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Taradash Marco - 27 luglio 1991
Le droghe stanno imparando il ceco
Intervista a Marco Taradash

SOMMARIO: L'intervista a Marco Taradash è stata pubblicata il 27 luglio 1991 dal quotidiano cecoslovacco PRACE, il terzo del paese per diffusione. L'intervista è stata raccolta dal giornalista Marek Dobrovolny in occasione della visita dell'europarlamentare antiproibizionista a Praga, svoltasi tra il 17 e il 18 luglio.

"Oggi sono minacciate non solo le vite dei tossicodipendenti e di coloro che nelle strade devono fronteggiare i crimini connessi con le droghe, ma soprattutto i singoli Stati". L'eurodeputato e vice presidente della Commissione del Parlamento europeo che si occupa del commercio degli stupefacenti, Marco Taradash, non ha nascosto la sua origine italiana, né il suo mestiere di giornalista, che svolgeva prima che i voti di 430.000 italiani lo eleggessero al Parlamento Europeo. Si è canditato come antiproibizionista. Detto in altre parole, richiede la legalizzazione di tutte le droghe.

Alcuni giorni fa ha visitato la Cecoslovacchia. Dopo esser stato ricevuto dal vice premier del governo cecoslovacco Miklosko e dopo l'incontro con coloro che si interessano di questa problematica, ha concesso un'intervista al quotidiano Prace.

Che vi piaccia o no, le droghe stanno imparando il ceco. Lo ha confermato anche Marco Taradash. "Durante il colloquio avuto col signor Milkosko e col suo collaboratore J. Bok, sono venuto a conoscenza del fatto che secondo informazioni confidenziali non confermate, nella Boemia Settentrionale opera un gruppo di circa duemila persone, le quali si occupano della vendita della droga. Corre voce che si tratti di persone che si muovono nell'immediata vicinanza dell'amministrazione dello Stato, oppure di persone che in questa amministrazione direttamente lavorano in qualità di membri della polizia oppure di giudici. Di recente si sarebbe tenuto un certo incontro dei boss del cambio nero di valuta, che voi chiamate "vekslaci". In una baita vicino a Usti nad Labem (capoluogo della regione della Boemia Settentrionale - n.d.t.) avrebbero discusso le strategie per il futuro del loro commercio. Il cambio dei soldi per loro è senza prospettiva e così passano alle droghe. Naturalmente non so fino a che punto queste inf

ormazioni siano veritiere, ma in sostanza potrebbero appoggiare i dati che ha ricevuto la commissione della quale sono il vice presidente. Già in passato esistevano delle prove, naturalmente indirette, nonché analisi, ad esempio della CIA, secondo cui la polizia segreta degli ex stati comunisti era allacciata al commercio di droga e cercava almeno di controllarlo parzialmente. Non che si tratti di qualcosa di speciale, poiché lo fanno più o meno tutti. Anche la CIA, gli insorti afghani, i gruppi armati nel Libano. Insomma tutti quelli che hanno bisogno di guadagnare molti soldi in poco tempo."

Domanda: Lei pensa che i tentativi del crimine organizzato di radicarsi in Cecoslovacchia possano avere successo?

Risposta: Ne sono convinto. Vediamo ad esempio la Spagna. Dal momento in cui in questo paese venne abbattuta la dittatura di Franco, è iniziato ad affluire ininterrottamente nel paese il capitale proveniente dalle droghe. La Spagna aveva bisogno di investimenti stranieri come il sale, e nessuno controlla troppo quelli che portano soldi. Oggi la tossicodipendenza in Spagna è così fortemente radicata, che solo difficilmente il governo riuscirà a smuoverla. E la Cecoslovacchia, l'Ungheria e la Polonia? Hanno tutti i presupposti per diventare per l'Europa Occidentale ciò che per gli USA rappresentano paesi quali Colombia, Bolivia e Perù. La vostra economia è ancora troppo fragile e lo sono anche le istituzioni politiche. La vostra polizia non è riuscita a combattere i cambiatori illegali di valuta e, secondo quanto ho sentito, sembra che si sia lasciata addirittura corrompere da questi. Il commercio di droga porterà una quantità ancora maggiore di soldi. A che servono le leggi contro gli stupefacenti, se i produ

ttori di quest'ultimi hanno così tanti soldi da poter comperare l'intero Stato?

D.: Non pensa che ciò sia un po' esagerato?

R.: Nemmeno un po'. Secondo le statistiche ufficiali dell'ONU, il crimine organizzato annualmente guadagna dal commercio con la droga 500 miliardi di dollari. Ciò vuol dire che il commercio con la droga è al secondo posto dopo quello delle armi, e supera addirittura quello del petrolio. Si tratta di dati poco comprensibili e male immaginabili, ma sa che cosa vuol dire questo? Che i tossicodipendenti nel mondo intero spendono per la droga di più di quanto spendono gli automobilisti per la benzina. Quindi nessuno può sorprendersi se, secondo i dati dell'INTERPOL, dodici governi del mondo sono o direttamente influenzati o parzialmente controllati dalla narcomafia. Annualmente si riesce a sequestrare dal 5 al 10 per cento delle droghe che sono in circolazione. Si tratta di tonnellate, eppure i prezzi continuano a calare. Alcuni paesi hanno la loro economia basata direttamente sulla produzione degli stupefacenti. Nel Perù una foglia di coca costa cento volte più di qualsiasi altro prodotto legale. Nel Brasile un

ettaro di terreno con coltivazione di coca frutta al proprietario un guadagno che supera di ben 280 volte quello che ricaverebbe se coltivasse fagioli. Il commercio con la droga è molto attrattivo dal punto di vista finanziario non solo per i boss del crimine organizzato, ma anche per tutti coloro che vogliono diventare ricchi in breve tempo. In Italia di recente è stato arrestato uno studente sedicenne della scuola media superiore, che vendeva eroina ai compagni di scuola. Guadagnava 37 milioni di lire al giorno. Devo proseguire, o questo le basta per credere che la narcomafia può tranquillamente comprare la Cecoslovacchia?

D.: Ma i singoli stati lottano contro le droghe, e duramente.

R.: Certo. Si conduce contro queste droghe una guerra. Ma è del tutto inefficiente e insensata. Proprio perché le droghe sono fuori legge, la narcomafia può con esse guadagnare somme esorbitanti. Prendete ad esempio il proibizionismo degli anni Trenta negli Stati Uniti. Lo Stato allora vietò la vendita dell'alcool, e con quale risultato? La gente beveva ancora di più e spesso delle brodaglie estremamente dannose. Il crimine aumentava e la mafia era sempre più ricca. Lo stesso effetto ha avuto il "suchoj zakon" di Gorbaciov. Perché un principio identico non dovrebbe valere anche per le droghe? E le repressioni? Ogni anno negli Stati Uniti per crimini connessi alla droga vengono arrestate 1400 mila persone. Il loro posto viene immediatamente occupato da altre persone. In 23 stati il commercio di droga viene punito con la pena di morte, ma sono pochi a sapere ad esempio che anche negli Stati Uniti l'anno scorso è stata approvata una legge federale che rende possibile pronunciare la sentenza di

morte per coloro che commerciano in grosso la droga. E nell'aprile di quest'anno è stata pronunciata la prima sentenza di morte. Ma niente di tutto questo aiuta. Nel 1989 rispetto all'anno precedente, si è prodotto il 47 per cento in più di oppio, il 12 per cento in più di cocaina e il 16 per cento in più di hascisc.

D.: Secondo Lei, quale sarebbe la soluzione?

R.: Ce n'è una sola. Legalizzare le droghe; ora le droghe sono sì fuori legge, ma in realtà sono del tutto libere. Può comprarle dappertutto. Al posto di una politica di repressione, che non ha dato buoni risultati, è necessario adottare la politica di trattenimento e sanitaria. Se la droga è legalmente accessibile, e dunque sotto contollo dello Stato, si possono risolvere contemporaneamente più problemi. La narcomafia smette di guadagnare miliardi. Gli stati non saranno costretti a spendere miliardi nella lotta contro la droga e potranno utilizzarli investendo in canpagne di informazione, che per esempio negli Stati Uniti, e soprattutto tra i giovani, hanno dato ottimi risultati nel tentativo di ridurre il numero di fumatori. I tossicodipendenti si sposteranno dalle strade più vicino ai medici. Così si impediranno le overdosi e la propagazione dell'AIDS per via delle siringhe infette usate da coloro che si iniettano l'eroina. Oggi ad esempio in Spagna e in Italia uno su sei o sette di coloro che si iniettan

o eroina è colpito dall'AIDS.

D.: Ciò significherebbe che ad esempio chiunque potrebbe liberamente acquistare l'eroina diciamo in farmacia, oppure in tabaccheria?

R.: Ma chiunque può comprarla anche oggi. La legalizzazione delle droghe vuol dire soprattutto mutare l'atteggiamento nei loro confronti. Come abbiamo visto, non si possono distruggere. E' dunque necessario almeno porle sotto controllo e cercare di far sì che non siano le droghe a distruggere noi. Per quanto riguarda il modo in cui procedere verso la legalizzazione, ogni stato deve crearselo secondo le sue condizioni. Su ciò le opinioni sono differenti. A partire dalla posizione dei sostenitori di una vendita assolutamente libera di tutte le droghe sull'esempio dell'alcool, sino alla distribuzione delle droghe "pesanti" solo su presentazione della ricetta medica assieme a un severo controllo. Sostenitore della prima posizione è ad esempio M. Friedman, noto da voi soprattutto come economista. Tra coloro che appoggiano la legalizzazione, figura anche l'ex segretario di Stato americano G. Shultz. Ma che cosa è importante? Sulla legalizzazione potete essere d'accordo oppure no. Importante però è parlare delle dr

oghe, discutere, offrire informazioni serie. Poi la gente capirà. Negli USA ad esempio hanno girato un programma sul problema se legalizzare o no. Prima di metterlo in onda si sono rivolti a dodici giudici chiedendo il loro parere. Favorevole si era detto solo uno. Dopo la trasmissione hanno ripetuto la domanda, e tutti si sono detti favorevoli.

 
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