Giancarlo ArnaoSOMMARIO: La maggioranza dei consumatori di droghe illegali non sono tossicodipendenti. La valutazione complessiva dell'uso delle droghe illegali.
(Articolo inviato a "Rinascita")
Nel dibattito in corso sulla legge-droga è quasi generalizzata l'attitudine a confondere i "consumatori" di droga con i "tossicodipendenti".
La confusione nasce essenzialmente da un problema di visibilità sociale. Chiunque usi droghe corre rischi legali (anche con la legge 685 e le sue "modiche quantità", i consumatori possono essere incriminati per spaccio), e tende a nascondere il suo comportamento. I tossicodipendenti hanno la massima evidenza sociale, per il frequente contatto con istituzioni mediche, assistenziali e giudiziarie. Per contro, i consumatori non- dipendenti manifestano una tendenza alla clandestinità tanto maggiore, quanto più essi sono integrati nella "normalità". Paradossalmente, la visibilità sociale è tanto minore, quanto meno l'uso di droga incide sul comportamento.
In realtà, i dati epidemiologici mostrano che i tossicodipendenti costituiscono una minoranza fra i consumatori di "droghe". Da una valutazione approssimativo ma prudente emerge che il rapporto quantitativo fra i due fenomeni è almeno di 1 a 10.
Un questione essenziale è la valutazione complessiva del fenomeno "uso di droghe illegali".
Sul piano dell'impatto sociale-sanitario, gli effetti vanno distinti in: a) effetti acuti, che si concretano nel limitato periodo di tempo in cui la droga esercita la sua specifica azione sulla psiche; b) effetti cronici, che si proiettano oltre il periodo della intossicazione: conseguenze psico-fisiche dell'uso prolungato, ed eventualità di tossicodipendenza
Sul piano causale, gli effetti dipendono da: a) le proprietà farmacologiche della sostanza; b) circostanze di uso.
Per una valutazione realistica, questi elementi vanno confrontati con quelli relativi alle droghe "legali". La storia ci insegna infatti che: a) l'uso di sostanze psicoattive è una costante dei comportamenti umani; b) laddove le droghe del terzo mondo (oppio, cannabis, coca) sono state bandite, esse sono state sostituite da quelle occidentali (alcol, psicofarmaci).
I dati illustrati nel riquadro forniscono molte utili indicazioni per una valutazione del fenomeno. In particolare, essi:
a) quantificano la diffusione dell'uso;
b) indicano la prevalenza delle diverse modalità e frequenze di uso, e dei rischi di tossicodipendenza;
c) quantificano i rischi sanitari dell'abuso.
Qualche parola in più sul paradosso della cannabis: questa sostanza da una parte costituisce il "reato di droga" di gran lunga più diffuso nel mondo occidentale; dall'altra, essa non ha nulla in comune con quei fenomeni di abuso e di tossicodipendenza, che polarizzano l' allarme sociale in tutto il mondo.
La cannabis è una sostanza di bassissima tossicità: secondo un documento della DEA (la polizia antidroga USA), essa "è molto più sicura di molti alimenti di uso corrente" (DEA, Docket no. 86 - 22). Inoltre, secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità, a differenza dell'alcol, non determina una tossicodipendenza (vedi Bull. of WHO, 32, 1965).
I suoi effetti sulle percezioni e sulla coordinazione non sono superiori a quelli dell'alcol. A differenza dell'alcol, la cannabis non induce comportamenti aggressivi, e viene usata secondo modalità che, fino ad oggi, non hanno determinato effetti acuti di particolare gravità sia per gli individui che per la società. In termini di comportamenti e di salvaguardia sanitaria, questa sostanza si evidenzia quindi come una delle meno pericolose fra le sostanze psicoattive legali ed illegali.
-----------------------------
SCHEDE
------------------------------
CANNABIS
STATI UNITI
Nel 1985 18,2 milioni di "consumatori correnti" (cioè coloro che hanno usato la sostanza almeno una volta nell'ultimo mese).
FREQUENZE DI USO - Inchiesta NIDA del 1982 fra i 18-25enni: fra tutti coloro che avevano provato la sostanza, le frequenze di uso di due o più spinelli al giorno era del 6,25% (cit. da Nadelmann: "The case for legalization", p.26).
DANNI SANITARI - Dati del Drug Abuse Warning Network (DAWN) relativi a 27 aree metropolitane, dove vive circa 1/3 della popolazione USA:
- nel 1985 la cannabis era collegata (un collegamento che non significa necessariamente un rapporto di causalità diretta) ai ricoveri di emergenza per 1338 casi contro 2689 per l'aspirina e 5451 per i tranquillanti;
(NIDA: "Annual Data 1985", Ser. I, No 5)
- nel 1987, i casi di morte collegati a presenza di cannabis sono stati 0, contro 30 per aspirina e 11 per tranquillanti
(NIDA: "Annual Data 1987", Ser. I, No 7)
OLANDA
Una inchiesta olandese fra i 17-18enni ha rilevato che la cannabis era usata nel 1984 dal 53% di coloro che l'avevano provata, ma solo lo 0,8% ne faceva uso quotidianamente (cit. da Arnao: "Proibito capire", 1990, p. 130). Su una fascia di età più vasta (adulti dai 12 anni in su, nella città di Amsterdam) risulta che i consumatori occasionali erano il 23,6%, quelli correnti il 5,7%: in altri termini, un consumatore su quattro che prova la sostanza continua ad usarla. Va precisato che in Olanda la vendita della cannabis è praticamente legale.
ITALIA
Valutazione della Criminalpol per il 1988: un milione e 800 mila consumatori abituali (Messaggero, 30-10-88).
SEQUESTRI: negli anni 1987-1988-1989 sono stati sequestrati mediamente circa 1,2 tonn. al mese. Considerando che questi quantitativi non hanno inciso sostanzialmente sul prezzo al dettaglio, e che tutte le fonti istituzionali concordano che i quantitativi sequestrati corrispondono al 5-10% di quelli immessi sul mercato, si può dedurre che abbiamo avuto un consumo medio di 12-24 tonn. al mese, equivalenti a 1.200.000-2.400.000 spinelli al giorno.
COCAINA
In USA, nel 1986 più di 20 milioni di consumatori occasionali (almeno una volta nella vita) e 5,8 di consumatori correnti.
Le frequenze di uso possono dedursi dai dati riferiti ai soggetti di 18-25 anni: su 8,2 milioni di consumatori occasionali, 2,5 milioni (il 30,5%) erano consumatori correnti, e 250mila consumatori a frequenza almeno settimanale (il 3% dei consumatori occasionali e il 10% di quelli correnti) (Nadelmann: "The case for legalization", 1988); un'altra inchiesta sugli "high school seniors" ha riscontrato che una frequenza elevata (20 o più volte nell'ultimo mese) interessa il 6% dei consumatori correnti e il 2,3% di quelli occasionali (NIDA Capsules, Oct. 1986). Considerando la frequenza elevata come equivalente di una tossicodipendenza, questi dati attribuirebbero alla cocaina un rischio di dipendenza non molto superiore a quello determinato dall'alcol: in USA, su 140 milioni di consumatori, il 12,8% sono dipendenti o affetti da patologia alcoolica (Nadelmann, cit.). In Italia, l'ISPES ha rilevato nel 1987 un milione e mezzo di tossicodipendenti da alcol: il 6% dei circa 25 milioni di consumatori.
Ad Amsterdam, il 10,3% di coloro che hanno provato la cocaina ne fanno uso corrente (cit. da Arnao, ibid.)
DANNI SANITARI - Le statistiche del DAWN per il 1987 segnalano in USA 21914 casi di ricovero di emergenza per sola cocaina, di cui il 26,1% per iniezione ed il 29,9% per fumo. Questi dati dimostrano una potenzialità tossica notevole della sostanza, specialmente se assunta per iniezione o fumata (crack e freebase). I casi di ricovero per cocaina usata per via nasale erano 3309, contro 3853 per tranquillanti (NIDA: "Annual data 1987, Ser.I, No 7)
MDMA (ESTASI)
Studi americani hanno mostrato che il MDMA viene usato con frequenza al massimo settimanale (cfr. Beck-Rosenbaum: "The Scheduling of MDMA", 1988); non ancora chiari sono i suoi rischi. Non è stato documentato alcun caso di morte.
EROINA
Diverse ricerche sull'uso non dipendente sono state eseguite in USA negli anni 70. Complessivamente, si è riscontrato che l'ammontare dei consumatori era da 5 a 10 volte superiore a quello dei tossicodipendenti (cfr. Arnao: "Il dilemma eroina", 1985, p. 53).
Ad Amsterdam, gli oppiacei sono stati usati almeno una volta dal
9,6% della popolazione al di sopra dei 12 anni; i consumatori "recenti" (che hanno usato la sostanza nell'ultimo anno) sono il 2,5%, quelli "correnti" l'1,2%; ciò significa che, fra coloro che hanno provato la sostanza, il 26% l'ha usata ancora e il 12% la usa tuttora (cit. da Arnao: "Proibito capire", p. 131)
UNA PRECISAZIONE INDISPENSABILE
L'uso occasionale di droghe può avere effetti anche letali se avviene per assunzione endovenosa. La pratica dell'iniezione implica altissimi rischi di overdose, nonché (per uso di siringhe in comune) di epatite virale e di AIDS.