a cura di Rita BernardiniSOMMARIO: La campagna antiproibizionista sulla droga del Pr, del Cora e della LIA.
(Seminario del Partito radicale, Sabaudia 4-8 settembre 1992)
Le prospettive dell'antiproibizionismo appaiono più che mai interessanti in Italia, dove ogni giorno che passa non manca una presa di posizione nuova a favore di questa impostazione che fino a qualche anno fa appariva improponibile nel nostro Paese. Ma anche in Europa la situazione si presenta "aperta". In campo transnazionale è ancora tutta da sperimentare l'azione della LIA (Lega Internazionale Antiproibizionista) con la quale il Partito Radicale ha siglato un patto federativo nel maggio di quest'anno, quando a Roma si teneva la prima sessione del XXXVI Congresso del PR.
ITALIA
La stretta repressiva voluta da Craxi nel 1989 e culminata, nel luglio '90, con l'approvazione della legge "Jervolino-Vassalli" dimostra oggi tutta la sua inadeguatezza a fronteggiare un fenomeno che assicura profitti immensi al mondo criminale e mafioso. La ferocia degli omicidi Falcone e Borsellino ha fatto comprendere a molti politici italiani che la legalizzazione delle droghe darebbe un duro colpo alle organizzazioni mafiose che nel traffico delle sostanza stupefacenti trovano la loro principale fonte di arricchimento.
Più di 110 parlamentari appartenenti a tutti i gruppi politici, tranne il MSI, hanno dato vita, su iniziativa di Marco Taradash e di altri deputati iscritti al CORA - all'INTERGRUPPO ANTIPROIBIZIONISTA per la riforma della politica sulla droga. "Il crescente potere delle forze del narcotraffico e le nuove stragi mafiose, impongono - scrivono in un documento i parlamentari dell'intergruppo - l'assoluta urgenza di assumere la politica antiproibizionista come determinante nella definizione della politica contro la criminalità organizzata. L'intergruppo opererà affinché il Governo italiano proponga in ambito internazionale, a cominciare dalla Comunità Europea, una discussione aperta sugli esiti del proibizionismo e sulle prospettive della legalizzazione". Lungimirante appare in questo contesto la scelta fatta dal CORA nel gennaio del 1992, quando il Consiglio Generale decise di "sostenere" i candidati antiproibizionisti impegnati nelle diverse liste elettorali.
L'Intergruppo Antiproibizionista, per come è venuto formandosi, pone in essere quel concetto di "transpartito" che il PR ha sempre cercato di mettere in atto quando si è trattato di portare avanti grandi scelte ideali. A sostegno di questo modo di agire sono giunte recentemente altre, significative prese di posizione: quella del Ministro di Grazia e Giustizia Claudio Martelli che nel luglio scorso, a Radio Radicale, ha parlato della necessità di aprire una discussione sulla legalizzazione, e quella di Giulio Andreotti che, da mesi silenzioso nel dibattito politico, ha ritenuto di doversi pronunciare sull'antiproibizionismo affermando che "è bene che della legalizzazione della droga se ne discuta con profondità e in spirito oggettivo". Sia la dichiarazione di Martelli che quella di Andreotti sono state ampiamente rilanciate sulla stampa ed hanno contribuito a tenere aperto ad alti livelli il dibattito.
Come è tradizione della storia radicale, la battaglia antiproibizionista è incardinata anche con uno strumento di tipo istituzionale a disposizione dei cittadini italiani: sul referendum per abrogare alcune parti della legge Jervolino-Vassalli, il PR ha raccolto, lo scorso inverno, più di 730.000 firme. In misura minimale hanno contribuito all'iniziativa il PDS e Rifondazione Comunista che insieme hanno tirato su non più di 100.000 firme, ma queste adesioni vanno più che mai valorizzate per evitare marce indietro che per le due formazioni della sinistra, oggi più che mai preoccupate di un elettorato in libera uscita, sono sempre possibili. Lo "strumento" del referendum va utilizzato in tutta la sua potenzialità. Va innanzi tutto difeso dagli attacchi della Corte Costituzionale che con argomentazioni pretestuose e antigiuridiche potrebbe dichiararlo incostituzionale, con un colpo di mano, come è accaduto nell'81 per quello sulla depenalizzazione di hascisc e marijuana. Questo è il compito che dobbiamo affront
are nei prossimi mesi.
Cosa è possibile ottenere oggi, in Italia, sul fronte della legalizzazione?
Questa forza, tutta italiana, dovuta all'azione del Partito Radicale, del Cora e degli eletti antiproibizionisti (non dimentichiamo che il nostro Paese è l'unico al mondo ad avere eletti nelle istituzioni che si sono presentati in liste antiproibizioniste) può e deve essere utilizzata non solo per ottenere leggi nuove, nuovo diritto nel nostro Paese, ma anche per poter rilanciare in Europa e nel mondo l'azione antiproibizionista.
Non appare molto lontano il momento in cui sarà possibile depenalizzare il consumo e il commercio delle cosiddette droghe leggere (ricordiamo, a questo proposito le prese di posizione di Violante, Ayala, di poliziotti del SIULP), così come appare plausibile che si possa arrivare, in breve tempo seppure in via sperimentale, alla somministrazione ai tossicodipendenti di eroina o di altre droghe "pesanti". E' maturo il momento, insomma, di poter dar vita a quella politica di "riduzione del danno del proibizionismo" (harm reduction) già attuata ad Amsterdam, Liverpool, Zurigo.
EUROPA
In campo europeo un grande successo è stato ottenuto con la Risoluzione approvata nel novembre del '91 dalla COMMISSIONE D'INCHIESTA SUL CRIMINE ORGANIZZATO LEGATO AL TRAFFICO DI DROGA: in quel documento, promosso dal deputato europeo Marco Taradash, la Commissione si pronunciava "per riformare profondamente la politica fin qui seguita dagli Stati Europei". E' vero che il Parlamento ha successivamente smentito, con una Risoluzione approvata nel maggio '92, tale impostazione, ma il fatto che questo sia avvenuto con 135 voti contro 121, dimostra che la politica "proibizionista" europea sta perdendo il suo smalto mostrando qualche significativa crepa. (Va anche tenuto presente che quella votazione, sfavorevole alle nostre tesi, è stata possibile grazie ad un'alleanza fra socialisti italiani e spagnoli e conservatori europei)
Sempre in ambito europeo va considerato l'ottimo risultato ottenuto dal CORA, grazie soprattutto all'opera della Vicesegretaria Vanna Barenghi, di far tenere a Bologna, nel Novembre prossimo, la III Conferenza delle città europee sul problema della droga (la precedente si era tenuta a Zurigo). Il CORA è fra gli organizzatori dell'incontro che vedrà una partecipazione massiccia di Sindaci e amministratori locali provenienti dalle maggiori città d'Europa. Grazie al Partito Radicale sarà assicurata la presenza alla Conferenza di Bologna di rappresentanti provenienti dai Paesi dell'Est, Paesi che oggi cominciano a fare i conti con il grande traffico internazionale di droga e con le mafie ad esso collegate: è recentissima la notizia che individua nella città di Varsavia uno dei più grossi svincoli europei di questo traffico.
LEGA INTERNAZIONALE ANTIPROIBIZIONISTA
La LIA ha rielaborato un nuovo statuto di "Associazione Internazionale" riconosciuta dallo Stato Belga. Questo consentirà alla Lega di poter richiedere dei finanziamenti oltre che dei volontari che lavorino presso la sede di Bruxelles. Sono stati ricontattati tutti i membri (circa 300) ai quali è stato sottoposto il nuovo statuto. Altissima, vicino al 100%, è la percentuale di coloro che si sono dichiarati d'accordo con la nuova impostazione che, per superare le precedenti difficoltà dovute soprattutto alla mancanza di denaro che impediva le costosissime riunioni annuali, ha istituito un Direttivo ristretto con il compito di coordinare le attività; del Direttivo fanno parte Marco Taradash, segretario, Marie Andrée Bertrand, Presidente e Antonio Contardo, tesoriere. Il Comitato Scientifico, altro organismo previsto dallo Statuto, opererà su tre livelli, medico, scientifico e legale e lavorerà utilizzando in primo luogo lo strumento telematico. Ogni anno verrà elaborato un Rapporto (come quello di Amnesty Inte
rnational) sulla droga. Gli esperti del Comitato Scientifico integreranno i dati del rapporto annuale con le loro riflessioni. La Lega potrà così offrire - secondo quanto sostiene la sua presidente M.A. Bertrand - un valido supporto all'attività dei movimenti antiproibizionisti nazionali e porsi come interlocutore delle istituzioni sovranazionali (OMS, ONU, ecc).