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Taradash Marco - 27 luglio 1991
ABBIAMO PERSO LA GUERRA ALLA DROGA

SOMMARIO: Il 27 luglio 1991 il quotidiano cecoslovacco LIDOVE NOVINY ha pubblicato la seguente intervista a Marco Taradash, raccolta da Petra Prochazkova.

Marco Taradash, eurodeputato e membro della Commissione del Parlamento europeo per il problema delle droghe ha concesso un'intervista al quotidiano Lidove noviny

Secondo i dati dell'INTERPOL nel mondo al minimo 12 governi sono influenzati direttamente o indirettamente controllati dal narcotraffico. Ogni anno i commercianti di droga guadagnano 500 miliardi di dollari netti. Negli ultimi cinque anni in Perù, i campi dove si coltiva la coca si sono estesi da 36 mila a 250 mila ettari. I profitti ricavati dalla coltivazione della coca per ettaro di terreno sono 280 volte superiori a quelli ricavati da un ettaro coltivato a fagioli. "Legalizzare la droga è l'unica possibilità per distruggere il narcotraffico", dice Marco Taradash.

Lei ha un idea concreta sulla vendita legale delle droghe?

Risposta: Esistono alcune varianti. E' possibile considerare tutte le droghe, anche quelle "pesanti", come l'alcool o il tabacco, e comportarsi di conseguenza. Dunque venderle liberemente. E' anche possibile che le droghe "pesanti" vengano prescritte solo dai medici.

D.: Non può succedere che i narcotici vengano consumati in quantità pari a quella delle sigarette?

R.: Dal 1986 in Olanda la marijuana e l'hascisc vengono venduti liberamente in alcuni locali pubblici. Il consumo delle due droghe si è ridotto, il che è logico. Oggi gli spacciatori di droga vengono pagati in relazione a quanti tossicodipendenti riescono a "produrre". Girano e cercano di imporre la droga. Se la droga venisse prescritta dal medico, il quale non è motivato finanziariamente dalla quantità di tossicodipendenti, gli interessati stessi dovrebbero compiere sforzi per procurarsi la droga. Inoltre sarebbero sotto controllo medico.

D.: E' possibile chiedere ai sanitari di prescrivere ai pazienti ciò che a loro nuoce?

R.: Le droghe sono degli psicofarmaci e dobbiamo trattarle di conseguenza. L'hascisc e la marijuana non recano danni particolari all'organismo. Se fumate una sigaretta, è come se beveste un bicchiere di birra. Senza dubbio il consumo della droga non causa tanti morti quanti ne causa il fumo. La violenza, che è responsabile della morte di migliaia di persone, è la conseguenza della proibizione delle droghe, non del loro uso.

D.: La Sua idea - legalizziamo le droghe e così distruggiamo nel mondo il narcotraffico - non le sembra troppo idealistica?

R.: Con la legalizzazione viene ridotto sostanzialmente il prezzo delle droghe. Lo Stato potrà controllare meglio il consumo e la qualità degli oppiacei. Le somme che oggi vengono devolute alla lotta contro gli spacciatori, sarebbe possibile spenderle per l'educazione e per la cura. La repressione non risolve niente. Si riesce a sequestrare solo il 10 per cento di droghe che sono in circolazione. Ventitre paesi del mondo (ad esempio la Malesia, la Cina e l'Egitto) hanno reintrodotto la pena di morte per azioni criminali connesse alla droga. Ma in nessuno di questi paesi il consumo si è ridotto. Anzi, negli Stati Uniti, dove massimo è il livello della lotta contro la droga, il consumo di eroina e cocaina aumenta, come se si trattasse di un'insurrezione sociale.

D.: Il tossicodipendente è in grado anche di uccidere per procurarsi la droga. Lei pensa davvero che sia possibile tollerare tale comportamento?

R.: Nelle grandi città quasi l'80 per cento dei crimini viene commesso per colpa della droga. Il tossicodipendente, per soddisfare le sue esigenze, ha bisogno giornalmente da 200 a 500 dollari. La violenza è la diretta conseguenza del divieto del libero commercio. Se costui ricevesse la droga dal medico, non ucciderebbe.

D.: Lei afferma che i governi di numerosi paesi sono strettamente interconnessi con il narcotraffico...

R.: Attorno alla droga gira un'enorme quantità di soldi, i contrabbandieri sono in grado di corrompere chiunque. Più del 12 per cento dell'economia italiana si trova in mani illegali (il giro di affari con la droga raggiunge annualmente i 60-70 mila miliardi di lire). Nell'America Centrale sta calando la produzione dei prodotti agricoli e va estendendosi la coltivazione della coca. L'esistenza di milioni di persone dipende dalla produzione e dal commercio con la droga. Solo nel cosiddetto Triangolo d'Oro (Tailandia, Birmania e Malesia) nel 1990 la produzione di oppio è aumentata del 67 per cento rispetto al 1988. L'organizzazione americana antidroghe DEA, che oggi ha i suoi rappresentanti in Cecoslovacchia, fa uso dell'esercito, opera col napalm, distrugge i campi di coca, ma tutto senza effetto. L'attuale guerra di repressione contro la droga è persa. Dobbiamo cominciare di nuovo e diversamente.

D.: Lei ha trattato anche col vice presidente del governo federale Jozef Miklosko. Avete parlato anche della legalizzazione della droga da noi?

R.: Abbiamo parlato soprattutto dei preparativi per la conferenza internazionale sulla droga, che dovrebbe svolgersi in autunno a Praga. Il signor Miklosko non è favorevole alla legalizzazione della droga. Ma dovete rendervi conto che esiste un grosso pericolo per la Cecoslovacchia. Attraverso il vostro paese passa la cosiddetta Via dei Balcani, attraverso la quale viene trasportata una grossa quantità di eroina e parzialmente anche di hascisc. In un periodo non troppo lontano potrà succedere che diventerete il "deposito" dei tossicodipendenti. In modo simile serve al narcotraffico statunitense l'America Latina. Inoltre la Cecoslovacchia ha bisogno di soldi e non controlla da dove provengono. Le vostre banche potrebbero fare degli ottimi servizi al narcotraffico.

D.: Lei sa qualcosa sui rapporti dei rivenditori nei confronti della Cecoslovacchia?

R.: So che tutte le polizie segrete negli ex paesi comunisti collaboravano con il narcotraffico. Il commercio di droga spesso è in connessione col commercio delle armi. I rivenditori in passato erano ottimi mediatori tra i paesi che esportano armi e quelli che producono la droga.

D.: Ha delle prove?

R.: Esistono dei materiali che però non possiamo considerare prove dirette. Ma confermano quanto dico.

D.: Qual è il paese più propenso a legalizzare la droga?

R.: In nessun luogo del mondo esiste una legalizzazione copleta. L'ONU e i governi che contro essa organizzano le campagne, stanno commettendo un grosso errore. I rappresentanti delle città di Amsterdam, Amburgo e Zurigo di recente si sono riuniti e hanno approvato la cosiddetta Risoluzione di Francoforte, in cui chiedono che l'acquisto, il possesso e l'uso di alcune sostanze non siano soggetti a sanzioni.

D.: Come reagisce il pubblico nei confronti del Suo programma?

R.: In Italia ho ottenuto 430 mila voti che mi hanno eletto al Parlamento Europeo. Di recente la televisione americana ha messo in onda un programma sulla legalizzazione della droga. Prima dell'inizio della trasmissione si sono rivolti a 12 giudici chiedendo il loro parere. Undici erano contro la legalizzazione, uno era favorevole. Dopo la trasmissione il rapporto era capovolto. Dobbiamo spiegare al pubblico che non riusciremo ad eliminare la droga dalla vita, ma che ci si dovrebbe sforzare a far sì che non sia essa a eliminare noi.

D.: Lei ha usato qualche volta la droga?

R.: Ho combattuto anche per i diritti degli omosessuali essendo eterosessuale. Ho provato solo la marijuana, ma non sapevo fumarla e non mi ha fatto alcun effetto.

 
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