Intervista a Marco Pannella di Rosanna Lampugnani.SOMMARIO: "Avevamo immaginato una grande riforma e per questo una grande costituente. Ora, dopo un anno resta invece il congresso del Pci, per carità importantissimo, ma al quale gli altri possono partecipare solo come spettatori. Un ruolo che come è noto non ci è proprio. Ecco perché noi radicali faremo il nostro congresso..."
Marco Pannella spiega così la propria delusione per l'evoluzione della svolta comunista alla quale aveva guardato con grande interesse. E in questa intervista dice perché il Partito radicale vuole rifondarsi.
(L'Unità del 28 dicembre 1990)
Dunque cosa vi aspettate da questo anno che si apre tra mille difficoltà?
Ci aspettiamo quel che possono aspettarsi degli internazionalisti, il Pr che è la sola Internazionale democratica di militanti, democratici di classe, nonviolenti e laici (in un mondo strutturalmente animato e chiuso, per i suoi tre quarti, da varie forme di fanatismo). Ci aspettiamo quel che si aspettano libertari e liberalsocialisti, federalisti europei, ecologisti e ambientalisti, antinazionalisti, anticlericali, antiproibizionisti come lo siamo stati sul divorzio, sull'aborto, sulla pillola, sulla droga, sul sesso, sulla cultura. Sia detto una volta per tutte: è questa mia una litania biascicata, ma è la puntuale descrizione dei connotati - occhi, naso, bocca, orecchie - di un partito riformato e riformatore..."
Ma come pensate di rilanciare il ruolo dei radicali?
Ci aspettiamo che scattino in Italia, e subito dopo altrove, quei 50 mila "iscritti", "azionisti" (essenziali ed indispensabili). I quali, a questo punto, grazie all'esistenza del Pr, sono sufficienti per far nascere, agire, esplodere un nuovo soggetto politico, transnazionale e transpartitico, senza il quale non v'è riforma solidamente configurabile, né di istituzioni nazionali, né, soprattutto, della politica. Fare questo affrontando allo stesso tempo i problemi istituzionali e locali con proprie e altre organizzazioni politiche ed elettorali, è quanto ci proponiamo e proponiamo agli altri.
E con quale obiettivo?
Io dico che questo soggetto politico non c'é ancora ed è l'unico che potrebbe far intervenire fatti e forze nuove sulla scena, sui teatri di pace o di guerra che abbiamo dinanzi.
Il vostro congresso si svolgerà negli stessi giorni di quello comunista. E' voluta o casuale (provocatoria) questa coincidenza?
Come immagini si tratta di una contemporaneità causale e non casuale. Avevamo, insieme, comunisti, radicali, democratici, immaginato fino alla primavera dell'89 una grande riforma e per questo una grande costituente. A questa costituente ovviamente avrebbero dovuto partecipare tutti coloro che speravano in quella riforma dei partiti, delle istituzioni e della politica. C'è invece il vostro congresso comunista, per carità importantissimo, al quale gli altri possono partecipare solo da spettatori. E questo, come è noto, è un ruolo che non ci è proprio.
E dunque avete deciso di farvi il vostro congresso?
Si, ecco perché ci saranno due congressi e non uno. In un certo senso, a Rimini e a Roma, ciascuno dovrà porsi l'obiettivo di misurarsi con esso, esplicitamente o no, per raggiungerlo o esorcizzarlo. Anche se ci sono differenze: la vostra assise sarà deliberativa e di straordinaria mobilitazione e la nostra sarà invece di affermazione di una crescita, di una continuità sempre più rigorosa con le radici europee liberalsocialiste, della rivoluzione liberale e di quella nonviolenta, con i grandi movimenti dei diritti civili e di liberazione sociale del mondo anglosassone e del terzo Mondo. Riferimenti che uniscono oggi in Italia, nel Pr, militanti "radicali" e comunisti, socialisti e liberali, ecologisti e federalisti. Non dimentichiamo che il Pr ha avuto, nel 1990, più iscritti a Mosca che a Napoli o Torino, a Praga che a Bologna o Firenze. Il miglior progetto nazionale deve essere in radice anche internazionale e internazionalista.
Vi siete dati tre appuntamenti per sancire la vostra rinascita politica. Perché?
Il primo è il 3· congresso del PR. E' un congresso sull'Italia, per assicurare il massimo di contributo italiano all'affermazione e alle lotte del partito, del soggetto politico internazionalista e internazionale di cui parlavo. Meglio comprendere e far comprendere che iscriversi, divenire "azionista" di questo "partito d'azione" o accettare di sottoscrivere questa polizza d'assicurazione sulla vita del diritto alla vita, costituisce per ciascuno una straordinaria occasione di forza e di intelligenza civile, umana, politica. A Pasqua poi si svolgerà il Consiglio Federale, che dovrebbe essere in condizione di deliberare, sostenere, far proprio o no questo progetto. Poi ad agosto, se ce la facciamo, il 37· congresso per confermare norme, principi, metodi, obiettivi. O mutarli.
Per il Consiglio Federale avete scelto come sede Mosca. Per quale motivo?
Mosca è un'ipotesi, assieme ad altre: Medio Oriente, Usa, America Latina. Le possibilità logistiche in questo caso sono importanti, anche perché finiscono per avere una stretta parentela con la possibilità politica. D'altra parte è a Mosca, penso, che urge assicurare un contributo da compagni e cittadini solidali, per battere fughe in avanti, irresponsabilità: siamo i soli, forse, che possiamo senza complessi e con qualche credibilità predicare ma soprattutto praticare la prudenza e il rigore. Il tema di questa assise sarà: il progetto radicale.
Insomma un intenso lavoro vi aspetta nel '91. Ma cosa pensate di ottenere? Dove volete arrivare?
Tutto oggi è immaginabile. Si crea una dinamica per assicurare, non foss'altro che a titolo d'esperimento, alcune decine di migliaia di iscritti per il 1991 a questo partito, a questa internazionale? Che mobiliti, quindi, il contributo equivalente a quello di un quattro per cento della forza del Pci-Pds, che mi auguro confermi la sua dimensione all'incirca di un milione e mezzo di iscritti. Non c'è nessun dubbio che in tal caso una forza capace di suscitare e nutrire immense speranze sarà nata e verrà espressa dal congresso. Non sarà così?
Tutto è possibile. Saremo allora liberi davvero e non costretti a mettere un punto fermo, finale, e andare a capo.
Sulla più spinosa questione di politica interna cosa dicono i radicali? Cosa ne pensano di Gladio?
Se non fossimo da tutti imbavagliati e temuti, anche da voi, la cospirazione politica, i golpe continui e striscianti, con il loro culmine negli anni dell'unità nazionale, e nel dicembre 1980-gennaio 1981, sarebbero chiaramente letti da tutti e superati felicemente.