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Tomac Zdravco - 8 maggio 1992
IL BUSSAR A MEZZANOTTE ALLE PORTE DEL QUIRINALE
Rubrica di Zdravko Tomac sul settimanale Globus

SOMMARIO: "Il professor Zdravko Tomac, vicepresidente del Governo croato, scrive, esclusivamente per "Globus", sull'incontro con il primo ministro italiano, Giulio Andreotti, al Quirinale, dopo la notizia che il presidente bosniaco Izetbegovic è stato rapito dal esercito federale". "In quella drammatica notte a Roma ho capito il vero senso delle parole del segretario generale dell'Unione euro-occidentale, che poco tempo fa avevo sentito sulla nave di parata "Mozart", mentre si navigava per il Danubio. Qui 42 uomini di stato dei paesi europei discutevano sul futuro dell'Europa; era in corso l'aggressione alla Croazia e si considerava la possibilità di mandare le forze della marina nell'Adriatico e quelle di terra nell'Italia settentrionale. Ma, sostenevano, non erano nè politicamente, nè militarmente pronti per questa impresa..."

[L'incontro in realtà non si è svolto al Quirinale, sede del Presidente della Repubblica, ma a Palazzo Chigi]

(GLOBUS, Zagabria, 8 maggio 1992)

La notte, tra l'1 e il 2 maggio, in seguito alla situazione drammatica nella Bosnia ed Erzegovina e nella Croazia, ho incontrato, al palazzo del Governo italiano, il primo ministro Giulio Andreotti. Si trattava di un incontro insolito, perché il primo ministro italiano ci aveva ricevuto - io, Marco Pannella e altri parlamentari dell'Europa dell'Est - per parlare di quello che si poteva fare per fermare l'aggressione alla Croazia ed alla Bosnia ed Erzegovina. Devo dire che il presidente Andreotti ci ha ricevuto durante "il grande" weekend per il primo maggio, che ha sospeso la sua vacanza fuori Roma e che durante la notte ha consultato su questo problema molti uomini di stato europei. Come l'incontro sia stato fuori da ogni protocollo ed insolito, lo dimostra il fatto che Andreotti si sia scusato di non poterci offrire, per via dell'ora tarda, nè il caffè, nè l'acqua minerale, nè qualsiasi altra cosa. Si trattava di un incontro senza precedenti nella procedura del Governo italiano.

Solo durante quella drammatica notte a Roma ho capito il senso vero dell'intervento di Van Eekelen, il segretario generale dell'Unione euro-occidentale, che avevo sentito poco tempo fa sulla nave di parata austriaca "Mozart", durante la navigazione sul Danubio. Sulla nave si trovavano a discutere 42 uomini di stato dei paesi europei. Discutevano sul futuro dell'Europa intorno ad un tema ricorrente - "La nuova Europa dall'autodeterminazione all'integrazione". Il segretario generale aveva detto che l'Europa non è pronta, nè politicamente, ne militarmente per intervenire con efficacia contro l'aggressione. Van Eekelen aveva anche detto che all'inizio dell'aggressione contro la Croazia si era discusso sulla possibilità di mandare, in una sorta di pressione, le forze di marina nell'Adriatico e quelle di terra nell'Italia settentrionale, ma che loro non erano pronti nè politicamente, nè militarmente per quest'impresa. Dopo Maastricht, nel quadro dell' Unione euro-occidentale, si lavora intensamente sulla formazio

ne delle forze multinazionali, non solo per difendere la pace in caso di conflitti, ma anche per intervenire con forza contro coloro che vorrebbero imporre i propri interessi. La nuova Europa vuole costruire una specie di forza militare multinazionali, in grado di fermare l'aggressione e punire ogni aggressore. La drammacità della situazione ed i crimini mai visti, commessi dagli aggressori in Bosnia ed Erzegovina, dimostrano quanto questo sia indispensabile. E' evidente che la Serbia, il Montenegro e il loro esercito vogliono cogliere l'occasione dell'incapacità d'intervento immediato ed efficacie delle istituzioni mondiali, della CEE, dell'Unione euro-occidentale e dei paesi democratici.

L'IRRESOLUTEZZA DELL'EUROPA INCORAGGIA LA SERBIA

Anche se sono state clamorosamente annunciate, durante la sessione della CSCE, il 29 aprile, forti sanzioni contro l'aggressore, queste non sono state applicate. Sono state accettate sanzioni molto deboli, quasi inesistenti, che hanno incoraggiato la Serbia e l'esercito a continuare con l'aggressione contro la Bosnia. Il XXXVI Congresso del Partito radicale transnazionale, al quale hanno partecipato più di 1.800 congressisti di tutto il mondo, più di 150 parlamentari dei paesi europei, tra i quali una ventina di deputati croati, ha approvato la proposta, scritta dalla delegazione croata, dalla delegazione dei croati di Vojvodina, dei musulmani di Sangiaccato e degli albanesi del Kosovo e della Macedonia, nella quale si condanna l'irresolutezza delle istituzioni mondiali ed europee e dei paesi democratici, che rendono possibile l'allargamento dell'aggressione. Si è detto, per la prima volta, che la responsabilità non solo morale , ma anche politica di nuove vittime, bambini, donne e civili, è anche di tutti q

uei politici che ostacolano le decisioni necessarie per fermare l'aggressore, con tutti i mezzi disponibili. In questo contesto, il 2 maggio, ho informato il Congresso sulla situazione drammatica in Croazia, ho detto anche che gli aerei dell'esercito federale stanno bombardando, con bombe proibite, gli impianti civili a Slavonski Brod, che stanno uccidendo le donne ed i bambini, che i carrarmati si trovano sulle strade di Sarajevo, che ci sono molti morti e feriti e che il presidente della Bosnia ed Erzegovina, Alija Izetbegovic, è stato arrestato dell'esercito. Il Congresso ha deciso di incaricare il presidente, Marco Pannella, io stesso ed alcuni parlamentari, di chiedere misure urgenti dal Governo italiano. Il Congresso ha anche deciso che, se l'Italia e l'Europa non faranno niente, tutti i delegati avrebbero interrotto i lavori e si sarebbero recati al centro di Roma, dove davanti al Quirinale, avrebbero atteso di essere informati sulle intenzioni del Governo italiano. Devo dire che il presidente Andreot

ti, appena contattato telefonicamente, ha deciso di interrompere le sue vacanze e rientrare a Roma. Ci ha richiesto solo qualche ora per consultarsi con i presidenti degli altri paesi, per poi poter rispondere alle nostre domande, durante il nostro incontro notturno. Per un periodo di tempo abbiamo anche cercato il presidente Izetbegovic a Roma poiché, ci avevano detto, non avendo potuto atterrare a Sarajevo era probabile che fosse atterrato a Roma. Durante la riunione, ho dettagliatamente informato Andreotti sulla situazione in Croazia ed in Bosnia ed Erzegovina e sul probabile sviluppo della situazione. Dalla reazione del presidente Andreotti ho compreso come fosse molto sorpreso, ovvero che non si aspettava che la Serbia e l'esercito avessero deciso una guerra così brutale. Ho particolarmente insistito sulla tesi che Milosevic non cambierà e che la guerra può essere fermata solo con misure efficaci. Ogni irresolutezza, ogni cedimento ed ogni mitezza nel prendere misure efficaci, non significa solo la cont

inuazione della guerra, ma significa anche prendersi la responsabilità di migliaia di nuove vittime. Se subito non si agirà, si verificherà il caos, specialmente in Bosnia ed Erzegovina, un caos che per decenni sarà irrisolvibile.

Ho chiesto la convocazione del Consiglio di sicurezza, della CSCE, il ritiro degli ambasciatori da Belgrado, l'abolizione dei diritti della ex Jugoslavia nelle istituzioni internazionali, il boicottaggio economico e l'immediata formazione di forze militari (europee ndt.), oltre all'ultimatum pubblico alla Serbia ed all'esercito.

LA BUONA VOLONTA', MA ANCHE L'INCAPACITA'

Marco Pannella, parlando in nome del congresso e dei deputati di più di 50 paesi, è stato molto tagliente e concreto. Ha chiesto al presidente Andreotti di informare il Congresso, durante la domenica, sulle consultazioni che ha svolto e sulle misure che intraprenderanno l'Italia ed altri paesi europei. Pannella ha sottolineato che il Congresso deciderà, secondo queste misure, se organizzare una marcia di protesta al centro di Roma. Pannella ha particolarmente insistito sull'obbligo della Comunità Europea di liberare il presidente Alija Izetbegovic, perché la stessa Comunità gli aveva organizzato il viaggio ed aveva dato le garanzie di sicurezza. Prima, dopo e durante la conversazione, il presidente del Governo, Andreotti, ha parlato con alcune istituzioni internazionali ed uomini di stato, inoltre ci ha informato sulla sua conversazione con il ministro De Michelis. Andreotti e De Michelis hanno parlato sulla posizione dei dodici, sulla loro unanimità e determinatezza di non accettare la Repubblica Federale

Jugoslava come erede della ex Jugoslavia e sulle misure diplomatiche e politiche per costringere la Serbia e l'esercito di ritirarsi dalla Croazia e dalla Bosnia, di riconoscere i nuovi stati e di garantire, come condizione del riconoscimento internazionale, il rispetto dei diritti umani ed i diritti dei popoli, secondo i documenti internazionali sui diritti dell'uomo e sulle minoranze etniche. Pannella ha insistito sulla necessità di decisioni energiche da parte del Governo italiano, anche nel caso che non sia raggiunta l'unanimità dell'Europa.

Dopo l'incontro con il presidente Andreotti, intorno all'una di notte, siamo tornati al Congresso ed abbiamo informato i congressisti di quello che si farà e delle promesse del presidente Andreotti di contattare altri presidenti europei durante la domenica. Ho visto molta buona volontà, ma anche l'incapacità dell'Europa di intervenire immediatamente. Per questo, vorrei ancora una volta sottolineare, a partire dalla della situazione in Bosnia ed Erzegovina e affinchè lo stesso non accada in Kosovo, nel Sangiaccato e nella Macedonia, la necessità di formare le forze europee con l'obiettivo di punire l'aggressore e fermare l'aggressione, non solo sul territorio della ex Jugoslavia, ma ovunque nel mondo. L'incapacità di punire l'aggressore e di fermare i crimini è molto pericolosa, anche perché serve da esempio ad altri che cercano di cambiare i confini con la forza e che vogliono realizzare i loro obiettivi imperialistici.

MARCO PANNELLA - COMBATTENTE PER LA CROAZIA

Essendo tornato da Roma appena lunedì mattina ed avendo ascoltato alla radio le notizie, mi chiedevo quanti bambini devono ancora morire perché si svegli la coscienza dei responsabili. Secondo quello che ho visto a Roma, secondo l'incontro con molti parlamentari di vari paesi e secondo quello che ho sentito da Andreotti, avevo capito che anche noi nel Governo croato ed anche i cittadini della Croazia aspettiamo troppo dalla comunità internazionale. Semplicemente le istituzioni internazionali non sono ancora capaci di un intervento veloce, sono inerti e, a causa di vari interessi globali e di interessi contrastanti dei vari stati hanno bisogno di tempo per fermare i criminali come Adzic e Milosevic.

Inoltre, avevo capito quanto sia importante l'opinione pubblica e il suo influsso sui Governi democratici e sulle istituzioni democratiche in Occidente. In questo contesto è molto importante l'aiuto dei nostri numerosi amici nel mondo che lottano insieme a noi per svegliare le istituzioni internazionali e far capire a loro che devono intervenire energicamente con tutti i mezzi necessari. Marco Pannella è uno di loro. Ha digiunato due volte per richiamare l'attenzione del Parlamento Europeo, dell'Italia e dell'opinione pubblica mondiale sulla tragedia che si sta consumando in Croazia. Durante gli allarmi, Pannella ha organizzato a Zagabria la seconda sessione del Consiglio Federale alla quale avevano partecipato parlamentari di 30 paesi del mondo. Alla vigilia del Capodanno è andato, con un gruppo di suoi collaboratori, a Osijek, indossando l'uniforme dell'esercito croato.

Al inizio, il Partito radicale era il Partito dei gruppi emarginati, si impegnava per i loro diritti. Oggi, per il suo modo nonviolento di risolvere i conflitti nazionali nell'Est europeo, il Partito Radicale sta cambiando . Le questioni principali sono diventate le seguenti: realizzazione dei diritti umani e delle libertà attraverso la completa individualizzazione per realizzare comunità di solidarietà, il diritto all'autodeterminazione dei popoli, perché solo i popoli liberi possono unirsi equiparatamente e liberamente in organizzazioni transnazionali e creare così la nuova Europa.

CI ASPETTANO GIORNI DECISIVI

Proprio durante il mio intervento al Congresso è stato organizzato l'arrivo della presidente del Partito dell'amore, la famosa pornostar Moana Pozzi. Moana Pozzi ha fondato il Partito dell'amore ed è stata la loro candidata per la Camera dei deputati, alle ultime elezioni in Italia.

Ancora, durante l'intervento di Pannella, uno dei congressisti si è alzato ed ha cominciato ad urlare al conferenziere, attaccandolo con parole forti. Subito sono arrivati i cameraman ed i giornalisti. Quando lo spettacolo era finito, il congressista si è calmato. Pannella ha spiegato a tutti i congressisti non italiani di non emozionarsi e che tutto sarebbe finito tra poco. Ed era finito davvero, dopo lo show, lo stesso congressista era molto tranquillo e costruttivo. All'entrata del Congresso c'erano diversi stand. C'era quello croato ed azerbejdiano, oltre quello africano e di vari gruppi marginali. C'erano molte lobby e petizioni sui più vari argomenti.

Al Congresso, i Russi erano particolarmente attivi, si potrebbe dire che il Partito radicale transnazionale si sta russificando, anche perché oggi conta più iscritti nell'ex Unione Sovietica, che in Italia. Molti rappresentanti degli stati nuovi e dell'Est europeo vedono la loro occasione nella costruzione di un forte Partito radicale transnazionale, con partecipazione di numerosi parlamentari di tutti il mondo. Fino ad oggi si sono iscritti 250 parlamentari provenienti dai vari stati del mondo, appartenenti a più di 80 partiti nazionali, perché al Partito radicale si possono iscrivere anche membri e rappresentanti degli altri partiti nazionali. Il Congresso non ha chiuso con i lavori, perché i congressisti hanno deciso di continuare tra qualche mese. Hanno inoltre incaricato gli organi principali del Partito di preparare la nuova concezione del Partito radicale transnazionale con l'obiettivo principale di iscrivere un grande numero di parlamentari di tutta l'Europa, perché esso diventasse una forza che può

contemporaneamente in tutti i paesi influenzare i propri parlamenti ed altre istituzioni, per cambiare la situazione attuale in Europa e nel mondo. Pannella ritiene che senza una tale azione, l'Europa non sarà pronta a fermare il terrore statale sui cittadini e che comincierà un'era di violenze e guerre.

Durante il Congresso era possibile contattare molti politici di rilievo di tutta l'Europa. Specialmente erano interessanti le conversazioni con gli Albanesi, i Musulmani, i Bulgari, i Croati della Vojvodina e le loro valutazioni sul futuro svolgimento della situazione.

Sulla base di tutte queste esperienze e colloqui, dopo esser tornato a Zagabria, ho scritto un progetto di lettera del Governo croato alle istituzioni internazionali, ai governi dei paesi democratici, all'opinione pubblica mondiale e ai cittadini della Repubblica croata. Con questa lettera, approvata ieri notte, ci rivolgiamo per la medesima volta alle istituzioni internazionali e all'opinione pubblica mondiale, sostenendo che sono i politici, insieme alla gente, responsabili delle decisioni che hanno preso, ma anche di quelle che non hanno preso e che invece dovevano prendere. Le ultime notizie ci dicono che la situazione si sta aggravando, e che tutte le misure prese fino ad oggi non hanno dato risultati che ci aspettavamo, e che dovrebbero essere più forti.

Non dubito della nostra vittoria finale, ma come uomo sono amareggiato dall'inerzia di molti, che parlano dei diritti umani e delle libertà nazionali, che potrebbero efficacemente fermare queste cose e non lo fanno. Per migliaia e migliaia di perseguitati e privi di ogni diritto, per migliaia di quelli che hanno perso la vita, che sono stati feriti, che soffrono terribilmente non dobbiamo gettare il manico dietro alle scure. Per questo abbiamo finito questa lettera da parte del Governo con un appello: che in questi momenti decisivi e pieni di difficili tentazioni ognuno, nel suo ambito, faccia quello che deve e può fare per la propria patria e il proprio popolo.

 
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