Peppino Calderisi, Emma Bonino, Roberto Cicciomessere, Sergio Stanzani, Ambrogio Viviani, Gaetano Azzolina, Sandro Tessari, Bruno Zevi, Mauro Mellini
SOMMARIO: La risoluzione, presentata in occasione del dibattito parlamentare sull'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq, chiede l'impegno del Governo italiano, nell'ambito della sua presidenza della Comunità europea, al fine di attivare tutte le misure per accelerare il processo di costruzione dell'unione politica europea in particolare sollecitando l'assunzione delle rispettive responsabilità da parte della Commissione, del Parlamento e del Consiglio europei. Solo in questo modo la risposta dei paesi europei all'intervento armato dell'Iraq e alla conseguente minaccia alla sicurezza mondiale potrà essere credibile ed efficace. La risoluzione è analoga a quella presentata dal gruppo federalista al Senato il giorno precedente, differendo soltanto in alcuni punti del dispositivo.
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La Camera,
considerando che:
l'invasione e la conseguente annessione del Kuwait da parte dell'Iraq costituisce una violazione gravissima del diritto internazionale, tale da non poter essere in alcun modo tollerata sia per il suo significato in sé, sia per il suo configurarsi come un precedente o come un primo passo carico di minacciose potenzialità;
la presa in ostaggio di cittadini stranieri, quale che sia la loro nazionalità ed il modo in cui essa attuata e dissimulata, costituisce un gravissimo, intollerabile e barbaro fatto di sopraffazione e di violazione dei diritti umani che non può rimanere senza una adeguata e ferma reazione da parte di tutte le nazioni civili;
pesantissime sono le responsabilità assunte fino a ieri dai paesi sia dell'Est che dell'Ovest, compresa l'Italia, che hanno sostenuto, finanziato e armato la dittatura irachena, e le hanno consentito o addirittura l'hanno incoraggiata a compiere violazioni del diritto internazionale altrettanto patenti di quella odierna, come l'aggressione all'Iran, o non hanno reagito allo sterminio dei curdi;
la pericolosità della situazione ha finalmente reso consapevole la comunità internazionale che occorre mettere un fermo al prevalere dell'arbitrio e della violenza nel medio oriente;
è indispensabile che ciò avvenga non in nome e mirando alla esclusiva tutela di interessi economici, ma affermando e facendo trionfare in quelle regioni le ragioni e il primato del diritto, del diritto internazionale nelle relazioni fra gli stati e del diritto della persona, di ciascuna persona, all'interno di essi;
solo a questa condizione il confronto in atto potrà non assumere l'immagine, la figura, e in prospettiva anche la realtà di uno scontro fra il nord ricco e i diseredati del sud del mondo;
al contrario delle inerti politiche pacifiste, spesso foriere di guerra, le politiche nonviolente sono quotidianamente interventiste e all'attacco contro le cause che minacciano la pace, la sicurezza e la democrazia;
è dunque indispensabile che, mentre si adotta la linea del rigore nei confronti della dittatura irachena, giunga dalla comunità internazionale, e in essa in primo luogo dai più forti e dai più ricchi, una netta assunzione di responsabilità per la vita del diritto, a partire dal diritto alla vita di quanti altrimenti sono destinati allo sterminio per fame, e che subito intanto vengano onorati gli impegni assunti in sede ONU e sempre disattesi circa la cooperazione allo sviluppo;
considerando inoltre che:
più che mai la presente crisi dimostra come, venuto meno il pur precario equilibrio bipolare retto sul bilanciamento tra le superpotenze americana e sovietica, sia necessario che il diritto internazionale si fondi su istituzioni sovranazionali effettivamente capaci di far rispettare le proprie decisioni e per contro sono evidenti i limiti di una situazione in cui i compiti di polizia internazionale sono di fatto delegati ad una superpotenza;
in particolare nel medio oriente è indispensabile che la comunità internazionale assuma tutte le proprie responsabilità a partire dalla offerta di garanzie effettive e credibili, anche militari, a tutte le parti, innanzitutto a Israele e ai palestinesi, che accettino soluzioni durevoli di pace;
occorre fare ogni sforzo perché gli interventi nel Golfo siano ricondotti alla direzione e gestione delle Nazioni Unite;
nonostante le decisioni assunte in sede comunitaria, appare clamorosa l'inesistenza politica del soggetto europeo in relazione alle responsabilità che dovrebbe assumersi;
in questa situazione la decisione dell'invio da parte dei paesi della Comunità europea di contingenti militari sotto le esclusive responsabilità nazionali, salvo il generico coordinamento, è rivelatrice di una sostanziale impotenza politica che di fatto continua a delegare agli Stati Uniti tutte le responsabilità di direzione, e rappresenta così solo un atto di mera solidarietà subalterna, quasi un atto dovuto;
l'attuale situazione creatasi in seguito all'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq impone dunque l'accelerazione del processo d'integrazione politica comunitaria al fine di consentire alla comunità europea di fronteggiare con misure efficaci, credibili ed adeguate la grave minaccia alla sicurezza in atto;
in questo quadro, ove l'Italia, Presidente di turno della Comunità, non prendesse immediatamente le urgenti iniziative possibili sia sulla base dei Trattati sia per raggiungere entro brevissimo tempo la costituzione dell'Unione Europea, si assumerebbe la responsabilità di far perdere all'Europa un'occasione irripetibile per accelerare il processo di costruzione della Federazione Europea, lasciandola invece in una crisi probabilmente irreversibile;
la gravità della situazione e gli incombenti pericoli per la pace impongono da parte della Presidenza di turno della Comunità un atteggiamento non solo di gestione degli attuali meccanismi comunitari ma di adozione di iniziative straordinarie;
le iniziative nei confronti dell'Iraq della Comunità europea devono essere concordate e coordinate, su un piano di parità, con gli Stati Uniti, l'Unione sovietica e gli altri paesi coinvolti nella crisi;
la credibilità di tali iniziative sarà strettamente connessa alla effettiva manifestazione, sul piano politico, economico e militare, dell'Unione politica europea;
impegna il Governo
ad assumere, nell'ambito della sua presidenza della Comunità europea, tutte le iniziative necessarie perché:
a) la Commissione europea adotti i necessari provvedimenti per:
1) l'immediata esecuzione e la realizzazione di strutture di controllo comunitario dell'embargo nei confronti dell'Iraq e di tutte le altre misure che saranno necessarie;
2) compiere ogni passo necessario ed utile al fine di ottenere la condanna della presa di ostaggi, comunque dissimulata, quale che sia il paese cui essi appartengano, e la loro liberazione senza discriminazioni o ritardo, fornendo la necessaria solidarietà a tutte le iniziative poste in essere da altri paesi per ottenere lo stesso scopo;
3) il coordinamento e il controllo della produzione di armamenti e la definizione di criteri comuni e trasparenti per la vendita di sistemi d'arma, munizioni e in genere equipaggiamenti militari a paesi terzi;
4) la determinazione di una politica comune nel campo dell'approvvigionamento del petrolio, allargata a quanti tra i Paesi dell'Europa centrale ed orientale lo auspichino;
5) condizionare ogni forma di cooperazione commerciale con i paesi terzi al rispetto dei diritto umani e dei principi sanciti dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo;
b) la convocazione della Conferenza intergovernativa sull'Unione politica europea sia finalizzata all'esame dei documenti sull'Unione approvati dal Parlamento europeo nel luglio scorso;
c) sia convocato in via straordinaria il Parlamento europeo, ai sensi dei Trattati e del comma quinto dell'articolo 9 del Regolamento del PE, al fine di riferire sulle decisioni adottate;
d) la Comunità europea prenda l'iniziativa di una Conferenza per la sicurezza, la cooperazione e l'affermazione dei diritti umani nel mediterraneo e nel medio oriente;
e) sia convocata una riunione straordinaria del Consiglio europeo per assumere le conseguenti determinazioni;
impegna infine il Governo
a presenziare al suo massimo livello alla riunione della Commissione politica del Parlamento europeo convocata per la prossima settimana al fine di anticipare le iniziative che intende adottare nell'ambito della sua presidenza della Comunità.