Carissimi,
esaurito così il compito di presentarvi e illustrarvi il bilancio consuntivo al 30 settembre 1991, desideriamo ora fornirvi, in breve, anche alcuni elementi che - tenendo anche conto delle maggiori, più approfondite e puntuali informazioni sulla situazione economica e patrimoniale disponibili con la chiusura del bilancio - aggiornano le previsioni sull'andamento dell'esercizio in corso.
Dobbiamo dirvi subito che le preoccupazioni da noi prospettate in merito nella relazione del settembre scorso trovano oggi, purtroppo, una pesante conferma.
Avanzavamo infatti in quella occasione i nostri dubbi - con particolare riferimento alle entrate - sulla possibilità di mantenere, per la fine dell'anno, i risultati previsti a febbraio, che, per le entrate, ammontavano nel complesso a 7 miliardi di lire.
Le nostre maggiori preoccupazioni erano relative agli importi dell' "Autofinanziamento" e delle "Indennità Parlamentari".
Per quanto riguarda la prima di queste due voci - inserita nelle previsioni di febbraio per un importo totale di 1500 milioni di lire - a settembre avevamo già portato una rettifica riducendo l'importo, a 900 milioni di lire. Nell'introdurre questa riduzione - dovuta all'andamento negativo delle iscrizioni in Italia - contavamo in effetti sulla possibilità di una ripresa negli ultimi mesi dell'anno, supportata da un'adeguata campagna di promozione. Questa campagna si é dimostrata finora, di fatto, impossibile per gli impegni in corso, ai quali é stato necessario fare fronte.
Pertanto il perdurare dell'andamento negativo delle iscrizioni ci induce ora, ragionevolmente, a ridurre questa previsione di altri 200 milioni di lire.
Anche in merito alle entrate previste per le "Indennità Parlamentari", per le ragioni evidenziate nella relazione, a settembre avevamo ridotto l'importo di 200 milioni di lire, portandolo da 1225 milioni di lire a 1025 milioni di lire. Quelle ragioni permangono tuttora ed é quindi inevitabile prevedere un'ulteriore riduzione di 125 milioni di lire.
Inoltre é di questi giorni una comunicazione del Gruppo Parlamentare della Camera dei Deputati che riguarda un'altra voce delle entrate é, quella relativa al "Contributo dei Gruppi degli eletti al Parlamento italiano". In risposta alla nostra richiesta di versare al partito la somma residua dell'importo previsto, il Gruppo parlamentare, con argomenti sui quali é ora inutile soffermarci, ci fa presente l'impossibilità di corrisponderla. Nel caso di una conferma negativa alla nostra richiesta, sarà inevitabile ridurre l'importo previsto di 150 milioni di lire.
La riduzione complessiva della previsione delle entrate, dovuta a queste voci, risulterebbe pertanto pari a quasi 500 milioni di lire.
Infine gli accertamenti effettuati in occasione della chiusura del bilancio al 30 settembre hanno posto in evidenza che l'importo delle entrate previsto per "Sopravvenienze attive", e per "Servizi e diritti televisivi e del Centro d'Ascolto", volendo attenersi ad un maggiore rigore nel valutare l'effettiva possibilità di conseguire il risultato, la previsione effettuata, andrebbe, nel complesso, ridotta di circa 300 milioni di lire.
Ci troviamo pertanto di fronte ad un insieme di riduzioni che, alla fine dell'esercizio, porterà il complesso delle entrate a un importo totale inferiore di circa 800 milioni di lire. Questa minore entrata, sommata alla differenza negativa prevista a settembre, comporta una chiusura dell'esercizio con una differenza totale, negativa, di 1300 milioni di lire.
Se si tiene conto del trasferimento di 1000 milioni di lire - enunciato sempre nella relazione di settembre - dalle voci di spese previste all'attivo patrimoniale, (in forza degli investimenti effettuati, ma non previsti), e tenendo anche conto del risultato di bilancio (- 500 milioni di lire) quale era alla fine del 1990, la previsione per la chiusura del bilancio al 31-12-91 porta ad un disavanzo compreso tra 700 e 800 milioni di lire.
Si tratta di una cifra che corrisponde alle minori entrate per Autofinanziamento: come abbiamo più volte sottolineato é questo il punto chiave di una possibile, probabile nuova crisi finanziaria, che - allo stato - potrebbe risultare irrimediabile.
Peraltro anche gli ulteriori 500-600 milioni di lire che determinano - allo stato - la carenza finanziaria complessiva pari a 1.300 milioni di lire, sono pressoché interamente dovuti alle minori entrate di altre voci "ordinarie", quali sono quelle dovute dai Gruppi e dagli eletti in Italia (325 e 190 milioni di lire, rispettivamente). A questo proposito è bene richiamare la comune attenzione sulla particolarità, allora si disse "sull'irripetibilità", della situazione in cui il partito si veniva a trovare all'inizio del 1991. Infatti il risanamento di bilancio conseguito con la fine del 1990 era anzitutto patrimoniale. Il risanamento economico - fu detto con grande chiarezza - era una conquista, ancora da realizzare, attraverso l'autofinanziamento. Il pareggio del conto economico nel 1991 rimaneva quindi un obiettivo da raggiungere grazie all'apporto di maggiori entrate, in concomitanza con l'utilizzo delle somme stanziate, ma prima del loro esaurirsi.
La condizione tecnica minima, per garantire queste condizioni necessarie per assicurare l'esistenza del partito era precisata nel conseguimento di almeno 50mila scritti nel mondo.
E' da questa condizione, minima, indispensabile -è necessario tenerlo sempre presente- che trae origine il "progetto politico" del 1991.
Lo strumento attraverso il quale avviare la realizzazione del progetto è stato, ed è, il giornale "Il Partito nuovo".
In questa prospettiva la pubblicazione del primo numero era stata prevista per la fine di febbraio di quest'anno .
Il preventivo per la realizzazione del progetto e lo svolgimento delle attività del partito per il 1991, elaborato proprio alla fine del mese di gennaio teneva conto di un andamento della campagna di iscrizioni che era, in quel periodo, particolarmente positivo, tanto è vero che le entrate da autofinanziamento erano previste in ben 1.500 milioni di lire (con un incremento di circa il 70% rispetto a quelle dell'anno precedente).
Il ritardo di oltre sei mesi nell'avvio del progetto politico e nell'invio del primo numero del giornale - come da noi ampiamente illustrato nella relazione presentata a settembre - ha determinato un accumulo di costi improduttivi ai fini del ritorno atteso, in termini di iscrizioni e di autofinanziamento, come risultato dell'iniziativa politica affidata al "progetto".
Valutare in termini economici il danno prodotto da questo ritardo non è certo agevole. Abbiamo già visto che con riferimento alle sole entrate, le diminuzioni che ci dobbiamo attendere proprio dalle voci ordinarie, direttamente o indirettamente connesse con l'autofinanziamento, sono del tutto equivalenti al disavanzo prevedibile. Se peraltro, considerassimo il danno, più correttamente, in termini di costi, tenuto conto che la spesa ordinaria, mantenutasi nei limiti previsti, supera i 300 milioni di lire al mese, si perverrebbe ad un importo, dovuto ai sei mesi di ritardo, molto prossimo ai 2 miliardi di lire.
Si tratta, quindi, di una situazione che suscita, oggettivamente, allarme, ma pur sempre - allo stato - controllabile. Il pericolo di un processo di crisi inarrestabile é, in realtà, dovuto alle eventuali spese aggiuntive per la campagna referendaria in Italia e a quelle da sostenere per il Congresso, che, come si é già detto, non é ragionevole ritenere possano -queste ultime- ammontare nel complesso a meno di 1 miliardo ( almeno 300 milioni di lire in più di quanto previsto).
Pericolo che diventerà sempre maggiore quanto più ci si avvicinerà alla scadenza della legislatura in Italia e al rinnovo del Parlamento (oggi previsto tra sei mesi).
Il rinnovo del parlamento in Italia fissa una scadenza oltre la quale la struttura delle entrate del partito verrà, comunque, modificata drasticamente e in termini oggi non prevedibili. Quello che oggi possiamo dire è che il partito per il 1992 potrà contare solo sulla quota di finanziamento pubblico che verrà erogata entro la fine di gennaio, per un importo di 2.850 milioni di lire, su di un importo di circa 400 milioni di lire dovuti a 5 mesi di quote di indennità dei parlamentari, e su non più di 1.000 milioni di lire dal settore televisivo, per un totale di 4.250 milioni di lire. Assorbito il disavanzo di 800 milioni di lire previsto per la fine del 1991, nonché le maggiori spese del congresso per 300 milioni di lire, un onere per la campagna referendaria che possiamo solo indicare in 500 milioni di lire, la somma effettivamente disponibile per il 1992 è -allo stato- sarà di circa 2.650 milioni di lire, pari a meno del 40% di quanto si era previsto di spendere nel corso del 1991, il saldo è la minima pre
visione da fare in relazione alle iscrizioni e all'autofinanziamento. Si tratta di quasi 4.500 milioni di lire equivalenti a 22.000 iscritti italiani.