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D'Elia Sergio, Di Lascia Maria Teresa, Ferro Valeria, Frassineti Luca, Lai Livio - 18 dicembre 1990
L'EMERGENZA GOZZINI (6): GLI INTERVENTI SUL DECRETO IN COMMISSIONE E IN PARLAMENTO.

LEGGE GOZZINI E PARLAMENTO: le responsabilità della stampa e della Tv.

(Stralci da interventi effettuati durante il dibattito parlamentare per la conversione in legge del decreto n· 324 - Camera dei Deputati 4-6 dicembre 1990).

Massimo PACETTI (PCI):

Sottolinea che in realtà il provvedimento in esame non è diretto ad affinare le armi per la lotta alla criminalità, ma tende solo a soddisfare determinate esigenze dell'opinione pubblica ovvero a coprire l'inerzia del Governo, laddove si limita a riscrivere norme già vigenti.

Francesco D'ONOFRIO (DC):

Ritiene viziate da illegittimità costituzionale le disposizioni di cui agli articoli da 1 a 3. Infatti, premesso che non è dubbia la necessità di rafforzare la lotta alla criminalità organizzata, sottolinea che occorre sottrarsi da una soggezione psicologica nei confronti di opinioni diffuse sull'attuazione della "legge Gozzini" che non corrispondono alla realtà, tanto che si dovrebbero probabilmente condurre azioni penali per la diffusione di notizie false.

Silvano LABRIOLA, Relatore:

"Il decreto di cui discutiamo è stato adottato dal Governo sulla scia di una evidente corrente di opinione pubblica che reclamava misure urgenti. E' ovvio che il Parlamento potrà discutere se il merito di tali misure sia stato adeguato alle necessità oppure no".

Franco RUSSO (Verdi Arcobaleno):

"In realtà, la violenza della criminalità organizzata, i fatti mostruosi di Gela o quel che succede nelle regioni meridionali, in Calabria o a Napoli, non hanno nulla a che fare con la situazione carceraria. Nulla! Ecco perché dobbiamo ragionare: non essere presi da una emotività strumentalizzata!

Valga il vero: non possiamo ripetere favole per convincere non l'opinione pubblica - mi si consenta - ma alcuni cronisti giudiziari amici, con tutto il rispetto che ho per loro, i quali confondono - o meglio sono confusi artatamente dalle fonti governative - il fatto che siano stati concessi gli arresti domiciliari a Maietta con l'applicazione della legge Gozzini".

Silvia BARBIERI (PCI):

"Questa impotenza, questo abborracciamento di misure diverse tra loro hanno già suscitato nel paese critiche profonde da parte di autorevoli operatori del settore che è in particolare oggetto del decreto-legge, cioè quello relativo alle istituzioni penitenziarie; hanno già fatto emergere il disagio del Governo e della maggioranza nel sostenere misure che forse sono state definite in maniera affrettata e superficiale per rispondere a una situazione di allarme in parte reale, grave e consistente, in parte deviata ed alimentata da un certo tipo di campagna che individua solo nell'applicazione della legge Gozzini molte delle difficoltà nelle quali ci stiamo dibattendo".

Mauro MELLINI (Gruppo Federalista Europeo):

"Se necessità e urgenza potessero essere confuse con alibi e fretta, nessuno potrebbe contestare a questo provvedimento i presupposti richiesti dalla Costituzione. In tal caso, peraltro, la motivazione avrebbe dovuto essere la seguente: ritenuta la straordinaria necessità ed urgenza di far fronte ad una campagna di stampa disinformata ed approssimativa, decreta eccetera eccetera.

Signor ministro, dobbiamo dire che voi avete ceduto ad una campagna di stampa.

Signor ministro, a questo punto (se è una sua responsabilità è proprio da ricercarsi su tale base) a fronte di scarcerazioni per decorrenza dei termini o per omessa richiesta di proroghe, si è montata una campagna contro la legge Gozzini. Certo vi è la disinformazione della stampa, ma questa legge è stata considerata un bersaglio fin troppo facile. Ricordiamo che quanto più le campagne di stampa sono infondate, tanto più vi è la necessità di aumentare il divario tra la puntualità e la precisione delle questioni e la loro rappresentazione".

Benedetto Vincenzo NICOTRA (DC):

"Riconosciamo al Governo di aver avvertito l'opportunità di un intervento, motivato - come diceva l'onorevole Mellini - da sentimenti che crescono nell'opinione pubblica e che sono riecheggiati da una stampa che spesso non interpreta correttamente fenomeni sicuramente non addebitabili alla legge Gozzini. Quando si è parlato delle scarcerazioni attribuendole a quest'ultima legge, si è commesso un evidente falso: le scarcerazioni sono riconducibili ad una legge che ha stabilito i termini entro i quali deve essere emesso il provvedimento del giudice e si deve celebrare il processo. Se questo non avviene ciò non si può addebitare alla legge Gozzini, che riguarda altro".

Egidio ALAGNA, Relatore (PSI):

"Onorevoli colleghi, questo disegno di legge è diretto a disciplinare una situazione in un momento particolare dela vita del paese. Abbiamo detto e ripetuto più volte in Commissione nel corso dell'esame in sede referente che l'allarme sociale derivato da fatti emblematici, che magari non hanno attinenza con tutte le norme del decreto-legge e soprattutto con la prima parte che riguarda la cosiddetta legge Gozzini, e la disinformazione dell'opinione pubblica sulla causalità degli avvenimenti portano a travisare gli eventi".

Giulio MACERATINI (MSI):

"Devo confessare che mi sento veramente preoccupato, prima come cittadino e pi come deputato, quando leggo - come ho avuto modo di fare in questi giorni - i grandi titoli dei giornali, che come in questa circostanza hanno perversamente inseguito l'obiettivo di disinformare tutti e, quindi, di deviare l'opinione pubblica dalla realtà dei fatti; e quando sento tuonare certi "gazzettieri di regime" contro la criminalità organizzata e proporre come sicuro salvacondotto un decreto-legge come quello al nostro esame.

Ho l'impressione che siamo in presenza di una deliberata volontà di distrarre l'opinione pubblica dal modo in cui stanno effettivamente le cose. In certe zone a rischio della penisola è nato - e ormai comincia ad essere sempre più fondato - il sospetto che a Roma ci sia qualcuno che, deliberatamente complice delle cosche criminali, sia in grado di orientare il lavoro del Parlamento nazionale verso obiettivi che a tutto servono meno che a combattere le organizzazioni criminali".

Francesco D'ONOFRIO (DC):

"In sede di discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione del decreto-legge n.324 del 13 novembre scorso ho l'onore di svolgere alcune riflessioni a nome del gruppo democristiano.

Erano queste le ragioni per le quali avevo espresso un giudizio particolarmente severo nei confronti di quel modo improprio, emotivo, irrazionale, spesso disinformato, pressappochistico, ma talvolta volutamente tendente ad orientare l'opinione pubblica in senso contrario al provvedimento noto come legge Gozzini, da parte di mezzi di informazione. In questo modo si era detrminato un allarme sociale, che aveva creato determinate situazioni per cui non avevo esitato ad affermare che noi parlamentari potevamo essere stati posti in condizioni di difficoltà psicologica nell'affrontare l'esame del decreto-legge con la dovuta serentià (senza la quale rischiamo che la nostra Assemblea legiferi sulla base dell'emotività).

In relazione ai dati forniti dalle autorità preposte alla sorveglianza della struttura carceraria e da illustri studiosi e operatori del settore, potrei affermare che l'esperienza nell'applicazione della legge Gozzini non conteneva in sé elementi tali da giustificare la sua immediata sospensione.

Le questioni riguardano l'informazione su questa legge e sulle sue modalità applicative; esse concernono l'inesistenza di strumenti attraverso i quali le istituzioni produttrici dei provvedimenti legislativi - penso al Parlamento in questo caso, ma anche ai consigli regionali - possono informare la pubblica opinione sulla realtà. Ciò attiene ad un aspetto molto delicato della libertà di stampa e di informazione - che investe non solo la stampa ma anche tutti gli altri mezzi di comunicazione - e del dovere non dell'obiettività dell'informazione (che potrebbe essere unafinalità difficile da prevedere per via legislativa) ma quanto meno dell'onestà del fatto, della legge e della sua applicazione".

Aldo RIZZO (SI):

Ritiene che le misure contenute nel decreto non siano tali da sortire effetti rilevanti e tangibili nella lotta alla criminalità organizzata. Il testo presentato dal Governo sembra rispondere infatti soprattutto alla preoccupazione di fornire una risposta di immagine alle spinte di carattere emozionale provenienti dall'opinione pubblica dopo gli ultimi e gravi episodi di sangue, piuttosto che all'intenzione di intervenire in maniera concreta ed efficace per arginare il fenomeno della criminalità.

Antonio BARGONE (PCI):

Rileva che le disposizioni contenute nel decreto non incontrano grande consenso, nenache tra le forze politiche di maggioranza. Lo stesso Governo sembra disconosceere la paternità del provvedimento, dando credito a quelle voci che hanno affermato che con esso si è inteso perseguire soltanto una sorta di "effetto immagine", senza proporsi di incidere concretamente sui problemi posti dalla recrudescenza dei fenomeni criminosi.

Alessandro Tessari (Gruppo Federalista Europeo):

Pur condividendo talune osservazioni del collega Casini circa la necessità di fornire una risposta alla crescente proccupazione dell'opinione pubblica dinanzi alla recrudescenza della criminalità organizzata, osserva preliminarmente che tale preoccupazione è sovente alimentata da un uso distorto dei mezzi di comunicazione. In particolare, formula profonde riserve circa le modalità attraverso le quali i mezzi di informazione televisiva, cui hanno accesso in modo prevalente, se non addirittura esclusivo, le forze politiche di maggironaza, hannno dato notizia delgi ultimi fatti di cronaca. L'impressione di fondo è che si tenda ad instaurare un clima generale di emergenza attraverso il quale giustificare qualsiasi intervento legislativo. Anche le ultime dichiarazioni del Capo dello Stato sembrano alimentare tale clima.

Benedetto Vincenzo NICOTRA (DC):

"Il dibattito che si sta svolgendo, in ordine alla conversione in legge del decreto recante provveidmenti urgenti in tema di lotta alla criminalità orgnaizzata, riflette la giustezza delle posizioni dei vari gruppi, concordi nel ritenere che vi sia stato un travisamento da parte di alcuni organi di stampa circa gli esatti termini del provvedimento al nostro esame.

Riteniamo che si sia commesso un falso quando si è addebitato alla legge Gozzini il fenomeno delle scarcerazioni per decorrenza termini; sono altre le leggi che lo consentono. La legge Gozzini (legge che - ricordo - ebbe il voto unanime del Parlamento) masce dall'esigenza di dare ai detenuti una speranza, quella speranza di cui parla Nicolò Amato.

Crediamo si debba porre attenzione agli esatti termini del problema e al modo in cui viene gestito dai mass media. Per questo dico che è necessario puntualizzare alcuni aspetti,c osì come hanno fatto in Commissione ed oggi in aula i colleghi Carlo Casini e D'Onofrio, ed eliminare ogni possibilità di equivoco da un provvedimento che può avere alcuni limiti ma che è dettato dall'esigenza di porre rimedio a taluni aspetti negativi della legge Gozzini".

 
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