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Il Partito Nuovo - 1 giugno 1991
Partito laico, libertario, della tolleranza

SOMMARIO: Nel suo intervento al Congresso del Partito Radicale del 1975, Pier Paolo Pasolini ammoniva di un pericolo incombente sul Partito Radicale, proprio per i grandi successi ottenuti nella conquista dei diritti civili. "Un nuovo conformismo di sinistra si appresta ad appropriarsi della vostra battaglia per i diritti civili, creando un contesto di falsa tolleranza e di falso laicismo". E infatti, proprio la cultura radicale dei diritti civili, della Riforma, della difesa delle minoranze, sarà usata dagli intellettuali del sistema come forza terroristica, violenta e oppressiva. "Il potere - scriveva Pasolini - si accinge ad usare gli intellettuali progressisti come propri chierici". La previsione di Pasolini si è avverata, in Italia e nel resto della società occidentale, dove, proprio in nome del progressismo e del modernismo, si è affermata una nuova classe di potere totalizzante e trasformista, di certo più pericolosa delle tradizionali classi conservatrici. Non resta che una strada, quella indicata d

a Pasolini: "continuare ad essere continuamente irriconoscibili, continuare, eternamente contrari, a pretendere, a volere, a identificarsi col diverso, a scandalizzare, a bestemmiare.

(Il Partito Nuovo, n.1, giugno 1991)

Storicamente il termine di laicismo, e l'espressione "Stato laico", hanno assunto nell''800 e nel '900, grande importanza in alcuni Paesi, prevalentemente europei, e soprattutto cattolici.

E' un termine che ha contrassegnato la lotta non solo contro le forme di governo teocratico, ma anche contro in genere i condizionamenti e le forme di potere clericale che erano di ostacolo all'affermarsi dello Stato moderno, e con esso della libertà di culto e di religione. In questi Paesi per Stato laico, si è inteso, di conseguenza, quello Stato che si era affrancato dai vincoli e dai condizionamenti della Chiesa, ma a sua volta rinunciava e si impediva sconfinamenti nella vita interna delle confessioni religiose e nella libertà e di religione e di culto.

In altri paesi, come quelli anglosassoni, questo termine è sconosciuto, perchè lì la libertà religiosa si è affermata, dopo l'intolleranza delle guerre di religione, per altre vie e attraverso altre esperienze. Al di fuori dell'Europa, negli altri continenti, se si escludono i paesi latino-americani, che hanno avuto problemi in parte simili ai paesi euro-latini, il termine è spesso incompreso e incomprensibile, a volte intraducibile.

Molti politici e teorici della politica tendono a considerarlo oramai un termine obsoleto e a riconoscergli un valore soltanto storico. Peccano tuttavia, purtroppo, di eurocentrismo, e quasi automaticamente e inconsapevolmente di una forma di razzismo culturale, che dà per scontato che i valori del laicismo e della tolleranza religiosa e civile non siano esportabili in altre civiltà ed altre culture. Ma se si ritiene, come noi riteniamo, che si tratti invece di valori universali, se non si intende abbandonare per un eccesso di semplificazione all'egemonia di correnti minoritarie di carattere intollerante e integralistico intere culture e civiltà (come sta accadendo a una cultura religiosa ricca e complessa,articolata e pluralistica, come è stato storicamente l'islamismo, che in occidente si tende sempre di più ad identificare con il fondamentalismo), mai come oggi è invece necessario rivendicare e riconquistare l'attualità dei valori del laicismo.

Di fronte al tragico riproporsi del fanatismo religioso, bisogna affermare la necessità di separare la religiosità, ogni autentica manifestazione di religiosità da ogni forma di integralismo. Per convincersene, del resto, non è necessario guardare solo all'Islam o allo scontro dei fanatismi induisti e mussulmani in alcuni Stati dell'India. Basta vivere all'interno del perimetro della civiltà giudaico- cristiana, al pericolo dell'affermarsi di un clericalismo rabbinico all'interno del democratico e "laico" Israele, o al pericolo, non solo teorico, di una rivincita clericale nel paese del Papa, la cattolica Polonia, appena riconquistata alla democrazia.

 
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