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Taradash Marco - 20 maggio 1992
SONO I NARCOS DI PIAZZA BOLOGNA O PACIFICI FUMATORI DI SPINELLI?
di Marco Taradash *

SOMMARIO: Due cittadini emericani, entrambi insegnanti di inglese, vengono arrestati a Roma perché coltivavano sul terrazzo di casa piantine di marijuana. Marco Taradash commenta questa "brillante operazione delle forze dell'ordine": se i due avessero comperato per strada un pezzetto di hashish se la sarebbero cavata con poco. Le piante sul terrazzo invece sono un reato, e reato grave: ma di fatto Patricia e Roger sono in galera per non aver ingrossato il borsello di qualche spacciatore

(LA REPUBBLICA del 20 maggio 1992)

A seguito di una - immagino - "brillante" operazione delle forze dell'ordine, due pericolosi criminali sono stati finalmente assicurati alla giustizia. Gli arrestati sono due coniugi americani, insegnanti in una scuola privata. Il corpo del reato è costituito da qualche decina di piantine di canapa indiana, che i due coltivavano sul terrazzo di casa dalle parti di piazza Bologna. Accusati di coltivazione illegittima di sostanze stupefacenti rischiano, sulla base della legge Jervolino-Vassalli (ma sarebbe stato lo stesso con la legge precedente) una condanna da due a sei anni. Se per disgrazia avessero un figlio, la pena potrebbe salire a un minimo di venti anni, perché l'associazione fra tre o più persone è punita "esemplarmente". Dura lex, sed lex?

Niente affatto, una legge che colpisce le persone per bene e alimenta i mercati criminali è una legge molle, fasulla e piuttosto ignobile. Sapremo soltanto nei prossimi giorni se i due arrestati sono dei pacifici fumatori di spinello, incastrati dalla spiata di qualche vicino drogato dalla "pubblicità progresso", o se sono due boss del narcotraffico, abituati a portarsi il lavoro a casa. Nel primo caso, il più probabile, dovremmo subito riconoscere che l'unico soggetto leso dalla loro attività di giardinaggio è stato il gruppo di spacciatori di Piazza Bologna o di uno dei 121 punti di vendita di eroina, cocaina e marijuana attivi 24 ore su 24 a Roma. Queste "drogherie" ambulanti sono state censite qualche mese fa dai consiglieri regionali Vanna Barenghi e Paolo Guerra, i giornali ne hanno parlato, la prefettura è stata "notiziata", eppure continuano a prosperare e moltiplicarsi. Non certo per un permissivismo della polizia: le brillanti operazioni anzi si susseguono, le carceri si gonfiano di tossicomani e p

iccoli spacciatori, eppure il mercato non ne risente affatto. Soprattutto quello delle droghe pesanti, il cui prezzo è ormai stabile da anni, nonostante le retate.

Questo mercato, proibito ma libero, liberissimo, produce a Roma ogni anno profitti per molte centinaia di miliardi. Somme che vengono poi riciclate in corruzione, tangenti e usura, oltre che in attività economiche legali (quanti bei bar e bei ristoranti nuovi di zecca nel Centro storico, Signor Prefetto). L'assurdo è questo: se i due avessero comperato per strada un pezzetto di hashish se la sarebbero cavata con poco. Una mattinata persa in prefettura, un fervorino dell'assistente sociale sui doveri degli educatori, un blando invito a preferire allo spinello il Chivas, quello degli spot. Le piante sul terrazzo invece sono un reato, e reato grave: ma di fatto Patricia e Roger sono in galera per non aver ingrossato il borsello di qualche spacciatore.

I due americani sono stati, pare, accusati anche di spaccio, perché le piante sarebbero così numerose da escludere il solo uso personale. Se questo è l'argomento, l'accusa è destinata a cadere: è bastato un giro di consultazioni fra amici giornalisti, in Transatlantico, per scoprire, uno: che tutti o quasi hanno coltivato qualche pianticella, due: che con una cinquantina di piante una famiglia va avanti qualche mese, non di più. Una nota infine: tutto l'affare, fra carte, manette e personale, costerà alla collettività una trentina di milioni. Soldi spesi bene?

* Deputato antiproibizionista.

 
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