SOMMARIO: Marie Andrée Bertrand ha fatto parte per quattro anni della commissione governativa canadese sulla diffusione della droga. Dissociandosi dalle conclusioni del gruppo di lavoro governativo, ha proposto fin dal 1973 la legalizzazione della marijuana e la distribuzione controllata dell'eroina.
(Il Partito Nuovo, n.2, Luglio 1991)
Nel 1973 ho presentato al governo canadese una relazione di minoranza che chiedeva la legalizzazione della marijuana e la distribuzione controllata dell'eroina. Queste erano le mie ragioni:
1. il reato di semplice possesso è un futile strumento di dissuasione;
2. l'uso del diritto penale nel caso di crimini senza vittime è inefficace e comporta il ricorso a procedimenti contrari ai diritti della persona;
3. i costi della proibizione sono enormi: costi sociali, morali, economici; gli Stati vi sperperano il proprio onore e i fondi pubblici e tali costi sono sproporzionati rispetto all'improbabile e minima efficacia della legge;
4. la funzione pedagogica del diritto penale, che deve ricordare ai cittadini i valori più importanti per la comunità sociale, risulta deviata dall'inclusione, a casaccio, nella stessa legge, di sostanze a nocività molto variabile, e di comportamenti di diversa gravità. In effetti, i provvedimenti sulle droghe prevedono ancora, in molti paesi, pene severe per atti privi di reale gravità e sanzioni equivalenti per il possesso e lo spaccio da un lato di sostanze prive di tossicità rilevata e dall'altro di droghe, che provocano serie intossicazioni. Inoltre gli Stati invocano il loro dovere di tutelare la salute dei cittadini come fondamento del controllo penale di determinate sostanze e contemporaneamente percepiscono considerevoli entrate dalla vendita di altre droghe giudicate del tutto nocive come il tabacco e l'alcool;
5. la proibizione crea e fa proliferare i mercati illegali e tutte le deviazioni che ne conseguono;
6. il reato di semplice possesso o di uso autorizza alcuni Stati a ricorrere al trattamento forzato con riguardo agli accusati, ulteriore violazione dei diritti della persona, ma soprattutto segno di ignoranza e di ipocrisia, in quanto non si è mai verificato che il trattamento forzato abbia spinto qualcuno a modificare il proprio comportamento.
Tutte queste argomentazioni a favore dell'abolizione delle leggi sulle droghe sono ancora valide e gli anni ne hanno accresciuto la portata. Infatti, riesaminandole, si rileva che:
1. l'effetto di dissuasione si è rivelato nullo, se non su qualche singolo consumatore, per lo meno sull'insieme delle popolazioni interessate. Il numero degli utilizzatori è aumentato, il traffico si è raffinato; può darsi che il consumo di certe droghe popolari negli anni sessanta e settanta sia diminuito, ma sono stati gli stessi utilizzatori e l'opinione pubblica, e non il diritto penale, a rendere tali sostanze impopolari, denunciandone efficacemente gli effetti nocivi rilevati;
2. il controllo penale dell'uso e del traffico si è rivelato altamente discriminatorio, colpendo, negli anni sessanta, i giovani e le persone di aspetto anticonformista, dopo, i membri delle comunità etniche, e recentemente, in più paesi europei, gli stranieri, i non abbienti e i disoccupati;
3. il costo dell'applicazione delle leggi sulle droghe non ha cessato di salire; tali leggi hanno comportato la creazione di reparti speciali di polizia e hanno sovraccaricato i tribunali, le prigioni, i servizi di cura e riabilitazione penale;
4. le profezie epidemiologiche si sono rivelate senza fondamento;
5. la politica abolizionista ha in effetti, e come previsto, incentivato i mercati illegali; il commercio internazionale si intensifica; i corpi di polizia di tutti i paesi hanno perduto la guerra contro la droga;
6. il trattamento forzato e la carcerazione dei tossicodipendenti allo scopo di ridurre la loro dipendenza si sono conclusi con clamorosi fallimenti.
Occorre assolutamente instaurare, in luogo della proibizione, un sistema di controllo sull'approvvigionamento, la qualità e la circolazione delle droghe oggi vietate.
E' fondamentale perseguire questo obiettivo attraverso l'organizzazione politica del Partito Radicale Transnazionale ed è questa la ragione della mia iscrizione.