SOMMARIO: La mozione, presentata alla Commissione Esteri del Senato, di fronte all'illegalità in termini di diritto internazionale e di diritto interno nei territori della ex-Jugoslavia, della aggressione in corso in Croazia e della persecuzione della popolazione del Kossovo, impegna il Governo a riconoscere le Repubbliche dell'ex-Jugoslavia che hanno dichiarato la propria indipendenza; ad operare per il ripristino dello stato di diritto nel Kossovo; a ritirare della rappresentanza diplomatica a Belgrado; ad operare per un intervento del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e della Comunità Europea teso all'embargo e al boicottaggio economico totale della Repubblica Serba.
La terza commissione,
considerando che
- secondo ogni parametro di diritto internazionale e di diritto interno, le istituzioni federali iugoslave non hanno più alcun fondamento di legalità;
- l'esercito "federale" golpista persegue esplicitamente il disegno di modificare i confini della Repubblica di Croazia a vantaggio della Repubblica Serba;
- il testardo arroccarsi del Governo italiano e più ampiamente della Comunità europea, a lungo, contro ogni evidenza, in difesa dell'unità federale jugoslava ha incoraggiato nei fatti l'oltranzismo e l'aggressione dell'esercito serbo;
- il rifiuto, poi, comunque, di porre su un terreno di verità l'iniziativa europea riconoscendo l'incontestabile realtà che una unità jugoslava non esiste più, è stato non di aiuto ma di ostacolo all'instaurarsi di una dinamica di pace;
- è necessaria la caduta senza riserve della menzogna che in Jugoslavia sia in corso una guerra civile, e la proclamazione invece che quella in atto è un'aggressione internazionale; proclamazione che rappresenta la premessa necessaria a consentire la più ampia latitudine di intervento della comunità internazionale per porre termine al conflitto stesso;
- va denunciata la sistematica e feroce oppressione della popolazione albanese e l'occupazione del Kossovo e la totale violazione delle norme costituzionali che garantiscono a quella regione una autonomia politica e amministrativa;
- va denunciata la cecità irresponsabile della comunità internazionale ed in particolare della Comunità europea di fronte alla guerra d'aggressione in atto in Croazia e alla persecuzione della popolazione del Kossovo;
- il mancato riconoscimento da parte della CEE e dell'Italia delle Repubbliche dell'ex-Iugoslavia che hanno deciso democraticamente la propria indipendenza e la loro posizione di "neutralità" fra le parti che hanno aggredito e coloro che sono stati aggrediti hanno di fatto rappresentato una legittimazione all'intervento dell'esercito golpista in Croazia;
- occorre che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sia immediatamente investito dell'aggressione della Repubblica di Croazia e dell'occupazione di parte del suo territorio, con la stessa urgenza e determinazione con cui si è proceduto per la crisi del Golfo;
- appare indispensabile che, nell'ambito di una compiuta internazionalizzazione del conflitto, la Comunità europea o la più ampia comunità internazionale non offrano solo una mediazione, ma si impegnino ad offrire una garanzia internazionale e sovranazionale per i diritti delle minoranze etniche e religiose all'interno di ciascuna delle entità statali che usciranno dalla disgregazione della Jugoslavia;
- una tale prospettiva è l'unica che possa garantire una serena convivenza fra i diversi popoli già facenti parte della Jugoslavia e che nelle attuali condizioni non sembrano in grado di raggiungere un accordo di pace solido e tale da tutelare i diritti di ciascuno;
- assumendo un simile ruolo di garante, nella prospettiva esplicitamente dichiarata dell'adesione all'Europa comunitaria delle Repubbliche ex Jugoslave, la Comunità europea qualificherebbe finalmente se stessa come strumento e luogo per la costruzione di un nuovo ordine democratico europeo nel quale siano assicurati, con garanzia sovranazionale, i diritti delle persone e dei popoli,
impegna il governo a:
1) riconoscere immediatamente le repubbliche dell'ex-Iugoslavia che hanno dichiarato democraticamente la propria indipendenza, contestualmente alla apertura di una trattativa con le stesse repubbliche circa lo status e le garanzie per le minoranze al loro interno;
2) operare perché venga garantito alle altre repubbliche e regioni autonome la possibilità di decidere democraticamente la propria sorte, e perché sia ripristinato lo stato di diritto nel Kossovo;
3) ritirare immediatamente la rappresentanza diplomatica a Belgrado;
4) operare perché il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sia investito, ai sensi degli articoli 41 e 42 della Carta, della grave minaccia alla sicurezza e alla pace rappresentata dall'aggressione in corso in Croazia e dalla persecuzione e oppressione della popolazione del Kossovo, e perché intanto
venga sospesa la rappresentanza della ex-Iugoslavia all'ONU;
4) ingiungere immediatamente all'esercito golpista di ritirarsi all'interno dei confini della Repubblica di Serbia e, in caso di inadempienza, chiedere che la Comunità europea e il Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite decidano l'embargo e il boicottaggio economico totale della Repubblica Serba.
5) assumere le iniziative necessarie affinché analogo atteggiamento assuma la Comunità Europea nel suo insieme;
6) operare perché la Comunità europea, anche sulla base di accordi di associazione con le Repubbliche e le regioni autonome dell'ex Iugoslavia, offra una garanzia sovranazionale per i diritti delle minoranze nazionali, etniche e religiose all'interno di ciascuna di esse.
Lorenzo Strik Lievers