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Damnjanovic Milan, Pannella Marco - 19 ottobre 1990
VINCERA' L'EUROPA
di Milan Damnjanovic

SOMMARIO: [Traduzione di una lunga intervista di Marco Pannella al giornale jugoslavo "Nin"]. All'intervistatore che chiede una sorta di fotografia del partito radicale, Pannella ricorda che si tratta del partito degli omosessuali, dei drogati, dei detenuti, ecc., che però ha condotto la battaglia contro lo sterminio per fame nel mondo e ha raccolto 800.000 firme sulla caccia, quando i "verdi" tedeschi non esistevano ancora. Dell'"eredità spirituale del '68", conserva la vittoria del divorzio, quando anche il partito comunista faceva il compromesso storico con la DC. Pannella rivendica poi la sua opposizione al sistema partitocratico attuale, cioè al sistema elettorale di tipo "continentale", per nulla democratico.

Per i radicali, prosegue, la democrazia vera è quella "classica", non ancora realizzata anche a causa dello Stato nazionale ("la democrazia in un solo paese è follia"). Essi sono libertari ma non anarchici. Poiché non sono nazionalisti, non sono nemmeno a favore delle rivendicazioni nazionali, ad es., del Kossovo. Sono laici, ma non anticlericali, ecc.

Pannella passa poi a illustrare le caratteristiche del partito "transnazionale", con la doppia tessera, ecc. Sulla questione tedesca, afferma che il pericolo della rinascita della superpotenza germanica ci sarebbe se non ci fosse la Comunità economica europea che deve diventare una vera federazione (o confederazione) con unità politica effettiva.

(NIN, 19 ottobre 1990)

Ha recentemente soggiornato in Jugoslavia Marco Pannella, presidente del Partito Radicale transnazionale e deputato al Parlamento Europeo. Chi sono i radicali europei?

- Noi siamo il partito di Cicciolina, siamo il partito degli omosessuali, siamo il partito dei drogati, siamo il partito dei disertori - gente che non vuole fare il servizio militare, siamo anche il partito dei detenuti. Noi siamo, per esempio, il partito che in Italia ha fra i suoi membri anche alcuni dei peggiori ergastolani. I primi membri del Partito radicale in Russia, sono stati tutti in manicomio. Leonid Pljus, per esempio. Ci siamo battuti per la chiusura dei manicomi in Italia. Siamo il primo partito politico al mondo che ha indetto un referendum sulla caccia, quando nessuno ci pensava. I "verdi" tedeschi ancora non esistevano, non erano neanche in fasce, quando noi abbiamo raccolto 800.000 firme contro l'opzione nucleare.

Dunque da tutto questo emerge l'immagine del nostro partito. Penso che non esiste nessun altro partito così austero, il quale nella stessa misura sappia godersi la vita. Noi, per esempio, abbiamo condotto la battaglia contro la fame nel mondo. Alle dimostrazioni che abbiamo allora organizzato, lo sapete, abbiamo avuto un milione e mezzo di partecipanti, ed avevamo soltanto tremila membri.

Questo dice Marco Pannella all'inizio della conversazione, spiegando "l'immagine" di un partito, il quale accetta i membri solo per un anno, con possibilità di reiscrizione.

D. Il vostro partito ha preso in consegna l'eredità spirituale del '68?

R. Nel momento in cui dal movimento per i diritti civili in America nasce il movimento europeo sessantottino, noi in Italia realizziamo alcune cose prodigiose. In quel periodo, nella chiusa clericale, in Italia eravamo alla soglia di riuscire ad imporre l'introduzione della legge sul divorzio e ciò non solo contro la volontà della chiesa, ma anche contro l'intera classe politica italiana. Perfino il Partito comunista italiano, a causa del compromesso storico, era contro di essa, e i cosiddetti partiti laici erano in coalizione con il Partito democristiano, impreparati alla loro dissoluzione. Anche l'estrema destra, i fascisti e tutti gli altri, erano chiaramente contro di essa. In Italia la sinistra, il centro e la destra avevano preso una identica posizione nei nostri confronti. E molto spesso, in verità, erano soltanto aspetti diversi di uno stesso partito. Ciò è molto evidente nelle democrazie continentali, le quali sono pluralistiche e proporzionalistiche, perché noi nel continente europeo non abbiamo ve

re democrazie, ma partitocrazie, con partiti parastatali. Con tale immenso desiderio di nazionalizzare tutto, hanno nazionalizzato se stessi. Penso che noi in Italia, cinque-sei anno dopo la guerra siamo passati da un perfetto sistema unipartitico, il fascismo, ad un nuovo imperfetto sistema di partitismo. Perché oggi la sinistra, il centro e la destra sono fra loro intrecciate.

D. Che cosa è per voi la democrazia?

R. Noi del Partito radicale abbiamo come esempio la democrazia classica, la quale si può dire che non mai stata realizzata. Secondo noi, chiunque accetta i limiti dello stato nazionale, non è nelle reali possibilità di guidare da democratico la vita sociale, di governare la società.

D. E' mai possibile la democrazia se gli stati hanno le competenze che oggi hanno?

R. Come la storia ha dimostrato che il socialismo in un solo paese è follia, se non anche un crimine, così secondo me anche la democrazia in un solo paese è follia, tanto più se esso è uno stato nazionale, delle dimensioni che hanno gli stati nazionali di questo secolo - la Francia e tutti gli altri, cioè il 90% dei paesi membri delle Nazioni Unite.

Penso che il concetto di stato nazionale è stato, in fondo, in questo nostro secolo una specie dell'AIDS, una malattia per i liberali e per tutti gli altri.

D. Di solito si pensa, almeno da noi in Jugoslavia, che il Partito radicale Transnazionale sia anarchico, e questo anarchico ha un significato negativo; ma è proprio logico considerare positiva la definizione non statalistica?

R. Il nostro partito non è ideologico e dato che esso è un gruppo di persone che ogni anno accettano di entrarne di nuove a far parte, posso rispondere solo a titolo personale.

Penso che le posizioni che si rifanno a Rousseau, cioè alla natura, tutte quelle posizioni che dicono: l'uomo è buono, è la società che lo corrompe - sono la base di tutti i malanni del mondo contemporaneo. E' vero che sono un libertario, ma io sono antianarchico e prima di tutto per un fatto. Sono convinto che anche la peggiore legge, anche quella "occhio per occhio" è migliore della legge della giungla. Dunque qualsiasi legge, la legge delle 12 tavole, la legge di Mosé, una qualsiasi, è meglio che non avere leggi. La legge fissa le regole del gioco. Mentre la legge della giungla, che gli anarchici sostengono essere la legge della natura, è buona in realtà solo per i prepotenti. Perciò il nostro partito ha adottato questo come nostro motto, anche se è un concetto filosofico - noi siamo il partito che chiede il diritto alla vita e la vita del diritto.

Dunque, io non mescolo le elezioni con la democrazia, tra l'altro anche perché nelle dittature non solo si vota, ma siete obbligati di votare. La democrazia non è soltanto se voterete o no, ma anche se ciò non è obbligatorio. Ma devo dire che io, come italiano, ho avuto sempre più paura degli italiani che dei tedeschi, degli americani e dei russi. Io non credo nell'"etnos" come "etos", non credo che ci sia il destino o qualche legittimità. Ho più paura della legge della stirpe che dell'occupazione nemica. Perché, molto spesso la stirpe, toglie ai suoi membri la libertà al posto dei nemici. Per tale motivo io sono internazionalista. E per questo sono convinto che l'impero Austro-Ungarico, il quale era multinazionale, era più europeo, addirittura più civilizzato degli stati nazionali formatisi sia alla fine del secolo scorso, sia dopo il 1914.

Per me, fondamentale è il diritto del singolo, ma questo non è il principio della rivoluzione francese, la quale di fatto ha negato ciò in nome di quegli stessi ideali illuministi che hanno portato alla rivoluzione francese. Credo, e così mi sono scavato subito la fossa, che i diritti del popolo albanese nel Kossovo come in Albania, qualora diventassero lo scopo principale, rappresenterebbero la fine dei diritti di ogni singolo uomo o donna albanese. Perché allora, in nome della storia, in nome del popolo, in nome della lingua e della cultura la stirpe scomunicherà chiunque non sia d'accordo con essa. Significa che ancor prima di cominciare la lotta contro il nemico, si sforzerà di liquidare gli sporchi traditori, per dirla in linguaggio radicale.

D. Qual è il suo rapporto verso la chiesa e della chiesa verso di lei?

R. Noi siamo un partito laico. Dunque, noi siamo un partito anti-clericale lì dove tale clericalismo esiste. Il Partito comunista italiano ha sempre accettato il dialogo con la Chiesa e non voleva parlare del divorzio, dell'aborto, ecc. Perché tutto ciò sottintendeva grossi problemi morali e sociali. Noi, non solo abbiamo affrontato tali problemi, ma abbiamo anche vinto. E quando abbiamo vinto per quanto riguarda il divorzio, più di un giornale europeo ha scritto: l'Italia è entrata nell'Europa. E' comparsa allora sui giornali una piccola caricatura del Davide-radicale che abbatte il Golia-clericale. Io sono contro la chiesa rappresentante del potere. Io non credo nel dogma dell'immacolata concezione. Non credo in nessun dogma. Dunque la mia posizione è chiara, ma sono pronto letteralmente anche a morire per il diritto dei cattolici di credere nel dogma.

Devo dire che qualche volta papa Giovanni Paolo II mi è molto simpatico, quando contro tutto il mondo difende e afferma con insistenza... (omissis)... ci fossero molti più politici in tutti partiti, liberali, socialisti i quali con la stessa coerenza di principi e con la stessa integrità difendessero le loro posizioni, come fa lui.

Ma qualora cercasse nuovi concordati tra lo stato e la chiesa nell'Europa orientale, io sono fortemente contro di ciò. I credenti devono avere il diritto di condurre la loro vita religiosa, ma la chiesa e lo stato non hanno diritto a concordare privilegi o a comportarsi come la mano santa o di Dio. Ciò vale anche per gli altri fondamentalisti, mussulmani o altri qualsiasi.

D. Quanti radicali ci sono nei paesi socialisti, quanto essi hanno potuto iscriversi con pari diritti nel Partito radicale come partito Transnazionale?

R. Ecco un esempio. Se alcuni radicali, e quindi il Partito radicale, per salvare il Danubio in una città, conducono un'azione ed hanno finalità legittime in un certo paese, penso che con l'aiuto del partito Transnazionale nello stesso momento, nello stesso giorno, nei parlamenti di questi vari paesi può essere depositato lo stesso progetto di legge, e sulle piazze davanti al parlamento avremo grandi manifestazioni internazionali come supporto a tali iniziative.

Qualora in Romania o in Italia iniziasse qualche azione per la difesa dei diritti dei cittadini romeni o italiani, nello stesso momento, nello stesso giorno possono essere tenute manifestazioni davanti alle ambasciate dell'Italia o della Romania a Belgrado, Mosca o Parigi, e in altre città.

D. Può essere radicale anche un membro di qualche altro partito?

R. Noi siamo il primo partito al mondo, quale ha difeso il diritto di ognuno di avere due, tre, quattro tessere di partito. Questo è il diritto di ognuno e il partito non ha il diritto di ingerirsi. Oggi è ancora diverso. noi non siamo più in alcun modo un partito nazionale. Oggi quando si entra in competizione con i partiti nazionali, non è possibile che il Partito radicale come tale, e lo sottolineo cinque volte, il Partito radicale non può apparire con il proprio simbolo in alcuna parte del mondo, e in alcuna occasione, perché il Partito radicale non vuol competere per il governo ed il potere. Questo è il nostro principio di base. Se al livello ecologico, giuridico e sociale non abbiamo una comune organizzazione transnazionale, soprattutto nei paesi partitocratici con il sistema proporzionale, e non con le norme anglosassoni, è per noi condizione preliminare l'essere anche interpartitici. In caso contrario non possiamo garantire il corso della democrazia, il quale alla fine si riduce in verità alla scelta

fra due possibilità.

D. Ciò dimostra la massoneria, solo che la vostra organizzazione non è segreta.

R. Ha ragione. Due secoli fa la massoneria ha avuto un ruolo molto importante nella civilizzazione. Essa ha difeso il pensiero, la libertà, la cultura e la tolleranza ma nella massoneria è accaduto quello che è successo anche nel cristianesimo. Il cristianesimo si è trasformato in chiesa e allora: addio religione!

D. Che cosa pensa della riunificazione della Germania? La Germania come superpotenza sarà troppo forte per il contesto europeo?

R. Se tornassimo indietro alla Comunità economica europea, allora non esisterebbe soltanto il pericolo ma ciò sarebbe una certezza. Ma se acceleriamo la nostra lotta per la creazione degli Stati uniti d'Europa, allora anche questa riunificazione della Germania è un passo positivo su questa strada. Ho ufficialmente chiesto alla commissione politica del Parlamento europeo che la Comunità europea esprima il desiderio che ai cechi e slovacchi, ai polacchi, a gli ungheresi e agli jugoslavi sia reso possibile fare quello stesso passo che è stato concesso alla Repubblica democratica tedesca, purché sarebbe follia sostenere che i polacchi, gli ungheresi, i cechi e slovacchi e gli jugoslavi siano meno propensi alla democrazia dei tedeschi orientali.

Gli stati uniti d'Europa sottintendono anche una riduzione della sovranità consolidata degli stati nazionali. Con una forte minoranza, e con la maggioranza nel Parlamento europeo, proprio per questo noi stiamo lavorando; perché, come ho detto prima, questi diversi stati nazionaldemocratici sono una vera rovina e dunque bisogna al più presto abbracciare tutti in una sola unità politica federale e non accontentarsi soltanto della collaborazione economica. Qualora tutti questi paesi entrassero in una federazione politica, essi avrebbero molto più interesse. In tal modo i loro interessi economici verrebbero soddisfatti più facilmente che con semplici accordi con una delle superpotenze.

D. Nei discorsi sull'Unione europea, c'è posto per uno stato confederale?

R. La questione è di grande importanza. Se abbiamo gli Stati uniti d'Europa come gli Stati uniti d'America esiste un governo federale. E ogni staterello ha il proprio governo. Se tale stato è di tipo federale o confederale, questo è un problema suo. Permettete che di passaggio esprima un mio pensiero. Comprendo questo tentativo di trovare un'uscita - creiamo un ordinamento confederale eccetera, ma che cosa cambia - storicamente, qui, ora? Federazione o confederazione, non è essenziale, se non possiamo sdrammatizzare la situazione. Forse solo per egoismo, e sottolineo - forse, le repubbliche ricche si integrano sempre di più con l'occidente, si staccheranno sempre di più dalle repubbliche povere, e in tal caso - confederazione o federazione non è essenziale. Ciò è forse congiunturale, conveniente per discutere un modo di guadagnar tempo, uno o due anni, ma in questo non ci sono prospettive.

 
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