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Gramellini Massimo - 6 settembre 1992
"PANNELLA, VOGLIO LA LUCE"
"DAMMI DUE SETTIMANE"

di Massimo Gramellini

SOMMARIO: La cronaca di una giornata di lavoro di Marco Pannella come Presidente della XIII circoscrizione di Roma (Ostia). Cosa ne pensa la gente, i politici.

(LA STAMPA, 6 settembre 1992)

OSTIA (Roma)

Ascoltami, "Panella". Se non mi fai avere la luce, l'acqua e l'allaccio delle fogne, io comincio lo sciopero della fame". Per la prima volta Marco Pannella è dall'altra parte della scrivania. Seduto in maglietta azzurra e bretellone verdi sulla poltrona di presidente della circoscrizione di Ostia, sta scrutando l'uomo che è appena entrato senza farsi annunciare. Vito Cosma è l'ambasciatore di settantacinque famiglie che, in attesa di avere una casa propria, hanno occupato quella degli altri. Un anno fa salì in cima ai tetti, minacciando di buttarsi. E adesso questa storia dello sciopero della fame. Forse solo lui, il principe dei digiunatori, riuscirà a fermarlo. "Tu non fai un bel niente!", tuona infatti Pannella: "Lo sciopero della fame è l'ultima carta. E invece tu vorresti giocartela subito". L'allievo sbanda, si confonde, arrossisce. La sua è una resa senza condizioni. Cioè, alle condizioni di Pannella: "Dammi due settimane, fino al 18 settembre, per occuparmi del vostro caso. Poi, se sarà necessario, d

igiunerò anch'io".

Lo hanno eletto meno di un mese fa: presidente di una circoscrizione in cui democristiani e socialisti hanno la maggioranza assoluta, ma vanno più d'accordo con Pannella che fra di loro. Lui l'ha preso come un gioco a termine, ma serissimo: basta guardarlo mentre detta alla segretaria una furente lettera contro la ditta che non ha ancora provveduto a sistemare i cassonetti dell'immondizia. Arriva da Roma intorno alle nove del mattino, a bordo di una Panda con autista concessagli dal Comune. Prima di entrare in ufficio, una palazzina inizio Novecento affamata di restauri, va in esplorazione solitaria dalle parti del lungomare. Ogni tanto scende dal marciapiede per esaminare le buche in mezzo alla strada: le guarda con odio, come se qualcuno gliele avesse scavate apposta durante la notte. Ma è distratto, sta cercando qualcuno. Ecco, in lontananza appare una squadra di operai incaricata di risistemare l'asfalto. "Volevo vedere se stavano lavorando", sospira prima di allontanarsi.

Al bar della piazza, la gente lo abborda con il cappuccino in mano e la bocca piena. le donne gli danno del lei e lo chiamano "onorevole"; gli uomini "Marco e "Panella", con una enne sola. "Onorevole, sto portando mia figlia in Canada perchè non voglio che viva qui. Faccio male?", si sfoga la signora Petra, in coda dal tabaccaio per comprare il nuovo bollo del passaporto. Per una volta, Pannella è senza parole. In ufficio lo aspettano tre segretarie, il pidiessino Roberto Ribeca e il verde Angelo Bonelli, un sosia del giocatore della Sampdoria Mancini. Con un repubblicano storico e un segretario delle Acli formano il governissimo voluto dai democristiani che Pannella dirige con burbero affetto: "Andate a fare tre fotocopie dal tabaccaio, pago io"; "Angelo, se mi dici "sì sì", vuol dire "no""; "Roby, o lo fai e non lo fai. Ma non puoi dirmi "lo sto facendo". Con me i gerundi sono aboliti".

"Ci ha ridato l'entusiasmo. Lui è uno che non si vende". gongolano le vittime, alle quali Pannella delega una porzione non piccola dei suoi affanni quotidiani. Decine di riunioni, di incontri e di udienze impreviste. Un'umanità dolente che sfila davanti alla porta del potere, spesso senza neanche sapere che dentro ci troverà Pannella. C'è la vecchina che vive da tre anni in una roulotte perchè qualche burocratiche ha smarrito il documento che sanciva il suo diritto all'assegnazione della casa. C'è una famiglia di pescivendoli a cui la Usl ha fatto chiudere il banchetto, dopo trent'anni di onorata presenza sulla piazza del mercato. Ci sono i proprietari di un circo che non possono piantare le tende perchè manca una firma sull'autorizzazione.

La vecchina piange, i pescivendoli mugugnano, quelli del circo alzano la voce, circondano Pannella sulla porta dell'ufficio: "Metta una firma, siamo stufi di aspettare!". "Io non firmo un bel niente, finchè non vedo di che cosa si tratta". "E noi ci mettiamo in piazza con i nostri venti elefanti e facciamo lo sciopero della fame". Ma allora è un vizio. "Resta da vedere se io vi permetterò di farlo", urla Pannella. Di lì a qualche minuto firmerà l'autorizzazione. Con i pescivendoli, invece, gioca d'anticipo. Li affronta in anticamera e prima che quelli - folgorati dalla visione - possano aprire bocca, lui li ha già smistati verso l'ingegner Contadini: "Vi aspetta, correte". Contadini è il nuovo capo dell'ufficio tecnico e sta cercando di restituire un po' di ottimismo ai suoi dipendenti, decimati e terrorizzati dallo scandalo tangentizio dell'autunno scorso. Dice: "Non importa se Pannella resterà poco. A volte per dare l'esempio può bastare un minuto".

Racconta Primo Frillici, il democristiano più votato di Ostia, arrivato dopo lo scandalo e a cinquant'anni suonati alla sua prima carica pubblica: "I nostri elettori ci chiedono: perchè avete messo Pannella? E il bello è che l'abbiamo proposto noi: era l'unico modo per sbloccare l'impasse in cui ci avevano gettato socialisti e pidiessini". "L'onorevole è uno che va sul concreto, senza tanto politichese. E' finita l'epoca dei lunghi discorsi e delle mani sporche". esplode Giuseppe Corti, presidente degli stabilimenti balneari di Ostia. Il nuovo presidente gli ha messo le palme sul lungomare e promette di valorizzare la costa, trasformando le dune di Capocotta in un parco naturale del Wwf.

Liquidati circensi, pescivendoli e bagnini, Pannella può finalmente rilassarsi: telefonando ai vigili urbani. E' il suo pallino. "Come procediamo coi sigilli, comandante Tomaselli?". A giudicare dal sorriso, le notizie che arrivano dall'altro capo del filo devono essere buone. "Entro domani non ci sarà più un cantiere abusivo in tutta Ostia", conclude Pannella, che è così di buon umore da abbracciare persino Faraoni, il consigliere socialista: "Mi hai votato, ma si vedeva che soffrivi".

"Onorevole, io l'ho sempre stimata....". Una voce timida. La voce di uno che sta per chiedere una raccomandazione. Pannella alza gli occhi. Sulla porta è spuntato Carmelo, un anziano signore con il cappello in una mano e la tessera da invalido nell'altra: "Onorevole, essendo che io ho dei problemi alla vista, vorrei tanto poter lavorare qui...". "Sarò leale - lo interrompe Pannella - io fra un mese me ne vado. Perchè alla dc e al pds ho spiegato che ...". E attacca a illustrare al pover'uomo la sua strategia politica. "Voglio Ostia più autonoma da Roma: con i suoi duecentomila abitanti sarebbe la dodicesima città d'Italia. Il sindaco Carraro è con me, ma se fra un mese non vedo risultati, metto i tavoli per le strade e comincio a raccogliere firme per il referendum...".

 
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