di Guglielmo PepeSOMMARIO: Apparso nella rubrica "L'Orsa maggiore", è un articolo scherzoso e ironico su "Giacinto" che "è tornato", da "primattore" come sempre. Sembrava che si fosse dimenticato dell'Italia per gettarsi esclusivamente sull'Europa e invece è ancora presente, da "indomabile animale politico", "protagonista sempre, all'eccesso". Ne sanno qualcosa "i suoi amici, confratelli, figli, figliocci, radicali" che all'ultimo congresso lo hanno accusato di muoversi come "un elefante in una cristalliera". Lui ha incassato ed è tornato all'attacco, "inossidabile": "Lui è - questa la conclusione - la quercia radicale".
(IL VENERDI' DI REPUBBLICA, 1· marzo 1991)
E' tornato, Giacinto è tornato. Da primattore, come sempre. Si lamenta di avere contro i giornali e la televisione? E allora ottiene interviste a pagina intera da qualche quotidiano e i microfoni di vari canali tv. Vuole comportarsi da semplice militante? E via a parlare per ore e ore dal palcoscenico del congresso radicale, lasciando agli altri briciole di tempo. Vola uno schiaffo? Giacinto mostra la guancia perché anche un sonoro ceffone fa notizia. E' a favore della guerra? Macché, lui non è né interventista né pacifista: semplicemente ``non violento''.
Sì, Giacinto (detto Marco) Pannella è di nuovo tra noi. Ci aveva dimenticati, dopo aver messo da parte l'Italia per guardare all'Europa. Lavorava un po' nell'ombra, un po' in sordina, oltreconfine, come parlamentare supernazionale che voleva costruire una forza transnazionale. E anche il ``vecchio'' Partito radicale sembrava dimenticato, abbandonato al proprio destino, diviso tra ``partitisti'' e ``disseminati'' nella società. Finita l'età d'oro dei radicali, persino le antiche campagne erano superate, prive di significato, probabilmente perché assorbite dalla politica di nuove forze politiche e associazioni, le Leghe, gli ambientalisti, gli antiproibizionisti. Il partito in quanto organizzazione era disperso nei viali della sinistra, chi tra i Verdi, chi con i socialdemocratici, chi a difendere lo ``spinello libero''.
Poi il miracolo di Giacinto. Nonostante il doppiopetto e un peso forma da meritarsi un sano digiuno, nonostante i capelli bianchi come la neve, nonostante non sia più un capo incontrastato, riecco il santone, il Gandhi all'amatriciana, l'irriducibile combattente, il maestro della retorica, l'agnello sacrificale, l'indomabile animale politico. Le mille descrizioni che l'hanno accompagnato nella sua vita di leader delle gloriose battaglie per i diritti civili, vengono ancora utili: Giacinto riappare sulla scena e le riconquista una dopo l'altra. Scoppia la guerra e lui, in nome della non violenza, arriva a far ``iscrivere'' Gandhi al partito d'azione, come un interventista. Arriva il congresso di fondazione del Partito democratico della sinistra? Giacinto si presenta a Rimini nella parte di ``salvatore'' di Occhetto: »Se democristiani e socialisti vogliono spolparlo io farò da scudo . Cossutta e Garavini sperano di poter rifondare il Pci? Giacinto va dai neocomunisti dicendo »Cari compagni... . E giù botte.
Marco Pannella è così. Un Personaggio, con la maiuscola. Protagonista sempre, all'eccesso. Della serie ``prendere o lasciare''. Non conosce mezze misure. Se entra in gioco, fa il gioco pesante. Una conferma l'hanno avuta i suoi amici, confratelli, figli, figliocci, radicali. All'ultimo congresso del Pr gli hanno rimproverato di muoversi come un elefante in una cristalliera (con una chiara allusione al sovrappeso?), lo hanno accusato di essere un tenore senza orchestra, gli hanno fatto addirittura una piccola ``fronda''. Sapete in che modo si è comportato Giacinto? Prima ha incassato. Poi, dritto come una lama, è ripartito alla carica. Tanto per dire: »Attaccatemi, criticatemi, fate le congiure. Però senza di me che cosa siete? .
Spadaccia, Teodori, Mellini, Aglietta, Bonino, Zevi, Negri, Rutelli, ben sanno che un rilancio del partito, che la nascita della Costituente democratica, che una forza transnazionale, non si ottengono senza Pannella. I tempi cambiano, la sede del partito non è più quel ``casino'' di un tempo ma un ufficio lindo e lustro da far invidia a una banca, è finita l'epoca dei digiuni e dei cartelli sandwich, non serve vestire da straccioni per conclamare la propria diversità. Eppure Giacinto resiste, imperturbabile, inossidabile. Lui è la quercia radicale.