Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 04 mag. 2024
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Archivio Partito radicale
Il Partito Nuovo - 1 luglio 1991
Democratici di tutto il mondo...

SOMMARIO: Occorre riscrivere regole e ragioni della democrazia per un mondo che non le ha mai conosciute, o le smarrisce. E farle vivere, affermarle. Eletti democratici, e militanti della nonviolenza, sembrano condannati ad essere travolti da una storia di nuovo tragicamente ostile, se non si organizzano, se non si armano di concretezza e di disciplina comune. Subito.

(Il Partito Nuovo, n.2, Luglio 1991)

»Amnesty International ha documentato il progredire della tortura e della pratica dell'assassinio politico, »di Stato , ovunque nel mondo, ed il degradarsi del diritto e dei diritti nel cuore stesso del mondo democratico.

Negli Usa la pena di morte viene sempre più estesa e invocata, nell'URSS della perestroika oltre diecimila persone, negli ultimi anni, sono state giustiziate. In Brasile la polizia non riesce a risolvere il problema posto dalle decine di migliaia di bambini-killers, anche se organizza »squadre della morte per ucciderne il più possibile.

Eppure l'immensa maggioranza degli uomini di cultura, dei militanti democratici, degli scienziati, denuncia nella pena di morte solamente effetti sociali negativi e una mortale illusione.

Vogliamo costituire un'organizzazione di parlamentari, in primo luogo, di legislatori, che ci consenta di depositare e di far approvare nei nostri Parlamenti e dai nostri Governi, e all'ONU, con forza cogente, l'interdizione della pena di morte, della tortura, della messa fuorilegge di coloro che la praticano?

Vogliamo costituire un'organizzazione di eletti democratici che, insieme, intendano includere nella grande, vitale questione del disarmo, anche il disarmo della società, e non solamente degli Stati, proponendo leggi atte a superare entro tempi politici il diritto alla produzione, alla commercializzazione, alla detenzione di armi mortali da parte dei cittadini, riservandone il possesso, la regolamentazione della produzione e dell'uso - per ora - a »forze armate pubbliche?

Vogliamo, in tal modo, avviare un processo di unificazione e di riforma istituzionale, sovranazionale, del diritto, internazionalizzando strutturalmente e politicamente le concrete iniziative legislative di ciascun gruppo di noi, o di ciascuno di noi, all'interno dei nostri Parlamenti (o dei nostri partiti)?

Vogliamo offrire, conquistare la possibilità stessa di organizzarsi, di conoscersi, di operare, con i mezzi delle moderne tecnologie, agli eletti democratici ed ai militanti democratici della nonviolenza e del diritto, non più solamente o principalmente all'interno del quadro degli Stati nazionali, quando i problemi diventano sempre più comuni ed il risolverli essenziale per l'umanità, il pianeta, la civiltà, la sopravvivenza?

Vogliamo rappresentare i diritti di coloro che ci hanno eletti, e compiere i nostri doveri, con proprietà ed efficacia?

O vogliamo continuare a combattere per »vittorie senza domani, senza conseguenze adeguate, o per »sconfitte gloriose di testimonianza?

Vogliamo vivere nel chiuso delle torri di Babele nazionali o illudendoci di evitarle dopo l'esperienza di questo secolo?

Ci incontriamo sempre più di frequente in congressi e convegni che restano senza adeguate conseguenze. O nel cuore delle tragedie che non sappiamo evitare: guerre, repressioni, catastrofi, sconfitte e lutti umani, o disumani.

Molti dicono, e moltissimi pensano, che nonviolenza, diritto, ecologia, sviluppo, libertà cumulano sconfitte anche dove, appena un anno fa, sembravano trionfare o poter trionfare. Ma questo non è vero. Si può essere sconfitti solamente lì dove si è presenti, attori del conflitto.

Ma non vi è oggi, nel mondo, un'organizzazione politica della nonviolenza, della tolleranza, della democrazia, dell'ecologia, del diritto, che sia attrice di conflitti, di progetti. Occorre annunciarla, prepararla, darle corpo, voce, anima, da parte del maggior numero di noi.

Strumento di questa speranza è il Partito Radicale, che vi invitiamo a costituire con noi, ogni giorno, aderendovi, divenendone classe dirigente, usandone la forza e la potenzialità.

Il poeta sovietico Majakovskij vedava nel »Partito »una mano con un milione di dita serrate in un solo potente pugno . Quella mano mostruosa è caduta nel fango, è divenuta fango. Oggi non vi è più il partito unico, ma la partitocrazia, il sistema moltiplicato di partiti di potere che soffoca e impedisce lo sviluppo della democrazia, assume l'eredità di fascismi e comunismi, tranne nel mondo anglosassone, o in gran parte di esso.

Questo nuovo sistema sta demolendo non solo lo Stato di diritto nazionale, ma anche quegli Stati Uniti d'Europa che sembravano sul punto di essere portati a termine.

Occorre reagire, agire. Noi non chiediamo nulla. Offriamo una chance, una possibilità, una solidarietà solida, e non di maniera. Simone Weil chiedeva alla politica di »concepire il nuovo possibile , non di limitarci a consumare il possibile di ieri.

Il transpartito transnazionale (la lotta politica implica anche quella semantica) che chiamiamo, per ora, Partito Radicale, a questo è dedito.

 
Argomenti correlati:
il partito nuovo
democrazia
pena di morte
tortura
stampa questo documento invia questa pagina per mail