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Taradash Marco, Ventura Marco - 9 novembre 1992
Taradash: è' un primo passo verso l'antiproibizionismo
di Marco Ventura

SOMMARIO: L'accordo con il presidente Amato per la riforma della legislazione vigente sulla droga non è un compromesso: »il referendum continua per la sua strada, resta in piedi finché non vedremo quali soluzioni tecniche saranno adottate in concreto dal governo . »Chiediamo sostanzialmente due cose. Anzitutto la legalizzazione delle terapie e »l'abolizione del concetto di dose media giornaliera . »Oggi la droga è libera e criminale, noi vogliamo invece il controllo legale. Non solo a vantaggio di quel 3 per cento della popolazione che è costituito da tossicodipendenti, anche del restante 97 per cento .

(IL GIORNALE, 9 novembre 1992)

D. - Onorevole, Taradash, allora siete scesi a patti. Il governo libera dal carcere i tossicodipendenti e voi, in cambio, date un colpo di freno sui referendum...

"Neanche per sogno, da parte nostra nessun compromesso". risponde Marco Taradash, deputato e leader del Cora (comitato antiproibizionista): "Lo sarebbe, se avessimo davvero messo in dubbio il referendum. Invece sia chiaro: il referendum continua per la sua strada, resta in piedi finché non vedremo quali soluzioni tecniche saranno adottate in concreto dal governo".

D. - Voi, Cora, Pds, Verdi e Rifondazione volete abrogare gli articoli della legge Jervolino-Vassalli che sanciscono il divieto di drogarsi e le sanzioni penali contro i tossicodipendenti recidivi...

"Chiediamo sostanzialmente due cose. Anzitutto la legalizzazione delle terapie: in pratica i medici avrebbero la possibilità di prescrivere i farmaci sostitutivi e sperimentare la distribuzione controllata di eroina. In secondo luogo, l'abolizione del concetto di dose media giornaliera che oggi rappresenta uno spartiacque del tutto fasullo e arbitrario fra consumo e spaccio. In carcere finirebbero solo gli spacciatori; per i tossicodipendenti resterebbero le sanzioni amministrative, perché siamo vincolati alle convenzioni internazionali".

D. - E l'accordo con Amato?

"Amato ha acconsentito a scarcerare i tossicodipendenti e a non penalizzarli. Difficile dire quanti usciranno realmente: c'è chi sta dentro per consumo e chi invece, pur essendo consumatore e non spacciatore, è stato trovato con una dose superiore a quella "media giornaliera". Sarà il ministro della Giustizia, Martelli a decidere"

D. - E' fallita la legge o si è modificato l'atteggiamento politico generale sulla droga?

"E' fallita la legge. Il ministro Jervolino sosteneva che le nuove norme non avrebbero portato in galera i tossicodipendenti, ma gli spacciatori. Ma l'altra settimana il direttore generale delle carceri, Nicolo' Amato, ha detto che se si mette un altro letto a castello a San Vittore, si sfonda il pavimento. Nel Nord il 70-75 per cento dei detenuti sono tossicodipendenti".

D. - Si avvicina l'era antiproibizionista?

"Antiproibizionismo non significa abolire le pene per i consumatori, ma abolire il commercio delle droghe illegali. Significa distribuire le droghe in modo controllato, significa togliere il mercato della droga alla criminalità organizzata e mettere fine alla microcriminalità.

Questo del governo è il primo passo nella direzione giusta. Ma siamo ancora lontani dall'antiproibizionismo".

D. - Le migliaia di tossicodipendenti, una volta fuori dal carcere da chi saranno accolti?

"Se non cambia la legge in senso referendario, si troveranno di fronte il nulla o quasi. Per questo insistiamo sul referendum, che responsabilizza il medico di famiglia e il sistema sanitario nazionale. Amato, credo, sta affrontando il problema senza retorica."

D. - Quale peso politico ha il fronte antiproibizionista?

"L'intergruppo da me promosso conta 140 parlamentari di tutti i partiti tranne il Msi. C'è già, nel Paese, una maggioranza referendaria.

Oggi la droga è libera e criminale, noi vogliamo invece il controllo legale. Non solo a vantaggio di quel 3 per cento della popolazione che è costituito da tossicodipendenti, anche del restante 97 per cento."

 
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