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Kresevliakovic Muhamed, Ottoni Sandro - 14 novembre 1992
SARAJEVO: INTERVISTA CON IL SINDACO DELLA CITTA', MUHAMED KRESEVLIAKOVIC, ISCRITTO AL PARTITO RADICALE.

SOMMARIO: Accogliendo la delegazione (Sandro Ottoni e Aida Alibalic del PR, Walter Skerk, corrispondente dell'Avvenire e consigliere comunale PDS di Aurisina) che nei giorni scorsi ha visitato Sarajevo il Sindaco, in un lungo colloquio, ha illustrato la situazione della città e le necessità più urgenti. L'incontro si svolto al municipio, nello studio del sindaco, praticamente al buio per la mancanza di corrente, mentre tutti i presenti indossavano il cappotto a causa del freddo. Fuori si udivano esplosioni e colpi di fucile.

Ecco alcune trascrizioni dalla registrazione del colloquio.

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"Purtroppo il benvenuto che vi posso dare non è quello che Sarajevo è solita dare ai visitatori. ...

Da otto mesi noi siamo sottoposti ad un blocco totale che credo non abbia avuto paragoni al mondo. Anche a Stalingrado avevano un varco da cui ricevevano aiuti. Qui invece l'assedio è totale, la città è circondata in una presa e con degli obbiettivi che ricordano il medioevo. Si vuole prenderci per fame e per sete, ora da qualche tempo hanno anche ridotto i bombardamenti, -perchè sprecare le nostre munizioni- avrebbe detto Karadzic - quando li possiamo avere in un altro modo...

UNPROFOR (United protection forces) e UNHCR (United Nation High Comissionary for Refugees) parlano molto, dichiarano molto ma i risultati si vedono poco. Parlano spesso di umanità ma le loro decisioni sembrano piuttosto contrarie agli interessi della popolazione. Ci chiediamo se loro vogliono aiutarci davvero o se la loro attività sia una sorta di diversione tattica.

Ho qui alcune lettere che ho mandato a Boutros Ghali, ai Presidenti di varie nazioni, inviate il 28 di agosto, (anche al Presidente italiano) . In questa lettera parlavo dell'inverno alle porte. Da agosto ad oggi nulla è cambiato rispetto a quanto chiedevo e prevedevo.

Penso che questo inverno falcerà i vecchi e i bambini. L'Europa potrà così assistere nel presente all'applicazione della storica prassi degli Spartani per l'eliminazione dei più deboli. Secondo i nostri calcoli il 60% della gente non riuscirà a resistere prima dell'arrivo della primavera, questo vuol dire che 240.000 persone sono totalmente a rischio di vita.

Per quanto riguarda i bombardamenti quotidiani: noi abbiamo assistito alla distruzione degli asili, delle cliniche e dei reparti di pediatria, il reparto di maternità è stato attaccato tra i primi, al ferimento dei feriti con il bombardamento degli ospedali, al bombardamento dei luoghi dove la gente si riuniva, delle scuole e delle università, degli istituti, delle opere d' arte protette dall'UNESCO, alla distruzione di tutti i luoghi di culto, alla devastazione dei depositi di tram e di autobus, all'attacco e all'uccisione dei pompieri che intervenivano (sette ne sono morti), il ferimento del personale medico e paramedico durante le operazioni di soccorso, infine voglio dirvi anche della morte per fame di tutti gli animali dello zoo cittadino.

Bambini sono morti durante la giornata proclamata dall'UNICEF per la protezione dei bambini, a questo scandalo si aggiunge quello della stessa UNICEF che voleva soccorre i bambini con vestiti e coperte acquistate in Serbia, da quelli che ci stanno massacrando.

Potrei continuare almeno per due ore con queste notizie e paradossi. In questa città ci sono almeno 5000 donne che sono state violentate e messe incinta dai cetnici. Le hanno rimandate qui dopo cinque mesi affinchè non potessero più abortire.

O potrei parlarvi degli invalidi totali, privati di tutti gli altri. Si può scrivere una lista lunga chilometri.

Ma comunque, per essere sincero, appena ho sentito del vostro arrivo mi sono subito chiesto come sfruttare questa visita. Nei due anni del mio mandato ho incontrato vari ministri e alcuni premier europei. L'ultimo è stato quindici giorni fa con Mock, a Vienna.

Ogni volta che incontro questi signori mi rendo conto che non sono un diplomatico, forse non sono nemmeno un buon sindaco. Tutto quello che faccio è per portare aiuto alla gente di questa città, i miei viaggi in varie nazioni erano finalizzati a questo e a far sapere cosa qui accade.

Vi dico come potete aiutarci: qualsiasi cosa otterrete sarà buona, perché noi non abbiamo niente.

Abbiamo solo la speranza. Io vi prego, nei limiti delle possibilità del vostro partito, di riportare al mondo quello che avete visto a Sarajevo.

Abbiamo bisogno della coscienza dell'Europa, del suo aiuto per gli abitanti di questa città. Vi prego di intervenire sull'opinione pubblica italiana. Conosco l'Italia e l'ho attraversata varie volte, al Nord e al Sud, fino in Sicilia; sono convinto che se il popolo italiano fosse più informato su ciò che accade a Sarajevo premerebbe molto di più sul Governo affinchè intervenga. Mi sembra quasi inutile di chiedere qualcosa di concreto in una situazione in cui abbiamo bisogno di tutto. Al vostro partito chiedo soprattutto di far pressione sul Parlamento europeo e su quello italiano, e sul governo italiano, affinchè siano più attivi nell'aiuto della Bosnia Herzegovina.

Ancora voglio dirvi. Il burocratismo dell'UNPROFOR, il burocratismo di UNHCR, ci sta ammazzando. Qui avremo presto i primi bambini morti di fame, e ogni giorno partono da Sarajevo dieci aerei vuoti, è una catastrofe. Gli aerei sarebbero la via più sicura. Ma non voglio pretendere di evacuare tutta la città. Vorrei però che quelli che hanno gli appartamenti distrutti potessero andarsene, che se ne potessero andare i bambini ritardati che si trovano nel palazzo difronte casa mia. Oggi è il quindicesimo giorno che quell'edificio viene bombardato. Prima erano in un altro palazzo dove le tubature dell'acqua si erano congelate. Ora sono qui sotto le bombe. Vorrei che se ne potessero andare gli invalidi, i feriti per cui non abbiamo bende. Vorrei insomma che potessero lasciare la città coloro che non sono in grado di sopravvivere all'inverno. Lasciamo all'Europa la soddisfazione di massacrare soltanto noi che siamo relativamente sani. Sono molto deluso per il comportamento dell'Europa e del mondo, della Comunità

europea. Immaginavo che la Comunità internazionale, riconoscendo la sovranità e l'indipendenza della BiH, sarebbe anche stata disposta a difenderla con le armi. Non chiedo che arrivino a questo, ma almeno che cerchino di essere coerenti con le loro stesse decisioni.

Io sono un eterno ottimista, questo mi aiuta a superare le situazioni più difficili. Mi rendo conto che quello che ho detto è molto pessimistico. Però ci sono anche delle cose buone, per esempio fino ad ora, nonostante tutto, siamo riusciti ad organizzare una ventina di mostre d'arte, cinquanta concerti, prime di opere teatrali, ... certe difficoltà cerchiamo di prenderle con filosofia ... quando a casa mia diventano un po' nervosi a causa della mancanza di corrente, siamo in cinque e tutti fumiamo, io sostengo che le candele sono utili perché ci fanno risparmiare sui fiammiferi...

Vado spesso a visitare i quartieri di Sarajevo e la gente protesta per l'alimentazione, in tutto questo tempo gli aiuti umanitari erano costituiti da riso e maccheroni. Allora io dico loro che, se mi rieleggeranno, nel futuro della città sarà proibito l'ingresso di riso e maccheroni...

Ecco la situazione.

...

Per quanto riguarda Unprofor, non vorrei che mi comprendeste male. Senza di loro probabilmente saremmo già morti. Dico però che molte cose con loro non vanno bene, che bisogna fare un salto di qualità.

So che se andassi in Europa, girando città per città, potrei trovare molti aiuti. Ma anch'io sono prigioniero come i miei concittadini. Mi avevano invitato all'assemblea dei Sindaci austriaci: l'Unprofor non mi ha consentito di partire, non ha voluto garantire il mio viaggio.

Voglio parlarvi del mulino di Sarajevo. Questo era l'orgoglio della città e della Bosnia, macinava il 60% della farina di BiH. E' stato costruito da una ditta di Padova. Il mulino è ora semi distrutto. Ci servono pezzi di ricambio, sarebbero decisivi, invece di trasportare da fuori la farina potremmo produrla noi. Ma l'ingegnere responsabile del mulino non può lasciare la città, non può andare a Padova a spiegare cosa gli serve...

Credevo che la burocrazia l'avessero inventata i sovietici, vedo invece che anche in Europa la cosa ha attecchito..."

Per quanto riguarda il mulino, il giorno successivo il Sindaco ci ha fatto incontrare l'ingegnere responsabile (che si è tra l'altro iscritto al partito radicale), il quale ci ha consegnato una lettera con allegato un dettagliato elenco di pezzi necessari. Kreseliakovic ci ha pregato di trasmetterla alla ditta padovana: loro infatti non hanno nemmeno un telefono satellitare (costo: 20 milioni di lire) per comunicare con il resto del mondo. Di questi telefoni ce ne sono sei in tutta la città, uno alla presidenza, uno al governo, in tre ditte private e alla BBC.

Anche per le comunicazioni Sarajevo crede di essere rimasta sola al mondo.

 
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