SOMMARIO: Nell'intervista che segue, apparsa sul quattordicinale della polizia cecoslovacca, Paolo pietrosanti espone le ragioni dell'antiproibizionismo in materia di droghe.
("Linka 158" del 4 ottobre 1990)
Droghe. Il dramma, la tragedia dilagante, sempre meno lontana anche dal nostro paese. Ne parliamo con Paolo Pietrosanti, cittadino italiano, Consigliere federale del Partito radicale Transnazionale, Partito che è tra i più attivi sostenitori dell'approccio antiproibizionista in materia di droghe.
Dunque, Signor Pietrosanti, che cosa volete voi antiproibizionisti?
Iniziamo col dire che la situazione a Praga, o a Bratislava, o a Brno è certamente migliore che a Berlino o a New York, ma che nessuno deve farsi illusioni: la droga sta arrivando anche qui, e in abbondanza.
La vera tragedia della droga è che essa viene lasciata nelle mani del potere criminale. Noi antiproibizionisti non vogliamo liberalizzare nulla; proponiamo la legalizzazione delle droghe, di porle sotto il controllo delle istituzioni statali. Tutte le droghe. Guardiamo alla situazione attuale: è adesso che la droga è libera, totalmente libera; può essere acquistata ad ogni angolo di strada a New York come a Roma, a Londra, a Parigi; presto sara' libera anche a Praga, se non si interviene in tempo. Noi vogliamo semplicemente, ragionevolmente, fare in modo che queste sostanze non siano più libere, ma finalmente ne sia regolamentato, controllato, tassato e scoraggiato l'uso.
Mi spieghi meglio. Che cosa cambierebbe?
Una dose di eroina -se non fosse proibita- costerebbe poche Corone; invece ne costa migliaia. E' questo, è il proibizionismo che produce gli enormi profitti della mafia, dei narcotrafficanti, che hanno tutto l'interesse a perpetuare una situazione che porta nelle loro tasche così tanto denaro -che significa enorme potere. Legalizzando la droga, togliendola dalle mani della mafia le sferreremmo un colpo mortale; e i tossicodipendenti uscirebbero dal circuito criminale, che per quasi tutti loro rappresenta l'unica possibilita' di procurarsi i soldi della dose. Alcune esperienze importanti -quelle di Amsterdam e di Liverpool, tra le altre- hanno dimostrato che la distribuzione controllata di stupefacenti blocca e a medio termine diminuisce il numero di tossicodipendenti, mentre tra loro cala verticalmente il tasso di infezione AIDS (perché non sono più costretti a passarsi decine di volte una stessa siringa) e di morte per overdose.
Ma la mafia si convertirebbe su altre attivita', e bisognerebbe ricominciare daccapo...
E stato calcolato che un dollaro investito nel settore droga ne rende 700: non è mai esistita nella storia dell'umanita' una attivita' così redditizia. Pensi cosa sarebbe la mafia senza questi introiti incredibilmente enormi. Invece di misure per azzerare questi profitti, si inaspriscono le pene per i trafficanti e si puniscono addirittura i tossicodipendenti. Questo non solo è inefficace, ma favorisce i grandi profitti che sono la causa di tutto. Pensi: per portare clandestinamente un piccolo aereo carico di cocaina dal Messico in territorio Usa un pilota guadagna 100.000 dollari. Rischia di essere abbattuto o catturato, ma per 10 che ne abbattono o catturano ce ne sono 1.000 pronti a prenderne il posto. Ma ancora: nonostante gli ultimi 8-9 anni abbiano visto la più grande e aggressiva campagna antinarcotica della storia, la quantita' di cocaina importata e immessa sul mercato Usa è stata così ingente che i prezzi sono ora molto inferiori a quelli di allora: dunque, a che serve proibire e reprimere? Il proi
bizionismo è fallito, perchè finché non si attacca il meccanismo dei profitti non soltanto non cambiera' nulla, ma si aggravera' il problema.
Ma non crede che il numero dei tossicodipendenti aumenterebbe? Se drogandosi si rischiano sanzioni, molti eviteranno di farlo.
Il proibizionismo americano degli anni 20 sta a dimostrare il contrario. Ma le dirò di più. Sa come si chiama colui che vende droghe per la strada? Si chiama "pusher", cioè "colui che spinge", in Inglese. Ed è ovvio: è proprio il proibizionismo che, rendendo la droga il più redditizio business della storia, fa sì che ogni nuovo tossicodipendente costituisca un tesoro. E interesse della mafia far diventare tossicodipendenti il massimo numero di persone. Se la droga fosse legalizzata non accadrebbe nulla di tutto questo: non ci sarebbe nessuno che spingerebbe la gente a drogarsi.
Non le sembra tutto troppo facile?
Certo che non è facile; ma è l'unica strada da percorrere con impegno. D'altra parte la problematica è molto complessa per essere pienamente illustrata in una intervista.
Immagini la droga somministrata dallo stato a chi la vuole, o almeno a chi ne ha bisogno. I pazzeschi profitti della mafia cesserebbero d'un colpo, così come tutti quei furti e quelle rapine effettuate per procurarsi i soldi per la droga giornaliera. I tossicodipendenti uscirebbero dal giro del crimine e non morirebbero avvelenati in mezzo alla strada, con un ago in vena. Perché, guardi, si muore di droga tagliata con stricnina, quando non con calce o gesso (la mafia guadagna di più); non tanto di droga. Inoltre avremmo decine e decine di migliaia di agenti e magistrati non più costretti ad occuparsi dei reati commessi dai tossicodipendenti, e verrebbero liberate enormi risorse economiche, da usarsi per l'assistenza e la disintossicazione dei tossicodipendenti, e per scoraggiare l'uso delle sostanze stupefacenti: la campagna americana sul tabacco ha avuto per esempio grandi risultati. Ho detto "informazione", e lo sottolineo. Ne manca troppa. Vede, la posizione antiproibizionista raccoglie gente di posizione
diverse, diversissime, accomunate da una comune intelligenza delle cose, su questo argomento: pensi al Premio Nobel Milton Friedman, al Segretario di Stato del tempo di Reagan George Shultz, all'Economist, probabilmente il settimanale economico più autorevole del mondo, o alle recenti posizioni del Times di Londra, a tantissimi altri... Sono certo che questa intelligenza non manca e non manchera' al Governo, al Parlamento, alle forze di polizia di questo paese.