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North-South Roundtable - 9 luglio 1991
LA RISOLUZIONE DI ABIDJAN SULLA RIDUZIONE DEL DEBITO, SULLA RIPRESA ECONOMICA E SULLA DEMOCRAZIA IN AFRICA

Tavola Rotonda Nord-Sud

Abidjan, Costa d'Avorio

8-9 luglio 1991

Organizzata da: Parliamentarians for Global Action e dalla African Development Bank, in collaborazione con la Fondazione Friedrich Ebert e il Forum sul Debito e sullo Sviluppo

*****

Parlamentari dell'Africa e dei Paesi del Nord si sono incontrati ad Abidjan l'8 ed il 9 luglio 1991 per mettere a punto una strategia di azione volta a sostenere la ripresa economica dell'Africa, risolvere la crisi dello sviluppo umano, ridurre gli eccessivi oneri del debito e potenziare i piani africani tesi a democratizzare le loro società. Legislatori appartenenti a diversi partiti politici, portavoci autorevoli in materia, hanno partecipato a questa Tavola Rotonda senza precedenti durata due giorni e organizzata da Parliamentarians for Global Action e dalla African Development Bank, in collaborazione con la Fondazione Friedrich Ebert e il Forum sul Debito e sullo Sviluppo. All'incontro ha preso parte il Presidente del Botswana Masire, presidente della Coalizione Mondiale per l'Africa.

I parlamentari sono stati concordi sul fatto che la promozione della democrazia in Africa è il traguardo principale. La democrazia in Africa gode di una lunga tradizione che risale alle antiche civiltà africane, e che è stata tramandata in maniera imperfetta alle società moderne del ventesimo secolo. I valori fondamentali della vita democratica sono universali per tutta l'umanità, tuttavia non vi è un unico tipo di democrazia applicabile a tutte le società, e nessuna cultura possiede il monopolio delle verità democratiche. I parlamentari africani hanno espresso la loro fiducia riguardo al fatto che l'Africa possa conseguire un proprio destino democratico insito nelle peculiari culture dei suoi paesi. Essi ritengono che la democrazia in Africa sia parte integrante e non conseguenza delle riforme democratiche che si stanno propagando nel resto del mondo. I colleghi degli Stati del Nord hanno espresso la medesima fiducia nonché un forte sostegno a questo sforzo. La democrazia africana deve crescere in territori

o africano.

I partecipanti hanno quindi concluso che all'interno dell'Africa la democrazia ha goduto di una posizione di supremazia come valore sovrano delle sue società. Essa non è negoziabile né soggetta in alcun modo ad altre strategie di governo. La riforma economica, ivi inclusi i programmi di adeguamento strutturale, devono essere totalmente trasparenti, rispondendo agli interessi e alla volontà dei popoli africani. La condizionalità, sia essa economica che politica, non deve essere imposta bensì concordate con il libero consenso dei leaders africani e della popolazione. Si dovrebbe ricorrere ad essa solo come ultima risorsa per incoraggiare ed assicurare la sopravvivenza della democrazia e la difesa dei diritti umani. La partecipazione popolare, la responsabilità del governo e la trasparenza della politica nazionale sono requisiti indispensabili di un buon governo e di uno sviluppo sostenibile. I partecipanti hanno guardato alla comunità internazionale - nazioni sorelle e organizzazioni multilaterali - affinché r

ispetti, incoraggi e sostenga questi aspetti della società civile africana.

I parlamentari africani hanno quindi fatto appello ai colleghi del continente africano stesso perché mantengano il presente corso di riforma democratica. Le loro società devono rispettare i fondamentali diritti umani, in particolare il ruolo delle donne nelle società nazionali, assicurare elezioni libere, regolari e trasparenti e fondare istituzioni politiche forti e durevoli che assicurino libertà di scelta al popolo. Le società devono mantenere un controllo costante contro ogni forma e fonte di corruzione e contro le eccessive spese militari servendosi, tra gli altri, della libera stampa e dei mass media. Tali caratteristiche di fondo devono essere salvaguardate costituzionalmente, per assicurare un'attuabilità a lungo termine e una protezione contro l'influsso negativo dell'autoritarismo.

A questo scopo i parlamentari africani hanno stabilito di costituire una task force che dovrà essere sostenuta dai colleghi del Nord, per verificare i progressi della democrazia in Africa negli anni '90. Tale aiuto dovrebbe includere assistenza di tipo tecnico e finanziario per mezzo di appelli rivolti ai governi nazionali, agli enti privati e alle organizzazioni internazionali.

I partecipanti hanno sottolineato il legame che esiste tra democrazia e sviluppo. I diritti umani, civili ed economici sono inalienabili ed indivisibili. La tragica condizione economica in cui si trova l'Africa oggi - uno dei più drammatici fallimenti della storia umana - è in larga misura il risultato degli insuccessi democratici degli ultimi decenni, sia all'interno dell'Africa sia, più in generale, nella struttura decisionale della comunità internazionale. Senza democrazia non vi può essere stabilità sociale per lo sviluppo. Senza sviluppo non vi può essere alcuna democrazia sostenibile. L'affrancamento dal bisogno materiale, dalla miseria, dalla paura, sono i due principî cardine della democrazia in Africa, come in ogni altro luogo.

La Tavola Rotonda è stata organizzata nella convinzione che una caratteristica necessaria per la soluzione della cronica crisi del debito sia la classe dirigente politica. L'ostacolo principale ad una soluzione è rappresentato dalla passività politica, e non dalle difficoltà tecnica. Quando i leaders del G-7 si incontrano per decidere il destino economico del mondo per l'anno successivo, il divario tra le condizioni umane in Africa e quelle nel resto del mondo dovrebbe essere uno dei primi punti all'ordine del giorno dell'agenda internazionale.

Affrontare la crisi del debito africano - particolarmente per i paesi subsahariani che hanno il reddito più basso - è una delle più pressanti priorità in materia di sviluppo che la comunità internazionale debba affrontare. L'Africa nel suo insieme ha sofferto un serio declino economico negli anni '80. Il PNL collettivo si è contratto da oltre 200 miliardi di dollari nel 1980 a 140 miliardi nel 1990. Il reddito pro capite è diminuito del 2,2% l'anno in questo decennio, con una diminuzione complessiva di oltre 30%. Di conseguenza i livelli di malnutrizione sono aumentati e, in molti Stati, anche i tassi di mortalità infantile, mentre le spese essenziali per la scolarizzazione e la sanità hanno subito drastici tagli.

In risposta alla crisi dello sviluppo umano in Africa, i parlamentari hanno chiesto che venga accettato un traguardo minimo per il progresso economico fissato nell'1% pro capite all'anno. Per raggiungere questo incremento annuo sarà necessario sia un risparmio nazionale sia l'apporto di capitali dall'estero. ù

I parlamentari hanno sottolineato che molti governi africani hanno già preso dei primi provvedimenti per aumentare il loro risparmio interno. Per integrare e sostenere questa azione è essenziale che l'Official Development Assistance (ODA) dei Paesi dell'OCSE aumenti dai passati livelli del 3% di crescita reale annua al 5%, e che sia praticata immediatamente un'ulteriore riduzione del debito.

Il debito è solo una delle cause dei gravi problemi economici che che affliggono l'Africa. Tuttavia il debito stesso è un elemento integrante che interviene ad intensificare il circolo vizioso del minor rendimento e della crescente emarginazione dell'Africa. La riduzione del debito è un dato indispensabile per risolvere questi problemi.

Nonostante gli sforzi politici e tecnocratici fatti fin dal 1986 per frenare e porre rimedio al cancro del debito africano, i risultati veri e propri sono stati molto deludenti. Nonostante la disposizione di termini progressivamente più ampi per la riduzione del debito, la situazione del debito africano è ora di gran lunga peggiore di quanto sia mai stata prima. Il debito dell'Africa Sub-Sahariana è cresciuto da 72,5 miliardi di dollari nel 1982 a quasi 163 miliardi nel 1990. Il servizio del debito pubblico africano incideva soltanto per il 4% sulla produzione nel 1982, ma nel 1990 influiva già per l'8%, e oltretutto questi dati nascondono il fatto che se l'Africa avesse rispettato i suoi obblighi nel 1990, il pagamento del servizio del debito pubblico avrebbe assorbito il 15% della produzione e quasi il 60% dell'introito dell'esportazione della regione. Il problema del debito nell'Africa a basso reddito è peggiore di quello di qualsiasi altra regione in via di sviluppo a causa della sua più debole capacità

di ripagare.

Agli attuali livelli di risparmio nazionale e di prezzi dei beni internazionali, l'Africa a basso reddito non può intraprendere la ricostruzione, la modernizzazione e l'espansione del suo capitale a partire dalle risorse nazionali in maniera incisiva. Per questo, l'apporto di capitale estero è necessario per avviare la ripresa economica e per sostenerne in seguito il mantenimento. Ma questo afflusso di capitale non potrà verificarsi se l'attuale situazione di debito non sarà adeguatamente affrontata. Questa è una condizione necessaria se non sufficiente per ottenere un qualche progresso. La riduzione del debito deve essere integrata dagli sforzi interni e da politiche miranti alla ripresa dello sviluppo delle risorse umane e della crescita economica, all'incoraggiamento dei cittadini africani e dei settori privati a giocare un ampio ruolo produttivo nello sviluppo e al miglioramento delle condizioni sociali.

Come prima priorità, i responsabili dei Paesi idnustrializzati dovrebbero adottare una strategia coerente per il debito dell'Africa che possa portare a una sostanziale riduzione di tutti i tipi di debito africano verso creditori bilaterali, multilaterali e privati. La pronta azione di ridurre il debito della Polonia e dell'Egitto ben oltre i Negoziati di Toronto dimostra che una rapida ed ampia riduzione del debito per l'Africa a basso reddito deve essere ugualmente possibile se viene esercitata la stessa volontà politica.

Come seconda priorità si dovrebbe porre in risalto il sostegno per l'attuale processo di democratizzazione in Africa. La democrazia, sviluppata nel contesto sociale e culturale africano, è ugualmente vitale per lo sviluppo del continente. E' necessario un piano d'azione per ricercare un sostegno interno ed esterno agli sforzi africani per rinnovare il pluralismo nelle loro società e per concedere poteri ai cittadini comuni.

I membri della Conferenza hanno concordato il seguente programma d'azione.

PIANO D'AZIONE SUL DEBITO

1. Dopo quasi dieci anni di gestione della crisi debitoria, non è ancora emersa una quadro coerente per la riduzione e l'alleggerimento del debito. Per poter facilitare la prospettiva di ritornare ad una linea di sviluppo sostenibile a lungo termine, i pagamenti del servizio del debito pubblico africano devono essere ridotti drasticamente. Tale riduzione si può ottenere solo per mezzo di un ampio pacchetto di misure che copra tutte le forme di debito: bilaterale, multilaterale e privato. Lo scopo della nuova strategia sul debito deve essere quello di ripristinare la crescita e lo sviluppo, completate da appropriate politiche interne di riforme.

2. La Conferenza invita i Capi di Governo e i Ministri delle finanze a cogliere l'occasione del Vertice Economico di Londra del luglio 1991 per accordarsi sulla completa attuazione degli "Accordi di Trinidad" come importante passo successivo per ridurre i livelli di debito bilaterale e come espressione di una chiara volontà politica di ridurre sostanzialmente il debito africano. L'adozione degli Accordi di Trinidad rappresenterebbe un passo avanti verso una più efficace soluzione. Successivamente dovrebbe essere adottata la proposta del Ministro olandese per lo sviluppo e la cooperazione, Jan Pronk, di annullare tutto il debito bilaterale ufficiale di quei paesi meno sviluppati che hanno i più gravi problemi di debito, e di altri paesi a basso reddito che portano avanti forti programmi di riforma economica. Una riduzione dei due terzi del totale del debito bilaterale ufficiale dei paesi Sub-Sahariani, proposto in base agli Accordi di Trinidad, dovrebbe essere l'obiettivo immediato dei governi creditori. Essi

dovrebbero essere pronti ad estendere questa riduzione all'intero ammontare del debito bilaterale nei casi particolari in cui questo sia giustificato dalla prospettiva di ripristinare uno sviluppo sostenibile.

3. Qualora si consegua solamente una riduzione dei due terzi della somma debitoria, gli Accordi di Trinidad dovrebbero essere ampliati, sia (a) riducendo i tassi di interesse applicati alla residua somma debitoria rinegoziata a livelli intermedi, al di sotto dei livelli di mercato per i paesi a più basso reddito, e/o (b) promuovendo la commerciabilità e la conversione della residua somma debitoria ufficiale per mezzo di meccanismi innovativi finalizzati a finanziare programmi ambientali, sociali e di privatizzazione selettiva di elevata priorità in materia di sviluppo nell'Africa a basso reddito. Piuttosto che applicare una riduzione in piccole parti su periodi di consolidamento molti brevi, sarebbe meglio ridurre la somma debitoria totale. Gli Accordi di Trinidad dovrebbero essere estesi ai paesi seriamente indebitati (inclusi la Nigeria, la Costa d'Avorio ed il Congo) che non soddisfano i necessari requesiti per accedere a tali facilitazioni. Dovrebbero essere introdotti termini più ampi per la riduzione d

el debito per altri raggruppamenti di paesi, che permettano livelli di riduzione del debito commensurati ai loro livelli di disagio economico.

4. Gli Accordi di Trinidad si possono applicare con successo solo a condizione che gli strumenti legislativi necessari e l'assegnazione degli stanziamenti in tutti i paesi creditori permetta la riduzione dei debiti sulla base di un'equa ripartizione degli oneri. La Conferenza richiama l'attenzione dei governi dei paesi creditori e dei parlamenti affinché fissino tali condizioni. Il Summit dei G-7 e l'incontro annuale dell'IMF/WB deve concordare che i costi di bilancio per estendere gli Accordi di Trinidad all'Africa a basso reddito si aggiungerebbero agli esistenti bilanci di aiuti. Eccetto per i paesi donatori che superano l'obiettivo delle Nazioni Unite del 7% di ODA per il PNL, la riduzione del debito non dovrebbe essere finanziata dagli attuali stanziamenti di aiuto.

5. I negoziati per la riduzione del debito non sono semplicemente un esercizio tecnico-fianziario bensì sono parte integrante dell'organizzazione dei finanziamenti per lo sviluppo. Per questo le procedure di lavoro del Club di Paris andrebbe modificato per poter facilitare e accelerare la negoziazione di livelli ridotti di debito bilaterale e di servizio del debito pubblico. Nel caso dei paesi africani, i negoziati sulla riduzione del debito dovrebbero essere condotti nell'ambito di incontri di Gruppi Consultivi convocati dalla Banca Mondiale con la partecipazione del Fondo Monetario Internazionale per fissare i fabbisogni finanziari esterni a medio termine per sostenere i programmi di riforma economica di un particolare paese ed i suoi sforzi per lo sviluppo. Il ruolo del Club di Parigi dovrebbe essere quello di ratificare le conclusioni effettive raggiunte negli incontri dei Gruppi Consultivi sulla riduzione del debito, da fornire ai debitori individuali. E' necessaria maggiore trasparenza sia negli incont

ri del Club di Parigi sia in quelli del Gruppo Consultivo.

6. La Conferenza si è rivolta ai Governi membri del Fondo Monetario Internazionale perché adottino una politica di "trasferimenti netti zero" alla regione almeno per il periodo 1991-1997. Tra il 1986 ed il 1990 il Fondo Monetario Internazionale ha ricavato oltre 3 miliardi di dollari dalla riscossione di debito pubblico dai paesi a basso reddito dell'Africa Sub-Sahariana. Le obbligazioni debitorie verso il Fondo Monetario Internazionale coprono una proporzione troppo ampia del debito totale per permettere pagamenti adeguati agli altri creditori o il finanziamento delle importazioni essenziali. E' urgente estendere le facilitazioni disponibili per alcuni Paesi africani debitori per poter saldare i loro arretrati con il Fondo Monetario Internazionale, e la spesa per tale manovra dovrebbe scaturire dagli stanziamenti di aiuto. L'attuale presenza del Fondo nell'Africa a basso reddito dovrebbe essere ridotta usando mezzi come una erogazione una tantum di una piccola quantità di SDR per permettere una cancellazion

e dei crediti dell'IMF, oppure una vendita di una piccola frazione delle riserve auree dell'IMF per raggiungere lo stesso obiettivo. Considerando le necessità di finanziamento a lungo termine dei paesi africani a basso reddito, la Conferenza ritiene che il ruolo di finanziamento del Fondo negli stessi paesi debba essere modificato a medio termine, fermo restando il ruolo consultivo del Fondo Monetario Internazionale.

7. Gli encomiabili sforzi della Banca Mondiale per aiutare i Paesi africani a basso reddito a fronteggiare in modo migliore l'onere del debito sui prestiti della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS) dovrebbero essere migliorati (a) attuando una riduzione in acconto sulle obbligazioni BIRS per mezzo di finanziamenti dell'Associazione Internazionale di Sviluppo (IDA) adeguatamente strutturati; (b) estendendo i prestiti BIRS e IDA in paesi come la Costa d'Avoria, la Nigeria ed il Senegal dove i trasferimenti netti dalla Banca sono negativi; e (c) espandendo le risorse IDA in maniera commisurata agli urgenti bisogni africani per un finanziamento agevolato ampliato dalle fonti esterne. Un approccio simile dovrebbe essere adottato dalla African Development Bank con i Governi membri che dimostrano la volontà di espandere sostanzialmente gli insufficienti fondi presito dell'AfDB.

8. Il problema del debito privato dei paesi africani viene sottovalutato, e richiede l'attenzione sollecita di banche e governi del mondo. Sebbene il debito commerciale a lungo termine incida per meno del 16% sul capitale debitorio del Sub-Sahara (esclusa la Nigeria), esso assorbe quasi il 30% del debito totale. Inoltre gli arretrati sui prestiti delle banche commerciali pregiudicano l'accesso dei paesi africani alla finanza commerciale. Le banche commerciali dovrebbero quindi accordarsi su una riduzione del debito simile alle riduzioni del debito garantite dai governi. In aggiunta ad altre misure per facilitare la riduzione delle banche commerciali, queste dovrebbero essere più disponibili ad utilizzare lo Special Debt Reduction Facility istituito dalla Banca Mondiale per ridurre i debiti commerciali. La Conferenza richiama l'attenzione dei Membri della Banca Mondiale affinchè esercitino il massimo sforzo per eliminare gli ostacoli operativi interni per un più ampio utilizzo dello Special Debt Reduction Fac

ility prima della data di scadenza fissata per il 30 giugno 1992. Le risorse di questa agevolazione dovrebbero essere ampliate conderevolmente per permettere il loro uso attraverso tutti i paesi africani a basso reddito, e la sua durata dovrebbe essere estesa fino al 1995.

9. I governi creditori dovrebbero stimolare un processo di riduzioni di debito parallele sia da parte delle banche commerciali sia da parte dei creditori ufficiali. Se necessario, dovrebbe essere riallineati i regimi di regolamentazione e tassazione nei paesi delle banche creditrici così da incoraggiare le banche a ridurre concretamente il debito per il quale sono già stati presi ampi provvedimenti. La riduzione delle tasse fornito alle banche nel momento in cui esse si premuniscono contro il non pagamento del debito dovuto dai paesi africani a basso reddito dovrebbe essere ritrattata se tale debito non viene cancellato entro 3 anni. I governi creditori debbono incentivare il finanziamento di programmi sociali ed ambientali attraverso conversioni del debito che si avvalgano di crediti commerciali oltre che ufficiali sui governi debitori.

10. Invitiamo ancora una volta tutte le nazioni industrializzate a fissare specifici obiettivi a tempo per mettere a disposizione almeno lo 0,7% del loro PNL ad uso di una assistenza allo sviluppo ufficiale prima della fine dell'attuale decennio. In particolare, la nazioni donatrici aderenti all'OCSE debbono impegnarsi ad estendere le risorse disponibili all'IDA e all'AfDF per poter permettere a queste istituzioni di incrementare le loro rimesse finanziarie nette ai paesi africani a basso reddito di almeno il 5% annuo in termini reali senza compromettere le rimesse finanziarie a paesi a basso reddito in altre regioni in via di sviluppo. Il ritorno delle fughe di capitali e un rinnovato investimento privato sono richieste indispensabili per la ripresa dell'Africa.

11. Nel prendere decisioni riguardo ai tassi di cambio e di interesse, il G-7 deve tenere conto degli interessi dei paesi in via di sviluppo. Nell'attuale situazione caratterizzata da bassi costi dei beni e alti tassi di interesse, una riduzione sostanziale dei tassi di interese contribuirebbe a risolvere il problema del debito in Africa.

FIRMATARI

AUSTRALIA

John Langmore, MP, Presidente di Global Action

64 Northbourne

Canberra 2601

BENIN

Robert Dossou, MP

B.P. 1204

Cotonou

BOTSWANA

Festus Mogae

Ministro delle Finanze e del Piano di Sviluppo

P/Bag 008

Gaborone

CANADA

Christine Stewart, MP

House of Commons

Ottawa

On. Walter McLean, MP

House of Commons

Ottawa

CAP VERT

Dep. A.F. Spencer Lopes

Presidente della National Assembly

B.P. 20A

Praia

COSTA D'AVORIO

Mamadou Bamba

Vice Presidente della National Assembly

01 B.P. 1381

Abidjan 01

Laurent Gbagbo, MP

01 B.P. 1381

Abidjan 01

Ekpala Jacob Gneba, MP

Deputato e Segretario della National Assembly

08 B.P. 10

Abidjan 08

Prof. A. Atsain, MP

Università di Abidjan

CIRES

Abidjan

Dr. Francis Wodie, MP

Facultà di Legge

B.P. V 179

Abidjan

FRANCIA

Pierre Hiard, MP

29 Av. du General Leclerc

80460 Ault

GAMBIA

On. Saihou Sabally, MP

Ministro delle Finanze e dell'Economia

The Quadrangle

Banjul

GERMANIA

Dr. Winfried Pinger, MdB

Donarstrasse 22

D 5000 Cologne 91

Edelgard Bulmahn, MdB

Bundeshaus

D 5300 Bonn 1

ITALIA

Dep. Emma Bonino

Camera dei Deputati

00186 Roma

NAMIBIA

Rick Kukuri

Deputato - Ministro delle Finanze

10 John Meinert Street

Fiscus Building

Windhoek

Moses Katjioungua, MP

Presidente del Patriotic Front

P.O.Box 3676, NPF

Windhoek 9000

OLANDA

Joke Kersten, MP

Tweede Kamer der Staten General

2500 EA The Hague

Gerard de Jong, MP

Tweede Kamer der Staten General

2500 EA The Hague

SENEGAL

Bara Diouf, MP

National Assembly

Dakar

Samba Laobe Fall, MP

National Assembly

Dakar

TANZANIA

On. Meshack Maganga, MP

P.O. Box 4439

Dar es Salaam

UGANDA

On. Manuel K. Pinto, MP

P.O. Box 1076

Kampala

REGNO UNITO

John Battle, MP

House of Commons

Westminster

London SWlA OAH

Bowen Wells, MP

House of Commons

Westminster

London SWlA OAH

ZIMBABWE

On. Oppah Rushesha

Deputato - Ministro degli Affari Politici

Harare

 
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