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Il Partito Nuovo - 30 marzo 1992
Il transpartito transnazionale, come, quando, perchè, con chi.
Confermato il Congresso radicale: dal 29 aprile al 3 maggio, a Roma.

SOMMARIO: Gli interrogativi e le difficoltà sono molti. E' un'impresa prematura? O è già troppo tardi? Pressochè esauriti i cinque milioni di dollari, esauste molte delle energie umane impegnate in questo progetto, è forse ragionevole arrendersi?

Ma è proprio vero che l'Italia di oggi, serbatoio del transpartito, perchè questo trovi la sua autonomia e la sua forza vitale, non sa fornire altro e di più di quel che fornì, per la democrazia, per il diritto alla vita e la vita del diritto, per la Riforma, durante i due decenni del fascismo? »Fai quello che devi, accada quel che può è la nostra risposta.

(IL PARTITO NUOVO - N. 6 - MARZO 1992)

Il Partito della tolleranza e della democrazia.

Non siamo dei fondamentalisti della »nonviolenza , del disarmismo o del federalismo democratico. Le nostre scelte sono innanzitutto politiche. Non saremmo, come siamo, il Partito della tolleranza e della democrazia, se accettassimo di caricare di valenze morali, o religiose, i valori dell'opportunità - e non dell'opportunismo! - politica.

Eravamo convinti che gli Stati nazionali - piccoli o grandi che fossero, chiusi nell'indipendenza e nella sovranità, non aperti all'ordine democratico-federalista e delle interdipendenze, razionali e ragionevoli, da costruire urgentemente, per rispondere ai più drammatici problemi del nostro tempo, fondati sulla promozione prioritaria dei diritti umani, politici, religiosi, sociali ed economici della persona - dovessero essere riformati, superati.

Ne eravamo convinti. Lo siamo sempre più. Oggetti, più che soggetti, degli eventi di questo fine secolo, le forze politiche nazionali - anche le migliori, soprattutto nei Paesi liberatisi dalle dittature, ma anche in Francia, in Italia ed in altri tra i »dodici dell'Unione europea - stanno producendo nuovi, e insieme vecchi, mostri del nostro secolo.

Non abbiamo esitato, liberi da servitù ideologiche, a prendere parte a favore delle indipendenze degli Stati baltici, della Slovenia, della Croazia, soprattutto, aggredita e occupata militarmente da un esercito golpista e sciovinista.

La nostra azione ha pesato nelle scelte, italiane, di altri Paesi e della Comunità europea.

Il pericolo mortale degli Stati nazionali.

Ora, però, non dobbiamo più attendere ed esitare nella denuncia del pericolo mortale, per moltissime società attuali, rappresentato dal racchiudersi degli Stati nazionali.

Il formarsi di nuovi eserciti nazionali graverà sia sul piano economico e dello sviluppo - con percentuali del prodotto nazionale lordo che creerà miseria e sottosviluppo - sia sugli equilibri istituzionali e politici interni, molto fragili ed esposti a nuove tentazioni autoritarie e di ordine antidemocratico.

I popoli vicini, fatalmente conviventi in parti dell'uno o dell'altro Paese, invece di unirsi per sviluppare la comune ragione del mondo e difenderla culturalmente, politicamente, socialmente, nella ricchezza delle sue diversità, torneranno ad essere tentati dall'inimicizia e dalla violenza. Dando forza, al proprio interno, alle intolleranze ed alle ideologie violente, ai fondamentalismi razzistici, etnici, religiosi.

Questa logica delle cose, così spesso mortale, sta tornando a dominare quella umana, della ragionevolezza, della scienza, della coscienza.

La battaglia antiproibizionista.

La ragione, la scienza, la coscienza, ci dicono che un altro »mostro incalza in questo fine secolo: il proibizionismo in materia di droga. Laicità, diritti dell'individuo, libertà civili, legalità, un rapporto paritario fra gli Stati, si contrappongono al moralismo, alla burocrazia, all'emergenza criminale, all'autoritarismo, a diverse forme di colonialismo.

La battaglia antiproibizionista, che noi proponiamo, chiede la collaborazione e l'impegno di donne e uomini, partiti nazionali, organizzazioni culturali, personalità della scienza, della cultura, per sviluppare una grande campagna d'informazione, per costruire, con urgenza e capacità di lotta, un grande movimento d'azione che riformi la politica sulla droga.

La »Lega parlamentare mondiale per l'abolizione della pena di morte entro il duemila .

In questo giornale facciamo il punto sullo stato, problematico, del progetto di costituire la »Lega parlamentare mondiale per l'abolizione della pena di morto nel mondo entro il duemila , che ha preso avvio dall'appello da noi promosso, all'indomani del tentato golpe dell'agosto '91, per l'abolizione della pena di morte nell'ex-Unione Sovietica. Ci auguriamo che il Congresso del »primo maggio possa dare forma organizzata a questa battaglia di tolleranza e di civiltà giuridica.

Una diversa forma di pensiero, azione, esistenza, resistenza.

Il »transpartito transnazionale , che abbiamo cercato di costruire, è un estremo tentativo di organizzare una comunità, politica e umana, che dia - ad un sufficente numero di politici e di persone - una diversa forma di pensiero, di azione, di esistenza e di resistenza; una diversa forza, quindi, di fronte alle inadeguatezze od alle perversità dei partiti unicamente »nazionali o »etnici , o, comunque, tradizionali.

Ormai sono quasi esauriti i cinque milioni di dollari che avevamo miracolosamente raccolto fra di noi, soprattutto »radicali italiani , e che un anno fa abbiamo cominciato a spendere per questo progetto e questo »ideale politico . Così come sono, d'altro canto, esauste le energie intellettuali, umane, personali, militanti, resesi disponibili.

Il bilancio è, dunque, fallimentare?

E' destinata a durare per pochi mesi l'esistenza di questo Consiglio Federale del Partito, così straordinario, costituito da parlamentari residenti in oltre venti Paesi, esponenti di cinquantacinque Partiti nazionali, persone »dirigenti nei loro Paesi, militanti idealisti e »di base di questo progetto, di una lotta ideale e precisa, concretissima, per l'oggi, protagonisti di quelle ore bellissime e difficili dei nostri lavori a Roma o a Zagabria?

Gli iscritti non italiani superano per la prima volta gli italiani.

Per la prima volta, mentre scriviamo, gli iscritti non italiani - soprattutto dell'ex-Unione Sovietica, dalla Russia all'Ucraina, dall'Azerbajgian al Kazakistan, dalla Bielorussia al Kirghizistan, dalla Georgia all'Uzbekistan - sono in maggior numero rispetto agli italiani: ciò accade nonostante l'inadeguatezza di questo giornale, scritto e tradotto, noi malgrado, come da un altro mondo, martellati, come anche noi siamo, dalle tetre urgenze e distrazioni nazional-democratiche e partitocratiche.

D'altra parte, non possiamo non rilevare come non vi sia, ad esempio, un solo iscritto nella desolante Francia, che sembra spaccarsi in due parti, bacate dalla demagogia e dall'arroganza, con il »verdismo ecologista - del quale siamo stati anticipatori e parte - che si crogiola nella sufficienza, nella beatitudine delle proprie rendite di posizione, all'ombra delle centrali e dei sottomarini nucleari.

In queste condizioni, saremmo, forse, noi, più residuati del passato o, invece, annunciatori di tempi nuovi e vitali?

E l'Italia »europea , »democratica , »riformatrice , »federalista ?

Che dire, cosa pensare, dell'Italia »europea , »democratica , »riformatrice , »federalista ? In questo Paese, circa duemila persone costituiscono la sola forza del Partito Radicale, più o meno quante si mossero davvero per le grandi battaglie per i diritti civili , vincendone di essenziali.

Centinaia di migliaia, se non milioni di italiani - che pur sono, almeno in parte, al corrente di questo progetto, di questa battaglia ideale e pratica, e di quelle ieri vinte - continueranno a rifiutare di fornire, non diciamo una mano, ma un'unghia, per quest'opera?

Quando non ignorano il problema, quasi tutti costoro si chiedono come sia stato possibile che »tutta l'Italia apparisse fascista, »tutta la Germania nazista e che i loro genitori abbiano preparato lutti, guerre, aberrazioni, tragedie, vergogne. Sinistra e destra italiane, quelle ufficiali, e bolsamente sicure di essere la salvezza, oggettivamente si equivalgono: non sono nulla, perchè i loro militanti si rivelano, e sono divenuti, sudditi o pecore, non - politicamente - persone.

Nell'Italia fascista - se si eccettuano coloro che combattevano per un'altra dittatura e un'altra aberrazione - alla fin fine non erano, nemmeno allora, più di duemila i militanti della democrazia e della tolleranza.

Ci attende lo stesso destino?

Il XXXVI Congresso del Partito Radicale.

Noi sappiamo, voi sapete, che il XXXVI Congresso del Partito Radicale è convocato a Roma dal 29 aprile al 3 maggio. Lo terremo. Non sappiamo bene come. Può darsi che dall'esito delle elezioni italiane venga - nel frattempo ed in extremis - una nuova boccata di ossigeno, di forza, di dollari, anche. Questo può accadere perchè c'è ancora qualcuno che lotta elettoralmente, per sconfiggere nel mondo lo sterminio causato dalla morte per fame e sottosviluppo, dalle guerre, dal probizionismo in materia di droga: per queste battaglie, quel »qualcuno si è isolato, e ne è fiero, anche se, forse, perderà.

Dunque, amici non italiani, carissimi e preziosi, e amici radicali italiani, grazie e coraggio.

»Non mollare , come vedete, resta possibile.

Fai quello che devi, accada quello che può. E arrivederci al Congresso.

 
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