SOMMARIO: La campagna del Partito Radicale per l'abolizione della pena di morte in Urss, avviata all'indomani del fallimento del golpe di agosto del 1991, ha assunto subito due connotati: quello »parlamentare e quello »mondiale .
Per tutti coloro che hanno aderito a questa campagna, partire da Mosca, da quello che fino a non molto tempo fa veniva considerato l'»Impero del Male , ha significato offrire a Washington, ai Paesi di democrazia classica consolidata, che mantengono ancora la pena capitale, un esempio di tolleranza e civiltà giuridica con il quale confrontarsi.
(IL PARTITO NUOVO - N. 6 - MARZO 1992)
Le vicende politiche dell'ex-Unione Sovietica, in particolare le dimissioni di Gorbaciov e la nascita, piena di molte incertezze, della Comunità degli Stati Indipendenti, ci obbligano a rivedere alcune tappe della campagna già descritta nel quarto numero di questo giornale. Abbiamo inoltrato a Yeltsin la richiesta di un incontro per la consegna delle firme di adesione al Manifesto-appello. Intanto, l'appuntamento è al Congresso del primo maggio del Partito Radicale, dove la »Campagna parlamentare mondiale per l'interdizione della pena di morte nel mondo entro il Duemila troverà un suo spazio di discussione ed organizzazione.
I parlamentari firmatari del Manifesto-appello (oltre 600 al primo marzo '92) appartengono alle seguenti nazionalità:
africani, oltre che Lamizana Sangoulè, già Presidente del Burkina Faso; austriaci; belgi, tra cui il Vice Presidente della Camera dei Deputati, Jean Mottard e il Ministro Elie Deworme; canadesi; cecoslovacchi e, tra questi, il Vice Primo Ministro cecoslovacco, Jozef Miklosko, il Presidente del Parlamento Ceco, Dagmar Buresova, mentre il Presidente Havel ci ha comunicato che guarda a quest'iniziativa con grande simpatia, ma in quanto Capo di Stato non può esprimere tale sua opinione attraverso una petizione; croati, tra cui Zdravko Tomac, vice Primo Ministro e il Ministro Vladimir Veselica, entrambi membri del Consiglio Federale del PR, Ivica Percan, Vice Presidente del Parlamento; danesi; finlandesi; francesi, tra cui Michel Dreyfus-Schmidt, Vice Presidente del Senato; greci; inglesi; irlandesi, tra cui Garret Fitzgerald, già Primo Ministro e i ministri Desmond O'Malley e Robert Molloy; israeliani; italiani, tra cui Flaminio Piccoli, Presidente della Commissione Esteri e già Presidente dell'Internazionale De
mocristiana; lettoni, oltre al Ministro degli Esteri Janis Jurkans e al rappresentante del governo a Mosca, Janis Petris; maltesi, tra cui il Ministro Ugo Mifsud Bonnici; norvegesi; olandesi; del Parlamento europeo; polacchi; romeni, tra cui i Vice Presidenti del Senato, Karoly Kiraly e Vasile Mois ed il Ministro dell'Ambiente, Marcian Bleahu; sloveni, tra cui Zoran Thaler, Vice Ministro degli Esteri, membro del Consiglio Federale del PR; statunitensi, oltre che da Mario Cuomo, governatore dello Stato di New York; svedesi; svizzeri; tedeschi, tra cui Gregor Gysi, segretario del Partito Socialdemocratico (SPD); ungheresi, tra cui Rezso Nyers, più volte Ministro, il Ministro Ferenc Jozsef Nagy, mentre il Presidente della Repubblica, Arpad Goncz, ha dato il suo sostegno all'iniziativa, ma non l'adesione, vista la sua carica; dell'ex-Unione Sovietica, tra cui Yuri Afanasev, membro del disciolto Soviet Supremo.
Tra le personalità che hanno sottoscritto l'appello (circa 200 in tutto il mondo): Gore Vidal, Noam Chomsky, Coretta Scott King; i Premi Nobel Abdus Salam, Elie Wiesel e Mairead Corrigan Maguire; Elena Bonner-Sacharova; Antonino Zichichi e Marcello Mastroianni; François Fejtö e Henri Laborit; Clark Ramsey, già Ministro della Giustizia nell'Amministrazione Kennedy; Nick Harman, editorialista dell'»Economist .