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Pannella Marco - 3 giugno 1992
PANNELLA: MI CANDIDO ALLA PRESIDENZA DELLA CAMERA. IL PERCHE'

SOMMARIO: Il comunicato con il quale Marco Pannella annuncia la sua candidatura alla presidenza della Camera dei deputati, dopo la rinuncia di Stefano Rodotà. "Proprio perché onoro profondamente il candidato Giorgio Napolitano, che ha tutta la statura e la storia per candidarsi efficacemente a presidente della Camera dei Deputati, scendo personalmente in campo per dire decisamente "no"! al metodo con cui è scelto. Si è scelto di farlo di fatto nominare dall'amico Bettino Craxi. Sono contro le nomine, per le elezioni, nelle sedi politiche e parlamentari". Seguono le lettere inviate da Marco Pannella a Bettino Craxi (Psi), Mario Segni (Dc), Augusto Barbera (Pds), Umberto Bossi (Lega Nord), Paolo Battistuzzi (Pli), Luciano Caveri (U.V.), Gianfranco Fini (Msi), Giuseppe Tatarella (Msi), Antonio Cariglia (Psdi), Carlo Vizzini (Psdi), Dino Madaudo (Psdi) nelle quali motiva la sua decisione di candidarsi.

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"Ho letto la nobile e intelligente dichiarazione con la quale Stefano Rodotà rinuncia alla sua candidatura a Presidente della Camera dei Deputati. E' un atto politico cui da ogni parte dovrà essere riconosciuto il carattere di iniziativa democratica e di assunzioni di responsabilità politiche, se possibile, ancora maggiori di quelle sin qui assicurate.

Ciò detto, ho deciso di candidarmi alla Presidenza della Camera dei Deputati nella votazione di domattina.

Non intendo dare carattere simbolico, ma pienamente politico, a questa decisione. Proprio perché onoro profondamente il candidato Giorgio Napolitano, che ha tutta la statura e la storia per candidarsi efficacemente a presidente della Camera dei Deputati, scendo personalmente in campo per dire decisamente "no"! al metodo con cui è scelto. Si è scelto di farlo di fatto nominare dall'amico Bettino Craxi. Sono contro le nomine, per le elezioni, nelle sedi politiche e parlamentari.

Rivolgo un appello a tutti i colleghi perché vogliano prendere in considerazione questa candidatura. Grazie.

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Lettera a Bettino Craxi

Roma, 3 giugno 1992

Caro Bettino,

e allora mi candido anch'io. Forse al di là dei tuoi disegni e dei calcoli, oggettivamente come si diceva una volta , si sta arrivando ad una sorta di nomina, da parte tua, del Presidente della Camera. Un egregio, davvero, collega e compagno. Del PDS. Su questo, di per sè, nulla da dire. Avevo proposto il Presidente di quel partito. Per molti aspetti con modalità e intenzioni non dissimili da quelle che mi hanno portato a sostenere alla Camera e poi alla Presidenza della Repubblica la candidatura di Scalfaro. Un uomo del Partito, ma non un uomo di partito, o innanzitutto di partito. Certo, la DC di è trovata a dover pagare qualche scotto, che ha portato alla sua attuale crisi, o - piuttosto - che l'ha portata alla luce opportunamente. Il PDS non ha voluto pagarlo, o tu non glielo ha consentito.Tutti speravano, per la trasparenza della politica, che vi fosse nella tua decisione una ragione politica. Ma ieri sera ancora Achille Occhetto ha assolutamente e tassativamente escluso che questa elezione del suo can

didato, prescelto da te, possa implicare un qualsiasi accostamento al governo o alla maggioranza del PDS. Tutti sappiamo quali tremendi mesi il Governo del nostro paese dovrà affrontare. Allora? Non capisco. Non ubbidisco.

Anch'io, a meno di novità, non intendo "passare" alla maggioranza o al Governo; anche se continuo per motivi di metodo, come sempre, a richiedere a augurarmi che le condizioni, invece, si verifichino. Il che, francamente, non mi pare. E allora?

Sarei per questo meno di "area" di Giorgio Napolitano? più estraneo alla vostra storia ed al vostro futuro? Meno capace di raccogliere in questa Camera il libero sostegno di colleghi deputati di ogni settore; o meno meritevole? E il paese del 5 Aprile meno preparato a cogliere il senso e l'accettabilità di una mia eventuale elezione? O i compagni socialisti, quelli di Milano per primi? Deve continuare nei confronti della piccola minoranza che oggi formalmente in questa Camera rappresento, la sola "conventio ad escludendum" che la Camera stessa e le istituzioni ferocemente hanno mantenuto, anche ad opera del PCI-PDS?.

No, penso. Solo che non sarei "nominato", ma eletto.

E, da eletto, certamente non sarei in grado di assicurare all'"ordine " di regime quella collaborazione che da quasi tre lustri non gli è mancata, dalla Presidenza della Camera. E servirei scrupolosamente e attivamente la dialettica costituzionale esaltando poteri e prerogative del Parlamento, diritti e doveri della sua maggioranza e delle sue minoranze, soprattutto di tutti e ciascuno dei suoi deputati. Nei limiti, beninteso, delle mie capacità; sicuramente inadeguate, per molti versi.

E della crescita, oggettiva, del mio peso politico, indipendentemente da quello istituzionale, che uso farei, Bettino? Dubbi?

Penso di no. Grazie dell'attenzione. Ciao

Marco

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Lettera aperta a Mario Segni ed Augusto Barbera

Roma, 3 giugno 1992

Caro Mario e caro Augusto,

stiamo arrivando non all'elezione, ma alla "nomina" di un caro ed illustre collega del PDS, da parte di Craxi, e con il successivo assenso della DC.

Non riesco a scorgere nessuna trasparenza in questa politica ed in questa proposta. Occhetto ha giurato che in nessun modo questo significa avvicinamento alla maggioranza ed al Governo. Il che accadrà, magari, a suo nome. Ma, allora, le ragioni di Craxi, e l'automatico assenso della DC, sono inintelleggibili o sono, semplicemente, il proseguirsi del consociativismo ideologico e pratico.

Lealmente, non capisco. O non sono d'accordo. Non sono d'accordo a smentire in tal modo e con tale rapidità quel che questo Parlamento ha fatto e meritato eleggendo, come ha eletto, Oscar Luigi Scalfaro.Il "come" ed il "cosa" non sono accettabili.

Ci troviamo di fronte ad una mera reazione psicologica degli stati maggiori di partito, o di alcuni di essi; ad una sorta di vendetta come per mostrare alla Camera chi resta padrone.

Allora, non mi resta che contare sul fattore sorpresa, per dar sacco a questa povera e inadeguata manovra, e candidarmi io stesso, per sbarrare il passo ad un errore, o a quella vendetta.

Voi mi conoscete, come mi conoscono i colleghi deputati.

Sapete in che cosa mi si può far fiducia, e quali siano, se ne ho, le mie capacità di cittadino, di persona, di parlamentare. In particolare nel contesto di oggi , dopo il voto del 5 aprile, e quel che è da allora accaduto; e quel che ci attende.

Conto quindi sul vostro sostegno, attivo e leale. Almeno quello della vostra attenzione, della vostra riflessione, del vostro interrogarvi, del vostro rispondervi e rispondermi in modo coerente con il vostro "Patto" e le interpretazioni e gli annunci con cui lo avete illustrato.

Penso che i vostri elettori, l'opinione pubblica capiranno e ci faranno più fiducia, avendo più speranza. Grazie.

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Lettera ad Umberto Bossi

Roma, 3 giugno 1992

Caro Bossi,

ho deciso - di sorpresa e contando anche sull'effetto sorpresa - di oppormi alla "nomina" partitocratica di un Presidente della Camera, pur altamente rispettabile che sia il collega Napolitano da ogni punto vista. Ho deciso di tentare di sbarrare la strada a questa nomina, scendendo in campo personalmente. Al solito puntando sul poco possibile contro il molto probabile. E' il destino, ma anche l'onore, di chi è minoranza, di chi è senza potere, e non vuol rassegnarsi a vivere nella giungla, o a mugugnare, insultare, abbaiare e mai mordere, tuonare e mai far piovere.

La situazione è chiara. Per non fare eleggere Napolitano occorre innanzitutto poter sperare di togliergli voti nei gruppi che sono comandati a votarlo. PDS,PSI,DC,PRI,PSDI.

Come immaginavo, l'incapacità, l'impossibilità, la non volontà da parte del PDS di accettare l'elezione del suo Presidente, ne ha portato, oggi, ad una crisi che può esser conclusiva, specie se non sarà compensata dalla "nomina" consociativa del suo candidato.

Candidarlo, da parte mia, è stato anche determinato dalla volontà di imporre o secondare questa prova. Apertamente, lealmente.

La prova non è stata superata. Ma, nel PDS, non sono affatto certo che fra me e "il candidato della DC e di Craxi" siano unanimi a votare quest'ultimo. Conto che non siano pochi i colleghi di base della DC che possano preferire disobbedire e preferirmi a Giorgio Napolitano. Nel PSI e nel PSDI vi sono molti compagni e amici di sempre, che mi vogliono bene e mi stimano. E non dei minimi.

Attualmente, dunque, non credo che altri possano dare scacco o tentare di portare un colpo contro questa "nomina" con maggiori possibilità di me. Penso, dunque, che posso arrivare ad immaginare, da pazzo quale sono, che riesco a impedire l'immediata elezione di Napolitano. E' difficilissimo, ma possibile.

Ma se si va poi ad una altra votazione, l'effetto sorpresa sarà neutralizzato e lor signori potranno cercare di porre riparo, magari rimandando a domani la nuova votazione.

Voi mi conoscete, come tutti. Nel bene e nel male. Sapete quel che potreste attendervi da me, e da altri. Non credo che i vostri elettori riterrebbero, nel caso, che avete sostenuto un disonesto o un uomo di potere o anche di regime. Anche per questo mi auguro che vogliate sostenere la mia candidatura, nel contesto in cui nasce.

Altrimenti, credimi, potrete ugualmente contare sempre sulla mia lealtà, sulla mia attenzione, sul mio rispetto; nell'un caso e nell'altro, non cambierebbe, su questo piano, assolutamente nulla.

Ciao! Grazie

tuo Marco

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Lettera a Paolo Battistuzzi

Roma, 3 giugno 1992

Caro Paolo,

stiamo arrivando non alla elezione del Presidente della Camera, ma alla sua nomina. Già questo, già questo "come" non è accettabile; e non è necessario, nelle condizioni date, subirlo.

Ma v'è di più, e di più grave. Ieri Occhetto ha confermato, in termini tassativi, assoluti e solenni, che la eventuale elezione di Napolitano non ha nessun rapporto, proprio nessuno, con eventuali loro accostamenti a responsabilità di maggioranza, e di governo. E allora che senso ha assegnare al PDS, in quanto tale, la Presidenza della Camera? Io posso anche aderire ad un disegno di Craxi, anche se non concordo nella sua specificità con esso.

Ma seguirlo, obbedirgli, rassegnarmi, limitarmi alla protesta o al mugugno, dinanzi a sue decisioni imperscrutabili o prive di senso, a suoi comandi, questo no.

I fatti dimostrano che ho avuto buone ragioni a proporre Stefano Rodotà, per criteri e valutazioni non distanti da quelli per i quali la DC finiva per accettare l'elezione di Scalfaro o avrebbe pagato quel rifiuto ad un prezzo molto alto. La linea opportunistica, demagogica, velleitaria, equivoca di conduzione del PDS, proprio oggi deve fare i conti con la risposta di Rodotà, che liquida alla radice la credibilità della proposta di rinnovamento radicale lanciata, con una fuga in avanti delle solite, da Occhetto. E noi dovremmo ora regalare al PDS questa vittoria?

Se Napolitano non è eletto, se dovessi di sorpresa farcela io, o - mandata a vuoto la votazione, altri, ma l'effetto sorpresa verrebbe a mancare - la crisi del PDS scoppierebbe subito. Le dimissioni di Occhetto, mi sembra, sarebbero immediate. Forse anche la spaccatura del PDS. E, en passant, alla vigilia delle consultazioni, anche Craxi sarebbe "uno di noi", con il quale volentieri concordare l'opportuno, ma non da subire come despota necessario: oltre tutto non è in forma, mi pare.

Un altro che, penso, non sarebbe proprio contento è Giorgio La Malfa; ed a ragione.

Penso di essere in condizioni più di qualsiasi altro, in questo momento, e di sorpresa, di sottrarre voti "di maggioranza" a Napolitano. Nel PSI stesso. Nella DC, non solamente a causa e dopo il voto sul Presidente della Camera e poi della Repubblica, ma per l'incazzata generale con cui si sono fatti annullare in questa fase ed arrivano all'ordine di voto ultragratuito per un PDS. E nello stesso PDS, dopo quanto è accaduto.

Per il resto mi conoscete. Nell'assieme meglio di ogni altro. Un vostro sostegno mi sarebbe quindi prezioso e caro.

Lo sapete.Così come sapete che, checchè decidiate, resterò.

il vostro Marco

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Lettera al Presidente del Gruppo Misto Luciano Caveri

Roma, 3 giugno 1992

Caro Caveri,

ho deciso di sbarrare il passo alla "nomina" del pur egregio Giorgio Napolitano a Presidente della Camera.

Il "come ed il "cosa", se non il "chi", mi appaiono inaccettabili, o comunque inopportuni e da ostacolare.

Mi candido, quindi. Giocando il poco possibile contro il molto probabile. Non è la prima volta.

Tu e gli altri colleghi del gruppo misto, con rare o unica eccezione, mi conoscete. Sapete quel che, eventualmente, si può attendere dai miei limiti, ma anche dalla mia lealtà agli impegni che assumo.

Tentare di far mancare oltre 150 voti al candidato designato è certo quasi folle, quando non si ha altra arma che le mani nude di qualsiasi arma e di qualsiasi bottino da promettere a chicchessia.

Ma l'effetto sorpresa, e l'amicizia che da parte di non pochi mi viene testimoniata, da una parte, dall'altra la pochezza della operazione tentata, possono anche consentire di concepire un "nuovo possibile".

Ti ringrazio per l'attenzione e ringrazio tutti i colleghi del Gruppo Misto se anch'essi vorranno con questa onorarmi.

Cordialmente

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lettera a Ginfranco Fini e Giuseppe Tatarella

Roma, 3 giugno 1992

Caro Fini e Tatarella,

il "come" si sta giungendo alla elezione del Presidente della Camera mi sembra grave, difficilmente accettabile sul piano della opportunità politica e parlamentare. A riflessione fatta intendo cercare di sbarrare la strada effettivamente a questo tentativo, o a questa nomina.

Tento di opporre al probabile il possibile, fornendo una alternativa alla elezione del collega Napolitano, del quale ho peraltro grande stima.

Voi mi conoscete, al pari della maggioranza dei colleghi del vostro gruppo, e dei vostri militanti. Sapete che quando sbagliassi, lo farei nella mia piena autonomia e per i miei limiti umani e culturali, ma sempre al servizio dei diritti e dei doveri di ciascuno di noi e del Parlamento.

Visto che siete voi, e i precedenti che abbiamo insieme combattuto, è per iscritto che tengo a confermarvi che il vostro sostegno, ove vi fosse, mi sarebbe caro.

Cordialmente

Marco

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Lettera a Cariglia, Vizzini, Madaudo

Roma. 3 giugno 1992

Carissimi Tonino, Carlo e Dino,

a riflessione fatta intendo sbarrare la strada al "come" si sta per giungere alla elezione del Presidente della Camera. E' una nomina, non una elezione.

Giocherò il possibile contro il probabile. Voi mi conoscete. Se fossi eletto, i miei saranno limiti di esperienza, di cultura, ma in alcun caso di senso di responsabilità e di riferimenti democratici e parlamentari.

Per quanto riguarda la crescita della mia responsabilità politica, voi sapete meglio di chiunque altro, per esperienza diretta, che essa sarà dedicata a speranze comuni e obiettivi di compagno e di amico.

Ho maturato questa decisione ieri sera, dopo aver letto il comunicato di Stefano Rodotà. Ho compreso che avevo fatto bene a porre al PDS, ed a tutti, questo elemento di scelta, di chiarificazione, di crisi - di crescita o di sconfitta.

Con quello che è accaduto, e con le tassative dichiarazioni di Occhetto che, in nessun caso, e in assoluto, la candidatura di Napolitano e la sua elezione possono aver un qualsiasi rapporto con scelte governative o di maggioranza, non comprendo davvero più perchè mai questo candidato PDS, per ottimo che sia, debba esser eletto, ed in tal modo, con tali procedure politiche.

Che la mia candidatura sia anche di una "area" comune, mi sembra che lo stesso Bettino potrebbe difficilmente negarlo. Che la mia eventuale elezione, in questo contesto, possa rappresentare una sconfitta politica piena della confusione e della demagogia del PDS, avendo io proposto e appoggiato lealmente il Presidente di questo Partito, mi sembra indubbio. Che potremmo quindi accelerare la formazione di un Partito democratico di effettiva alternativa all'ancien règime, anche.

Io non so cosa faranno la Lega e il MSI. Ma so che nella DC sottrarrò sicuramente voti al voto imposto. Anche nel PSI. Anche nel PLI e nel Gruppo Misto. E, ne sono certo, nello stesso PDS. Dunque molto può dipendere dal vostro voto, dal vostro sostegno, non fosse che per costringere ad arrivare ad una altra, una terza soluzione. Dunque....

Ma checchè decidiate, lo sapete, resterò anche oltre il ragionevole, se ve ne fosse bisogno, comunque, il vostro

Marco

 
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