiunque ne abbia bisogno."
In un'intervista al Washington Post il Capo Fulwood ha aggiunto: "Cominciamo a educare i nostri bambini fin da prima dell'asilo con una massiccia campagna didattica sull'abuso di sostanze."
Invece Bennett è fissato sul mettere in galera la gente, un modo di affrontare le cose che Fulwood ha definito "perdere il treno". Egli sa che i suoi uomini, durante il 1988, hanno arrestato a Washington 42.000 persone con effetti minimi sul tasso di crimine o sul problema droga.
Oppure consideriamo il caso del North Carolina, dove nel 1987 l'Assemblea Generale, per evitare sanzioni della Corte Federale, ha imposto un tetto di 17.460 detenuti nelle prigioni statali. Quando il tetto viene superato per 15 giorni di seguito i detenuti devono essere rilasciati per ridurre la popolazione carceraria.
L'imposizione del tetto ha coinciso con la generale crescita nazionale di carcerazioni legate alla droga. Un risultato, riportato dal Charlotte Observer dell'11 dicembre: nel mese di novembre la commissione per la libertà provvisoria sulla parola del North Carolina ha rilasciato quasi 17.000 detenuti in confronto ai soli 7.983 del 1983. Inoltre, nel 1988, il 18.3 percento dei rilasciati hanno violato la libertà provvisoria, rispetto al 9.9 percento del 1986.
I trasgressori delle leggi sulla droga sono un elemento fondamentale del problema, ma se la stanno cavando ancora meglio. Nel 1985 i condannati per droga avevano scontato in media il 43 percento della loro pena prima di uscire in libertà provvisoria; quest'anno i condannati per reati di droga sono stati rilasciati dopo aver scontato in media il 31 per cento della condanna ricevuta.
E' LA "GUERRA ALLA DROGA" DI BENNETT CHE MINACCIA IL SISTEMA GIUDIZIARIO CRIMINALE
Costruire più prigioni? Agli inizi dell'anno il North Carolina ha stanziato a questo scopo 150 milioni di dollari; ma The Observer ha riportato che questi fondi basteranno solo per lo spazio aggiuntivo necessario per ospitare la popolazione carceraria attuale.
E questo non è il problema di un singolo stato. Secondo stime del National Council on Crime and Delinquency la guerra contro la droga "sommergerà" il sistema carcerario statale entro cinque anni, portando ad un tasso di crescita media della popolazione carceraria del 13 percento, e cioè un'aggiunta di circa 460.000 detenuti, per un totale di 1.13 milioni entro il 1994. A un costo annuo medio di mantenimento di ogni detenuto pari a 25.000 dollari, e a un costo edificativo di 50.000 dollari a cella, gli stati avranno bisogno di 35 miliardi di dollari per costruire le prigioni entro i prossimi cinque anni.
Il Presidente Bush e Bennett hanno chiesto agli stati di mettere insieme dai 5 ai 10 miliardi di dollari per l'edificazione di nuove carceri. Hanno terribilmente sottovalutato il costo reale che la loro guerra imporrà agli stati, e non hanno offerto di provvedere a nessuna parte dei fondi.
Come nel North Carolina, la guerra contro la droga non farà aumentare solo la popolazione carceraria, ma anche il tasso di violazioni delle libertà provvisorie. Dal 1970 al 1986 lo spaccio e il possesso di droga hanno provocato il 10 percento degli ingressi nelle prigioni statali. In molti stati, ha rilevato il N.C.C.D., gli arresti per questi reati rappresentano oggi dal 20 al 30 percento delle condanne di detenzione; in Florida, ad esempio, le incarcerazioni per droga sono salite dal 15 percento del totale nel 1985 al 35 percento alla fine del 1988.
Dal 1977 al 1987, inoltre, i dati del Dipartimento di Giustizia indicano un aumento del 38.4 percento di trasgressori della libertà provvisoria ritornati in prigione. Secondo le stime del N.C.C.D., quasi una persona su tre tra quelle che entrano oggi in una prigione statale è un trasgressore della libertà provvisoria.
Bennett non è responsabile di questi passati incrementi. Ma ci si può comunque domandare chi stia davvero minacciando la giustizia penale in America: se ignoti intellettuali che mettono in dubbio l'efficacia della carcerazione di così tanti colpevoli di reati sulla droga, oppure un cosiddetto Zar della droga la cui miope guerra affollerà e soffocherà ancora di più le prigioni statali?