SOMMARIO: Risoluzione sulle conclusioni dell'Earth Summit delle Nazioni Unite tenuto a Rio de Janeiro, approvata a larga maggioranza dall'Assemblea della Camera dei deputati italiana il 23 luglio '92. S'impegna il Governo italiano a predisporre gli atti necessari alla ratifica delle Convenzioni firmate a Rio, a predisporre ed adottare il Piano nazionale per l'attuazione della Dichiarazione di Rio e dell'Agenda 21, a predisporre dal 1983 un "Rapporto sullo stato dell'Ambiente e per lo Sviluppo Sostenibile" in attuazione degli impegni presi a Rio de Janeiro, ad attuare, in sede di revisione del PEN, gli impegni già assunti in fatto di riduzione delle concentrazioni di CO2 entro l'anno 2005 a livelli inferiori del 20 per cento rispetto a quelli dell'anno 1990, a progredire verso l'obiettivo di devolvere lo 0,7 per cento del PIL alla Cooperazione con i Paesi in via di sviluppo.
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La Camera,
in occasione del dibattito sulle conclusioni dell'Earth Summit delle Nazioni Unite tenuto a Rio de Janeiro nel giugno scorso;
preso atto delle mozioni presentate all'esame dell'Aula dai gruppi politici;
sentite le repliche dei Ministri;
riscontrato un sostanziale unanime accordo sulla necessità che tutto sia messo in opera affinchè non siano dispersi gli sforzi compiuti nei tre anni di preparazione della Conferenza e nel corso della Conferenza stessa da tanti uomini e donne di buona volontà rappresentanti di Governi, di organizzazioni volontarie di cittadini, delle comunità autoctone, di tutti coloro che hanno a cuore le sorti del pianeta;
impegna il Governo
a predisporre gli atti necessari alla ratifica delle Convenzioni firmate a Rio: quella sul clima e quella sulle bio-diversità procedendo anche all'adeguamento conseguente dell'ordinamento interno e predisponendo entro il 1993 i relativi piani di attuazione;
a predisporre ed adottare il Piano nazionale per l'attuazione della Dichiarazione di Rio e dell'Agenda 21, favorendo la partecipazione e il coinvolgimento delle ONG;
a presentare entro tre mesi in Parlamento le linee-guida per la predisposizione, in occasione di ciascuna sessione parlamentare di bilancio, a partire dall'anno 1993, di un "Rapporto sullo stato dell'Ambiente e per lo Sviluppo Sostenibile" in attuazione degli impegni presi a Rio de Janeiro e ribaditi nella Dichiarazione finale del Vertice dei sette Paesi più industrializzati approvato l'8 luglio scorso a Monaco di Baviera. Tale rapporto, predisposto dal ministro dell'ambiente e coordinato dal Presidente del Consiglio dei ministri;
sarà particolarmente volto a promuovere e verificare l'attuazione, sul piano interno e nell'ambito della politica comunitaria, degli obiettivi indicati nell'"Agenda 21" sottoscritta a Rio de Janeiro, dovrà fissare precise prescrizioni relative alle politiche di tutti i Ministeri in ordine al raggiungimento di tali obiettivi e dovrà essere presentato annualmente alla Commissione per lo Sviluppo Sostenibile che sarà costituita presso l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e agli organismi internazionali incaricati di attuare, ampliare e verificare gli Accordi in materia di ambiente globale e sviluppo sostenibile;
ad attuare, in sede di revisione del PEN, gli impegni già assunti con la risoluzione approvata dalla Camera il 21 marzo 1990, in fatto di riduzione delle concentrazioni di CO2 entro l'anno 2005 a livelli inferiori del 20 per cento rispetto a quelli dell'anno 1990; adottando politiche energetiche conseguenti che favoriscano il risparmio energetico e la diffusione di energie pulite e rinnovabili; a promuovere e concordare in sede comunitaria l'introduzione di politiche fiscali sull'energia con l'obiettivo di contenere l'aumento dei consumi e di reperire risorse per sostenere il decollo di teconologie relative al risparmio energetico e alle fonti rinnovabili e per concorrere a finanziare il trasferimento di tecnologie di salvaguardia ambientale ai Paesi in via di sviluppo, in particolare applicando una tassa sull'energia - secondo la proposta avanzata dal commissario all'ambiente della Comunità -;
a progredire, nel corso del prossimo triennio, in un contesto di progressivo riequilibrio dei conti pubblici, anche attraverso mirati strumenti fiscali da concordare e promuovere in ambito comunitario, verso l'obiettivo di devolvere lo 0,7 per cento del PIL alla Cooperazione con i Paesi in via di sviluppo, nel quadro di una radicale revisione delle attuali procedure e priorità di un rapporto con i paesi destinatari che sia rispettoso delle culture e vocazioni locali, ancorato ai principi di salvaguardia delle garanzie di pace e di democrazia, pregiudizialmente legato a corrette valutazioni dell'impatto ambientale degli interventi, finalizzato a promuovere politiche sostenibili sul piano ecologico e sociale, ma anche occupazionale; tale progressione sarà definita nelle sue scadenze temporali, in occasione delle sessioni parlamentari di bilancio e della programmazione economico finanziaria pluriennale;
a presentare al più presto al CICS e al Parlamento gli indirizzi programmatici sulla cooperazione, determinando così lo sblocco del 50 per cento dei fondi della cooperazione stessa ai sensi dell'articolo 3 della legge di finanza pubblica;
a realizzare, in accordo con la Convenzione sulla Diversità Biologica, il catalogo ragionato e completo delle componenti di tale diversità biologica, importanti per la loro conservazione e uso sostenibile, ad attuare il sistema di aree protette di cui alla legge n. 394 del 1991, promuovendo la protezione degli ecosistemi e habitat naturali, il mantenimento di popolazioni vitali delle varie specie in ambiente naturale e la conservazione delle specie endemiche e minacciate, la reintroduzione nel loro ambiente di specie minacciate, la tutela del patrimonio genetico anche tramite apposite banche di germoplasma; stabilendo e mantenendo programmi di educazione scientifica e tecnica per l'individuazione, la conservazione e l'uso sostenibile della bio-diversità e, più in generale, dando attuazione a tutti gli altri impegni ed accordi previsti dalla Convenzione sulla bio-diversità;
ad assumere iniziative in merito a progetti di riforestazione, difesa e valorizzazione del patrimonio boschivo e contro la cementificazione del territorio;
a modificare in sede nazionale e comunitaria la produzione agricola, attraverso finanziamenti a progetti per il risanamento e la modifica dell'agricoltura, allo scopo di renderla compatibile con l'ambiente, tutelando le bio-diversità. In tale ambito dovrà essere dato impulso allo sviluppo della agricoltura biologica;
ad assumere in sede internazionale le iniziative appropriate perchè i principi affermati a Rio si traducano in impegni, con risorse e tempi certi;
ad assumere un ruolo attivo nell'Assemblea Generale dell'ONU del prossimo autunno per la costituzione della Commissione a livello ministeriale per lo Sviluppo Sostenibile, intesa soprattutto come strumento di monitoraggio e di controllo degli impegni presi al Summit di Rio da tutti gli organismi nazionali e sovranazionali;
ad adoperarsi perché, come membro della CEE, venga dato un forte sviluppo agli impegni presi dall'Agenda 21 e dalle Convenzioni adottate a Rio, nell'ambito del Piano di Azione predisposto dal Governo inglese, attuale presidente di turno della Comunità, e secondo quanto concordato a Monaco dal G7;
ad assumere una forte iniziativa internazionale per il riesame della Dichiarazione dei principi sulle foreste finalizzato ad affrontare in maniera adeguata il complesso delle cause di deforestazione;
a contribuire al Programma pilota per le foreste brasiliane versando entro il 1992 i preannunciati cinque milioni di dollari al Fondo multilaterale della Banca Mondiale e a definire la base di un accordo bilaterale anche in relazione alle esigenze e alle richieste delle comunità locali;
ad intervenire nei confronti degli altri Paesi per una riforma delle normative nazionali ed internazionali in merito ai brevetti, anche riguardo ai possibili divieti di brevetti riguardanti organismi viventi e dei loro componenti, processi o prodotti;
ad adoperarsi nelle sedi internazionali, economiche e commerciali (FMI, BM, GATT) perché cessino gli effetti negativi del debito internazionale dei paesi del SUD (oltre 1.300 miliardi di dollari) sull'ambiente naturale e sui sistemi sociali dei Paesi in via di sviluppo e perché mutino le ragioni di scambio tra il Nord e il Sud del mondo rendendo operanti con opportune regole i meccanismi concorrenziali del mercato su scala mondiale e agevolando i miglioramenti produttivi nei Paesi in via di sviluppo;
ad agire in sede internazionale affinché i Governi forniscano alle popolazioni la massima informazione ed il massimo aiuto perché la scelta di mettere al mondo figli sia veramente una scelta d'amore e di responsabilità avendo presenti le condizioni del pianeta, le sue risorse e la competibilità con la sopravvivenza dei popoli;
ad intervenire presso la Comunità europea e in sede ONU affinché vengano progressivamente ridotti i finanziamenti alle spese militari per destinarli a progetti di cooperazione e di sviluppo secondo i criteri contenuti nella mozione n. 6-00169 approvata dalla Camera dei Deputati nel maggio 1991;
a dispiegare un'ampia azione di informazione dell'opinione pubblica e di efficace coinvolgimento delle istituzioni scolastiche nell'opera di formazione dei giovani e per la diffusione di una cultura attenta alla questione ambientale, alla solidarietà, all'uso attento delle risorse, alla riconciliazione con tutte le componenti della biosfera.