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Il Partito Nuovo - 31 maggio 1992
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SOMMARIO: Un patto di federazione tra il Partito Radicale e la »Lega Internazionale Antiproibizionista : per offrire un servizio di azione, riflessione, proposte sul tema »antiproibizionismo in materia di droga . E', questa, un'iniziativa concreta, che va sostenuta con l'iscrizione al Partito Radicale.

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Il Governo federale svizzero ha deciso di varare dieci progetti-pilota nei confronti di 500 tossicodipendenti: riceveranno dalla struttura statale la sostanza stupefacente che abitualmente consumano. Si tratta di un esperimento, un primo passo verso una nuova politica in materia di droga, la legalizzazione, invocata, ad esempio, dal Premio Nobel americano, Milton Friedman e dal Presidente della Corte Suprema della Bolivia, Edgar Oblitas.

Attraverso una battaglia d'informazione e d'azione, culturale e politica, il Partito Radicale si propone di concepire nuove leggi per affermare la legalità contro le misure proibizionistiche di repressione, che non riescono per nulla a scalfire l'enorme potere delle organizzazioni criminali dei trafficanti di droga. Questo è anche l'obiettivo della Lega Internazionale Antiproibizionista, che durante il XXXVI Congresso ha stipulato un Patto di federazione con il PR.

(IL PARTITO NUOVO - N. 7 - MAGGIO 1992)

Diventa sempre più difficile per i generali della »guerra alla droga addurre ragioni morali a sostegno della loro politica. Sempre più spesso, ormai, essi vengono chiamati a rendere conto del loro operato e della loro strategia. Il Governo federale della Svizzera promuove - in via sperimentale - la distribuzione legale dell'eroina per ridurre il disastro personale e sociale provocato dai traffici e dai consumi illegali; il presidente della Corte Suprema di Giustizia della Bolivia, Edgar Oblitas, formula una proposta di legalizzazione per salvare quanto resta di democrazia in un Paese massacrato dalla violenza dei narcotrafficanti e dalla controviolenza degli eserciti antidroga.

Le grandi città europee si organizzano, varano patti di impegno civile importanti come la »Risoluzione di Francoforte , gridano ai Governi nazionali che sono indifese contro le minacce alla salute pubblica e all'ordine pubblico che derivano non dalle droghe ma dalla loro illegalità, si convocano in conferenze internazionali.

Anche il Parlamento europeo prende posizione, sia pure in modo ambiguo: da una parte affida agli Stati membri le raccomandazioni approvate dalla Commissione d'Inchiesta sul traffico di droga, che chiedono di modificare radicalmente le pratiche della lotta contro la tossicodipendenza e la criminalità; dall'altra difende le astratte categorie del proibizionismo, ma soltanto a prezzo di una lacerazione gravissima sia fra i due gruppi maggiori - il socialista e il democristiano - sia all'interno dello stesso gruppo di maggioranza relativa, il socialista. Ma, cosa del tutto nuova, impone per la prima volta ai Governi della Comunità, di misurare i costi e i benefici delle diverse applicazioni pratiche del proibizionismo, di valutarne i rischi per la salute pubblica (Aids), per la vita sociale (delinquenza, corruzione, paralisi del sistema giudiziario), per le libertà civili (attraverso i sempre più pesanti condizionamenti degli apparati di repressione sul sistema delle garanzie dello stato di diritto).

Sono ormai quattro anni che il Partito Radicale ha sollevato, prima in Italia, poi su scala transnazionale, la questione droga come questione cruciale della vita politica internazionale degli anni novanta. Con pochissime forze e mezzi (si pensi che la più importante associazione antiproibizionista italiana, il Coordinamento Radicale Antiproibizionista, ha un bilancio annuo che non arriva a centomila dollari), ma con una incessante attività di informazione, di lotte civili, di pressione sulle assemblee elettive, il Partito Radicale ha aiutato moltissimi a comprendere quanto giovi ai gruppi più retrivi, centralistici, burocratici, dei partiti e dei Governi nazionali, trasformare in una »guerra di religione una questione sociale, umana, sanitaria. La guerra di religione maschera finanziamenti a pioggia di centinaia di milioni di dollari per gli apparati di polizia o militari e sprechi colossali sul versante delle politiche sociali.

Proprio perché appare oggi sempre più chiaro l'intreccio affaristico fra le aree occulte dei poteri governativi e le organizzazioni criminali del traffico di droga, del traffico di valuta, del traffico d'armi, è necessario che a partire dai Parlamenti nazionali venga aperta la questione politica del superamento del proibizionismo. Come per il divorzio o per l'aborto, si tratta di prendere atto, per l'uso delle droghe oggi proibite, della inutilità degli esorcismi bigotti e della repressione che ne deriva. Sono fatti umani, che si pongono sulla linea di frontiera di ogni cultura o religione. Ad essi gli ordinamenti statuali debbono saper offrire risposte rispettose dei diritti di ciascuno, riducendo - non aggravando! - i costi sociali delle scelte personali. Soprattutto non debbono strumentalizzare la sofferenza umana a fini di potere ideologico o confessionale, oppure a fini di lucro.

Per offrire un servizio di azione, riflessione, proposte concrete, il PR ha stretto, nel corso del suo ultimo Congresso, una patto di federazione con la »Lega Internazionale Antiproibizionista (LIA), creata nel 1989 proprio su iniziativa del Partito Radicale. E' un patto di federazione che comporta un onere finanziario per il PR, ma che consentirà alla LIA di mantenere la sua piena autonomia e di rilanciare la sua attività. Attività di sostegno delle associazioni e movimenti antiproibizionisti di tutto il mondo e di confronto, al massimo livello scientifico e politico, con le grandi organizzazioni nazionali e sovranazionali. E' una iniziativa concreta che va sostenuta con l'iscrizione al Partito Radicale, perché la forza così limpida delle ragioni antiproibizioniste non divenga, magari per la sottovalutazione dell'importanza di ogni gesto individuale, ragione di sconfitta della sua organizzazione politica.

 
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