SOMMARIO: Invita il prof. M.S.Giannini a intervenire al Congresso italiano del PR per illustrare la proposta da lui avanzata al Movimento referendario in merito a una "alleanza politico-elettorale" nelle elezioni al Senato. Pannella si dichiara "pronto ad appoggiare anche il contenuto della proposta". Ma, a suo avviso, resta anche una "ampia possibilità di percorrere in modo diverso il cammino della crescita e delle alleanze dei riformatori federalisti", ecc.
(NOTIZIE RADICALI agenzia, 8 gennaio 1992)
"Inviteremo il prof. Massimo Severo Giannini a illustrare direttamente al Congresso italiano del PR - che si apre giovedì 9 per chiudere domenica 12 - la sua proposta al "movimento referendario" per una alleanza politico-elettorale nelle elezioni del Senato della Repubblica.
Al Congresso italiano, quarta assemblea "italiana" del PR, quindi, e secondo quanto proporremo sul piano regolamentare, e politico, sarà data la possibilità di pronunciarsi in proposito, in un modo o nell'altro.
Personalmente penso che sia noto il mio pensiero in proposito: anche a causa delle specifiche caratteristiche della legge elettorale del Senato. Nel 1987 fu il rifiuto liberale e repubblicano, oltre che l'indisponibilità comprensibile dei verdi alla loro prima presentazione, a circoscrivere al PSI, al PSDI ed al PR un accordo elettorale laico e riformista, in difesa dei referendum antinucleare e sulla giustizia, contro la politica democristiana demitiana; che in effetti fu politicamente, se non numericamente, battuta.
Concordo quindi, con il metodo; e sono pronto ad appoggiare anche il contenuto della proposta del prof. Giannini.
Ma se, da una parte, per una posizione legittimamente conservatrice, Mario Segni non intendesse nemmeno in via di principio mettere in discussione la sua appartenenza alla DC, ed alla sua globale strategia di potere, ripetendo il gravissimo errore di Leoluca Orlando nelle elezioni palermitane; e, dall'altra, il PDS volesse continuare a considerarsi automaticamente centrale rispetto ad una supposta costellazione di forze ritenute minime e di personalità "progressiste" o "referendarie" periferiche (il che politicamente è ben lontano da esser reale), ebbene, anche in queste due ipotesi negative, da scongiurare, resterebbe a mio avviso ampia possibilità di percorrere in modo diverso il cammino della crescita e delle alleanze dei riformatori federalisti, ambientalisti, antipartitocratici coerenti.
Vale appena la pena di aggiungere che la tesi della "trasversalità" del voto referendario, da riservarsi ai consueti partiti in cambio del voto "preferenziale" ai "buoni" esponenti delle liste partitocratiche, è evidentemente un anticipo di scherzo per il prossimo carnevale, che solo chi manca di humour può non aver riconosciuto nelle dichiarazioni di intenti del solito partito degli otturatori di nasi, altrui.