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Consiglio Federale Pr - 3 novembre 1991
LETTERA APPROVATA PER ACCLAMAZIONE DAL CONSIGLIO FEDERALE DEL PARTITO RADICALE RIUNITO A ZAGABRIA DAL 31 OTTOBRE AL 3 NOVEMBRE 1991.

SOMMARIO: Di seguito il testo dell'appello che i partecipanti al Consiglio Federale del Pr hanno rivolto al Presidente del "Partito di Rinnovamento Serbo" per chiedere la cessazione delle azioni belliche contro la Repubblica Croata. L'appello è stato trasmesso al Presidente Draskovic accompagnato da una lettera personale di Sergio Stanzani.

Al Presidente Vuk DRASKOVIC

Srpski Pokret Obnove - Beograd

Roma, 12 novembre 1991

Signor Presidente,

il Consiglio Federale del Partito Radicale transnazionale, del quale fanno parte 72 parlamentari di 12 paesi, riunito a Zagabria dal 31 ottobre al 3 novembre scorsi, ha approvato per acclamazione un appello a Lei diretto che, in qualità di segretario del Partito, mi onoro di trasmetterLe.

Consapevole come sono del ruolo fondamentale che oggi spetta a Lei e al Suo Partito in una vicenda che così profondamente turba la coscienza europea, mi permetto di unire la mia voce personale a quella collettiva del nostro Consiglio federale.

Accetti, signor Presidente, con i miei migliori saluti i sensi della mia più alta considerazione.

(Sergio Stanzani Ghedini)

Segretario del Partito Radicale

************

Egregio signor Presidente;

noi partecipanti alla seconda sessione del Consiglio Federale del Partito Radicale transnazionale e transpartitico, noi membri dei parlamenti italiano, cecoslovacco, romeno, austriaco, ucraino, lituano, azerbajano, russo, armeno, lettone, spagnolo, ungherese, croato, del Parlamento Europeo, Le chiediamo con forza di usare tutto il suo potere politico perché siano da parte della Serbia e dell'esercito federale, fermate tutte le azioni belliche contro la Repubblica Croata.

Solo in tal modo la Serbia potrà non essere totalmente condannata da parte di tutti i paesi democratici Europei con tutto quel che una condanna come questa può significare.

Salvate la vita dei cittadini serbi! Le vittime sono già tante.

Una "soluzione" militare non può essere adeguata alla fine del ventesimo secolo.

 
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