di Giorgio StracquadanioSOMMARIO: Nel corso dell'agosto 1992 si è aperto sulla stampa un dibattito sulla legalizzazione della droga. Giorgio Stracquadanio, intervenendo su Il Giornale in replica ad un precedente intervento favorevole al proibizionismo di Vittorio Mathieu, afferma che gli unici mercati liberalizzati sono quelli clandestini, dove si trattano merci proibite. L'attuale mercato della droga è un mercato liberalizzato, in cui non valgono le regole del diritto, ma quelle della violenza. Denuncia quindi la maggiore contraddizione dei proibizionisti che si accaniscono contro le droghe pesanti proibite mentre sono indifferenti verso le droghe pesanti legali: "cosa aspettate a lanciare una campagna per proibire tabacco e alcool, responsabili di effetti ben più gravi di quelli delle altre droghe?"
(IL GIORNALE, 19 agosto 1992)
Sono molte le contraddizioni dei proibizionisti sulla droga. Alcune le ha espresse Vittorio Mathieu su "il Giornale" di ferragosto.
Per Mathieu le proposte in gioco sarebbero due: liberalizzazione e legalizzazione. La prima sarebbe un regime di cosiddetto "libero" mercato, dove ognuno può produrre, vendere e acquistare droga, senza regole. Lo "status quo" senza sanzioni penali.
Per legalizzazione, Mathieu intende la somministrazione controllata di sostanze ad un determinato numero di consumatori che ne avrebbe diritto. Per tutti gli altri l'uso di sostanze resterebbe proibito.
Mentre questa soluzione non toglierebbe alla mafia il monopolio della droga e quindi si rivelerebbe inutile, la liberalizzazione sarebbe la "resa totale", fatta di droga libera, gratuita e assistita.
Ma gli antiproibizionisti non chiedono né l'una né l'altra cosa, bensì un regime legale di tutte le droghe, equivalente a quello vigente per due droghe pesanti: tabacco e alcool. Non chiediamo la liberalizzazione perché non esistono al mondo mercati legali liberalizzati. Non esistono merci che possano essere prodotte, commerciate e acquistate al di fuori di un sistema di regole scritte nel codice civile.
Gli unici mercati liberalizzati sono quelli clandestini, dove si trattano merci proibite. L'attuale mercato della droga è un mercato liberalizzato, in cui non valgono le regole del diritto, ma quelle della violenza, in cui i prezzi sono stabiliti dal produttore monopolistico (tale è un mercato clandestino anche se vi operano diversi soggetti), dove la forza del consumatore è nulla, le merci non rispettano standard qualitativi e non esiste obbligo di informare sul contenuto della confezione e sul rischio connesso all'uso, come invece si fa per le sigarette.
In regime di legalizzazione ogni droga costerebbe un millesimo del prezzo attuale, non sarebbe adulterata con sostanze letali perché prodotta dall'industria farmaceutica e la sua pericolosità sociale sarebbe minima e controllabile. E la mafia, come ha detto Ayala, non avrebbe spazio che per attività marginali.
Non sono solo queste le contraddizioni dei proibizionisti. "I veleni che generano dipendenza - scrive Mathieu - è bene che siano il meno possibile disponibili per i consumatori attuali e, ancor più, per i potenziali".
La storia di quest'ultimo secolo dimostra che tanto più sono stati rafforzati i divieti e le sanzioni contro la droga, tanto più sono aumentati i consumi. Dalla convenzione di Le Hague del 1912 a oggi le leggi nazionali e internazionali sono state via via inasprite e, contemporaneamente è aumentato il numero dei consumatori.
E' ormai un fatto e non una tesi che le leggi sono irrilevanti rispetto all'obiettivo di contenere i consumi di droga, mentre sono determinanti nel far nascere e sviluppare un potere criminale internazionale senza precedenti nella storia.
Ma quel che indigna nei proibizionisti è il loro accanimento contro le droghe proibite, unito all'indifferenza verso le droghe pesanti legali.
Il tabacco è la principale causa di tumore polmonare e l'OMS prevede per il duemila almeno tre milioni di morti. Altrettanto alto è il numero dei morti per alcool. Mentre l'Istituto Mario Negri informa, in uno studio pubblicato da "il Sole 24 ore" che i rischi dell'eroina sono l'overdose e lo stile di vita dei consumatori, effetti diretti della illegalità e non della sostanza.
E allora Mathieu, cosa aspettate a lanciare una campagna per proibire tabacco e alcool, responsabili di effetti ben più gravi di quelli delle altre droghe? E' prima di tutto una questione di vostra credibilità. Altrimenti si tratta solo di ipocrisia.