SOMMARIO: L'intervista a Marco Pannella, pubblicata dal quotidiano sloveno DELO, sulla campgana del Partito radicale a favore del riconoscimento delle Repubbliche di Slovenia e di Croazia. L'intervista è stata curata dalla corrispondente a Roma Mojca Drcar Murko.
(DELO, 21 ottobre 1991)
Roma, 20 ottobre - Marco Pannella da sempre fedele alla nonviolenza gandhiana e il suo Partito Radicale sono l'unica forza italiana che si è schierata, dall'inizio della guerra in Jugoslavia, dalla parte degli aggrediti ed ha accusato la politica europea che, con l'equiparazione fra le due parti, incoraggia l'aggressore. Nella guerra contro "la partitocrazia", chiamata anche "democrazia reale" (mutuata dal termine "socialismo reale"), Pannella usa metodi diversi, dalle proteste individuali e collettive, fino alle attività nel Parlamento.
Abbiamo parlato con Pannella al tredicesimo giorno del suo digiuno per il riconoscimento della Slovenia e della Croazia, come di tutti i popoli della ex-Jugoslavia
La vostra attività nasce dalla cultura nonviolenta gandhiana, anche se sembra un po' "fuori" dal mondo d'oggi. Cosa pensate di ottenere?
Questo non è un atto di protesta personale, ma si tratta di un'iniziativa portata avanti con il Partito che, anche come suo simbolo, ha scelto Gandhi. Abbiamo sempre affermato che la violenza è il problema principale nel mondo e della democrazia politica che la consente. Se credessi nell'efficacia delle armi - parlo in termini concreti, non morali - imbraccerei le armi, come succedeva nella guerra civile spagnola. Noi siamo militanti nonviolenti, non pacifisti e quando ci accorgiamo che la libertà è in pericolo, ci schieriamo dalla parte dell'aggredito. Siamo convinti che le armi della nonviolenza siano piu' efficaci di quelle della violenza e anche in situazioni di "pace" lottiamo contro le strutture della violenza.
Parliamo di efficacia.
Questo è un problema politico serio. Abbiamo provato che è possibile raggiungere grandi obiettivi coniugando la nonviolenza politica e l'azione parlamentare.
Cosi' siamo riusciti, negli anni settanta, a bloccare le leggi sullo stato d'emergenza approvate con il pretesto della lotta contro il terrorismo: noi difendevamo i principi del diritto. Non so se riusciremo a vedere dei cambiamenti così importanti anche a livello europeo.
Ma il digiuno rivolto a tanti interlocutori che non parlano tra di loro come può essere efficace; e poi non pensa di mettere in pericolo la sua salute?
Molti nostri antenati-antifascisti, che sono andati a combattere in Spagna, hanno messo in pericolo la loro salute e molti sono anche morti. Sì, questo digiuno sarà dannoso per la mia salute, anche per questo dico che la nonviolenza non è più facile della violenza.
La vostra attività è ancora più atipica sapendo che siete l'unico partito che ha chiamato con il vero nome la guerra in Croazia. Non si tratta di guerra civile, dove tutti commettono gli stessi sbagli ed hanno le stesse responsabilità, ma si tratta di una aggressione e questo dà ai Croati il diritto di difendersi con tutti i mezzi.
Già da qualche mese l'ex-Jugoslavia rappresenta lo specchio della verità per tutta l'Europa e l'Italia. Lo specchio nel quale si riflette la faccia terribile e marcia, senza anima, con tracce demoniache, di coloro che la dominano; l'arroganza e la durezza di Milosevic che governa nello stesso modo del dittatore Franco durante la guerra civile spagnola. L'Europa, mantenendosi neutrale tra gli aggressori e gli aggrediti, consente che continui la guerra e la violenza.
Qual è la ragione di tale posizione dell'Europa e degli Stati Uniti?
La lobby serba è molto forte in Europa, anche attraverso i rapporti con i complessi industriali-militari. Con la funzione che prima ricopriva, Milosevic ha avuto molti contatti e li tiene ancora; lo appoggiano, come avrebbero appoggiato i golpisti a Mosca, se non ci fosse stata la Tv che ha trasmesso in tutto il mondo Eltsin sul carro armato. Il comunismo era un sistema a breve termine, che andava bene all'Occidente finché non lo minacciava apertamente. Adesso l'ordine non c'è più, è rimasto solo il disordine e ancora adesso si cerca la nuova guardia. Noi ci siamo organizzati come movimento politico contro le diverse Monaco e, già da anni, in Jugoslavia, abbiamo sostenuto quelle forze che volevano cambiare le regole del nuovo ordine. Vi ricordate di "Europa subito"?
E' possibile con la crescita graduale delle pressioni, anche da parte della democrazia cristiana, aspettarsi dei cambiamenti di posizione dei governi europei verso i Balcani?
Devo dire che le posizioni dei radicali molto spesso coincidono con quelle di altre forze e partiti, anche se con loro non siamo d'accordo sulla politica interna. Noi siamo federalisti, anti nazionalisti, anche se dall'inizio abbiamo capito che con la federazione jugoslava è finita per sempre. Non ci danno fastidio altre ipotesi se c'è la volontà di unirsi con l'Europa. E se questo succederà cambierà tutto. Guardate Andreotti, dopo undici giorni di viaggio (e nel frattempo gli hanno quasi distrutto il governo) al suo ritorno a Roma, per prima cosa si è incontrato con i rappresentanti della Slovenia, Croazia e del Kosovo e ha parlato con loro per un'ora e mezzo. Queste sono cose che hanno un certo valore e così opera il Partito Radicale. E' così che la Comunità europea e il governo italiano hanno cambiato le proprie posizioni: per la nostra pressione interna, parlamentare e nonviolenta. Per questo vorrei ricordare anche in questa occasione com'è importante che il nostro partito transnazionale abbia degli iscr
itti che operano nei vari parlamenti europei. Ma abbiamo bisogno di aiuto, soprattutto in Slovenia e Croazia, abbiamo bisogno di nuovi iscritti, abbiamo bisogno di una rete trasnazionale del Partito. Guardate il vostro caso: nel momento della lotta contro il totalitarismo avevo molti amici, verdi, militanti nonviolenti, rappresentanti dei partiti. Adesso quasi tutti sono schierati nella "partitocrazia", parlano della necessità dell'esercito...
Ma gli eventi hanno un po' corretto le idee di quel tempo. Se la Slovenia non avesse avuto l'embrione di un proprio esercito, tutto sarebbe stato perso.
No, non ne sono sicuro. Se la Slovenia avesse deciso di disarmarsi unilateralmente e avesse espresso l'intenzione di non avere soldati, sarebbe diventata una leggenda. E se il mondo avesse visto le foto con i carri armati fermati dalla gente inerme, l'opinione pubblica mondiale si sarebbe mobilitata subito.
Ma questo non è successo con la Croazia. Anche lì i carri armati sparano sulla gente inerme, e l'opinione pubblica occidentale ancora la definisce guerra "civile", senza uno sfondo politico.
Devo dire che non ho avuto problemi quando mi sono schierato dalla parte della Slovenia e della Croazia. Questo è quello che ho fatto, ma guardiamo al futuro. Ripeto, non sono pacifista e la nonviolenza deve essere organizzata come forza per riuscire a combattere la violenza.
(Traduzione dallo sloveno di Tamara Jadrejcic)