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Rutelli Francesco, Battista Pierluigi - 24 marzo 1992
RUTELLI: AL GOVERNO ANCHE CON LA DC
Il leader del "Sole che ride": non abbiamo pregiudizi di schieramento

Intervista a Francesco Rutelli di Pierluigi Battista

SOMMARIO: I Verdi puntano a Turismo e Beni culturali

"L'obiettivo? Tornare a essere il Bel Paese" -"Il comunismo è vinto - Ora la questione cruciale del nostro tempo è il "fattore E" - Vogliamo costruire uno Stato in grado di difendere l'Ecologia per salvare il pianeta"

(LA STAMPA, 24 marzo 1992)

All'indomani del trionfo degli ecologisti francesi, il leader del "Sole che ride" Francesco Rutelli dice che i Verdi non sono contrari ad "assumersi responsabilità di governo". E propone un obiettivo: "Riattivare il ministero dei Beni Culturali" attualmente occupato ad interim da Giulio Andreotti.

Onorevole Rutelli, i Verdi in Francia superano il 14 per cento dei consensi. Un risultato incoraggiante per voi. Ma anche un paragone imbarazzante. E' disposto a riconoscere che i cugini d'Oltralpe sono più bravi degli italiani?

Quello francese non è un risultato che viene dal nulla e i Verdi ci hanno messo una dozzina d'anni per raggiungerlo. Ci rallegriamo per un fenomeno che è esploso proprio in un Paese che fino a ieri sembrava nutrirsi di pane e nucleare. Inoltre si confermano i benefici di un sistema elettorale che premia le aggregazioni a scapito della frammentazione e che responsabilizza l'opposizione. In Italia, invece, con la proporzionale gli elettori devono scegliere tra una cinquantina di simboli. La differenza tra le due situazioni è enorme.

I Verdi francesi guadagnano a spese dei socialisti. E' voi in Italia ingaggiate furibonde polemiche con il Psi di Craxi. Non sarà che avete imboccato questa strada perchè la considerate elettoralmente proficua?

Il calcolo miope e meschino non è nostro, ma dei socialisti che per paura dei Verdi "autentici" si sono inventati e hanno foraggiato listarelle di Verdi fasulli. Possiamo documentare che non solo a Napoli, come è noto, ma anche a Verona, Como e Pomigliano d'Arco, gli esponenti del Psi si sono dati da fare per trovare candidati da fare per trovare candidati indispensabili per presentare liste di disturbo. Ma quest'opera di infiltrazione otterrà risultati molto deludenti. Alimentare microscissioni è un vecchio vizio dei socialisti. Con la conseguenza che i socialisti riescono ad attirarsi soltanto solide inimicizie. Voti, nemmeno a parlare.

Nell'87 i Verdi riuscirono ad intercettare anche una parte del voto di protesta. Oggi, tra la Rete e Pannella, tra Giannini e le Leghe, dovete combattere con una concorrenza molto agguerrita.

Non nego che nel passato i Verdi siano stati premiati anche perchè capaci di dar voce a una protesta contro i partiti tradizionali. Ma nel corso degli anni, il potenziale voto verde è diventato più consapevole. L'altro giorno una signora mi ha detto: "Voterò per voi perchè mia figlia ha una grave allergia". Questo non è qualunquismo, ma consapevolezza che si è raggiunto un punto di non ritorno. L'ecologia non è più, se mai lo è stata, il trastullo per un popolo con la pancia piena. La gente sa che in Italia non è più possibile edificare al ritmo di 800 chili di cemento pro capite all'anno, e che ogni bosco orrendamente segato, ogni montagna strapazzata, ogni villetta costruita sulla battigia è una ferita inferta a quello che giustamente è stato definito il Bel Paese. Non accadrà che i Verdi siano confusi con chi cavalca la protesta senza sensibilità per i temi ambientali.

C'è chi vi accusa di essere diventati un partitino verde con tanto di nomenklatura e apparati. E che vi siete messi a parlare molto più di politica tradizionale che non di ambiente ed ecologia.

E' un'accusa senza senso, perchè apparati non ne abbiamo. Prima ci dicono che siamo naif e che ci occupiamo solo degli alberelli e degli animaletti. Oppure che siamo fondamentalisti e parziali e che non teniamo d'occhio l'interesse generale. Se poi ci occupiamo di politica, se avanziamo delle proposte andando al di là della protesta e se diciamo che l'ambiente rappresenta il problema-chiave in un programma di risanamento economico del Paese ci accusano di aver smarrito il senso della nostra specificità. A questo punto la cosa migliore sarebbe che i nostri critici si mettessero d'accordo tra loro.

E sareste disposti ad accettare responsabilità di governo.

Certo, ma non in un governo qualsiasi.

Cioè sì a un governo di sinistra e non a un governo imperniato sulla formula attuale?

Neanche per idea. Le appartenenze tradizionali si sono svuotate e anche noi abbiamo contribuito a demolire le vecchie contrapposizioni fra destra e sinistra. Dunque, come si dice, non poniamo pregiudiziali di schieramento. Ciò detto, non ci interessa fare la stampella di nessuno e non siamo disponibili a tenere in piedi una maggioranza traballante con i nostri voti determinanti. Faremmo la nostra parte soltanto in un governo costituente che riuscisse a varare un testo unico delle leggi ambientali, unico antidoto al marasma legislativo che ragna in materia, o che affrontasse con serietà un piano pluriennale per rientrare dal debito pubblico.

E naturalmente chiedereste di potervi occupare del ministero dell'Ambiente.

Intanto non chiediamo posti nè vogliamo occupare alcunchè. Ma vogliamo uscire da una visione ristretta dell'ecologia. Si pensi quali opportunità offrirebbe un ministero dei Beni Culturali che funzionasse e riuscisse a valorizzare il nostro immenso patrimonio artistico. Oppure il ministero del Turismo, attualmente privo di senso. Tornare ad essere il Bel Paese: mi pare un obiettivo per cui valga la pena battersi.

Lei aderisce al "patto" di Segni. Altri esponenti del suo partito invece no. Non c'è il rischio che il "Sole che ride" possa dividersi sui temi delle riforme istituzionali?

Se ci sono opinioni diverse su un tema come questo vuol dire che viene smentita l'immagine dei Verdi come un nuovo partitino. Siamo e rimaniamo prima di tutto Verdi. E come tali siamo vitalmente interessati a costruire uno Stato in grado di affrontare quella che, con la caduta del comunismo, rappresenta la vera questione cruciale del nostro tempo: il "fattore E", ossia il fattore Ecologia. Non una formula per andare contro il capitalismo ma per correggerne la logica devastante per il pianeta.

 
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