di Vincenzo MuccioliSOMMARIO: Nel corso dell'agosto 1992 si è aperto sulla stampa un dibattito sulla legalizzazione della droga. Vincenzo Muccioli, intervenendo su Il Giornale, afferma che la droga non può essere inclusa nella cultura come sostanza di lecito consumo neppure per chi già ne fa uso, ciò per il pericolo e la destabilizzazione che sviluppa in chi l'assume. L'uomo non è mai e poi mai un rottame da buttare, l'uomo è sempre e comunque da difendere, da recuperare.
(IL GIORNALE, 6 agosto 1992)
Barcellona
Vincenzo Muccioli da qualche giorno è in Spagna per impegni inerenti alle attività di San Patrignano i cui cavalli corrono per vincere medaglie alle Olimpiadi. Là lo ha raggiunto l'eco delle nuove polemiche scoppiate in Italia sul tema della liberalizzazione della droga.
Ci ha inviato un suo pensiero.
Ho saputo dai giornali che per 48 parlamentari di vari partiti la repressione non è vincente sul fronte della droga. Anche se io non sono nessuno mi si permetta da libero cittadino l'asserire che certi sistemi di vita, certi costumi e certi orientamenti dell'uomo non possono non essere repressi. Ciò proprio per stimolare l'uomo alle responsabilità verso sé stesso e verso la società, contesto del quale ciascun cittadino è parte sia nel suo agire costruttivo sia nel degrado e nello sfascio. Sfascio della propria vita e di quella altrui, della propria salute e di quella degli altri, del proprio equilibrio, della propria dignità e di quella del contesto sociale col quale vivendo interagiamo contribuendo a stabilità e destabilizzazioni, donando vita o morte. E' il tutto lecito che non paga mai e non è vincente, anche se comodo perché più congeniale alla natura dell'uomo quando si tratta di assecondare noi stessi anche in azioni sbagliate piuttosto che imporvi i veti.
Quando anche nell'uomo delle istituzioni, nel politico, nel responsabile delle strutture di servizio si innestano questi meccanismi ecco che nasce il disorientamento generale e una cultura che guarda più al proprio potere e immagine piuttosto che alla responsabilità per un servizio che dovrebbe essere invece dedicato solo alla tutela della vita e di valori.
Allora è facile e più comodo indulgere alle trasgressioni più che alle responsabilità. L'assistenzialismo e il pietismo in certe situazioni fanno comodo, dettati da basse speculazioni mischiate a irresponsabilità e menefreghismo sovente ipocritamente mascherato con la sbandierata difesa d'un bene prezioso, la libertà. Non ci capitano addosso per caso, le abbiamo invece coltivate a lungo in questa falsa libertà così pericolosa per chi la vive e per chi la subisce. Uomini di grande valore come Dalla Chiesa, Falcone, Borsellino e tanti, troppi altri, non ci sono stati tolti dall'oggi al domani, sono tragedie preparate nel tempo per nostra ignavia e speculazione. Forze dell'ordine contestate, troppo spesso accusate di essere repressive, la famigli a stessa spogliata dei suoi poteri, di responsabile guida nella formazione di giovani, così la scuola.
Questa non è la libertà che possa garantire una democrazia impostata sulla solidarietà e sul rispetto dell'uomo e della vita. E' libertà individualista, egotica dove tutto è concesso e sfocia in un'anarchia che dissacra la libertà autentica. Per questo, conoscendo quanto il Ministro Martelli si dedichi con impegno, determinazione e coraggio alla difesa dei valori, delle responsabilità individuali e sociali, della vita, la sua affermazione "Parliamone" circa la possibilità di legalizzare il consumo di droga non può essere interpretato come se egli fosse già orientato in tal senso. La droga non può essere inclusa nella cultura come sostanza di lecito consumo neppure per chi già ne fa uso, ciò per il pericolo e la destabilizzazione che sviluppa in chi l'assume. L'uomo non è mai e poi mai un rottame da buttare, l'uomo è sempre e comunque da difendere, da recuperare.