Bernard Laponche
direttore dell'I.C.E.
Marzo 1990
I.C.E. International Conseil Energie
20, rue La Rochefoucauld
75009 Paris, France
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Piano
1. IL CONSUMO ENERGETICO NEL 1985 E LE SUE CARATTERISTICHE
2. DUE STUDI DI FATTIBILITA'
3. SCHEMI STRATEGICI
Allegato 1: Una previsione realistica del consumo energetico nei paesi in via di sviluppo nell'anno 2020
Allegato 2: Il risparmio energetico nei paesi in via di sviluppo
Allegato 3: Decentralizzazione dell'uso di energia elettrica. L'energia fotovoltaica.
"La futura domanda di energia è una questione di scelta più che di previsione".
1. IL CONSUMO ENERGETICO NEL 1985 E LE SUE CARATTERISTICHE
Nel 1985 la popolazione mondiale era stimata a 4.84 miliardi di abitanti, 1.18 dei quali nei paesi industrializzati e 3.66 nei paesi in via di sviluppo (i paesi industrializzati comprendono le nazioni dell'OCSE, l'URSS e le nazioni dell'Est Europeo).
Nello stesso anno, il consumo totale mondiale di fonti primarie di energia era, secondo i dati forniti da ENERDATA e IEPE, di 7,6 miliardi di TEP (gigatep o GTEP)
Il totale di consumo energetico mondiale può essere suddiviso tra le varie fonti energetiche nel seguente modo:
* Combustibili
fossili : 6.39 GTEP, i.e. 83%
di cui 2.79 Gtep in petrolio
1.36 Gtep in gas naturali
2.34 Gtep in carbone
* Energia
nucleare : 0.36 Gtep, i.e. 5%
* Energie
rinnovabili: 0.89 Gtep in energia idraulica
di cui 0.40 Gtep in biomassa
(più altre fonti di energia rinnovabile, compresa la geotermica, la cui utilizzazione è minima; l'estensione della biomassa (in particolare della legna da ardere) che viene usata sembra essere molto sottovalutata da ENERDATA: molte fonti mostrano che il consumo sarebbe nell'ordine di GTEP)
Il combustibile fossile appare come la fonte di energia impiegata più largamente.
I consumi di fonti primarie di energia possono essere suddivisi come segue:
5,6 Gtep nei paesi industrializzati, cioè 4.7 tep pro capite all'anno.
2 Gtep nei paesi in via di sviluppo, cioè 0.55 tep pro capite all'anno.
Quindi i paesi industrializzati sono responsabili del 77% del consumo mondiale di energia, il 52% del quale nei paesi occidentali e il 25% in URSS e nell'Est Europeo.
La media mondiale di consumo energetico annuale per abitante sarebbe stata stimata a 1.6 tep, anche se questa cifra è praticamente priva di senso a causa delle notevoli variazioni tra paesi e gruppi di paesi, come è chiarito nella tabella 1:
Molte nazioni, come la Corea del Sud, il Brasile, il Messico, il Portogallo e la Grecia, consumano tra 1 e 1.5 tep pro capite all'anno, mentre le enormi masse del Terzo Mondo, specialmente in Cina e in India, consumano tra 0.3 e 0.5 tep pro capite all'anno.
Inoltre andrebbe sottolineato che in buona parte dei paesi del Terzo Mondo il consumo energetico si basa sull'uso della legna da ardere (in alcuni fino all'80%), la cui crescente scarsità sta provocando una vera e propria crisi energetica per milioni di esseri umani. Al contrario, l'energia nucleare, il cui contributo alla bilancia energetica mondiale vista nel suo complesso è molto esile, gioca un ruolo vitale nei sistemi energetici di un numero limitato di nazioni, compresa la Francia.
Negli ultimi decenni sono state rilevate due fasi principali per quanto riguarda il consumo mondiale di fonti primarie di energia (principalmente nelle nazioni industrializzate):
* una fase di forte crescita fino al 1973: il tasso annuale di crescita media è stato del 4.4% negli anni 1950-1960 e del 5.2% negli anni 1960-1973.
* una susseguente brusca diminuzione: il tasso annuale medio di crescita è stato del 1.9% negli anni 1973-1979, dello 0% dal 1979 al 1984 e dell'1.7% negli anni 1984-1986.
Il rallentamento del tasso mondiale medio di crescita è dovuto principalmente alla stabilizzazione del consumo nei paesi industrializzati che, per questo motivo, incidono "solo" per il 52% del totale mondiale, paragonato al 63% del 1974. Questa tendenza non emerge nell'URSS fino al 1983.
Il consumo energetico nei paesi occidentali industrializzati cala enormemente in seguito alle crisi petrolifere del 1973 e del 1979.
Facendo una comparazione tra la crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) nei paesi dell'OCSE e all'evoluzione dei loro consumi energetici globali tra il 1965 e il 1985 (vedi tabella 2) risultano evidenti due distinti periodi:
* 1965-1973, una tendenza rilevabile fin dalla fine degli anni Cinquanta, in cui il consumo di energia cresce in accordo col tasso di crescita economica.
* un grande cambiamento nel 1973 e uno anche maggiore nel 1979: nel 1985 il consumo energetico totale è lo stesso del 1973, mentre il PIL è cresciuto del 30%.
Ci sono anche importanti mutamenti nella natura delle attività industriali (meno industria pesante e rialzo improvviso nel settore dei servizi), una saturazione di certe fonti di energia e soprattutto la crescita del risparmio energetico che equivale a una diminuzione dell'impiego di energia per le fabbriche, i servizi o in generale per i prodotti.
La separazione tra impiego di energia e crescita economica è il risultato di vari fattori: l'introduzione e la diffusione dell'uso di attrezzature e tecniche per sfruttare in modo più efficiente l'energia, l'introduzione di normative nell'ingegneria civile (norme di costruzione delle abitazioni); orientamenti istituzionali e creazione di strutture ad hoc; aiuti statali e nuovi meccanismi finanziari; diffusione dell'informazione e campagne di formazione per consumatori, tecnici e dirigenti.
2. DUE STUDI DI FATTIBILITA'
Negli ultimi dieci anni numerosi studi di fattibilità sono stati dedicati al consumo energetico mondiale per gli anni 2020-2030.
Vanno ricordati gli studi di IIasa (1973-1979), del MIT (1983), di A. Lovins (1981), lo studio ATRE (Uneasiness about energy resources), alla World Energy Conference (1981-1983), e lo studio di Goldemberg e al. del 1985, intitolato "Energie pour un monde vivable".
Gli ultimi due sembrano particolarmente i più interessanti da studiare e comparare, sul piano dei metodi, dei risultati e degli obiettivi.
Uno studio comparativo si trova nel rapporto "Due studi di fattibilità sul Consumo Energetico Mondiale per l'anno 2020", letto da B.Laponche al convegno tenuto il 17 gennaio 1989 al "Centre de Prospective et d'Evaluation" (CPE).
Useremo tre tabelle tratte da questo studio comparativo:
* la tabella 3, che illustra i concetti generali usati nel metodo ATRE
* la tabella 4, che illustra alcuni esempi significativi del progresso che si può aspettare dalla promozione del risparmio energetico attraverso varie tecniche, col supporto dello studio "Goldberg" (GOLD).
* la tabella 5 paragona i risultati dei due studi sui consumi pro capite e sul consumo totale relativamente allo stesso livello di popolazione nell'anno 2020, cioè 8 miliardi di abitanti.
Per i paesi in via di sviluppo i due studi giungono a un livello di 1 tep pro capite all'anno. Ma questo risultato corrisponde a condizioni economiche e sociali molto diverse.
Nello studio ATRE, e secondo lo scenario "alto" (II), il PIL totale nei paesi in via di sviluppo si moltiplica del 4.2% tra il 1985 e il 2020, il che rappresenta un incremento pro capite di PIL del 2.4%.
Da parte sua lo studio GOLD prevede che per il 2020 i paesi in via di sviluppo raggiungeranno uno standard di vita paragonabile a quello dei paesi europei negli anni Settanta, il che indica un tasso di crescita molto più alto.
Per le nazioni industrializzate, la differenza tra i due studi è considerevole. Partendo da un valore di consumo pro capite annuale di 4.7 tep nel 1985, lo studio GOLD arriva ad un consumo medio dimezzato per il 2020, cioè a 2.3 tep a testa, mentre l'ATRE ad una variazione tra 6.3 e 7.5, a seconda del tipo di scenario.
In termini di grandezza, questo significa che secondo lo studio ATRE, il consumo energetico pro capite per la totalità dei paesi industrializzati sarebbe nel 2020 lo stesso che negli Stati Uniti nel 1985, mentre per lo studio GOLD sarebbe stimato a 2/3 di quello del Giappone nel 1985.
Per il consumo mondiale totale questo livello crescerebbe dai 7.6 Gtep del 1985 a:
15-20 Gtep nel 2020 secondo ATRE
10 Gtep nel 2020 secondo GOLD
ATRE prevede la crescita dello squilibrio tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo (60% dei consumi globali a carico dei primi), mentre GOLD si attende un'inversione di tendenza (35% per i paesi industrializzati).
Si è visto come il rapporto ATRE sia stato fortemente influenzato dal quadro di riferimento degli anni 1960-1978.
Sulla base di una revisione delle previsioni ATRE fornita alla convenzione del CPE, il 17 gennaio 1989 da J.R. Frisch, coordinatore del rapporto, sono state fornite delle nuove cifre, dell'ordine di 12-14 Gtep, per lo scenario della crescita economica per il 2020. Lo scenario da 12 Gtep sarebbe grosso modo suddiviso in 6 Gtep per i paesi industrializzati (cioè 4 tep pro capite) e 6 Gtep per quelli in via di sviluppo (1 tep pro capite). Questa modifica delle previsioni è dovuta ad una riconsiderazione dell'uso di energia nei paesi industrializzati.
Questa previsione di tendenza è corroborata dai risultati di uno studio presentato anch'esso alla convenzione del 17 gennaio da J.M. Martin (IEPE), intitolato "Un'indagine sulla domanda energetica nei paesi industrializzati capitalisti e socialisti per l'anno 2020".
Questo studio analizza l'estensione dell'energia consumata in attività economiche (rapporto tra consumo energetico e PIL) per l'anno 2020 (vedi tabella 6).
Sia per quanto riguarda i paesi dell'OCSE che per quelli dell'Est europeo, lo studio mostra come verosimile un consumo energetico delle nazioni industrializzate pari a circa 4 tep pro capite nel 2020, per un consumo globale di 6 Gtep, posto che siano messi in atto sforzi concreti per assicurare il risparmio energetico.
Questa tendenza al ribasso della domanda di energia a lungo termine è illustrata anche nelle previsione dell'"Observatoire de l'Energie pour la France" per l'anno 2000. Se gli sforzi attualmente in corso per il risparmio di energia supereranno il tasso attuale (secondo uno scenario ottimistico), allora il consumo finale di energia per il 2020 sarà ai livelli del 1973 e l'ammontare di energia impiegata calerà del 40% tra queste due date. Così, anche se la stabilizzazione del consumo finale di energia per un paese come la Francia non è sicuro, appare però certamente probabile. I risultati dello studio IEPE suggeriscono che sia possibile attendersi un uguale calo della domanda di energia nei paesi industrializzati, cioè del 40-50% tra il 1985 e il 2020.
La strategia proposta dallo studio GOLD si spinge più lontano dato che, per i paesi industrializzati, si tradurrebbe in un ribasso dell'intensità energetica tra il 60 e il 70% tra il 1985 e il 2020, che gli autori mostrano tecnicamente praticabile e economicamente interessante (in rapporto alle strategie di risposta all'offerta).
Il punto più controverso sul consumo energetico dei paesi industrializzati riguarda l'URSS (che nel 1985 ha consumato 1336 Mtep) e le nazioni dell'Est europeo.
Il piano energetico a lungo termine pubblicato dall'URSS nel 1984 pone l'obiettivo di un calo del 40% della domanda di energia per l'anno 2000. Questa cifra non sembra irrealizzabile viste le eccezionali opportunità di risparmio energetico in URSS, anche se un'inversione di tendenza di questo genere sarebbe direttamente dipendente dal successo delle riforme economiche in corso. In ogni caso un calo di consumi energetici rappresenta, per l'URSS e l'Est europeo, l'unica strada sia compatibile con una prolungata crescita economica quale può essere prevista per molte di queste nazioni.
Per quanto riguarda i paesi in via di sviluppo, la loro situazione è ancor più contrastante tra le nazioni di recente sviluppo che seguono standard occidentali, almeno relativamente alle loro aree urbane ed industriali, e quelle a predominanza rurale, il cui principale sostegno resta la legna da ardere.
J.J. Martin ha pubblicato di recente per l'ISMEA uno studio sulle variazioni nei consumi energetici di varie nazioni industrializzate (Gran Bretagna, USA, Germania, Francia e Giappone), dal 1850 al 1985. L'autore conclude che il consumo energetico in questi paesi non abbia smesso di decrescere nel corso del tempo, tenuto conto dell'impiego estensivo della legna da ardere, con l'unica eccezione del breve periodo dal 1958 al 1973, e che tutti i "nuovi arrivati" nel processo di industrializzazione (notevole l'esempio giapponese) sono partiti da un livello di consumo di energia molto al di sotto di quello delle "vecchie" nazioni con lo stesso grado di sviluppo.
Questo significa, quindi, che i paesi in via di sviluppo non saranno affatto obbligati ad adottare nel 1990 le tecniche dei paesi industrializzati del 1950. Approfitteranno dei progressi tecnologici per cercare di ottenere il ritmo più ampio ed efficiente di sviluppo economico e sociale. Questo significa anche, per usare l'immagine impiegata da N.Berrah e ripetuta da J.Ch. Hourcade alla convenzione del 17 gennaio, che queste nazioni potrebbero essere portate a giocare l'"effetto tunnel" o "salto tecnico della cavallina" in modo da evitare sia gli sprechi che i processi di apprendimento che invece hanno dovuto sperimentare in passato i paesi industrializzati.
Se ne può concludere infine che i paesi in via di sviluppo non devono accontentarsi di riprodurre meccanicamente delle tecniche elaborate al Nord, per bisogni tipici del Nord, ma piuttosto sviluppare propri sistemi di risparmio energetico che meglio si adattino alle loro specifiche situazioni. Quest'idea apre la strada a un vasto campo di innovazioni e di cooperazione scientifica e tecnica.
3. SCHEMI STRATEGICI
Fino ad ora abbiamo analizzato e comparato gli studio ATRE e GOLD sulla base dei metodi e dei risultati.
Nel caso dell'ATRE, uno studio comparativo dei risultati mostra un rallentamento delle tendenze attuali, mentre viene trascurato il punto del persistente squilibrio Nord-Sud.
Dal canto suo lo studio elaborato da Goldemberg e dai suoi collaboratori modifica radicalmente il rapporto dei consumi tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo, il che crea una situazione molto più "vivibile" nel 21 secolo.
Queste differenze non sono dovute solo a metodi e risultati differenti: si basano sugli obiettici di ciascuno studio.
Il progetto ATRE è focalizzato sulla realizzazione di una previsione verosimile dei consumi energetici per l'anno 2020 e sulla comparazione tra queste previsioni e le risorse del pianeta, secondo le stime attuali, in modo da selezionare le tensioni che potrebbero sorgere nel tempo tra le esigenze della domanda e le possibilità dell'offerta.
Nell'edizione non riveduta, lo studio ATRE suggerisce ampie restrizioni (nelle risorse, capitali, ambiente, ecc.) raggiungendo così la conclusione provvisoria che i programmi, così esposti, siano altamente "imprudenti".
E in un certo qual modo il punto di partenza dello studio GOLD coincide con le conclusioni di quello ATRE. Infatti, non ha forse senso affermare che, dato che le restrizioni legate alla produzione di energia a lungo termine sono tanto ampie, sia necessario mettere in opera un piano per evitare queste restrizioni o almeno ridurle al massimo? Lo schema proposto consiste nel miglioramento sistematico dell'efficacia dell'uso di energia in tutti i campi. Per questa ragione lo studio GOLD è ben lontano dall'elaborare previsioni. Gli autori non cercano di nascondere i problemi connessi al loro progetto e dedicano vari capitoli del loro libro al suggerimento di politiche dinamiche e sorvegliate nel campo dei consumi energetici.
Di conseguenza la nostra scelta cade su questo schema che appare molto più efficace in termini di costi, meno pericoloso e molto meno rischioso alla lunga distanza della strada dell'aumento della produzione di energia, che viene troppo spesso indicata come l'unica e sola strategia commisurata ai bisogni dell'umanità.
Dalla precedente analisi si può concludere che questo schema sia una "scorciatoia" la cui credibilità è assicurata se le capacità tecnologiche e le fonti di energia rinnovabile saranno in grado a lungo termini di eliminare gradualmente il combustibile fossile, e se, a breve termine, la società riuscirà ad organizzarsi prendere le necessarie decisioni per cambiare i propri costumi, abitudini e tecniche di consumo di energia.
ATRE
* Solo energia primaria
* 10 regioni
* Periodo preso in esame: 1960-1978
* Crescita del PIL mondiale:
1980-200 200-2020
I: 3.6% 2.9%
II: 2.6% 2.0%
* Elasticità:
1960-1978 1978-2000 2000-2020
PI: 0.85 O.6 O.7-O.8
(paesi industrializzati)
PIS: 1.14 O.9 O.8-0.9
(paesi in via di sviluppo)
* Risultati Globali: 1985 2020
Gtep 7.6 15-20
ATRE-GOLD
1985 2020
Popolazione PI 1.18 1.5
(miliardi) PIS 3.66 6.5
Mondo 4.84 8.0
ATRE GOLD
I II
CEP/H PI 4,7 6.3 7.5 2.3
(TEP/AN) PIS O.55 0.9 1.3 1.0
CEP PI 5.6 9.5 11.3 3.5
(Gtep) PIS 2.0 5.9 8.5 6.5
Mondo 7.6 15.3 19.7 10.0
ALCUNI ESEMPI SIGNIFICATIVI
DI MIGLIORAMENTO DI EFFICACIA ENERGETICA
ATTIVITA' INDICATORE MEDIA MIGLIOR PROTOTIPI
O ATTUALE TECNICA
ATTREZZATURA COMMERCIALIZZATA
AUTOMOBILE lt. gas/ 10-15 (1) 5(2) 2.3-3.6
100 km.
RISCALDAMENTO kJ calore/ 120-160 (3) 50 (4) 15-18 (5)
m2 + j.gradi
FREEZER kWh per litro 3.4 (6) 1.3 (7) O.7
REFRIGERATORE e per anno
PRODUZIONE GJ per ton 22-27 (9) 15 (10) 9-12 (11)
ACCIAIO di acciaio
grezzo (8)
(1) valore basso: media europea; valore alto: media USA (1980)
(2) Volkswagen Rabbit Diesel 4 posti e City Car Honda a benzina
(3) valore medio abitazioni Svezia e USA
(4) valore medio per nuove abitazioni Svezia e USA selezionate
(5) migliori prototipi Svezia e USA
(6) valore medio USA
(7) Toshiba
(8) con il riciclaggio del 50% di rottami metallici
(9) valore basso Svezia 1976; valore alto USA 1979
(10) Svezia
(11) tecniche Plasamelt e Eldred (Svezia)
ALLEGATO 1
Una previsione realistica del consumo energetico nei paesi in via di sviluppo nell'anno 2020
Nel 1985 il valore medio del PIL pro capite nei paesi in via di sviluppo, a parità di potere d'acquisto, è stato stimato pari a $1100 (1980) all'anno (1).
Supponiamo che i paesi in via di sviluppo nel loro insieme conoscano, tra il 1985 e il 2020, una crescita economica media annuale del 4%: in questo caso il loro PIL globale sarà moltiplicato da un fattore 3,9.
La popolazione di questi paesi dovrebbe crescere, nello stesso periodo, da 3.66 a 6.5 miliardi di abitanti, per un fatto di 1,78.
Questo significa, secondo la nostra ipotesi, che il PIL pro capite si moltiplicherà secondo un fattore 2,2: il PIL pro capite dei paesi in via di sviluppo sarà dell'ordine di 2.400$ all'anno nel 2020 (2).
Per calcolare il consumo di energia pro capite nel 2020 useremo l'intensità energetica (rapporto tra il consumo energetico e il PIL).
Facciamo anzitutto l'ipotesi che l'intensità energetica dei paesi in via di sviluppo nel 2020 sia uguale a quella della Francia (o della media dei paesi dell'Europa occidentale) nel 1985, e cioè 0,40 (tep/1.000$ US). In questo caso il consumo di energia pro capite nei paesi in via di sviluppo nel 2020 sarà:
0,40 x 2,4 = 0,96 tep
Dato che per allora la popolazione sarà di 6,5 miliardi di abitanti, il consumo totale di energia primaria dei paesi in via di sviluppo sarà:
0,96 x 6,5 = 6,2 miliardi de tep (6,2 Gtep)
Se adesso associamo ad una crescita economica più forte un maggiore sforzo di risparmio energetico legato in particolare ad un ricambio più veloce delle attrezzature, possiamo ammettere che l'intensità energetica dei paesi in via di sviluppo sarà più debole e che raggiungerà nel 2020 il livello di quella della Francia nel 2000, cioè circa lo 0,30 (valore dell'intensità energetica del Giappone e del Portogallo nel 1985).
Supponiamo allora che i paesi in via di sviluppo conoscano una crescita economica media annuale del 5% nel periodo 1985-2020. In questo caso il loro PIL globale sarà moltiplicato per 5,5. Tenendo conto della stessa crescita demografica citata in precedenza, questo comporta la moltiplicazione del PIL pro capite per 3,1 circa, fino ad arrivare a:
3.400$ all'anno (3)
Essendo allora l'intensità energetica di 0,30 tep/1000$, il consumo di energia pro capite sarà:
0,30 x 3,4 = 1,02 tep all'anno
Moltiplicando questa cifra per la popolazione totale dei paesi in via di sviluppo nel 2020 (6,5 miliardi di abitanti) si ottiene il consumo totale di energia:
1,02 x 6,5 = 6,6 Gtep
Se ne può concludere che se i paesi in via di sviluppo associano ad una crescita economica sostenuta (dal 4 al 5% annuo) una politica continuativa e realistica di risparmio energetico, il consumo di energia pro capite di questi paesi potrebbe essere dell'ordine di 1 tep annuo di media e il loro consumo totale di 6,5 miliardi di tep (o 6,5 Gtep).
Nota: Lo scenario presentato da Goldemberg e al. arriva a un consumo energetico di 1 tep pro capite per i paesi in via di sviluppo nell'anno 2020. Ma associa questo consumo ad un livello di attività economica molto più elevato che nelle nostre ipotesi, pari a quello dei paesi dell'Europa occidentale nel 1970, corrispondente a un PIL di 6.400$ pro capite, cioè quasi il doppio di quello della nostra ipotesi che corrisponde ad una crescita economica media del 5% annuo per tutto il periodo.
I valori che noi diamo non corrispondono quindi a delle politiche ottimali di risparmio energetico, ma piuttosto al ragionevole proseguimento di quelle attuali, senza grossi sconvolgimenti sulla scena energetica, e senza una volontà politica molto ferma (con tutti i mezzi corrispondenti) in azioni di risparmio energetico. Tuttavia i risultati sarebbero incomparabilmente preferibili per l'equilibrio mondiale, non solo per le risorse energetiche, ma anche per l'ambiente.
(1) Calcolato a partire dai 20 paesi in via di sviluppo più popolati del pianeta, pari all'80% della popolazione mondiale.
(2) Leggermente inferiore al valore francese del 1950 (2.700$ del 1980)
(3) PIL pro capite in Francia nel 1956
UNA PREVISIONE REALISTICA DEL CONSUMO DI ENERGIA NEI paesi in via di sviluppo PER L'ANNO 2020
-----------------------------------------------------------------
PIL/pc nel 1985 (PPA) : 1 100 $
Popolazione (miliardi): 1985 2020
3.66 6.5 (1.78)
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I II
Crescita del PIL 4 % / a 5 % / an
Fattore sul PIL 3.9 5.5
Fattore sul PIL/pc 2.2 3.1
PIL/pc nel 2020 2 400 $ 3 400 $
Intensità energetica
nel 2020 0.40 0.30
Consumo di energia
primaria/pc nel 2020 0.96 tep 1.02 tep
Consumo di energia
primaria totale nel 2020 6.2 Gtep 6.6 Gtep
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ALLEGATO 2
IL RISPARMIO ENERGETICO NEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO
1. Creazione di un'istituzione responsabile
* Esempio USA (aprue, cenergia, ecc.)
* Esempio CINA
2. Metodi d'azione
* Regolamentazione
* Informazione, comunicazione, formazione
* Pianificazione e programmazione dell'azione
* Verifiche energetiche
* Dimostrazioni
* Incentivi agli investimenti
3. Finanziamento degli investimenti (CEE, Banca Mondiale e altro)
* Sovvenzioni
* "Revolving Fund" per:
- leasing creditizio
- pagamenti diretti agli assicurati
- prestiti a bassi (o 0%) tassi di interesse per i progetti che
rispettano le norme di uso razionale dell'energia
ALLEGATO 3
DECENTRALIZZAZIONE DELL'USO DI ENERGIA ELETTRICA.
IL FOTOVOLTAICO
* Paesi del Sud: irradiamento solare 1300 kWh/m2/anno
* rendimento sistema fotovoltaico: 10%
* 1 m2 di fotocellule pro capite, cioè 100 watts-peak e da 130 a 230 kWh/anno
* cioè, per una famiglia da 3 a 5 componenti, una fornitura da 400 a 1100 kWh/anno
Esempio:
Frigorifero 200 lt (4KWh/lt/giorno) 800 Wh/giorno
Televisore (50W) 3 ore al giorno 150 Wh/giorno
4 punti luce fluocompatti (18 W) 3 ore
al giorno 220 Wh/giorno
--------------
totale 1170 Wh/giorno
e cioè un consumo inferiore a 500 kWh/anno.
Paesi in via di sviluppo:
* Popolazione nel 2020 6,5 miliardi
* Popolazione coinvolta nell'elettrificazione
decentralizzata 2,6 miliardi
* Capacità installata 260 GW
* Elettricità prodotta 450 TWh