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Stanzani Sergio, Vigevano Paol - 7 febbraio 1991
LO STATO DEL PARTITO E LA COSTITUENTE TRASNAZIONALE
La bozza di relazione del primo segretario del Pr Sergio Stanzani e del Tesoriere Paolo Vigevano

SOMMARIO: Un risanamento in via di acquisizione, una situazione comunque in gran parte nuova e senza precedenti, l'obiettivo di un partito trasnazionale che possa autofinanziare le proprie attività a prescindere da finanziamenti istituzionali italiani. L'obiettivo di coinvolgere il maggior numero di parlamentari, esponenti politici d'Europa e del mondo sul progetto del Pr, per dar vita insieme ad organismi trasnazionali, autonomi e federati, per una rivoluzione liberalsocialista democratica, nonviolenta e ambientalista contro il disordine stabilito.

1. IL "PERCORSO" PER LA COSTITUZIONE DEL PARTITO TRANSNAZIONALE

2. LO "STATO DEL PARTITO"

3. IL PROGETTO POLITICO DEL PARTITO RADICALE DEL 1991

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1. IL "PERCORSO" PER LA COSTITUZIONE DEL PARTITO TRANSNAZIONALE

1.1. Le decisioni prese dal Congresso di Budapest.

Le decisioni prese dal 35mo Congresso del Partito Radicale, che si è svolto a Budapest dal 22 al 26 aprile 1989, confermano tuttora la loro straordinaria importanza e validità.

Importanza e validità che sono oggi sorrette e alimentate dalla speranza.

E' stato in quella sede, in quel momento, in quel fantastico scenario - in occasione di un evento eccezionale che rimarrà comunque uno dei piu' significativi e memorabili della nostra storia - che ci siamo costituiti, a tutti gli effetti - per la prima volta - in Partito transnazionale. Abbiamo dato corpo e consistenza, nonchè perfezione formale, alla decisione presa dal 34mo Congresso del Partito Radicale che si è svolto a Bologna dal 2 al 7 gennaio del 1988. Infatti, la mozione approvata in quell'occasione risentiva di assetti direzionali e di condizioni operative connesse alle attività ed alle iniziative pregresse, assunte, in misura del tutto preminente, in Italia, tant'è che la decisione relativa al costituirsi del Partito in forza politica transnazionale e transpartitica, a Bologna non ottenne la maggioranza qualificata dei 2/3 e non ebbe pertanto effetto vincolante per gli organi dirigenti.

Il percorso della costituzione del Partito transnazionale è stato sottolineato da non poche, serie difficoltà, come sempre avviene quando si voglia dare seguito e vita, concreta e operante, alle parole. Difficoltà che - come sappiamo - si accentuano e si moltiplicano quando le decisioni, le parole, comportano nei fatti il cambiamento delle condizioni e degli assetti del nostro operare. Cambiamento che - nel nostro caso - è reso indispensabile dal non voler noi essere costretti, per sopravvivere, a mutare la natura e la ragione del nostro essere Partito e forza politica.

Dobbiamo anche ricordare che il costituirci a Budapest in Partito transnazionale si è inserito e si è accompagnato ad una situazione di crisi del Partito drammatica, "fallimentare", determinata anzitutto - come ricorda la mozione - da ostracismi, mistificazioni, uso antidemocratico dei poteri statali e privati". Situazione, peraltro, "da tempo e con sempre maggiore puntualità e precisione, rigore e vigore", denunciata e documentata dagli organi statutari del Partito e che a Budapest è stata oggetto di attento e approfondito esame da parte dei partecipanti al Congresso, convenuti numerosissimi nella capitale magiara nonostante il disagio e l'onere che hanno dovuto affrontare e sostenere (1).

In questo contesto, con la mozione approvata dal 35mo Congresso, il Partito Radicale si costituisce in partito transnazionale e transpartitico, senza - in quella sede - alcun riferimento diretto alla situazione italiana, se non per denunciare la propria gravissima situazione di iscritti e di risorse come esempio di quanto la lontananza, a volte l'opposizione, alla democrazia da parte della "democrazia reale" dei sistemi dei partiti dei regimi occidentali e, in particolare, da parte della partitocrazia italiana, ne "ipotechi, nell'immediato, la vita e non solo l'attività".

1.2. La mozione: lascia alle spalle il Partito preesistente.

La mozione di Budapest lascia quindi alle proprie spalle il Partito preesistente, ne rivendica con vigore i valori, la storia, gli obiettivi, nella ferma convinzione che abbiano risposto e rispondano validamente alle esigenze della nostra società e del nostro tempo, ma ora il Partito rompe con le proprie strutture, i propri assetti, le proprie condizioni operative e direzionali, divenute inadeguate rispetto alle nuove prospettive e a esigenze e impegni anche diversi.

D'altro canto, di fronte ad una accertata carenza di risorse che, "se non accadono straordinari eventi", sarà tale da annullare progressivamente e rapidamente l'esistenza ed il patrimonio del Partito, il Congresso denuncia e respinge la presunta asserita volontà di scegliere liberamente la propria dissoluzione e afferma che la chiusura del Partito non può essere altro che opera di una "violenza da parte del potere". Per scongiurare questa sorte, la mozione si rivolge anzitutto a tutte "le forze di democrazia e di tolleranza", di ogni paese, e, in particolar modo, alle "classi dirigenti ed ai loro esponenti piu' liberi e responsabili" e stabilisce che tutte le energie e le risorse disponibili dovranno essere comunque impegnate e impiegate per il conseguimento degli "obiettivi che sono i nostri", non realizzati e contenuti nelle decisioni già in precedenza adottate nelle rispettive sedi, dagli organi statutari: "non una sola energia personale e finanziaria dovrà essere distolta da questa lotta, per pretes

e ipotetiche procedure di liquidazione consensuale e democratica del Partito".

1.3. I "pieni poteri congressuali".

A Budapest il 35mo Congresso, oltre a porre in evidenza nella mozione - con grande forza ed efficacia - l'eccezionale, esaltante, ma drammatica straordinarietà del momento e le difficili, ultimative condizioni che contraddistinguono il costituirsi del Partito in partito transnazionale, ne sottolinea l'estrema gravità ed importanza, indicando una diversa articolazione ed una particolare attribuzione di responsabilità alle quali affidare la direzione ed il governo del Partito, garantendone - nel contempo - la legittimità, anche in termini statutari: la delega del Congresso di tutti i poteri "congressuali" al primo segretario, al tesoriere, ai presidenti del Partito e del Consiglio Federale.

I "pieni poteri ai quattro" - espressione impropria, ma divenuta usuale tra noi - per "tutte le decisioni relative alla vita ed al patrimonio del Partito" segnano non solo l'inizio di una nuova e diversa situazione di "legalità straordinaria", ma anche la "separazione" - nella conferma della volontà e della speranza nella continuità - del Partito transnazionale da quello preesistente. I "pieni poteri congressuali", com'è corretto definirli, segnano la conclusione di "un segmento di teoria della prassi", nell'esigenza e nella speranza che questa conclusione costituisca l'inizio di una nuova fase dell'esistenza del Partito, da costruire in una diversa e piu' ampia dimensione e col convincimento che il Partito rischia di soccombere solo per la violenza esercitata col venir meno del potere a condizioni essenziali di diritto e democrazia.

1.4. Il tempo trascorso per attuare il deliberato congressuale.

Trascorrono otto mesi (dalla fine di aprile alla fine del dicembre 1989) perché la delega dei poteri statutari venga assunta ed esercitata dai "4".

Un periodo di tempo non indifferente, che è stato tuttavia necessario agli organi del Partito interessati e coinvolti in questa decisione per acquisire e maturare una piena e piu' precisa consapevolezza della portata del deliberato congressuale e, quindi, non tanto dell'inevitabilità, quanto della necessità di assumerla ed esercitarla. A questo proposito non dobbiamo dimenticare che il Congresso, oltre al primo segretario, al tesoriere e al presidente del Partito, ha determinato ed eletto anche il Consiglio Federale e che la "Segreteria" costituita dopo il Congresso di Bologna - composta da 5 primi segretari aggiunti, dal vicetesoriere, dai presidenti dei due Gruppi parlamentari della Camera e del Senato in Italia e del Gruppo parlamentare europeo, da undici membri effettivi e da sei aggiunti (2) - è rimasta in funzione anche dopo Budapest, in attesa che venissero presi ulteriori provvedimenti in merito.

1.5. Due avvenimenti italiani.

Si tratta di un periodo che oltre a due importanti occasioni di dibattito sul Partito (il seminario tenuto a Roma dal 31 luglio al 2 agosto 1989 con la partecipazione degli organi del Partito, dei parlamentari e dei componenti il cosiddetto "gruppo dirigente" provenienti anche da altri paesi e la riunione del Consiglio Federale che si è svolta sempre a Roma dall'1 al 5 settembre 1989), incontra, sul percorso dell'attuazione delle delibere del Congresso, alcuni avvenimenti italiani che vi interpongono problemi, scelte e iniziative di non poco conto.

1.6. Il "primo Congresso italiano del Partito Radicale".

L'incontro tra Achille Occhetto e Sergio Stanzani.

Anzitutto il "primo Congresso italiano del Partito radicale", convocato a Rimini a partire dal 16 maggio 1989, venti giorni dopo il Congresso di Budapest, in vista delle elezioni per il Parlamento europeo, preceduto di due giorni dall'incontro tra il segretario del Partito Comunista, Achille Occhetto, ed il primo segretario del Partito Radicale, Sergio Stanzani.

1.7. L'attenzione del Partito alla vicenda dei comunisti italiani.

Sono due avvenimenti che manifestano l'attenzione del Partito alla vicenda dei comunisti italiani, per sostenere la speranza del loro impegno nel contribuire a determinare nuove condizioni di affermazione e sviluppo della democrazia in Italia, già in un momento nel quale, in relazione al maturare degli eventi dell'est europeo, il Pci veniva sottoposto, proprio in vista delle elezioni europee e quando proclamava di voler superare la propria storia, all'aggressione di tutte le altre forze politiche.

1.8. La richiesta ai comunisti della loro iscrizione.

Nel contempo, in coerenza con l'appello rivolto dal Congresso e con la dichiarazione congiunta diffusa a conclusione dell'incontro Occhetto-Stanzani (3), il Partito richiedeva ai comunisti l'apporto della loro iscrizione per contribuire attivamente all'opera del costituirci in forza transnazionale, in strumento di iniziativa e lotta politica per tutti i democratici, nonviolenti, antiproibizionisti, ecologisti, liberaldemocratici, liberalsocialisti, federalisti e internazionalisti.

1.9. Il Partito "in quanto tale" non si presenta alle elezioni.

Questo, quando il "primo Congresso italiano del Partito Radicale" riaffermava con grande chiarezza nella teoria e confermava con precisa determinazione nei fatti, la non partecipazione - per la prima volta dal 1976 - del Partito "in quanto tale" ad elezioni politiche in Italia.

Veniva così a cadere ogni possibile elemento di "concorrenza" sia con gli altri partiti nazionali sia con le internazionali partitiche esistenti e doveva venir meno anche ogni remora formale all'iscrizione al Partito Radicale (transnazionale e transpartitico). Purtroppo così non è stato nell'interpretazione e nella valutazione che molti tra gli esponenti del Pci hanno voluto dare allo statuto del loro Partito, nonostante la dichiarazione congiunta Occhetto-Stanzani del 14 maggio 1989.

1.10.Le autonome iniziative elettorali degli iscritti italiani.

La funzione di "servizio" del Partito.

Come conseguenza delle delibere del Congresso di Budapest e in relazione a questi avvenimenti, gli iscritti italiani assumono, in quanto cittadini, autonome iniziative, sia nel campo ecologico e antiproibizionista, che dell'area laica e socialista, iniziative che portano in occasione delle elezioni per il Parlamento europeo - com'è noto - alla formazione di nuove liste o alla loro candidatura in liste di "altri" partiti e formazioni politiche.

Il Partito da parte sua già in questa circostanza svolge una funzione di "servizio" nei confronti dei propri iscritti e delle iniziative da loro assunte, per non venir meno alla responsabilità alla quale - pur in diverse e mutate condizioni - non può sottrarsi di preservare e garantire il patrimonio, il "peculio", acquisito in oltre 20 anni di lotta politica in Italia, con una presenza anche nelle istituzioni e, quindi, in significativi momenti elettorali.

In questo quadro rientra sia l'intervento formale del Partito che ha consentito la presentazione della lista "antiproibizionista", sia il supporto organizzativo e finanziario fornito anche alla lista dei "Verdi Arcobaleno" e ai candidati iscritti e presenti nella lista "Liberali- repubblicani- federalisti" e nel partito socialdemocratico. Le esposizioni finanziarie, in virtu' dei positivi risultati così conseguiti, sono poi in gran parte rientrate.

1.11.Il Consiglio Federale di Roma del settembre 1989.

La riunione del Consiglio Federale tenuta all'Hotel Ergife a Roma dall'1 al 5 settembre 1989 - che vide una numerosa e qualificata partecipazione transnazionale, yugoslava e rumena, cecoslovacca e sovietica, polacca e africana, portoghese e statunitense, belga, francese e spagnola - è stata l'occasione piu' significativa del dibattito del partito sul percorso da seguire per adeguarne l'azione alle delibere del Congresso.

La mozione finale dei lavori, in un quadro generale che si richiama alle conclusioni del Congresso di Budapest, riprende e sottolinea la funzione di "servizio" riservata al Partito, rimettendo esplicitamente a tutti i radicali l'obiettivo di "mobilitarsi in assoluta libertà e responsabilità, specie individuali" per assicurare "la nascita e l'affermazione di un grande nuovo transpartito, transnazionale". Per il Partito l'impegno deve privilegiare la lotta nei paesi dell'est "per quanto possibile e compatibile con i legami italiani per ora fonte quasi esclusiva di risorse".

1.12.Il tema delle risorse.

Ed è questo, quello delle risorse, il tema, l'argomento che le relazioni degli organi esecutivi del partito, approvate dal Consiglio Federale, affrontano e analizzano con la massima attenzione e precisione, evidenziando la carenza di iscritti - soprattutto in Italia - di adeguatezza organizzativa e, in particolare, le condizioni economiche e finanziarie ancor piu' drammatiche di quelle denunciate a Budapest.

1.13.L'assunzione dei "pieni poteri congressuali".

E' questo "bilancio" che induce il Consiglio Federale alla significativa constatazione della non ancora avvenuta assunzione dei "pieni poteri congressuali", malgrado le condizioni previste dal Congresso di Budapest per attuarla sembrassero ampiamente acquisite.

Assunzione che viene esercitata alla fine del mese di dicembre del 1989, quando il precipitare della situazione nei paesi dell'est - con le evidenti ripercussioni sull'attività del partito e sulla presenza dei nostri compagni in quei paesi - e l'impegno dell'attività di servizio resa in Spagna, a Madrid, e in Italia, a Roma, alle iniziative assunte dai nostri iscritti in quelle occasioni elettorali, rendono sempre piu' necessario e urgente, indilazionabile, il ricorso alle condizioni di "legalità straordinaria" prospettate e definite dalle decisioni del Congresso a Budapest. Tutto ciò per tentare di affrontare, in termini diversi, una condizione politica che se da un lato trova sempre piu' evidenti e significative conferme nei fatti - ed è quindi motivo di speranza - ha nelle carenze strutturali, organizzative e finanziarie del Partito, determinate dalle condizioni antidemocratiche del sistema partitocratico, un limite essenziale.

1.14.Il Consiglio Federale di Roma del gennaio 1990.

L'intervento di Achille Occhetto.

Di questa contraddizione si fa interprete il Consiglio Federale riunito a Roma dal 2 al 7 gennaio 1990, che, cogliendo anche l'occasione di un evento "eccezionale", l'intervento di Achille Occhetto ai lavori del Consiglio Federale (mai Segretario del Partito Comunista aveva ritenuto di voler e dover sottolineare il rapporto tra i due partiti con un proprio gesto e per di piu' tanto significativo), pur constatando che "è in fase di avanzata, certa realizzazione la formazione del primo soggetto politico organizzato, transnazionale e transpartito, nonviolento, antiproibizionista, ecologista e ambientalista, liberaldemocratico e liberalsocialista, federalista e internazionalista" e riaffermando "la possibilità di guadagnare, attraverso questo soggetto politico, unicità, contemporaneità, convergenza di azione e di obiettivi a partire dalle diverse e lontanissime realtà nazionali", ne mette nel contempo in evidenza - senza remora alcuna - le condizioni esterne e i limiti interni che si interpongono ad assicur

arne ed affermarne l'esistenza.

La dimensione delle decine di migliaia di iscritti appare come "condizione tecnica" necessaria e indispensabile "per assicurare la vita di una straordinaria e anomala realtà, vita che sembra sempre piu' probabile possa salvarsi, ma che ha necessità di immediato intervento ed assistenza".

Con l'assunzione dei "pieni poteri congressuali" si perfeziona anche formalmente quella condizione di "legalità straordinaria" che il Congresso di Budapest aveva definito e prospettato come fattore necessario - se non sufficiente - per tentare di superare la contraddizione nella quale si trovava il Partito.

1.15.La condizione "tecnica indispensabile" dei 50.000 iscritti.

Il Consiglio Federale del gennaio dello scorso anno, enunciando come condizione "tecnica indispensabile" per superare la contraddizione i 50.000 iscritti, non ha certo inteso dare a questa condizione il valore di obiettivo o di vincolo politico, ben sapendo non essere la situazione del Partito tale da renderlo - allo stato e di per sè - probabile. Il Consiglio Federale ha voluto segnare invece l'esigenza di un'inversione di tendenza, che - col riproporre in termini espliciti la dimensione reale indispensabile non tanto alla mera esistenza, ma ad un'effettiva e adeguata lotta del Partito transnazionale e transpartitico - proponesse ai radicali, agli iscritti, ma soprattutto alle altre forze politiche ed ai loro esponenti e gruppi dirigenti - primo fra tutti il Partito Comunista - l'attualità, l'importanza del progetto radicale e la necessità di sostenerlo, nonchè la straordinaria gravità ed urgenza dell' intervento.

1.16.La mozione del Consiglio Federale indica un duplice percorso.

Le conclusioni del Consiglio Federale suggerivano e sollecitavano il Partito ad un duplice percorso, quello dell'iniziativa politica volta ad alimentare e sviluppare, all'esterno, la proposta radicale e quello all'interno per rivederne l'assetto e risanarne la situazione economica e finanziaria.

I "4", già sulla base delle indicazioni di settembre, erano tuttavia consapevoli dell'impossibilità di affrontare contemporaneamente entrambi questi percorsi - a meno del maturare di eventi dall'esterno - e di essere nella condizione di doverne privilegiare necessariamente uno solo, quello del risanamento della situazione economica e finanziaria e della revisione dell'assetto strutturale e organizzativo interno del Partito.

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(1) - Al Congresso di Budapest convennero 1.518 persone, delle quali 1.074 provenienti dall'Italia e 444 da altri paesi: Ungheria (261), Polonia (43), Belgio (29), Yugoslavia (27), Spagna (27), Portogallo (24), Francia (12), Burkina Faso (12), Germania (5), Gran Bretagna (5), Israele (2), Costa d'Avorio (1), Cecoslovacchia (1), Romania (1).

(2) - La segreteria costituita dopo il Congresso di Bologna era composta da:

- Adelaide Aglietta, Emma Bonino, Giuseppe Calderisi, Basile Guissou (proclamato dal Consiglio Federale di Gerusalemme dell'ottobre 1988), Giovanni Negri, Massimo Teodori, in qualità di primi segretari aggiunti;

- Francesco Rutelli, Gianfranco Spadaccia e Roberto Cicciomessere, in qualità di presidenti dei Gruppi parlamentari della Camera, del Senato e del Gruppo parlamentare europeo (Calderisi e Rutelli sarebbero divenuti membri a titolo diverso con le dimissioni di quest'ultimo da Presidente del Gruppo della Camera avvenute nel maggio del 1988 e l'elezione di Calderisi);

- Santiago Castillo, Sergio D'Elia, Gianfranco Dell'Alba, Mario De Stefano, Maria Teresa Di Lascia, Olivier Dupuis, Jean Maurice Duval, Luis Mendao, Sandro Ottoni, Antonio Stango e Andrea Valcarenghi, segretari federali;

- Renè Andreani, Valeria Ferro, Gabriele Paci, Paolo Pietrosanti, Anna Pietrolucci e Danilo Quinto, membri aggiunti.

(3) - Riportiamo integralmente la dichiarazione congiunta Occhetto-Stanzani del 14 maggio 1989, la cui importanza, il cui valore sono tali da non dover essere sottolineati: "I due segretari hanno compiuto un ampio giro d'orizzonte sulla situazione politica e sui rapporti tra Pci e Pr. Essi hanno convenuto l'opportunità, ed in alcuni casi l'urgenza, di accelerare ed ampliare l'attività d'informazione, consultazione ed, in alcuni casi, di importanti azioni comuni.

Il carattere transnazionale e transpartitico assunto dal Partito Radicale - senza precedenti e confronti possibili - a partire dalla sua caratterizzazione storica di movimento per i diritti civili e della nonviolenza da una parte; la crescente autorevolezza ed il crescente impegno internazionale del Pci quale forza democratica europea dall'altra, sollecitano ormai l'avvio di frequenti e regolari consultazioni tra i due partiti. La comune posizione federalista europea, che tanto deve al 'Manifesto di Ventotene' di Altiero Spinelli e di Ernesto Rossi, all'antifascismo europeo dei fratelli Rosselli, ha oggi come base il progetto di nuovo Trattato del Parlamento Europeo per la costituzione dell'Unione Europea.

Sono dunque opportuni atti volti ad assicurare il rilancio e maggior forza nel e del Parlamento europeo per l'unità istituzionale e politica d'Europa. L'affermazione dei diritti umani, civili e politici dello Stato di Diritto e della democrazia politica - come metodo e come contenuti - può trarre maggior slancio e forza di realizzazione dalla collaborazione su particolari obiettivi in questo campo dei due partiti e dei loro militanti.

Il segretario del Pci ha espresso l'augurio che il Pr possa ben presto uscire dalle difficoltà che ne minacciano l'esistenza con l'apporto responsabile di quanti ne riconoscono il valore per la democrazia. Il segretario del Pr ha per suo conto espresso la speranza e la convinzione che tutti i democratici sappiano apprezzare ed aiutare il rinnovamento in corso del Pci, i suoi nuovi obiettivi di riforma e di alternativa, come un contributo essenziale per il superamento della grave crisi e dei gravi problemi della società italiana".

2. LO "STATO DEL PARTITO"

2.1. Il momento unico dell'attuale congiuntura.

La fine del 1990 e l'inizio del 1991, la congiuntura tra questi due anni, segna un momento di eccezionale importanza, unico, per quanto concerne lo "stato del Partito", la sua situazione patrimoniale, economica e finanziaria, e il suo assetto interno, in definitiva la sua agibilità operativa.

Si tratta, infatti, di una situazione che alla fine di quest'anno non potrà comunque presentarsi negli stessi termini, non solo per l'incognita di possibili elezioni anticipate in Italia (1), - i "legami" del Partito con questo paese sono, allo stato, ancora tali da condizionarne in ampia misura l'esistenza e la prospettiva - ma soprattutto perchè le decisioni del Congresso di Budapest dell'aprile del 1989 e le analisi e le valutazioni dei Consigli Federali del settembre 1989 e del gennaio 1990 che hanno preceduto, accompagnato e seguito l'assunzione dei "pieni poteri congressuali", non consentono il protrarsi di una situazione che ci ha imposto il pressochè totale annullamento delle strutture e dell'attività politica del Partito. Questo per evitarne il fallimento e nel tentativo di determinarne una nuova capacità operativa, che ne consenta o ne provochi la rifondazione.

2.2. Il disavanzo di circa 3 miliardi di Lit. della fine del 1989.

Per comprendere l'importanza di questa situazione è opportuno ancora una volta partire dalle cifre, richiamando anzitutto quelle relative al bilancio del Partito del 1989, che si chiudeva con un disavanzo di circa 3 miliardi di Lit., dovuto alla differenza tra piu' di 6 miliardi di Lit. di passivo e poco piu' di 3 miliardi di Lit. di attivo.

Questo risultato così pesante era per di piu' aggravato dalla precarietà dei crediti del Partito nei confronti di Radio Radicale che, in quel periodo, non si trovava assolutamente in condizioni da poterne assicurare il rientro.

Il bilancio del 1989 del Centro di Produzione - la società proprietaria di Radio Radicale - chiudeva infatti, a sua volta, con un attivo che al massimo poteva corrispondere all'importo dell'eventuale realizzo della vendita di Radio Radicale, ma che, nell'eventualità della prosecuzione dell'attività nel 1990 - senza destinare una lira agli investimenti necessari per evitare che il degrado in atto portasse alla chiusura inevitabile dell'emittente - sarebbe stato appena sufficiente a coprire la perdita prevista per questo esercizio, senza - ovviamente - poter far fronte al debito col Partito.

2.3. Si sarebbe potuta determinare la chiusura del Partito

Con tali premesse, il Partito - che già era ricorso alle banche italiane per ottenere l'anticipo del finanziamento pubblico relativo al 1990 e che non poteva contare sull'anticipo di quello relativo al successivo esercizio per l'incombente eventualità di elezioni anticipate - si trovava in una situazione che, senza drastici e straordinari interventi, con la sola prosecuzione dell'attività - sia pure sulla base di un preventivo assai contenuto, ma che comportava una perdita ulteriore di un miliardo - ne avrebbe determinato la chiusura con l'inevitabile alienazione del patrimonio (la sede) per evitare la bancarotta economica e finanziaria e per noi quindi anche politica.

2.4. L'obiettivo: porre un limite alla spesa complessiva del 1990.

In relazione a questa drammatica situazione, con l'assunzione dei "pieni poteri congressuali" attribuiti loro dal Congresso di Budapest, i "4" si sono posti come primo obiettivo quello di porre un limite insuperabile alla spesa complessiva per il 1990. Tale limite fu posto in relazione diretta alla previsione delle entrate ordinarie, che agli inizi dell'anno ammontava nel complesso a non piu' di 2.600 milioni di Lit., con una riduzione della spesa complessiva pari quasi al 50 per cento di quella dell'anno precedente.

Il conseguimento di quest'obiettivo (2.682 milioni di Lit., il totale della spesa di competenza del 1990) è un primo elemento che pone già in evidenza l'eccezionalità della congiuntura tra la fine del 1990 e l'inizio del 1991.

2.5. Alcune misure conseguenti.

Per ottenere questo risultato il Partito ha subito adottato con rigore alcune misure conseguenti, in via piu' o meno esplicita, ai deliberati del Congresso di Budapest.

Anzitutto, poichè la mozione congressuale vincola "l'eventualità della chiusura del Partito e delle sue attività solo all'opera di una violenza da parte del potere", escludendo ogni possibile decisione in merito mediante il ricorso a "procedure di liquidazione consensuale e democratica", i "4", nel prendere atto di una situazione che rendeva del tutto improbabile la riconquista - in tempo utile - di condizioni di "normalità statutaria", decidevano di togliere dal programma, e quindi dal preventivo, l'onere, il costo relativo alla convocazione ed allo svolgimento del Congresso annuale ( con una riduzione pari a 700 milioni di Lit.). Nel contempo veniva ridotto anche il numero delle riunioni previste del Consiglio Federale che, nel regime di "legalità straordinaria", manteneva formalmente solo le funzioni consultive e non quelle deliberative, liberando il Partito dall'obbligo che ne imponeva - di norma - la convocazione ogni due mesi. Questo contenimento della spesa era, tuttavia, annullato in parte dalla

convocazione del "secondo Congresso italiano del Partito Radicale", che si è tenuto a Roma dal 27 al 29 gennaio del 1990 - per il suo svolgimento il Partito ha sostenuto un costo di 130 milioni di Lit. - in relazione alla prospettiva offerta alla riforma del sistema politico dalla "svolta" del Pci e dalla speranza di migliaia di iscrizioni al Partito Radicale soprattutto di membri di questo partito.

I "4" prendevano anche atto del venir meno della "Segreteria" del Partito, che, dopo Budapest, era rimasta in funzione per l'ordinaria amministrazione, con ciò annullando la spesa dovuta ai rimborsi a tale titolo corrisposti (nel 1989 erano stati spesi 197 milioni di Lit.).

2.6. Le spese di struttura: contenimento di un miliardo di Lit.

Queste riduzioni hanno determinato per il 1990 un contenimento delle spese di struttura per un complesso di oltre un miliardo di Lit. rispetto a quelle sostenute nell'anno precedente: si è passati dai 1585 milioni di Lit. del 1989 ai 580 milioni di Lit. del 1990.

2.7. Le collaborazioni retribuite da 35 si riducono a 6.

Col venir meno dei poteri di decisione del Consiglio Federale e della funzione della "Segreteria", la struttura e l'assetto del Partito subivano mutamenti sostanziali e veniva presa anche la decisione di "azzerare" l'insieme delle collaborazioni operative prestate a qualsiasi titolo al Partito, con la sola esclusione di quelle strettamente necessarie a garantire gli adempimenti amministrativi e i compiti relativi al tesseramento. Con questo provvedimento, operato nel gennaio del 1990, le collaborazioni, a qualsiasi titolo retribuite, da un totale di 35 si riducevano a 6.

2.8. Diversi compagni rinunciano per i primi tre mesi al rimborso.

Per meglio far intendere la situazione e l'atmosfera del Partito in questa congiuntura, è da evidenziare che diversi compagni, che in forza di questo provvedimento non hanno percepito durante il primo trimestre del 1990 alcun compenso o rimborso, hanno tuttavia proseguito per tutto questo periodo a fornire ugualmente la loro collaborazione militante al Partito.

Oltre ai "4", anche il presidente d'onore Bruno Zevi, il vicetesoriere Maurizio Turco ed altri compagni coinvolti nel lavoro politico in questo periodo, Roberto Cicciomessere, Sergio D'Elia, Olivier Dupuis, Paolo Pietrosanti e Antonio Stango - con la rinuncia da parte di quelli tra loro eletti in Parlamento a tutta l'indennità - non hanno gravato sulla spesa del Partito.

D'altro canto, pur avendo trasferito nella vecchia sede di Via Torre Argentina 18 - lasciando quella di Corso Rinascimento 65 - l'attività del primo segretario, la spesa dovuta al funzionamento della sede ed ai relativi servizi non ha subito significative variazioni rispetto al 1989 per i maggiori importi sostenuti nel secondo semestre col trasferimento di tutte le attività nella nuova sede di via Torre Argentina 76 (2).

2.9. La spesa per l'informazione: la metà rispetto al 1989.

Nel 1990 anche la spesa complessiva per l'informazione - in Italia e negli altri paesi -si è ridotta di circa la metà rispetto al 1989 (da 738 a 347 milioni di Lit.): è questo un importante indice del pesante "prezzo politico" pagato dal Partito all'opera di risanamento patrimoniale ed economico e di revisione dell'assetto organizzativo perseguita nel corso di quest'anno.

2.10.La spesa relativa al funzionamento ed ai servizi.

Nel complesso la spesa relativa al funzionamento ed ai servizi del Partito si è ridotta nel 1990 di quasi 350 milioni di Lit. (dai 1.409 milioni di Lit. del 1989 ai 1.088 milioni di Lit. del 1990).

2.11.La spesa per le iniziative e le attività.

Agorà. Il Centro d'Ascolto.

Molto piu' consistente la riduzione dovuta all'insieme delle iniziative e delle attività svolte dal Partito (circa 800 milioni di Lit.), nonostante l'investimento effettuato per il funzionamento e l'adeguamento tecnico e dei servizi di Agorà, che ha comportato un incremento di spesa di circa 200 milioni di Lit. (dai 67 milioni di Lit. del 1989 ai 276 milioni di Lit. del 1990). Questo incremento ha permesso al centro di comunicazione e informazione di Agorà di cominciare ad assumere una dimensione piu' adeguata e rispondente alle peculiari caratteristiche che lo distinguono e la cui utilità per il Partito è fonte di speranza in relazione alle specifiche esigenze della prospettiva transnazionale.

Per quanto riguarda l'attività del "Centro d'Ascolto", che dal 1981 svolge anch'esso un servizio unico in Italia, rivolto alla registrazione e archiviazione dell'informazione politica delle reti radiotelevisive pubbliche e, oggi, anche delle principali reti televisive private, è da sottolineare che con i proventi delle convenzioni stabilite con enti pubblici e dei contratti stipulati con privati, nel 1990 è riuscito a coprire le spese di gestione e a porre le basi per il proprio potenziamento tecnico e per un graduale rientro degli investimenti.

Era peraltro inevitabile che sul capitolo dell' attività politica si riflettessero le conseguenze di decisioni adottate con rigore e attuate con determinazione in osservanza di un chiaro orientamento e di una precisa scelta politica fatta già con l'assunzione dei "pieni poteri congressuali".

2.12.Le spese per le iniziative e le attività svolte in Italia.

La maggior riduzione delle spese sostenute dal Partito in questo ambito è stata quella relativa alle iniziative ed alle attività svolte in Italia.

In via eccezionale solo l'attività connessa alla situazione nelle carceri dovuta principalmente ai provvedimenti legislativi adottati o in discussione al Parlamento ha mantenuto nel corso dell'anno un carattere continuativo, con significativi e importanti risultati che si sono riflessi anche sull'andamento delle iscrizioni in Italia (circa il 6.0 per cento) (3).

Le altre iniziative del Partito che hanno comportato spese significative in quest'ambito sono:

- il comizio tenuto da Marco Pannella nel mese di marzo a Bologna in occasione del Congresso del Pci (22 milioni di Lit.);

- la riunione degli eletti nelle liste radicali e dei parlamentari iscritti che si è tenuta a Roma dal 27 al 29 luglio (12 milioni di Lit.);

- l'assemblea degli iscritti del nord e centro Italia che si è tenuta a Modena il 4 e il 5 settembre (21 milioni di Lit.);

- l'allestimento, alla fine del mese di novembre, della "mostra" in occasione del ventesimo anniversario dell'approvazione delle legge Fortuna-Baslini sul divorzio, che ha dato luogo a manifestazioni in alcune delle principali città italiane e, a Roma, all'inaugurazione della sede alla presenza del Presidente del Senato. Questa iniziativa ha comportato una spesa di circa 70 milioni di Lit. ed è stata realizzata grazie al contributo di Piero D'Orazio, un grande maestro della pittura europea contemporanea, che in quest'occasione, come già in altre nel passato, ha realizzato e donato al Partito due sue opere grafiche tirate in soli 100 esemplari;

- il contributo che il Partito ha dato per il "Forum Democratico" (50 milioni di Lit.), un movimento che per iniziativa di esponenti di gruppi e forze politiche diversi, tra cui anche iscritti al Partito, sta operando in Italia per la riforma del sistema politico.

Non ha comportato per il Partito alcuna spesa un'altra iniziativa assunta in Italia, quella relativa alla raccolta delle firme sui referendum per la riforma del sistema elettorale (4), che si è protratta da aprile ad agosto e che, con l'apporto del Gruppo parlamentare Federalista Europeo della Camera, che ha contribuito con 130 milioni di Lit., ha consentito di raccogliere 100.000 firme.

2.13.La riduzione di spesa per le occasioni elettorali in Italia.

La riduzione di queste spese in Italia si è però realizzata per la massima parte nelle occasioni elettorali. Nel giugno del 1989 si sono tenute le elezioni per il Parlamento europeo, nel maggio del 1990 quelle amministrative. La campagna del 1989 è costata al Partito 600 milioni di Lit., mentre quella del 1990 si è conclusa con un attivo di circa 150 milioni di Lit.. A questa notevole differenza non ha però corrisposto un minor impegno del Partito nel "servizio" reso a liste o iscritti che, anche se non in quanto radicali, hanno partecipato alle elezioni regionali, provinciali e comunali, in liste civiche, laiche, verdi e antiproibizioniste.

Il risultato è stato ottenuto in gran parte per una piu' rigorosa ed oculata amministrazione degli interventi del Partito in relazione alla probabile entità dei rimborsi conseguenti ai risultati elettorali, caratterizzandoli quindi non come finanziamento, ma come "servizio democratico".

Nel loro insieme questi risultati non solo hanno coperto l'onere sostenuto, ma hanno dato - come si è detto - un contributo attivo al Partito, che potrebbe anche aumentare se dovesse prevalere in sede giudiziaria il ricorso presentato dalle liste interessate contro le decisioni dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati, che, mutando scandalosamente "a posteriori" i criteri di ripartizione dei rimborsi già stabiliti e seguiti nelle precedenti occasioni, ha adottato una soluzione illegittima nella forma: un vero e proprio "scippo" da parte della Presidenza della Camera.

2.14.Le spese per le iniziative ed attività al di fuori dell'Italia.

L'azzeramento nei paesi occidentali.

Per quanto riguarda l'insieme delle iniziative e delle attività svolte dal Partito nei paesi diversi dall'Italia, abbiamo di fatto pressochè azzerato l'attività, anche di semplice informazione, nei confronti della Francia, della Spagna, del Portogallo e del Belgio e in qualsiasi altro paese dell'occidente.

Quest'azzeramento ha tenuto anche conto degli effetti sulla situazione del Partito in questi paesi, dovuti al manifestarsi o all'accentuarsi di condizioni di "democrazia reale" che ne hanno ostacolato l'attività, ingenerando processi di deterioramento ai quali era ragionevole pensare di poter porre rimedio mediante interventi comunque marginali come quelli che allo stato il Partito avrebbe potuto produrre.

L'impegno teso a risolvere la situazione di crisi complessiva del Partito è parso costituire l'apporto piu' significativo anche rispetto alle situazioni specifiche di questi paesi.

2.15.Le iniziative e le attività nell'est europeo.

Per quanto invece riguarda le iniziative e le attività nell'est europeo, la spesa nel 1990 non ha avuto variazioni significative rispetto a quella sostenuta nell'anno precedente.

Anche a seguito delle indicazioni fornite dal Consiglio Federale, si è rafforzato in questi paesi quel minimo di presenza continuativa e di supporto logistico ed informativo realizzato nell'anno precedente a Budapest e a Praga, oltre interventi piu' mirati e saltuari in Unione Sovietica e Yugoslavia.

E' altresì proseguito nel 1990 in Romania l'impegno del Partito, che fin dall'inizio della "rivoluzione" ha visto la presenza sul posto di alcuni compagni, che - tra l'altro - direttamente hanno alimentato la campagna di informazione condotta con grande successo da Radio Radicale in questa drammatica circostanza.

Dobbiamo poi ricordare il seminario che il Partito ha tenuto a Praga dal 15 al 17 giugno, che ha visto la presenza di iscritti russi, yugoslavi, cecoslovacchi, ungheresi, romeni, belgi.

Nel loro insieme nei paesi dell'est le iniziative e le attività del Partito hanno continuato ad avvalersi dell'apporto di quattro compagni italiani e di uno belga - Marino Busdachin, Massimo Lensi, Paolo Pietrosanti, Antonio Stango e Olivier Dupuis - i quali hanno mantenuto e promosso rapporti con le forze politiche e i loro esponenti e hanno assistito e affiancato gli iscritti di questi paesi nelle loro iniziative e nel lavoro militante. Questi compagni hanno operato anche attraverso la rete di comunicazione informatica e, mediante le possibilità tecniche offerte da Agorà, hanno collaborato alla redazione di una "Lettera Radicale", curandone la traduzione e la distribuzione in nove lingue: russo, serbo-croato, polacco, romeno, ceco, ungherese, francese, inglese e spagnolo.

Il loro apporto ha indubbiamente contribuito a far sì che nel 1990 quasi un terzo delle iscrizioni al Partito sia stato di cittadini non italiani, in massima parte dell'URSS e della Cecoslovacchia, oltre che della Romania, Jugoslavia e Ungheria.

Alla prossima riunione del Consiglio Federale saranno fornite maggiori informazioni sulla situazione e sull'attività in Romania, Unione Sovietica, Cecoslovacchia, Ungheria e Yugoslavia.

Voglio solo qui salutare due tra gli iscritti sovietici, i deputati Alexander Kalinin di Mosca e Dimetri Zapolski di Leningrado e, in Cecoslovacchia, oltre al vice Ministro degli Esteri, Vojtech Wagner, alcuni tra i piu' autorevoli esponenti del partito del Roi, il presidente Emil Scuka e Ondrej Gina, Zdenek Guzi, Dezider Balog, deputati al Parlamento nazionale della Repubblica ceca (5).

2.16.Contenimento della spesa e incremento delle entrate nel 1990

L'esercizio del 1990 si conclude per il Partito ponendo in evidenza oltre al drastico contenimento della spesa anche un rilevante incremento delle entrate, che da 4.500 milioni di Lit. del 1989 passano, nel 1990, a 5.700 milioni di Lit., con un incremento di 1.200 milioni di Lit.

L'incremento piu' consistente è dovuto al ricavo realizzato con la fornitura di servizi e la cessione di diritti radio e televisivi (800 milioni di Lit.), mentre incrementi minori, ma significativi, hanno fatto registrare sia le entrate relative al finanziamento pubblico che quelle dovute alle indennità dei parlamentari.

2.17.Il finanziamento pubblico.

L'entità del finanziamento pubblico risente positivamente nel 1990 di una minore incidenza degli oneri finanziari pagati alle banche (da 314 a 209 milioni di Lit.), che nell'anno precedente scontavano, a tale titolo, l'importo dovuto all'anticipazione del finanziamento pubblico relativo all'anno successivo, anticipazione che il Partito non ha richiesto nel 1990, nel rispetto di una decisione presa in relazione al rigore ed alla determinazione della scelta politica adottata.

A questo proposito va segnalato che dal 1982 è questo il primo anno nel quale il Partito non è ricorso, a tale titolo, ad anticipazioni bancarie.

2.18.Le indennità dei parlamentari.

Per quanto riguarda le indennità dei parlamentari, l'aumento dell'entrata rispetto al 1989 è di 200 milioni di Lit. (da 912 a 1.012 milioni di Lit.), nonostante i mutamenti intervenuti nel gruppo federalista alla Camera dei Deputati e alcuni deplorevoli comportamenti individuali ed è dovuto all'incremento degli importi corrisposti agli eletti.

2.19.Le iscrizioni del 1990.

Le iscrizioni del 1990 hanno contribuito all'autofinanziamento del Partito per un importo (867 milioni di Lit.) molto vicino all'entrata complessiva dell'autofinanziamento nel 1989 (896 milioni di Lit.), in quanto gli iscritti nel 1990 hanno superato di 1.064 quelli del 1989 e, di questi, 686 in Italia.

I 4.263 iscritti al Partito del 1990 costituiscono un risultato in sè molto modesto, ma sorprendente se si tiene conto del contenimento dell'iniziativa e dell'attività politica del Partito. In particolare è significativo che gli iscritti non italiani siano stati 1.148 (27 per cento del totale e 403 in piu' dell'anno precedente), in massima parte nei paesi dell'est, risultato che costituisce anche una conferma positiva della scelta di mantenere nel 1990 una presenza diretta del Partito in questi paesi. Da segnalare che - rispetto agli anni precedenti - questo risultato ha dovuto scontare un maggior rigore in relazione agli importi fissati per le quote di iscrizione ed al rispetto delle modalità previste per i versamenti.

Minore (70 milioni di Lit. nel 1990 contro 200 milioni di Lit. del 1989) è stata la contribuzione all'autofinanziamento dei non iscritti, ma va tenuto conto che nel 1989 il 35mo Congresso determinò a Budapest un apporto straordinario di contribuzioni, per importi individuali anche consistenti.

2.20.Il disavanzo di bilancio alla fine del 1990.

Il rigore, la determinazione, la costanza che hanno distinto l'azione del Partito nel perseguire la politica di risanamento trovano nel risultato complessivo del conto economico del 1990 un importante e significativo riscontro: un saldo attivo pari a 2.682 milioni di Lit..

In forza di questo risultato il bilancio del Partito, che tiene conto anche delle partite patrimoniali, si chiude alla fine del 1990 con un disavanzo di 180 milioni di Lit., inferiore a quello del 1989 (2.830 milioni di Lit.) di 2.650 milioni di Lit..

2.21.Due fattori del percorso del Partito del 1990.

Due fattori di grande importanza hanno segnato il percorso del Partito nel 1990 e ne completano, per le conseguenze, la configurazione attuale, lo "stato del partito": la radio, Radio Radicale, e l'assetto interno, strutturale, funzionale e operativo del Partito.

Si tratta di due fattori diversi, che apparentemente non hanno tra loro un rapporto diretto, ma che - per come si sono sviluppati gli eventi - hanno prodotto riflessi positivi dell'uno sull'altro, quindi, sul Partito.

2.22.Radio Radicale.

Anche la congiuntura di Radio Radicale presenta all'inizio del 1991 una situazione complessiva ben diversa da quella dell'anno precedente.

Per quasi quindici anni Radio Radicale, unica in Italia, ha svolto una costante attività di servizio pubblico di informazione sull'attività del Parlamento italiano - con le trasmissioni integrali in diretta dei lavori della Camera e del Senato - sulla vita di tutti i partiti, sull'amministrazione della giustizia in Italia attraverso trasmissioni - anche queste integrali e in diretta - delle sedute del Consiglio Superiore della Magistratura e di tutti i piu' importanti processi.

In tutti questi anni l'attività di Radio Radicale non ha potuto contare su alcun provento da parte dello Stato italiano che ne riconoscesse - come tale - la funzione ed il servizio.

Nel 1990 l'impegno dedicato e le azioni compiute dal Partito per la salvezza di Radio Radicale si sono positivamente concluse con l'approvazione, l'8 agosto, di una legge "ad hoc" sottoscritta dalla maggioranza assoluta dei parlamentari della Camera e del Senato, che, riconoscendo Radio Radicale come "impresa che svolge attività d'informazione e di interesse generale", le consente di percepire dallo Stato un contributo di 20 miliardi di Lit. entro il 1992.

Essenziale al conseguimento di questo risultato è stato l'impegno delle forze politiche rappresentate nel Parlamento e di loro esponenti, primi tra questi l'allora presidente dei deputati della Democrazia Cristiana, ora Ministro dell'Interno, Vincenzo Scotti e il Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti. Dobbiamo inoltre ricordare il solidale apporto dovuto all'attenzione manifestata dal Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, nonchè l'interessamento del Presidente del Senato, Giovanni Spadolini.

A questo provvedimento ne sono seguiti altri - da noi non richiesti nè voluti - a favore di tutti gli organi di informazione dei partiti rappresentati in Parlamento e che hanno, tra l'altro, aumentato il contributo dello Stato anche per Radio Radicale da 2 a 4 miliardi per il 1991, portandolo fino ad un massimo di 6 miliardi per gli anni successivi.

Questo indubbio, grande successo, che ci auguriamo sia adeguato a riparare il danno subito negli ultimi anni da Radio Radicale, da noi ripetutamente denunciato nella sua mai creduta estrema gravità e che si manifesta oggi alla prova dei fatti di dimensioni ancora maggiori, ha consentito al Centro di Produzione - la società proprietaria della radio - non solo di non gravare ulteriormente sul Partito, ma di restituire pressochè per intero il debito pregresso (1.700 milioni di Lit.).

2.23.Il riordino dell'assetto funzionale ed operativo del Partito.

E' il rientro di questo credito nel corso del 1990 l'elemento che ha posto in relazione diretta la vicenda di Radio Radicale con il riordino dell'assetto del Partito.

Due aspetti principali sono alla base del riordino dell'assetto funzionale ed operativo del Partito: il primo è relativo agli spazi ed ai mezzi, gli "strumenti", acquisiti, il secondo alle persone, alla loro disponibilità ed al loro impiego.

2.24.Gli spazi e gli "strumenti".

Per quanto riguarda gli spazi e gli "strumenti" essenziale è stata la disponibilità della nuova sede, che si è riflessa positivamente anche sull'impiego delle persone.

La nuova sede, acquistata nel 1988, esigeva, per essere utilizzata, di importanti opere di adeguamento strutturale. Inoltre era importante, in previsione di un aumento e di un'estensione dell'attività, entrare in possesso di una parte minore, ma non trascurabile, dei locali occupati al momento dell'acquisto.

Con la fine del primo semestre del 1990 sono stati portati a termine i lavori strutturali, nonchè i conseguenti lavori di ripristino degli ambienti, la sistemazione degli impianti e delle apparecchiature di servizio, nonchè l'allestimento dei locali. Con la fine dell'anno, con l'uscita degli inquilini, siamo anche entrati in possesso della parte residua dell'immobile di nostra proprietà.

L'onere sostenuto per i lavori della sede è stato di circa 1.300 milioni di Lit.. Il rientro del credito dal Centro di Produzione ha consentito di farvi fronte senza accendere un secondo mutuo sull'immobile, come era stato previsto all'inizio dell'anno.

E' anche opportuno ricordare che il valore dell'immobile - iscritto in bilancio per i soli importi dovuti all'acquisto ed ai lavori - ammonta, specie ora che tutti i locali sono disponibili, ad una somma certamente, in misura molto consistente, superiore.

Non è questo, ovviamente, l'elemento che si riflette in positivo sul riordino del Partito.

L'apporto positivo della nuova sede è dovuto anzitutto al maggior spazio disponibile (6) ed alla soluzione "ambientale" realizzata. La sede è disposta ed attrezzata razionalmente, con una efficace sistemazione dei mezzi di lavoro e dei servizi. Realizzata a costi contenuti è, nel suo insieme, decorosa e ordinata, in grado di assicurare condizioni di lavoro per quanto possibile puntuali ed efficienti. Particolare cura è stata dedicata ai mezzi di comunicazione, che si avvalgono di soluzioni tecniche progredite e di una rete di calcolatori interconnessa, che consente - per ora - di comunicare direttamente, anche in tempo reale, con Bruxelles, Budapest, Praga e Mosca.

La nuova sede dispone inoltre di un ampio salone per riunioni, capace di accogliere fino a 90 persone sedute ad un tavolo di lavoro; il salone è dotato di quattro cabine per la traduzione simultanea in quattro lingue, di una rete interna per l'allaccio di apparecchi per la diffusione delle traduzioni, di un impianto di amplificazione, di video proiezione e di registrazione sonora e televisiva.

2.25.Le persone.

L'altro aspetto relativo al riordino dell'assetto del Partito è quello che riguarda le persone.

Col venir meno della "Segreteria" e con l'"azzeramento" delle collaborazioni, il "corpo" direzionale, gestionale ed operativo del Partito all'inizio del 1990 si è ridotto ad un assieme di 18 persone rispetto a piu' di 50 che lo componevano alla fine dell'annno precedente.

Questo "corpo" di 18 persone era costituito dai "4" piu' il presidente onorario ed il vicetesoriere, da 6 compagni impegnati nei paesi dell'est e da 6 collaboratori che dovevano curare i soli compiti amministrativi e del tesseramento.

Col secondo trimestre del 1990 il Partito ha necessariamente ristabilito alcuni rapporti di collaborazione, in particolare con compagni che avevano proseguito la loro attività solo come militanti nel trimestre precedente.

Successivamente - sulla base delle opportunità offerte dal trasferimento della sede, ma sempre in relazione al contenimento della spesa e delle attività - veniva avviata una fase di analisi e di valutazione delle funzioni, delle responsabilità e dei compiti relativa allo svolgimento delle sole attività di servizio e logistiche del Partito.

Questa fase, che si è sviluppata nel secondo semestre del 1990, ha portato a risolvere alcuni rapporti da tempo in atto con persone che o non rispondevano ai requisiti richiesti o non ritenevano di poter proseguire la loro collaborazione in un contesto diverso per condizioni ed esigenze di lavoro.

In un secondo momento ha consentito di predisporre un piano che configura l'insieme delle attività da svolgere in questo campo, ne indica, secondo criteri razionali, le funzioni, ne definisce le responsabilità ed i compiti e precisa l'entità e la qualità delle risorse necessarie (livelli, numero e requisiti delle persone).

Il piano prevede per lo svolgimento dell'insieme di queste attività 17 persone, riunite in cinque funzioni: Amministrazione, Tesseramento, Servizi Interni, Centralino e Segreteria.

Con questo procedimento è stato possibile effettuare, su basi piu' corrette e attendibili, anche una distinzione tra posizioni che richiedono rapporti di lavoro a tempo indeterminato e posizioni che consentono rapporti di collaborazione.

Questo nuovo piano organizzativo è in corso di attuazione con l'inizio dell'anno.

2.26.La ricostruita capacità operativa all'inizio del 1991.

Pesante è il "costo politico" che il Partito Radicale ha dovuto sopportare lungo il percorso praticato durante il 1990.

Un prezzo che sappiamo necessario, inevitabile, affrontato con consapevole fermezza e determinazione dal Partito in condizioni di "legalità straordinaria" con l'assunzione dei "pieni poteri congressuali", nel rispetto e in ottemperanza di quanto stabilito a Budapest dalla mozione conclusiva del 35mo Congresso.

Il risultato di quest'anno ha sanato, se non altro negli aspetti piu' drammatici e urgenti, la crisi economica e finanziaria. Una crisi dovuta alle condizioni imposte dalla "democrazia reale", che in Italia, con il regime partitocratico, e, in forme diverse, in altri paesi "occidentali", è di ostacolo - fino ad impedirla - alla democrazia, al "diritto alla vita, alla vita del diritto".

I tragici avvenimenti che sono oggi in corso, anche se determinati e voluti dall'intollerabile sopruso di una feroce dittatura, ne sono una ben maggiore, tragica conferma.

L'imprevidente e colpevole carenza di tolleranza, di vigore e forza democratica di molti paesi e, tra questi, di molti paesi dell'"occidente", sono motivo e responsabilità precise di una situazione internazionale che non sa e non può evitare il ricorso alla violenza, non solo a quella delle armi. A questa situazione, che è all'origine della scelta transnazionale, il Partito, con la sua iniziativa e con l'azione dei suoi militanti, si è sempre concretamente opposto e si oppone - per quanto ha potuto e può - con le ragioni e la forza della democrazia e della nonviolenza, le sole capaci di prevenire i contrasti e dirimere i conflitti senza dover ricorrere alla tragedia delle armi.

Peraltro anche gli eventi che hanno scosso nei paesi dell'est europeo i regimi del "socialismo reale", non hanno ancora prodotto - e sappiamo di quali difficoltà e pericoli sia irto il loro cammino - quei mutamenti e quelle condizioni che potrebbero consentire alla capacità di iniziativa e all'azione del Partito di riporre anzitutto in loro la propria speranza.

Il "legame" occidentale, quello italiano, è tuttora essenziale.

Il risultato del 1990 non è certo tale da ristabilire, di per sè, la "normalità statutaria", ma consente al Partito di affrontare il 1991 con un minimo di ricostruita capacità operativa.

Quanto questo "stato", questa situazione del Partito, sia adeguata alle esigenze dell'iniziativa politica necessaria per affermarne con successo l'esistenza come forza transpartitica e transnazionale, non è dato sapere, ma - quanto meno - è, oggi, una ragione di rinnovata speranza.

2.27.Quali risorse ha il Partito per il 1991?

In termini concreti, di "risorse disponibili", cosa significa oggi lo "stato del Partito" per l'anno radicale 1991?

Per quanto riguarda le risorse finanziarie, supponendo - per semplicità - di riportare all'esercizio successivo il residuo passivo di circa 200 milioni di Lit., il Partito nel 1991 per le sue spese può contare sull'intero importo del finanziamento pubblico relativo a quest'anno (2.800 milioni di Lit.), che sarà incassato entro questo mese, del contributo dal settore televisivo (1.000 milioni di Lit.), che manterrà in tal modo anche quest'anno l'apporto fornito negli ultimi esercizi al Partito, delle indennità dei parlamentari europei e di quelli italiani, che, tenuto conto dei mutamenti intervenuti nella composizione dei gruppi e dell'incremento previsto dei relativi importi, dovrebbe ammontare - sempre che non intervengano in Italia elezioni anticipate - a circa 1.200 milioni di Lit., per un totale di cinque miliardi di Lit.

A questo importo si devono aggiungere i proventi delle iscrizioni e dei contributi di quanti hanno voluto e vorranno associarsi al Partito per costituirlo, nel corso di quest'anno, come forza transnazionale.

In termini economici è questa la "variabile" piu' direttamente connessa all'"uso" delle risorse finanziarie disponibili, motivati - come siamo - dalla consapevolezza della necessità di conquistare per il Partito una nuova e diversa "dimensione", quella delle decine di migliaia di iscritti (non quella delle migliaia). Si tratta, com'è scritto nella mozione conclusiva del Consiglio Federale del gennaio dello scorso anno, di una "condizione tecnica" indispensabile per affermare il Partito transnazionale come forza con capacità d'iniziativa e operativa adeguata alla propria potenzialità e prospettiva politica.

2.28.Il successo della "variabile" delle iscrizioni.

L'incidenza di questa "variabile" dovuta alle iscrizioni sulla qualità e l'efficacia dell'"uso", dell'impiego delle risorse, è in effetti condizionata non tanto dalla disponibilità attuale, quanto da quella che è possibile acquisire subito, nei prossimi giorni, nelle prossime settimane. In altri termini la "scommessa" di quest'anno dipende in gran parte dalla rapidità dell'impatto della nostra iniziativa e del "riscontro" in termini di iscrizioni e di contribuzioni. La velocità del rientro in termini finanziari dovuto alle iscrizioni è un fattore indispensabile per alimentare e sostenere, durante e lungo il percorso, il programma di attività che deve essere - inevitabilmente - di entità ed importanza tali da rispondere al confronto con le esigenze attuali del nostro tempo da valutare mediante parametri che non sono piu' quelli "usuali".

2.29.La possibilità di un ritorno all'"ordinarietà statutaria".

E' anche vero, d'altro canto, che il risultato conseguito nel 1990 apre la possibilità - che va alimentata e perseguita con rigore - di un ritorno, entro il 1991, all'"ordinarietà statutaria" della vita del Partito, con la convocazione del 36mo Congresso ordinario.

2.30.La risposta degli amici e compagni italiani.

Allo stato non possiamo che rivolgere un caldo e riconoscente ringraziamento ai ........ amici e compagni italiani che già si sono associati per dar vita e speranza al Partito, uniti a quanti altri hanno inviato la loro preiscrizione o il loro contributo. Se questa risposta dei compagni italiani al preannunciato progetto del Partito per il 1991 ci consente già di investire su questa campagna risorse molto maggiori di quelle dello scorso anno - e se, come sappiamo e abbiamo ripetutamente ricordato, l'apporto, il "legame italiano", è tuttora essenziale soprattutto in relazione agli aspetti finanziari - è soprattutto attraverso le iscrizioni provenienti da altri paesi e in particolare da quelli dell'est che il Partito può e deve misurare la propria crescita.

Con l'apporto di queste iscrizioni le risorse finanziarie disponibili allo stato salgono a 5.500 milioni di Lit., dai quali si devono detrarre i costi relativi al mantenimento ed al funzionamento di un assetto strutturale e organizzativo che abbiamo visto essere contenuto, ma rinnovato e riordinato. Costi che, escludendo ogni previsione relativa al programma di attività, non superano i 2.500 milioni di Lit.. Ne consegue che la disponibilità per il programma di attività del 1991 è attualmente di 3 miliardi di Lit..

2.31.Le rilevanti consistenze patrimoniali.

A queste risorse operative si affiancano, in forme e con rapporti diversi, rilevanti consistenze patrimoniali concentrate in Italia: immobiliari (la sede), radiofoniche (Radio Radicale), televisive (tre emittenti, Teleroma 56 e Canale 66 a Roma, Canale 25 a Milano), alle quali si sono aggiunti in questi ultimi giorni i locali acquistati a Budapest per consentire la prosecuzione dell'attività del "centro logistico e di smistamento informativo" che vi risiede.

Una valutazione del valore di queste risorse non è possibile, perchè - come si è già detto per i locali della nuova sede - non è significativo ricorrere in questo caso alle cifre riportate nei bilanci (che si avvicinano comunque ai 10 miliardi di Lit.), in quanto questi riportano valori inferiori a quelli reali, che a loro volta risentono di situazioni di mercato e di condizioni di realizzo tra loro diverse, impossibili da stimare con attendibilità.

2.32.Una premessa al programma e al progetto del Partito per il 1991. Prima di presentare il programma e il progetto del Partito per il 1991 è indispensabile premettere una valutazione politica del lavoro, dell'attività svolta e dei risultati conseguiti nel 1990, che porta in sintesi ad una conclusione: il Partito è cambiato. Il Partito, come mezzo, come strumento di iniziativa e di lotta politica è già oggi diverso, è altro da quello che era, che lo costituiva e lo ha caratterizzato nel corso degli anni della sua storia precedente.

Questo è il significato, il valore politico della situazione, dello "stato del Partito" così come risulta da quanto è stato finora esposto e precisato.

Questo è anche il senso, il peso reale delle cifre, dei dati, degli elementi forniti sul risanamento economico e sul riordino strutturale e organizzativo compiuto nel corso dell'ultimo anno.

Sono cifre, dati ed elementi che, se considerati con attenzione, esprimono ed evidenziano una sostanziale contrazione dell'attività politica che si è accompagnata al contenimento della spesa in un procedimento nel quale il primo di questi due aspetti non è stato una conseguenza passiva, dovuta a mere ragioni ed esigenze "tecniche", del secondo, ma è stato la manifestazione di una precisa volontà, l'attuazione di un chiaro disegno.

Senza il supporto di questa volontà e senza lo stimolo di questo disegno, il "fermo" dell'attività del Partito si sarebbe ben presto rivelato un compito di fatto impossibile e che avrebbe annullato anche il tentativo del contenimento della spesa e del risanamento economico. Molte attività sono state infatti interrotte o non avviate perchè ritenute a ragion veduta non piu' coerenti o congruenti con l'essere, il dover essere del "Partito nuovo", di quel Partito che ha deciso, ha voluto e vuole essere "transnazionale" e che per poterlo essere deve precostituire condizioni strutturali e organizzative diverse.

Come prima esigenza è stata avvertita quella del "mutamento dei rapporti" che deve distinguere il nuovo assetto del Partito. Esigenza che ha richiesto una risposta molto piu' complessa e sofferta, di portata ed entità piu' vasta ed incidente di quanto non si fosse pensato e valutato.

La risposta a quest'esigenza ha favorito il concentramento delle risorse disponibili e una minore dispersione del loro impiego.

Era d'altro canto evidente l'impossibilità per il Partito di affrontare nel suo insieme la portata e l'estensione della prospettiva che gli si offre, senza prima disporre di un assetto capace di accrescere la specificità e l'intensità di approccio della propria iniziativa, proprio in termini di rapporti e di comunicazione.

Dovrebbe essere altresì evidente che si è trattato, in effetti, dell'avvio di un processo che non potrà evitare, nel corso del proprio sviluppo, di vivere una persistente contraddizione: tempi lunghi per creare condizioni ambientali, strutturali ed operative adeguate all'affermarsi ed all'estendersi della potenzialità della proposta politica in tutta la propria dimensione, tempi ai quali si contrappone l'esigenza insopprimibile di immediatezza nell'intervento e di tempestività nella continuità della presenza politica. Contraddizione certo non facile da affrontare e, momento per momento, comporre e risolvere.

D'altro canto è pur vero che la grande forza dell'essere transnazionale - forse non ancora avvertita e considerata nei suoi termini reali - è direttamente proporzionale alla difficoltà di viverlo per realizzarlo. E' una verità semplice anche se non facile da ammettere ed accettare.

Nel considerare lo "stato del Partito"" così come si configura anche alla luce di queste considerazioni ne risulta un orientamento e una scelta che hanno tuttavia prodotto un nuovo punto di partenza, una nuova base dalla quale si può partire per costituire il Partito Radicale del 1991.

Si tratta, per ora, di un insieme di risorse - in denaro, mezzi e persone - raccolte e ordinate in un "centro", un luogo, un momento di iniziativa, il piu' possibile dotato di capacità operativa e che dovrebbe essere in grado di fornire "servizi" atti a consentire "a distanza" e "in piu' luoghi" il riscontro attivo della proposta del Partito e, in termini autonomi, ma coordinati, la diffusione e l'estensione dell'iniziativa.

E' inevitabile che il "centro" si collochi in Italia, perchè qui sono tuttora allocate le risorse maggiori da tradurre in "servizio democratico" per chi, altro e altrove, può e voglia costituirsi nel e col Partito.

"Centro" e "servizio" devono - ovviamente - essere e saper essere sempre piu' e meglio "soggetto transnazionale" e, quindi, affidare anche in Italia, ad altri e altrove, l'essere attivamente radicali, iscritti al Partito.

E' quanto finora è stato fatto. Può essere non sufficiente e non adeguato alle esigenze del Partito, ma è una base e un punto di partenza per dar corpo, quest'anno, a un programma e un progetto che possano determinare quel salto "qualitativo-quantitativo" (decine di migliaia di iscritti con l'apporto di esponenti e dirigenti di altri gruppi e forze politiche in Europa e in altri continenti) indispensabile per la vita e la speranza del Partito.

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(1) - Le ultime elezioni politiche in Italia si sono tenute nel giugno del 1987. La scadenza "naturale" della legislatura è il 1992.

(2) - Per i primi tre mesi del 1990 il Partito ha avuto la disponibilità delle sedi di Via Torre Argentina 18 e di Corso Rinascimento 65. Nel secondo semestre l'attività del Partito si è concentrata nella sola sede di Via Torre Argentina 18, per poi trasferirsi nella nuova sede di Via Torre Argentina 76 nell'agosto del 1990.

(3) - L'attività connessa alla situazione nelle carceri ha riguardato:

- l'impegno per un indulto quale atto riparatore delle disparità prodotte nei confronti dei condannati col vecchio rito, al momento dell'introduzione in Italia, nel 1989, del nuovo codice di procedura penale;

- l'impegno per la difesa della legge penitenziaria, cosiddetta "legge Gozzini", che regola il sistema dei benefici e il regime delle misure alternative al carcere, quali i permessi di uscita, la semilibertà, il lavoro all'esterno, che il Governo, anche sorretto da una scorretta campagna di stampa, ha voluto restringere.

(4) - La raccolta delle firme sui referendum ha riguardato: la modifica della legge elettorale del Senato, in senso uninominale anglosassone; l'estensione del sistema maggioritario anche ai Comuni con oltre 5.000 abitanti; la modifica del sistema elettorale della Camera, per la riduzione ad uno dei voti di preferenza. La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibile solo quest'ultimo referendum, che si terrà nella primavera del 1991.

(5) - La sigla Roi sta per Romska Obcanska Iniciativa = Iniziativa civica dei Rom, che è il principale partito di Rom in Cecoslovacchia.

(6) - La sede di Via Torre Argentina 76 dispone di una superficie complessiva di 316 mq., dei quali 240 utilizzati ad uffici e 76 per sala riunioni. Altri 250 mq. si sono resi recentemente liberi nell'appartamento situato ad un piano inferiore.

3. IL PROGETTO POLITICO DEL PARTITO RADICALE DEL 1991

3.1. Un programma di attività che si incardina su un progetto politico

Il programma di attività del Partito Radicale per il 1991 è costituito da un insieme di iniziative e di obiettivi volti:

a) a tutelare, rafforzare e ultimare, se e quanto prima possibile, l'inversione di tendenza che ha portato il Partito alla vigilia della sua scomparsa ed alla gestione straordinaria indicata dal Congresso di Budapest, e che ci trova oggi in una situazione insperata, anche se pur sempre difficilissima;

b) al contemporaneo avvio e lancio di un'articolata proposta di azione comune e di rafforzamento del Partito transnazionale, per il suo radicamento nelle istituzioni e nelle società civili europee (e mondiali), indirizzata, per cominciare, ad alcune decine di migliaia di parlamentari eletti nei vari paesi democratici del mondo, in primis europei, ad esponenti politici e delle classi dirigenti, ai mass media.

Daremo per scontato, e non lo è, il primo punto. Qui vogliamo trasmettere il massimo di considerazioni e di informazioni sul punto b).

Si tratta non solamente di un obiettivo, ma anche di un metodo. Proporre il coinvolgimento nelle attività e anche nella struttura del Partito Radicale del maggior numero di parlamentari, di esponenti politici e delle classi dirigenti d'Europa e, via via, del mondo. Informarli e interessarli alla proposta politica del Partito transnazionale (e transpartitico), fino al punto, se possibile, di impegnarli attivamente e contemporaneamente sia sul progetto politico generale, sia su iniziative specifiche comuni. Associarli al Partito, dar vita insieme ad organismi transnazionali, autonomi e federati, promotori, a loro volta, di adesioni e presenze militanti in ciascun paese, per una rivoluzione, liberale, socialista, democratica, nonviolenta, ambientalista, contro il disordine stabilito.

E' chiaramente un progetto, un'impresa di estrema complessità e ambizione.

3.2. I temi e le iniziative

Si tratta di proporre iniziative da assumere e porre in atto contemporaneamente nel maggior numero possibile di paesi, ad esempio contro l'applicazione della pena di morte o contro l'uso della tortura, oppure sulla qualità della vita, la salvezza ecologica del pianeta, l'enorme questione legata alle discariche europee, l'effetto serra, la salvezza della fascia atmosferica di ozono, la deforestazione, l'uso della chimica in agricoltura.

Un'altra può essere relativa al rilancio, attraverso l'affermazione di diritto positivo, della proposta - che ha ormai quindici anni - di dare forza cogente al diritto internazionale e di riforma del ruolo dell'Onu.

Un'altra ancora può assumersi sull'antimilitarismo: la conversione delle spese militari e per armamenti in progetti di vita e di sviluppo per quel miliardo di persone che convive col problema dello sterminio per fame, e, quindi, il rilancio dell'azione conseguente al "Manifesto dei Premi Nobel" del 1980.

Altri temi può proporre il progetto: l'unione politica degli Stati d'Europa, quale strumento per il superamento dei nazionalismi e delle barriere linguistiche e razziali; l'antiproibizionismo contro la criminalità alimentata dal mercato clandestino della droga; l'antitotalitarismo e l'affermazione dei diritti umani; l'abolizione del porto d'armi; il superamento o l'abolizione del luogo carcerario; il diritto penale; la necessità di una "lingua veicolare", per simulare un processo storico di acquisizione linguistica che riesca a far sì che i titolari della lingua egemonica possiedano una seconda lingua; la questione demografica, l'attacco in termini ecologici ai problemi demografici; l'aborto; l'educazione sessuale.

3.3. Gli interlocutori

Per lanciare questo progetto, queste proposte d'iniziativa e di attività, questi obiettivi di azione politica, è necessario individuare gli interlocutori, sollecitare e favorire la costituzione di gruppi, che potrebbero essere molti e identificarsi ciascuno con una proposta, con un'iniziativa. Gruppi associati ad un unico soggetto politico transnazionale e transpartitico, che chiede le adesioni anzitutto delle classi dirigenti, ma anche della gente, mediante le iniziative, le azioni e gli obiettivi che sapremo, che sapranno individuare, determinare e realizzare.

Bisogna quindi rivolgere un appello a tutti coloro che in tanti anni - a partire dai "Premi Nobel" - esponenti di primo piano del mondo della cultura, della scienza, dell'arte, oltre che di quello politico, hanno incontrato, conosciuto il Partito, condiviso le sue battaglie, perchè lo appoggino col loro nome, col loro prestigio, col loro apporto, a lanciare il progetto, "sponsorizzandolo in corso d'opera".

Dobbiamo cioè tentare di far convergere subito su questo progetto esponenti di classe dirigente che piu' ci sono vicini, per ideali e per aspirazioni e formare così un primo "nucleo", che sia anche operativo e costituisca la base di una "rete" organizzativa con i militanti del Partito, a cominciare - finalmente - da quelli non residenti in Italia.

3.4. Un luogo d'azione politica nonviolenta

Lo sviluppo "a temi" del progetto dovrebbe caratterizzare anche la struttura di supporto del Partito. Infatti quest'impostazione dovrebbe consentire e favorire l'elaborazione di proposte specifiche di iniziativa politica in e per ciascun tema, con la possibilità per gli interlocutori di aderire anche ad una sola di queste, secondo criteri analoghi a quelli stabiliti per le "associazioni radicali", venendosi così a porre le basi di un nuovo assetto, di una nuova struttura federale del Partito Radicale (transnazionale e transpartitico).

Il Partito, con il suo impegno e la sua iniziativa, deve riuscire a superare anche a livello di strumenti, di mezzi operativi, pur adeguati, e non solo a livello della coscienza, il divorzio tra sapere e intelligenza, da una parte e politica e potere, dall'altra.

Questo progetto è rivolto alla costituzione un vero "partito d'azione" che sia "luogo d'azione nonviolenta".

Questo progetto, realizzato, consentirà ai nonviolenti gandhiani "per il diritto alla vita e per la vita del diritto" che siamo di ricominciare o di cominciare a livello di massa, dinanzi a decine di capitali del mondo - innanzitutto quelle europee - le nostre manifestazioni, i digiuni, le iniziative nonviolente, perchè siano presi quei provvedimenti, votate quelle leggi. Perchè si riesca a creare, all'inizio almeno in alcune decine di migliaia nel mondo, un soggetto politico nonviolento-gandhiano, transnazionale e transpartitico, democratico, ambientalista ed ecologista, federalista democratico e federalista europeo, laico, liberaldemocratico e liberalsocialista, libertario, antiautoritario, antiproibizionista, antipartitocratico, antimilitarista, anticlericale, ad adesione diretta. Perchè si riesca a creare un Partito nel quale scegliere di investire, ciascuno, azioni di speranza.

3.5.L'ambizione del progetto

Si tratta di un progetto di portata eccezionale e quanto mai ambizioso, che richiede un impegno, una qualità, un'efficacia di comunicazione e trasmissione dei messaggi, oltre che una capacità organizzativa, di cui non sappiamo, non possiamo sapere, se il Partito in quanto tale è oggi in grado di disporre e di fornire.

L'ambizione del progetto è dovuta all'ambizione richiesta - si potrebbe dire imposta - dall'onere, dal dover e voler essere la prima forza politica transnazionale e transpartitica. E' questo essere che ha in sè i limiti, le incognite dell'esistenza stessa del Partito, che ne mette in discussione oggi piu' che mai la vita, la possibilità di operare e produrre politica. Se venisse meno questa convinzione verrebbe meno il Partito qual è e deve essere per le decisioni prese nelle sedi dovute, le sole legittime. Quel Partito per il quale da oltre tre anni abbiamo lottato, riuscendo ad evitarne finora la fine, da molti piu' volte ritenuta inevitabile.

3.6. La fattibilità del progetto.

Complesse e ardue sono le fasi relative alla fattibilità del progetto: l'individuazione dei destinatari, i temi del messaggio, la presentazione, la redazione, la traduzione, la stampa, l'invio e la distribuzione, la ricezione e il riscontro.

Il progetto parte per rivolgersi inizialmente ai paesi europei, dell'Europa Occidentale e Orientale, e tende a stabilire questo rapporto anzitutto con i parlamentari, gli eletti nelle assemblee legislative o di quelle con responsabilità e incidenza politica rilevante, "nazionali" o che siano espressione di ordinamenti statali di natura "federale" o di ordinamenti "regionali", dotati di poteri autonomi.

Si tratta di raggiungere e comunicare con circa 35.000 eletti, che hanno sede in 300 luoghi di 34 Stati, oltre il Parlamento europeo.

Ad oggi, abbiamo acquisito quasi due terzi di questi nominativi e un terzo sono già inseriti su supporto magnetico.

Per l'inserimento dei nominativi finora operano sei centri: Roma, Bruxelles, Zagabria, Budapest, Praga e Mosca.

Abbiamo altresì deciso di continuare nella ricerca e nell'acquisizione dei nominativi che non fanno parte dell'assieme dei destinatari sul quale finora abbiamo lavorato e che potrebbe così essere allargato in "corso d'opera" - in relazione alla possibilità d'inserire nominativi di altri paesi o "aree" - arricchito con i componenti di organismi o associazioni internazionali, di "categorie o gruppi" che facciano a loro volta parte della "classe dirigente" o la cui influenza sulla stessa sia ritenuta rilevante soprattutto in ambito internazionale.

Non esiste organizzazione che possieda i nominativi di tutti i parlamentari di tutti i paesi democratici: già questo è un patrimonio non solo per noi, ma che può interessare anche altri.

Al problema dell'acquisizione e dell'inserimento si aggiunge quello posto dall'aggiornamento dei nominativi raccolti e del ritorno delle risposte e della loro "gestione politica".

La veste e l'articolazione del messaggio non può essere quella del "notiziario", ma non deve essere neppure quella della "rivista".

Per poter disporre di risultati che siano significativi per una verifica della efficacia del progetto è indispensabile assicurare con tempestività e regolarità almeno 7-8 invii. Ogni invio - la cui periodicità non può superare il mese - deve essere anche mirato a richiamare l'attenzione e a determinare un riscontro su di un tema e su di un'iniziativa specifica, con una proposta operativa di iniziativa parlamentare da assumere con modalità e in tempi coordinati.

La complessità della fase redazionale e degli aspetti che la caratterizzano è di per sè enorme, tenuto conto dell'estensione e delle caratteristiche del campo dei destinatari, della probabile pluralità dei centri operativi, della diversità e molteplicità delle lingue e delle situazioni, dell'importanza dei temi e della formulazione di proposte concrete di iniziativa, che siano capaci sì di creare interesse e attenzione, ma soprattutto supporti adeguati alla promozione ed alla costruzione del Partito come strumento di lotta politica "transnazionale, ad adesione diretta, transpartitico".

Oltre che in italiano il messaggio verrebbe inizialmente edito in 14 lingue (avremmo quindi 15 edizioni del messaggio).

Essenziale per il progetto è la disponibilità di un insieme ampio e qualificato di collaborazioni, sia per la redazione che per la traduzione dei testi. Ci auguriamo che il progetto possa avvalersi anche di personaggi prestigiosi per le opere realizzate, gli impegni e le responsabilità assunte.

Anche per quanto riguarda la stampa, l'invio e la distribuzione dei messaggi, si pongono seri problemi e gravose difficoltà, per ora solo affrontati, ma non risolti.

Accanto a quanto già è stato fatto e si sta facendo per predisporre lo strumento tecnico-operativo nelle sue diverse fasi, si affianca e s'impone la raccolta delle prime, significative, autorevoli adesioni al progetto. Adesioni che devono essere non solo politiche, ma anche relative al mondo della cultura, della scienza e del lavoro, fino ad interessare possibilmente anche ambienti imprenditoriali, che, di fronte all'ambizione del progetto, potrebbero vederne il proprio interesse.

Progetto politico di iniziativa politica, ma anche vera e propria "impresa", mai tentata e che esige apporti e coinvolgimenti piu' ampi e maggiori di quelli di cui il Partito oggi dispone.

Si tratta di un progetto, di un'"impresa" della quale anche l'aspetto economico e finanziario riveste dimensioni che superano ampiamente quelle finora affrontate dal Partito: il costo per ciascun invio del messaggio non potrà essere inferiore ai 500-600 milioni di Lit., con un costo complessivo, per 6-8 numeri, che varia dai 3 ai 5 miliardi di Lit..

Abbiamo visto che il Partito può disporre allo stato di poco piu' di 3 miliardi di Lit. Già da ora, da subito, è indispensabile l'apporto di "altri", di quelli cioè che, divenendo azionisti, loro e loro soli, possono assicurare che l'iniziativa arrivi, quanto meno, ad un riscontro, ad una verifica.

Il Partito dispone anche di un patrimonio: l'alternativa, nel consumarlo, è l'investimento o la dissoluzione.

3.7. Il progetto e il Partito.

Significativo è il rapporto tra questo progetto - che potrebbe apparire un progetto editoriale, ma che sappiamo non lo è e non può esserlo - e il progetto politico del Partito: la costituzione, in termini politici, non di fatto, ma de jure, regolamentare, strutturale, di un grande soggetto politico transnazionale e transpartitico, internazionale, all'interno del quale il progetto vive e tende a modellarlo.

L'innovazione rappresentata da questo progetto non è quella di offrire un elenco di proposte per la scelta di una singola iniziativa, ma è quella di organizzarle nel loro insieme e tutti assieme. Il progetto, le proposte, le iniziative vivono con chi le fa proprie e tutto e tutti danno vita al soggetto politico transnazionale, che è il luogo ove, ogni anno od ogni due anni, sarà decisa l'analisi e l'importanza generale, la graduazione dell'apporto, il bilancio, gli investimenti di ogni singola proposta e iniziativa perchè si costituisca a sua volta in progetto.

Quello attuale è un progetto politico che vuole e deve anzitutto verificare in una nuova dimensione il riscontro, la risposta di "altri", requisito e condizione che sappiamo essere indispensabile per garantire la vita del Partito. E' un progetto che può, se il suo esito sarà significativo, dare anche indicazioni preziose sulla nuova struttura, sul nuovo assetto e ordinamento del Partito. Su come da "centro" e da "servizio" il Partito possa darsi anche una nuova veste statutaria che ne consenta l'esistenza e uno sviluppo "ordinato".

L'organizzazione "a temi" del messaggio e la possibilità di aderire anche ad una sola delle proposte, può prefigurare quello statuto federale "della e per la sinistra" - ora "della e per la democrazia" - che resta una delle ambizioni piu' preziose del Partito dalla sua prima costituzione.

Solo i risultati e l'esperienza possono comunque fornire tutti gli elementi e le connessioni, le articolazioni, i tempi e le modalità per poter addivenire a una nuova "forma" che dia sostanza e capacità operativa al Partito, stabilendo nuovi e definiti rapporti tra un "centro", che è e vuol essere "servizio politico", e la volontà e l'iniziativa "dei molti" che sono necessari per praticare con forza e continuità quel rinnovamento della politica - non solo e non piu' solo in Italia - e contribuire con efficacia a stabilire condizioni effettive di democrazia, "per il diritto alla vita, la vita del diritto".

 
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