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Stanzani Sergio - 17 gennaio 1991
GOLFO: DICHIARAZIONE DI VOTO DI SERGIO STANZANI, PRIMO SEGRETARIO DEL PARTITO RADICALE

SOMMARIO: La dichiarazione di voto alla Camera dei deputati italiana di Sergio Stanzani, primo segretario del Partito Radicale, sulle risoluzioni relative alla situazione nel Golfo. La Camera era chiamata a decidere, poche ore dopo l'inizio delle operazioni militari contro l'Iraq, sulla partecipazione della missione militare italiana nel Golfo alle stesse operazioni, in attuazione della risoluzione n.678 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che autorizzava "a usare tutti i mezzi necessari" per indurre l'Iraq al ritiro dal Kuwait.

Il segretario radicale, precisando che la scelta a cui sono chiamati i deputati appartiene tutta alla politica e non all'etica o alla morale, afferma che le posizioni assunte dai deputati iscritti al Pr, presenti in diversi gruppi parlamentari e che hanno espresso posizioni sia a favore che contro la partecipazione alla missione militare, testimoniano ugualmente degli ideali nonviolenti del Pr e "della nostra capacità, capacità, ripeto, di essere costruttori di pace, di diritto".

(Camera dei deputati - Resoconto stenografico della seduta del 17 gennaio 1991)

L'atto che la Camera è chiamata a compiere fra qualche minuto, Signora Presidente, Signor Presidente del Consiglio, Colleghe e Colleghi, appartiene intero, e solamente, alla responsabilità e alla nobiltà della politica, della moralità politica.

Chiunque pretende in queste ore di caricare questa scelta di altri valori e significati, chiunque proclami, pretenda che ci troviamo dinanzi ad una scelta etica, morale, e segni quindi lo spartiacque del bene e del male al di fuori della responsabilità politica, dell'opportunità politica è responsabile di un non tollerabile atto di intolleranza, di faziosità, in una parola di violenza.

Il Partito Radicale attraverso i suoi eletti ha chiamato questa Camera, dal 1982 ad oggi, 77 volte, dico 77 volte, Colleghi, a reagire contro l'infamia politica del sostegno alla politica di guerra, di sterminio del proprio popolo e dell'altrui, di violenza del dittatore feroce e folle di Bagdad.

Non quindi i Signori del Palazzo, ma nemmeno quelli delle piazze, non i cittadini che hanno taciuto, che hanno pensato ad altro e non hanno dedicato giorno dopo giorno, come noi nonviolenti per la creazione della pace, con puntuale impegno, per la vita del diritto e il diritto alla vita, possono pretendere di dare lezione a nessuno.

Il Partito Radicale, Signora Presidente, non è presente in quanto tale in queste aule, come dicono gli stessi nomi dei gruppi parlamentari che i suoi eletti hanno costituito. Io stesso non parlo qui come primo segretario del partito della nonviolenza, del partito che ha compreso, scegliendo il simbolo di Gandhi, quale fosse il nodo centrale da sciogliere nella nostra epoca. Ma sono fiero di ricordare qui che questo partito conta deputati comunisti e socialisti, verdi e federalisti europei, democratici ed indipendenti. Tutti, tutti, nei loro atteggiamenti diversi, ma tutti quanti profondi e responsabili, tutti testimoniano ugualmente dei nostri ideali e della nostra capacità, capacità, ripeto, di essere costruttori di pace, di diritto.

Tutti, ne sono certo, come tutti gli italiani, in queste ore ed ancor più in quelle che verranno, troveranno ulteriori, urgentissimi motivi per invitare ciascuno e tutti a non vivere di grida e di slanci, di angosce e di odi, ma di concreto apporto, assolutamente prioritario per costruire quella forza di massa all'esercito della nonviolenza politica, della democrazia, senza la quale la scelta, come Gandhi ricordava ed ammoniva lungo tutta la sua esistenza, non resta al nonviolento che quella di scegliere fra i campi contrapposti quello dove la violenza si accompagna alla difesa del diritto. Il Mahatma ha gridato, senza requie, che la codardia, la viltà, l'ipocrisia sono più inaccettabili della violenza in sè, della guerra.

Questa guerra è incominciata almeno il 2 agosto. Noi, con la nostra mozione, abbiamo cercato di ottenere da voi tutti, una consapevolezza, una adeguatezza, per il nostro Paese, e per il mondo, di azione politica che avrebbe potuto impedire il ricorso alle armi, pur legittimo.

Non siamo stati ascoltati. Senza un partito, grande, forte, di decine di migliaia di militanti, che operano ogni giorno, ovunque e contemporaneamente nel mondo, la violenza, la guerra non potranno che essere vincitrici. Se questo non si crede, se questo non si sà, non resta che raccogliere il disastro.

Dalla nostra storia fatte di galere, di obiezione di coscienza date e non richieste agli altri, si nutrono oggi voti diversi, in ciascuno di profonda verità.

In queste ore tremila nostri ragazzi, in mezzo a centinaia di migliaia di altri si trovano nel campo che cerca di disarmare, purtroppo non con le armi che avremmo preferito, il dittatore, l'aggressore, il macellaio di iracheni e di donne ed uomini dell'Iran, dei curdi.

L'intera Europa, sembra, decide di esser presente, pur con una desolante disunità.

Avete seminato vento, Signori delle maggioranze, Signori del Palazzo e delle piazze. Raccogliamo tempesta. Non vi lasceremo a lungo capaci di questo, a combattere i mostri che avete suscitato.

Che si formino, nel Partito Radicale, a Mosca come a Roma, a Bagdad come New York, le brigate della nonviolenza, della pace, si formino e contino ogni giorno migliaia e migliaia di uomini e di donne.

Vivano la nonviolenza, il diritto, la democrazia.

 
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