Frederick B. CampbellSOMMARIO: L'autore afferma che la legalizzazione della droga non significa "arrendersi". Curare i tossicodipendenti è un problema medico e non di polizia. La legalizzazione ridurrebbe il numero degli spacciatori.
(The New York Times, 23/1/90)
L'ipotesi di legalizzare gli stupefacenti evoca immagini di crack smerciato a fianco delle edicole come le sigarette o di eroina venduta nei bar come il whisky. Idee del genere sono state rapidamente (e giustamente) associate all'arrendersi alla devastazione dell'uso di droga.
Ma la legalizzazione non deve affatto avere a che vedere con situazioni del genere. Al contrario, una liberalizzazione controllata con accuratezza potrebbe essere un elemento chiave di una strategia per mettere in crisi lo spaccio di droga. La legalizzazione non significa rendere le droghe legalmente disponibili per tutti.
L'obiettivo della legalizzazione dovrebbe essere di controllare meglio l'accesso alle droghe. La tossicodipendenza sarebbe ritenuta come una malattia e gli stupefacenti sarebbero resi legali per chi è afflitto da questa malattia.
Medici autorizzati avrebbero il permesso di distribuire la droga ai tossicodipendenti riconosciuti, e solo a loro, nello stesso modo con cui molte sostanze che provocano assuefazione sono ora legalmente prescrivibili a categorie specifiche di pazienti. Per i non dipendenti gli stupefacenti rimarrebbero illegali esattamente alla stessa maniera con cui oggi è perseguibile penalmente vendere o assumere sostanze che danno assuefazione senza prescrizione clinica.
Legalizzare non significa lasciare mano libera agli spacciatori. La strategia fondamentale di una legalizzazione controllata dovrebbe essere quella di privare gli spacciatori dei loro clienti fissi e più redditizi, e cioè i tossicodipendenti. Se questa strategia fosse portata a termine con successo ci sarebbero molti meno spacciatori perché un mercato più ridotto non potrebbe mantenerne lo stesso numero di oggi.
Nello stesso tempo la polizia e i responsabili dell'ordine pubblico potrebbero concentrarsi sulla riduzione delle disponibilità per i non dipendenti. (La cura dei tossicodipendenti è un problema medico e non di polizia).
La legalizzazione non dovrebbe funzionare in modo perfetto per avere effetti positivi.
Anche se alcuni tossicodipendenti continuerebbero a cercare la droga dagli spacciatori piuttosto che dai medici autorizzati, la legalizzazione controllata porterebbe enormi benefici se una percentuale sufficientemente ampia di tossici si rivolgesse ai centri autorizzati piuttosto che agli spacciatori, il cui numero andrebbe calando. Ci sarebbe quindi un calo parallelo dei crimini e della violenza legati all'economia sommersa dello spaccio. Inoltre, sulle lunghe distanze, meno spacciatori vorrà dire un numero inferiore di nuovi consumatori e quindi di meno tossicodipendenti.
La legalizzazione non aumenterà i problemi legati alla droga, ma li ridurrà.
Gli avversari della legalizzazione spesso enfatizzano tragedie cariche di contenuti emotivi, come quelle dei bambini nati da madri tossicodipendenti, che presentano frequentemente gravi tare fisiche e mentali. Ma questi avversari raramente pongono le questioni rilevanti.
Ad esempio, se le tossicodipendenti potranno trovare la droga da medici autorizzati, che prenderanno tutte le precauzioni possibili per non farle restare incinta, è plausibile che ci siano più "figli del crack"? O non ce ne sono forse di più nel sistema attuale in cui le tossicodipendenti non ricevono alcun aiuto o assistenza rispetto al controllo delle nascite?
La legalizzazione non condannerà i drogati all'oblio.
Una legalizzazione controllata sarà la via migliore per assicurare che i tossicodipendenti possano ricevere tutta l'assistenza possibili per uscire dalla droga. E' altamente improbabile che chiunque abbandoni l'uso di una sostanza che da' assuefazione, sia essa il tabacco, l'alcool, l'eroina o il crack, se non ha deciso lui o lei per primo di farlo.
Fino a quel momento, comunque, i tossicodipendenti vivranno meglio se troveranno la droga da medici autorizzati, nella forma più sicura e in circostanze nelle quali saranno incoraggiati a cercare di smettere e aiutati a farlo.
La legalizzazione non depenalizzerà l'uso di sostanze stupefacenti.
La legalizzazione controllata significherà il riconoscimento che la tossicodipendenza è una malattia piuttosto che un crimine. Nel sistema attuale, nel quale i drogati sono considerati dei delinquenti, la cultura della droga attrae coloro che sono emarginati dalla società. Questo è un problema particolarmente serio tra i poveri delle città, ma che colpisce anche i giovani delle classi medie e alte delle zone suburbane. Molti adolescenti attraversano delle fasi di ribellioni in cui una forma minore di illegalità può apparire desiderabile. Molto pochi, invece, aspirano a diventare dei malati.
La legalizzazione controllata della droga non sarà la panacea dell'epidemia americana, ma offrirà una possibilità di mettere sul lastrico gli spacciatori.
Può essere che questo genere di legalizzazione controllata non funzioni. Ma il dibattito sul problema non si può fondare su un numero così alto di falsi presupposti. Legalizzare non significa "arrendersi."