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Calderisi Giuseppe - 6 agosto 1991
"DAI NUOVI REFERENDUM UNA LEGA DEMOCRATICA".
Parla il deputato radicale Giuseppe Calderisi.

SOMMARIO: Il Partito radicale è pronto a cominciare la nuova campagna referendaria per la modifica del sistema elettorale in senso maggioritario, in collegamento con con una serie di associazioni e di movimenti. La costituzione della "Lega dei democratici" e la crisi del Psi.

(LA REPUBBLICA, 6 agosto 1991)

Onorevole Calderisi, durante la prima raccolta di firme per i referendum elettorali voi radicali siete stati in prima fila. E lo sarete anche a ottobre, quando comincerà la nuova campagna referendaria. Andrà meglio o peggio, rispetto all'altra volta?

"Sicuramente sarà una campagna più difficile, dal punto di vista organizzativo, perchè per la prima volta la raccolta di firme non avverrà in primavera ma nei mesi autunnali e invernali, da ottobre all'Epifania. E dunque sarà una sfida non solo alla partitocrazia ma anche alle intemperie e al disservizio postale sotto le vacanze di Natale".

Anche stavolta ogni organizzazione raccoglierà le firme per conto suo?

"Seguiremo, come l'altra volta, strade diverse. Ma sicuramente saranno molti di più i comitati, le associazioni, i gruppi. Dalla società civile ci aspettiamo una rete di adesioni molto più vasta, dopo il successo del 9 giugno. Abbiamo la speranza che una parte consistente di quei 27 milioni di cittadini che hanno fatto vincere i Si, a ottobre si mobilitino per essere essi stessi i promotori dei nuovi referendum".

Voi radicali come vi state organizzando?

"Noi abbiamo pensato a questi referendum sin da febbraio, dopo la bocciatura dei vecchi quesiti da parte della Corte, scoprendo la possibilità di una nuova raccolta di firme già in autunno. Quindi siamo già pronti, a cominciare da Negri, da Teodori, da Zevi, da Strik Lievers e da me. Ci muoviamo in collegamento con una serie di associazioni e di movimenti come la Sinistra dei club di Muzi Falconi, il Forum dei democratici di Giannini e Biondi, gli indipendenti per la riforma da Ada Becchi e De Julio, il Club liberale per l'alternativa di Baslini, Morelli e Benedetto. Con loro, vogliamo porre anche il problema della costituzione di una Lega dei Democratici, per fare in modo che le prossime elezioni non ci consegnino solo le macerie dei partiti laici e di sinistra".

Questo significa che alle prossime politiche scenderà in campo anche la Lega dei democratici?

"E' un problema politico. Al congresso socialista di Bari Claudio Signorile ha parlato di trasmigrazioni bibliche, a partire dalla crisi comunista, alle prossime elezioni, ma il vuoto di proposta politica e riformatrice dei partiti laici e di sinistra, e anche dei verdi, ben difficilmente consentirà loro di intercettare questo elettorato. Il problema allora si pone per tutti, e bisognerà capire come affrontarlo. Spero che il referendum contribuisca ad aprire efficacemente il dibattito su questo punto, creando le basi per costituire quel grande Partito democratico di cui ha parlato anche Martelli al Congresso di Bari e al quale possano aderire non solo le forze socialiste ma anche quelle laiche, radicali e liberaldemocratiche".

Quando voi radicali lanciaste il collegio uninominale secco, all'inglese, i socialisti sottoscrissero la vostra proposta. Oggi invece annunciano nuove barricate. Perchè secondo lei?

"Perchè allora il Psi sembrava volersi mettere alla testa di un processo di aggregazione delle forze laiche e socialiste. Poi, dopo il 1987, Craxi ha cambiato politica e ha cercato di fare tutto da solo con una strategia annessionistica che non gli è riuscita, ed è arrivata al capolinea. Io mi auguro che se ne rendano conto e che vogliano riavviare su basi nuove un processo di aggregazione, di federazione delle forze laiche e socialiste, ma anche cattolico-liberali, per passare dalla partitocrazia alla democrazia. Però per questo è necessario che i socialisti scendano in campo anche sulla legge elettorale (anche perchè l'uninominale è inscindibile da una riforma presidenziale democratica).

Amato dice che le riforme elettorali debbono seguire e non precedere i processi politici. A parte il fatto che storicamente non sempre è andata così, perchè spesso le leggi elettorali hanno favorito i processi politici, mi domando dove stia la volontà del Psi di mettere in moto quei processi politici. Questo è il problema di fondo".

Non avete paura, voi che siete un piccolo partito, di essere schiacciati da una legge elettorale maggioritaria come quella che proponete?

"Noi siamo un forza di minoranza che però ha sempre portato avanti battaglie potenzialmente maggioritarie nel paese. Perciò per noi il sistema proporzionale è una dannazione: a che serve piantare la nostra bandierina in Parlamento se poi non riusciamo a trasformare in scelte di governo i nostri obiettivi?".

 
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