SOMMARIO: Pubblichiamo la mozione sulla situazione nell'ex Jugoslavia approvata dal Consiglio Federale del Partito Radicale riunito a Roma dal 19 al 22 settembre 1991.
Questo documento - cogente solo per gli organi direttivi del PR - è stato presentato nei giorni successivi nei Parlamenti dove sono presenti iscritti al Partito Radicale.
(Il Partito Nuovo, n.4, Settembre 1991)
Il Consiglio Federale del Partito Radicale, considerando che:
occorre prendere atto che, secondo ogni parametro di diritto internazionale e di diritto interno, le istituzioni federali iugoslave non hanno più alcun fondamento di legalità;
occorre denunciare la menzogna secondo cui quella in atto in Croazia sarebbe una guerra civile e non un conflitto internazionale conseguente ad una aggressione;
occorre trarre tutte le conseguenze dalla dichiarazione del Presidente della Repubblica Federale e del Primo Ministro Federale, secondo cui l'esercito opera al di fuori e contro gli ordini delle autorità legittime e che pertanto le operazioni militari in corso da parte dell'esercito federale si configurano a tutti gli effetti come dei crimini;
occorre denunciare la sistematica e feroce oppressione della popolazione albanese e l'occupazione del Kossovo e la totale violazione delle norme costituzionali che garantiscono a quella regione una autonomia politica e amministrativa;
occorre denunciare parimenti la cecità irresponsabile della comunità internazionale, ed in particolare della Comunità europea, di fronte alla guerra d'aggressione in atto in Croazia e alla persecuzione della popolazione del Kossovo;
occorre procedere al riconoscimento delle Repubbliche e delle regioni autonome dell'ex Jugoslavia come soggetti di diritto internazionale, premessa questa ad una iniziativa efficace di pace nella regione, li dove procedure democratiche e costituzionali lo abbiano sancito;
occorre che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sia immediatamente investito dell'aggressione della Repubblica di Croazia e dell'occupazione di parte del suo territorio, con la stessa urgenza e determinazione con cui si è proceduto per la crisi del Golfo;
chiede ai suoi militanti e agli eletti nelle diverse istituzioni parlamentari di prendere, in coordinamento tra loro, tutte le opportune iniziative:
a) perchè si proceda all'immediato riconoscimento delle Repubbliche dell'ex Jugoslavia che hanno democraticamente proclamato la propria indipendenza, venga garantito alle altre Repubbliche e regioni autonome la possibilità di deciderlo e sia ripristinato lo stato di diritto nel Kossovo;
b) perché comunque i paesi della Comunità europea tengano fede agli impegni assunti e proclamati e pertanto fissino subito la data ultimativa, non oltre la fine del mese di settembre, entro la quale richiameranno i propri ambasciatori da Belgrado, attueranno misure d'embargo nei confronti della Serbia e l'interdizione dello spazio aereo croato e sloveno, se l'esercito aggressore non si sarà ritirato dalla Croazia;
c) perchè il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sia investito, ai sensi degli articoli 41 e 42 della Carta, della grave minaccia alla sicurezza e alla pace rappresentata dall'aggressione in corso in Croazia e dalla persecuzione e oppressione della popolazione del Kossovo;
d) perché la Comunità europea, anche sulla base di accordi di associazione con le Repubbliche e le regioni autonome dell'ex Jugoslavia, offra una garanzia sovranazionale per i diritti delle minoranze nazionali, etniche e religiose all'interno di ciascuna di esse;
e) perchè vengano garantiti, dalle Repubbliche e dalle regioni autonome, i diritti della persona e delle minoranze.