Tunisi, 16 novembre '92.SOMMARIO: Indetto dalla "Organizzazione per la Pace dei Popoli dell'Europa e del Mediterraneo", che ha aderito alla campagna del Partito Radicale, il 16 novembre '92, a Tunisi, si è svolto un seminario "Per l'abolizione della pena di morte nel Mediterraneo". Per il Partito radicale e il comitato promotore della Lega Internazionale, hanno partecipato ai lavori Sergio D'Elia e Paolo Cesari.
Del POPEM (costituito in occasione e sulla piattaforma dell'incontro tra Bush e Gorbaciov nell'89 a Malta) fanno parte circa 90 organizzazioni di paesi che si affacciano sul Mediterraneo, in genere organizzazioni giovanili o studentesche di partiti nazionali, progressisti.
Il seminario sulla pena di morte seguiva un altro seminario del Popem, tenuto sempre a Tunisi nei due giorni precedenti per organizzare il 3· Festival della Gioventù del Mediterraneo, che si svolgerà a Malta ad agosto del '93, a cui il Partito radicale è invitato nella sezione dedicata alla campagna per l'abolizione della pena di morte.
Hanno partecipato al seminario sulla pena di morte circa venti esponenti di organizzazioni di Tunisia, Marocco, Siria, Libano, palestinesi, Cipro, Malta, Spagna e Francia aderenti al Popem: è la prima volta che rappresentanti di paesi che si affacciano sul Mediterraneo, quindi anche del mondo arabo e musulmano, si riuniscono per discutere e farsi carico di una campagna per l'abolizione della pena di morte.
L'incontro è stato importante perchè ha messo a confronto culture e sistemi politici molto diversi tra loro, su un tema che vede l'Occidente fermo ai soliti luoghi comuni sull'Islam e il taglio della mano ai ladri e, di contro, il mondo arabo attaccato alla questione di Israele (per due giorni, nell'altro seminario, i delegati si sono accapigliati sul fatto se invitare o meno al Festival di Malta un'organizzazione israeliana), della guerra del Golfo, dell'imperialismo americano...
L'Islam - è stato detto - non è uno solo, e il Corano è la legge penale tout-court in soli due stati, il Sudan e l'Iran, mentre negli altri stati, seppure in modi e a livelli diversi, esistono norme di diritto positivo che prevedendo la pena di morte introducono anche norme di procedura penale, più gradi di giudizio, insomma, garanzie giuridiche.
Interessante appare la situazione in Tunisia, dove - ha comunicato Samir Labidi, giovane giurista, figura emergente della politica tunisina, candidato alle elezioni - si annunciano importanti innovazioni, anche istituzionali: il prossimo parlamento verrà eletto con regole democratiche.
Per quanto riguarda la pena di morte, Samir Labidi ha riferito che il presidente della Repubblica Ben Alì, da quando è al potere, ha elargito la grazia in tutti i casi di condanne a morte, eccetto uno. Il presidente tunisino, in un'intervista a Le Monde, si è detto contrario alla pena di morte e alcuni parlamentari, pur non avendole ancora presentate, hanno stilato proposte di legge in questo senso.
Dalla Tunisia potrebbe venire prossimamente un segnale importante, importante per tutto il mondo musulmano. Una moratoria, ad esempio, per permettere che maturino i tempi di un progetto parlamentare marcato in senso abolizionista.
Secondo Labidi, il presidente tunisino è disponibile a pronunciarsi in un'occasione pubblica concordata coi promotori della campagna abolizionista: una conferenza stampa o un'intervista televisiva e radiofonica.
In generale, nel mondo arabo come altrove, la campagna parlamentare e sociale non può essere di tipo "proibizionistico": occorrerà avere un approccio progressivo, di rigorosa regolamentazione della pratica penale, anche della pena di morte: occorrerà tener conto di diverse e profondamente radicate tradizioni, culture, religioni, legislazioni e sacri testi.
Al termine del seminario, è stato costituito un gruppo di lavoro interno al Popem con il compito di trovare adesioni alla campagna abolizionista riferita al Mediterraneo. Un primo punto lo si farà a Roma, a febbraio, in occasione del congresso del P.R., al quale parteciperanno alcuni esponenti del Popem stesso.
Il seminario si è dato un primo obiettivo con l'organizzazione fra un anno, possibilmente a Tunisi, sotto il patrocinio della presidenza della Repubblica o del governo tunisini, di una grande convention del mondo arabo e mediterraneo, con la partecipazione di giuristi, parlamentari, associazioni, partiti.
Dalla convention, durante la quale potrebbe essere annunciata se non acquisita una importante iniziativa del parlamento tunisino, dovrebbero venir fuori un protocollo di intesa in senso abolizionista fra paesi arabi e uno, due obiettivi di azione parlamentare e di mobilitazione nei paesi dell'area del Mediterraneo.
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DENNIS SAMMUT - INTRODUZIONE AL SEMINARIO
Siamo molto felici di stare qui in Tunisia oggi con questa nostra prima attività in un paese arabo e siamo particolarmente lieti di essere qui per discutere di un'argomento di grande importanza, la pena di morte, un'argomento che è stato la base di un lungo dibattito negli ambienti degli intellettuali, avvocati e attivisti per i diritti umani per molti anni. Nel nostro congresso tenuto a Cipro, a novembre dell'anno scorso, abbiamo anche discusso questo argomento ed abbiamo deciso di appoggiare la campagna mondiale contro la pena di morte. La nostra organizzazione è un'organizzazione internazionale non governativa che si occupa in primo luogo di problemi di pace e sicurezza ma anche di diritti umani ed ambientalismo. 85 organizzazioni in 35 diversi paesi sono affiliate alla nostra, la maggior parte in paesi europei ma alcune anche in paesi arabi. Il dibattito nella nostra organizzazione sulla pena di morte è stato molto interessante perché ha sollevato diversi punti cruciali e evidenziato prospettive diverse
e c'è chi può rimanere stupito per il fatto che alcune persone favorevoli alla pena di morte provenivano da società sviluppate e sofisticate come la Scandinavia e altre del nord Europa. Questo lo dico semplicemente perché noi pensiamo che sia sbagliato marchiare in una maniera o nell'altra un paese, o più paesi, su questo argomento.
Comunque, abbiamo deciso di aderire a questa campagna e oggi abbiamo portato la campagna in un paese arabo, la Tunisia, e in questo breve seminario che terremo stamattina speriamo che lo scambio di idee sarà utile per tutte le parti e che potremo lavorare su questo argomento insieme nel futuro.
Vogliamo ringraziare gli "Studenti Democratici Costituzionali" della Tunisia per averci aiutato ad organizzare questo seminario, sono anche loro affiliati alla nostra organizzazione e siamo lieti di avere l'occasione di collaborare con loro su un'argomento di grande importanza.
Con noi ci sono anche rappresentanti della campagna mondiale per l'abolizione della pena di morte, coordinata dal partito radicale e ci auguriamo che ci possano aggiornare sulla situazione attuale nei vari paesi del mondo durante questa mattinata.
Intervento di SAMI ABID, Tunisia, presidente degli "Studenti Costituzionali Democratici":
"Grazie, signor presidente, desidero innanzitutto ringraziare tutti gli ospiti italiani."
[Prosegue in lingua francese e poi cita in arabo i due versi del Corano n.178 e 179 della Sura di Al Bakara (la vacca), N.d.T.]:
- o voi credenti, il vostro destino se uccidete è di essere puniti. Nella punizione avrete una vita: se pensate così magari vi ricrederete.
- Chi di voi rinnega la sua religione morirà infedele .
- El Adis (il detto maomettano): Chi cambia la sua religione uccidetelo
- Il verso 33 della Sura di Al Maida (la favola): la punizione di coloro che combattono Dio e il suo Profeta e generano sulla terra corruzione è di essere uccisi.
Intervento di AMMAR BECKDASH, Siria, del Partito Comunista Siriano:
"Mi chiamo Beckdash e desidero dire che noi riteniamo di non dover focalizzare il problema della pena di morte solamente nei paesi del sud del Mediterraneo. Noi nei paesi arabi lungo tutta la nostra storia non abbiamo conosciuto mai stermini collettivi, come sta accadendo nel civile ventesimo secolo cioè come accadde ai tempi della Germania hitleriana o dell'Italia di Mussolini, non abbiamo conosciuto né campi di concentramento né camere a gas né cose simili. Ma si concentra tutta l'attenzione talvolta su alcune aree che non hanno nessuna responsabilità in ciò che accade in esse. Intendo dire che in molti casi in alcuni paesi la pena di morte avviene grazie all'azione di forze esterne. La responsabilità della pena di morte in alcuni paesi è dei regimi al potere, in altri di regimi stranieri che annullano la pena di morte nella propria società. Basta guardare la storia: l'Inghilterra civile nel secolo scorso ha condannato a morte i Sebahi e precisamente nel 1870 , legandoli sulle bocche dei cannoni, tutto pe
r consolidare il suo dominio coloniale sull'India. Alcuni regimi sostenuti da ciò che viene chiamato il mondo civile hanno commesso stermini collettivi per la difesa degli interessi di questo cosiddetto mondo civile: in Indonesia nel 1965 tramite e senza tribunali sono stati uccise 800.000 persone per mano di un regime sostenuto dagli Stati Uniti d'America. In Cile e per difendere i monopoli americani della ITT e di altre multinazionali sono stati condannate a morte 50.0000 persone ma i mezzi di informazione controllati da certi ambienti e l'informazione internazionale in generale fa risalire tutto ciò o alla barbarie di questi popoli o alle loro natura barbarica e non agli interessi della forze esterne , vale a dire i centri dell'imperialismo. Oggi è stato detto molto sulla Jugoslavia ma lungo tutta la storia della Jugoslavia sotto ciò che viene definito il regime totalitario dal 1945 al 1989 ci sono prove o testimonianze di stermini collettivi commessi? La storia non indica tutto questo e l'informazione oc
cidentale può spremersi fino ad asciugarsi del tutto e non troverà alcuna prova, mentre ogni padre dell'attuale governo croato collaborava col governo hitleriano e con quello di Mussolini durante la seconda guerra mondiale; costoro hanno ucciso un milione e mezzo di tutte le altre nazionalità e di tutte le altre forze politiche avversarie. Tutti voi forse conoscete il campo di concentramento di Yas Maftis in Croazia: in quel campo di concentramento sono state uccise 800.000 persone. Oggi , se la tragedia dei Balcani esploderà di nuovo, la responsabilità della tragedia , delle pene di morte che si eseguono in essa e di tutte le sue barbarie non sarà dei popoli di questi paesi ma il responsabile sarà quel conflitto imperialista per la spartizione dei Balcani e della Jugoslavia, o meglio dire il conflitto tra gli Stati Uniti d'America e l'Europa civile. Ecco cosa intendevo quando dicevo che ci sono quelli che rifiutano di applicare nei loro paesi la pena di morte e lo fanno in altri paesi per i propri interessi
. L'ultimo punto riguarda la Georgia citata dal presidente del nostro convegno: probabilmente in Georgia esiste una tendenza ufficiale e propagandistica ad abolire la pena di morte ma i massacri che vengono compiuti dal governo georgiano, dal civile governo della Georgia contro il popolo di Abachisia"..... [si interrompe la registrazione all'improvviso, N.d.T.]
Intervento di NASHAT HASSANINE, Libano, della Gioventù Progressista del Libano:
[Riprende la registrazione da un discorso già iniziato] ...Per quanto riguarda i paesi arabi e islamici il tema ha un legame con le condizioni sociali in cui versa quest'area: sono queste le condizioni sociali che portano alla pena di morte in condizioni simili a quelle che molti paesi europei hanno vissuto lungo la loro storia. Io ritengo che bisogna distinguere tra l'Islam e la pena di morte: la nostra religione non ha parlato chiaramente di pena di morte. In tutte le leggi penali si legge: nessuna pena in mancanza di un testo chiaro. E si dice anche: la pena deve essere commisurata al delitto commesso. Tutto questo naturalmente è legato alle condizioni dei paesi interessati. Per arrivare alla fase di abolizione della pena di morte ci deve essere a mio parere uno sviluppo delle condizioni socioeconomiche di un paese e questo punto è legato a sua volta alle condizioni della situazione interna. Intendo dire e per esperienza, che condizioni come povertà , ignoranza e sottomissione politica ed economica cioè
condizioni sociali molto gravi producono molti problemi e delitti; prima di trattare storicamente la pena di morte o trattare il tema come valore ideale isolato dalle condizioni socioeconomiche bisogna riflettere altrimenti non si può fare un dibattito sul come liberarsi delle colpe della pena si morte. Dobbiamo cioè discutere anche sul modo di aiutare i paesi poveri soprattutto quelli del Terzo Mondo per far superare loro le difficoltà sociali ed economiche che portano a delitti e questi delitti vengono puniti nelle leggi interne con la pena di morte. Grazie"
Intervento di SAMIR LABIDI, Tunisia, giurista, presidente onorario dell'Unione generale degli Studenti tunisini, Presidente del Comitato della Gioventù, dell'Educazione e della Cultura nel Consiglio Economico e Sociale della Tunisia:
"Io ho una preghiera: bisogna discutere in questo convegno con un pò di calma, una specie di calma. Noi stiamo trattando un tema specifico. Non sono d'accordo con l'amico Beckdash dalla Siria né sono d'accordo con il suo modo di pensare. Capisco l'argomento dello sterminio collettivo, la questione del colonialismo, del fascismo , del nazismo e della Jugoslavia. C'è un bell'argomento citato dal collega francese sui bambini della morte in Brasile. In quest'epoca l'intera umanità vive tante tragedie, assiste a morti tragiche. Tutti noi ogni giorno sentiamo notizie di morte per causa della fame, come accade in Somalia. Questo significa che vi è già una decisione..... tu sei un popolo e devi morire. Questa è il massimo dell'arbitrio e della repressione. L'umanità vive problemi vecchi e marci in modo straordinario, ma noi scarichiamo la responsabilità sempre sulla storia, come si capiva dall'amico siriano, sempre sul colonialismo, cioè sempre sull'altro. Il nostro dibattito riguarda un argomento specifico che si c
hiama la pena di morte nella legge e da parte di istituzioni. La stessa azione umana comprende molti diritti: il diritto della donna, del bambino, della libertà di pensiero, della religione, sono tutti problemi specifici. Noi stiamo parlando di una campagna internazionale contro la pena di morte. Anche l'Europa ai nostri giorni ha la pena di morte: i condannati in America aspettano cinque anni e più per subire l'esecuzione della pena di morte , eseguita istituzionalmente. E' un argomento specifico , la pena di morte attraverso i tribunali. Come ho detto prima nella mia introduzione la questione è legata in generale alla questione dei diritti umani.
Noi abbiamo molti problemi nel campo dei diritti umani. Perchè sempre dobbiamo fare dell'altro , del bianco , dell'europeo il responsabile? Anche noi abbiamo la nostra responsabilità: dobbiamo lottare per il rispetto dei diritti umani. La stessa cosa quando parlo di quello che accade in Palestina: adesso, se vogliamo discutere della Palestina posso anche parlare di sterminio, ma io dico che in Palestina ci sono lì misure legislative, giuridiche, cioè i cittadini israeliani hanno il diritto, attraverso una legge o una misura legale, di portare le armi e sparare contro altri cittadini civili che fanno manifestazioni. La questione della pena di morte, qualunque sia il suo colore politico, o ideologico, si può sintetizzare in una frase che io posso dire così: è una questione concomitante vale a dire che è nostro dovere costruire idee , educare generazioni di bambini sulle norme di cittadinanza, del rispetto dell'altro. Quando io ho citato l'esempio tunisino, avevo sottolineato che noi nelle nostre scuole insegn
iamo una materia che si chiama diritti umani. Quando ho parlato dei diritti della donna ho parlato chiaro: ad esempio ci sono delle leggi come quella che permette al marito di uccidere sua moglie, con una legge!!!!! Queste leggi ci sono in alcuni paesi arabi e islamici: uno che trova sua moglie in tradimento, la può uccidere e non viene processato. Questa è una questione legata ad un sistema di leggi: noi qua in Tunisia , quando parliamo dei diritti dell'uomo e della condanna a morte sappiamo che ci sono leggi che riguardano la donna. Un marito qui da noi se fa la stessa cosa viene processato e punito. Tutte queste leggi e procedure giuridiche ed educative ci spingono verso la costruzione di una società umana che rispetti gli altri, una società di leggi e di istituzioni come aveva detto il mio amico Sami. Per questo io ho detto ai nostri amici del partito radicale che è una questione di tappe. La condanna a morte esiste infatti in America ma esiste anche in Arabia Saudita. Non si tratta quindi né di un prob
lema politico né di un problema di colonialismo o di imperialismo. Noi stiamo studiando qua che cosa pensa ciascuno di noi della condanna a morte come pena. Non c'entra niente tutto il resto. Non siamo d'accordo naturalmente con gli stermini, né in Bosnia Erzegovina, né in Cile, né in Brasile, non siamo d'accordo con la fame in Somalia o in Palestina. Questi sono altri problemi politici: dobbiamo lottare tutti quanti contro queste situazioni. Grazie."
Intervento di ALLAL MAHNINE, Marocco, della Gioventù del Partito dell'Indipendenza:
"Naturalmente stiamo discutendo la pena di morte. Desideriamo esprimere alcuni pareri sulle questioni sollevate. Grazie al fratello Samir Labidi per il suo intervento valido che tutti abbiamo ascoltato con attenzione. Vorrei esprimere un'opinione, un'osservazione per quanto concerne la vicenda dell'interpretazione dell'Islam, dal momento che il fratello Samir ha citato il Corano in due versi e ha riportato un detto del Profeta. Vorrei sapere innanzitutto se questo detto del Profeta rientra veramente nel Sahih, ossia se è attribuibile unanimemente al Profeta o meno. Le interpretazioni nell'Islam , anche sulla questione della pena di morte ci devono spingere a chiarire un punto, che nell'Islam ci sono tante scuole o riti o confessioni : ognuna ha una sua interpretazione, un suo punto di vista per un vasto complesso di problemi compreso questo. Potrei anche essere d'accordo con Samir quando diceva che in alcuni casi vengono applicate delle misure che non hanno niente a che fare con la legge islamica, come ad es
empio questioni di estremismo religioso. Il problema del mondo islamico in realtà è che noi troviamo dei mussulmani ma senza Islam, stiamo vivendo un periodo simile a quello vissuto dall'Europa quando la chiesa dominava la decisione politica.
Torniamo alla pena di morte: Samir ha cercato di rinchiudere tutto il dibattito sull'aspetto giuridico, ossia la pena di morte da un punto di vista giuridico. Secondo noi ancorare il dibattito solo in quell'aspetto creerà un problema molto difficile da risolvere perchè partiamo dalla convinzione che tutte le cose sono legate tra di loro e non possiamo isolare la pena di morte dall'ambiente. Allo stesso modo non possiamo dire nemmeno che la pena di morte è causata da ambienti esterni senza tornare a noi stessi e riconoscere certe realtà.
Perchè ho detto tutto questo? Perchè la pena di morte non esiste soltanto da un punto di vista giuridico ma nella maggior parte dei casi esiste in modo completamente illegale, vale a dire non sono i tribunali che emanano la sentenza della pena capitale ma questa viene applicata secondo determinate norme. Vorrei dare alcuni esempi di pena di morte che considero molto avanzati per quanto riguarda la nostra epoca e intendo la pena di morte che riguarda i prigionieri politici. Noi sappiamo che in casi di prigionia politica ci sono esecuzioni di pena di morte che avvengono in modo clandestino che si fanno tramite rapimenti, nell'assenza totale di tribunali di equi processi e di norme legali. Ci sono le pene capitali preparate e organizzate e sistematiche: è un nuovo tipo. Molte volte sentiamo di un politico che ha assunto una posizione non necessariamente politica ma una posizione distinta che muore in un incidente stradale. Gli incidenti stradali sono diventati un avanzato mezzo di pena capitale dei nostri giorn
i. C'è anche l'impiego dei veleni. Quindi da un punto di vista legale si può dire che la pena di morte è spesso apparente che non viene applicata, ma nella realtà dei fatti si applica in altri modi. I mezzi della condanna a morte si sono sviluppati parallelamente allo sviluppo delle tecniche moderne. Il problema oggi è che tutti parlano della necessità di abolire la pena di morte, ma in tanti casi vediamo che tutti sono disponibili ad eseguirla secondo i conflitti politici del momento con il concorso di tanti altri fattori. La pena di morte quindi ha assunto forme avanzate che ci obbliga a parlare anzi a pensare a questo termine con un suo vasto significato e non soltanto nella sua esclusiva forma giuridica. Desidero tornare ancora una volta ai detenuti politici, a coloro che vengono privati delle loro forze mentali dentro al carcere : è una specie di esecuzione in vita perchè se questo uomo detenuto rimane vivo ed esce un giorno dalla galera non ricorda più nulla, nemmeno il proprio nome: anche questa è una
pena capitale. Secondo noi la lotta contro la pena di morte deve essere totale ed assoluta, non deve essere soltanto contro quella pena capitale giuridica o legale ma contro tute le altre forme anche se ammettiamo la difficoltà del caso per vari dati e motivi.
Torno all'inizio del mio discorso per dire che la società civile ha un suo ruolo , e intendo quella che ha leggi scritte anche in presenza di conflitti di varia natura ci obbliga a cancellare dal nostro conto qualsiasi cosa che ci obbliga o ci induce ad annullare l'altro. Questo è un modo di lottare contro la pena di morte perchè se noi annulliamo l'altro aiutiamo la pena di morte ad acquisire varie forme e facce. Spero che questo intervento, questo contributo semplice venga arricchito nel dibattito dal momento che la pena di morte in questo convegno costituisce per noi una novità ma anche un momento utile per riflettere augurando un risultato fruttuoso e innovativo dopo la nostra discussione".
II· Intervento di AMMAR BECKDASH:
"Io non sono d'accordo con il metodo e la tesi del rispettabile collega Samir Labidi. Io quando ho parlato della pena di morte nei vari stati del mondo sono partito da due principi: primo, che oggigiorno nella realtà dell'unicità del mondo a conclusione del XX· secolo non possiamo analizzare qualsiasi fenomeno in qualsiasi paese senza collegarlo a tutto ciò che accade nel resto del mondo;
questo è il principio dell'unicità del mondo.
Secondo, io credo che la forma e il contenuto hanno un legame reciproco cioè la forma che si interpreta con le leggi ha un rapporto anche con la situazione sociale, economica e politica in ogni determinata società. Io ho parlato innanzitutto del contenuto . Prendiamo il rapporto tra forma e contenuto e facciamo l'esempio di Israele e il sionista. In Israele non c'è la pena di morte: l'ultima volta che è stata applicata fu contro Adolph Eichman, ma il sionista Israele, come ha detto il mio amico Samir, uccide molti cittadini del popolo arabo palestinese e non solo maggiorenni ma anche bambini con una brutalità incredibile, li uccide sia in manifestazioni che sotto tortura nei campi di concentramento e allora qui che cosa prendiamo? La forma dove non esiste una condanna a morte o il contenuto , dove si esegue la condanna a morte contro i membri di un popolo che aspira alla propria libertà? Io preferisco partire sempre dal contenuto. Se facciamo un paragone con un altro stato , ad esempio la Tunisia di cui parl
ava Samir, nelle leggi di questo stato c'è la pena di morte ma nel contenuto, e come ci ha illuminato il collega Samir, da moltissimo anni la pena è stata applicata raramente. Se partiamo dalla forma allora la situazione in Israele appare assai migliore e se partiamo dal contenuto non c'è paragone tra la realtà umana in Tunisia e la realtà disumana nel sionista Israele.
Per quanto concerne l'uccisione di una donna per mano di suo marito, ecc... ebbene, qui ci sono molti giuristi che sanno bene la legislazione islamica, la Sunna e tutto il resto delle norme legislative nell'Islam che non possono in nessun caso provare l'adulterio della moglie se non viene vista da quattro testimoni maschi o da otto testimoni femmine. Quindi un criminale che commette un omicidio per questo delitto deve prima avere tutto questo numero di testimoni, una cosa quasi impossibile, ma potrei dire non facile in tutti i sensi della parola. Per quanto riguarda invece i delitti di gelosia e le attenuanti al proposito, questo non c'è soltanto da noi nei paesi islamici; anche i nostri fratelli italiani ricordano il famoso film di Pietro Germi "Divorzio all'italiana", dove il protagonista del film, dopo aver ucciso la moglie per gelosia, è tornato nel suo villaggio come un eroe, questo nella Sicilia arretrata. Tale questione quindi non ha nulla a che fare con le leggi ma con norme socioeconomiche e con chi
deve applicare le leggi. Grazie."
Intervento di IBRAHIM AL KHRAISHI, vicepresidente relazioni internazionali del GUPS (Unione Generale degli Studenti Palestinesi):
"Innanzitutto vorrei parlare di questo argomento brevemente dal momento che sono palestinese. Come sapete finora non esiste uno stato palestinese che eserciti la propria sovranità legislativa e costituzionale sul suolo nazionale palestinese. Di conseguenza non abbiamo potere legislativo che possa legiferare pene di morte. Auguriamo che questa pena non venga istituita mai dalle nostre leggi. Non desidero in questo mio intervento parlare della pena di morte né nel suo semplice significato né in quello giuridico e comune. Vorrei invece partire da alcuni particolari che potrebbero costituire motivazioni fondamentali dell'argomento pena di morte, dove parliamo di molte democrazie in vari paesi che però usano questo sistema e lo includono nelle proprie leggi come gli Stati Uniti d'America.
Come mi ha preceduto il collega siriano nel parlare, Israele infatti non ha una legge sulla pena di morte, ma esercita la pena di morte in varie e numerose forme. Io ritengo che le giustificazioni della pena di morte nella maggior parte delle società o degli stati va ricercata nell'assenza di coscienza collettiva o per motivi di cultura generale nell'assenza della giustizia sociale, nell'assenza della democrazia della pace, dei diritti umani e del diritto di autodeterminazione per molti popoli ancora lontani dall'esercitare questo loro diritto contenuto in tutte le leggi internazionali, soprattutto nella Dichiarazione Mondiale dei Diritti dell'Uomo e nelle varie Convenzioni internazionali concernenti queste materie. Se vogliamo parlare di leggi, norme e regole internazionali, non possiamo sorvolare sui quattro accordi di Ginevra, il 1·,2·,3· e 4·; questo ultimo in modo particolare mi interessa in quanto palestinese. Il 4· accordo di Ginevra è sotto il seguente titolo: "I popoli e i civili che vivono sotto l
'occupazione" e di qui arriviamo anche ai due Protocolli del 1967 che parlano dei conflitti internazionali e dei conflitti non internazionali. Bene, tutte queste leggi, norme, convenzioni e accordi concordati e firmati dalla maggior parte delle società e degli stati vengono ogni giorno pugnalati ed uccisi all'interno dei territori palestinesi occupati. Un esempio: dall'inizio dell'Intifada palestinese fino a questo momento più di 1427 martiri palestinesi sono stati condannati a morte e uccisi con il fuoco dell'occupazione israeliana. Questa per noi è una pena capitale premeditata anche se non c'è una legge per la pena di morte: il 60% di questo numero è di ragazzi al di sotto di 18 anni. Dall'inizio dell'Intifada palestinese fino a questo momento più di 34000 aborti sono avvenuti a causa del gas velenoso, delle bombe lacrimogene e delle armi chimiche che gli occupanti usano. Questa è una pena di morte di feti nei grembi delle loro madri che la civiltà umana antica e moderna non ha mai visto, questo avviene s
otto gli occhi della legalità internazionale, delle varie istituzioni del mondo intero e non c'è nessuno che alzi la voce per fermare questo massacro , questo orrore che viviamo oggi nel XX-XXI secolo che dovrebbe essere il secolo della pace, della libertà, della giustizia, ecc.... Dove siamo rispetto alla lotta contro la tortura che porta alla condanna a morte? E' una parte o forse è un altro significato della pena capitale che avviene lentamente e non automaticamente con la fucilazione o l'impiccagione. Riteniamo che una delle problematiche fondamentali per arrestare questo delitto contro l'umanità non compreso nelle leggi di qualsiasi stato e che avviene con la scusa di sicurezza o con la scusa della stabilità di certi regimi in molti paesi, una delle problematiche è di condurre una lotta collettiva per debellare i motivi di fondo che portano a questo delitto, ad esempio la Palestina ha tutto il suo popolo che è condannato a morte sia quelli che sono nei territori occupati sia quelli che stanno fuori perc
hè il palestinese non sente la sua entità nazionale, impongono a lui tutti i poteri e non ha il diritto di difendersi attraverso leggi specifiche sue, e così la vita del palestinese è minacciata: ultimo esempio al riguardo è ciò che è accaduto durante la guerra del Golfo: il palestinese è diventato bersaglio. Perciò la libertà e il diritto all'autodeterminazione dei popoli sono i cardini fondamentali per arrestare i casi della condanna a morte di interi popoli, compreso il popolo palestinese. Grazie."
II· Intervento di SAMIR LABIDI:
"Grazie presidente. Certamente nella mia introduzione ho illustrato tesi accademiche della questione nel suo aspetto giuridico. Di sicuro il dibattito ha arricchito il tema. Senza dubbio ho ascoltato con molta attenzione l'amico Ibrahim dell'associazione palestinese dei diritti umani e dell'unione degli studenti e ritengo che questa mentalità questo metodo nuovo sono in grado di far crollare tutti i muri nel mondo per la difesa degli interessi e dei diritti del popolo palestinese. Come ho detto prima, non solo la legge in Israele vieta la pena capitale ma ci sono misure legislative che permettono ai cittadini di portare le armi e quindi di uccidere. Ho parlato anche prima dei massimi gradi di morte attraverso la fame, ho citato Bosnia ed Erzegovina , poi credo che l'argomento diventerebbe troppo lungo se dovessimo parlare di tutti i massacri e le uccisioni, tutte cose che conosciamo bene. Io credo che l'amico marocchino abbia fatto un discorso molto interessante sulla pena di morte, ma dico che io non ho com
plessi quando parlo dell'Islam. Conosco anche il cristianesimo, ho parlato nella mia introduzione scritta delle barbarie esistite in Europa nell'applicazione della pena capitale e dei suoi strumenti brutali. Vorrei ribadire ancora una volta che la campagna umana , la campagna dei diritti dell'uomo è una campagna universale per salvaguardare l'uomo chiunque sia. So che questa opera richiede sforzi e tempi lunghi ma tutti noi giovani, studenti dobbiamo accreditare questa mentalità in difesa dei nostri diritti, la mentalità di difendere i diritti umani , la libertà e la democrazia. Sono questioni nel cuore della lotta dei giovani e degli studenti . Credo che quando parlavo dell'Islam ho parlato di quei gruppi estremisti che presentano l'Islam con un'immagine distorta. Ad esempio l'anno scorso un gruppo terroristico estremista ha attaccato una sede di un partito , il partito del raggruppamento costituzionale , ha bruciato con la benzina nella notte uomini anziani, li hanno bruciati vivi . Questa operazione è sta
ta presentata da coloro che l'hanno commessa come un atto eroico per l'Islam. Ho parlato del taglio delle mani: questa è una responsabilità di tutti noi , la responsabilità come ha detto Ibrahim per la democrazia ed i diritti umani, è la responsabilità di tutti noi. Quindi non desidero assumere una posizione legale o giustificativa , continuo a dire che non si può addossare sempre all'altro i nostri guai , la nostra tragedia è nelle nostre mani. L'indipendenza e le condizioni sociali e politiche sono responsabilità nostra , il problema dei diritti dell'uomo è un problema comune, collettivo, anzi mondiale e umano . Quando noi vediamo in Sudafrica o in America Latina cortei e manifestazioni per i diritti dei bambini palestinesi significa che è una questione universale. Ibrahim ha citato gli aborti: uccidere la vita nei grembi delle madri , questo suscita solidarietà in tutto il mondo. Non dobbiamo dimenticare i palestinesi come popolo: non c'è nella storia moderna un popolo oppresso e ucciso come i palestinesi
. Basti citare Sabra e Shatila, là dove hanno ucciso 10000 persone in due giorni e con una decisione politica precisa, questo per non parlare di Tal el Zatar, dei campi profughi, del 70 in Giordania; tutti questi sono assassinii. Noi non parliamo di esecuzioni : il convegno è fatto sulla pena di morte , la pena, perciò tocchiamo gli aspetti storici, giuridici ed istituzionali. Certamente parliamo anche di uccisioni e omicidi, questo richiede poi uno sforzo immane perchè l'umanità, come ha detto Denis, continuerà ad assistere a molte tragedie, proprio come è successo in Kuwait per i palestinesi, o ciò che ha fatto l'esercito americano, come hanno riferito gli stessi giornali americani, che ha seppellito vivi centinaia e centinaia di soldati iracheni che si ritiravano in nome della legalità internazionale e nessuno parla di questo. Tutto questo ci interessa ma parlo anche delle nostre condizioni, della nostra situazione, della situazione araba islamica che non onora assolutamente qualsiasi democratico militant
e o patriota".
DENNIS SAMMUT - CONCLUSIONI
Grazie, è stato un dibattito interessante. Il dibattito non ha riguardato tutti i problemi politici, morali ed etici legati alla questione della pena di morte, che per molti anni è stato l'argomento centrale in vari convegni, ma dopo questa discussione siamo almeno un poco meglio informati e forse anche più convinti della necessità di lavorarci sopra nel futuro.
La nostra organizzazione vorrebbe cogliere l'occasione per costituire una piccolo gruppo di lavoro che coopererà con la campagna del Partito Radicale, però concentrandosi in primo luogo sulla zona mediterranea. Vorremmo chiedere alle varie organizzazioni qui presenti di aderire alla campagna e per presiedere il gruppo di lavoro proporrei Samir Labidi che ha molta esperienza sull'argomento e che darebbe grande prestigio alla campagna.
Il gruppo potrebbe essere coordinato dagli "Studenti costituzionali democratici" della Tunisia nell'ambito della nostra organizzazione. Più che altro si tratterrebbe di un comitato di lavoro dove potrebbero partecipare organizzazioni affiliate alla nostra ma anche altre organizzazioni interessate a questo argomento nella zona mediterranea.
SAMI ABID, Tunisia:
"Noi come studenti del raggruppamento costituzionale proponiamo di essere coordinatori di questa campagna nella speranza che il fratello Samir Labidi accetti la presidenza di questo gruppo di lavoro perchè veramente ha svolto un lavoro molto serio preparando la relazione di questo nostro convegno. Egli inoltre ha una sufficiente esperienza nel lavoro internazionale e regionale ed ha assunto molte responsabilità a livello internazionale come ad esempio l'Unione Mondiale degli studenti. Perciò noi chiediamo a lui in quanto mediterranei e tunisini, di avere l'onore di lavorare con Samir Labidi in questo gruppo di lavoro."
IBRAHIM KHRAISHI, Gups:
"Veramente ciò che abbiamo sentito nel presentare le attività e le iniziative che si intendono fare in questo settore, e per questa missione umanitaria, ci incoraggia. Noi come organizzazione giovanile e studentesca palestinese interessata ai diritti umani, dichiariamo il nostro desiderio e la nostra disponibilità a partecipare a o in questo gruppo di lavoro e di cooperare per portare avanti e al pieno successo questa idea con tutti i mezzi a disposizione.
GARCH ABDELLAK: Marocco, rappresentante dell'organizzazione giovanile della "Unione Socialista Forze Popolari":
"Noi come gioventù unionista desideriamo aderire al gruppo di lavoro ma abbiamo alcune domande da fare: per esempio quali sono gli orientamenti generali di questo gruppo di lavoro? Ha una piattaforma o no? Che considerazione dobbiamo avere in questa piattaforma, cioè legare il problema dei diritti umani alla questione sociale ed economica, ai rapporti nord sud o no? Ci sono altre cose anticipate e c'è una piattaforma di lavoro di cui non abbiamo sentito niente"
NASHAT HASSANINE, Libano, della Gioventù Progressista del Libano:
" Noi come organizzazione giovanile che lavora nel campo dei diritti umani a livello nazionale vi informiamo che vi sono molte organizzazioni, enti e organismi che lavorano in questo campo, oltre ad alcuni organismi giuridici che si interessano di tali questioni. In via di principio l'argomento ci riguarda nella stessa misura in cui interessa molte altre organizzazioni. Possiamo raggruppare tutti questi organismi e organizzazioni a livello nazionale in un quadro di coordinamento, possiamo anche istituire un mezzo di comunicazione col gruppo di lavoro per poter cooperare e contribuire con questo gruppo di lavoro"
ALLAL MAHNINE, Marocco, rappresentante della Gioventù del Partito dell'Indipendenza:
"Nello stesso contesto siamo interessati come gioventù indipendentista a metterci a disposizione del fratello Samir Labidi e degli studenti del raggruppamento costituzionale nel quadro di questo gruppo di lavoro, nella considerazione che l'argomento ci interessa molto in Marocco in coordinamento con i giovani unionisti. Faremo dei contatti con tutte le organizzazioni interessate ai diritti umani e all'abolizione della legge di pena di morte".
LAHSEN OULHIAD, Marocco, rappresentante dell'Unione Generale degli Studenti:
" In nome di Dio clemente e misericordioso, ciò che voglio dire è che l'abolizione della pena di morte interessa l'intera umanità, specialmente le organizzazioni e gli organi progressisti. E' possibile inserire questa questione nel contesto dei diritti umani, come hanno detto i miei fratelli prima; in Marocco ci sono molte organizzazioni interessate alla questione dei diritti umani e sono la lega marocchina per la difesa dei diritti dell'uomo, l'associazione marocchina per la difesa dei diritti dell'uomo, e l' organizzazione marocchina per la difesa dei diritti dell'uomo. Le tre organizzazioni coordinano tra di loro . Noi come unione generale degli studenti del Marocco daremo alla questione una grande importanza. Siamo disponibili a contribuire al gruppo di lavoro già proposto , a dare il massimo contributo ed aiuto per andare avanti su questa strada e per giungere a decisioni che permettano il cambiamento della situazione attuale nel bacino del Mediterraneo. Noi ci troviamo qua in rappresentanza del Mediter
raneo. Il gruppo di lavoro potrebbe anche allargarsi ed assumere decisioni in favore dell'umanità intera. Grazie".
DENNIS SAMMUT - RESOCONTO ADESIONI
Abbiamo concordato di costituire questo gruppo di lavoro, sarà presieduto da Samir Labidi e coordinato dagli "Studenti costituzionali democratici tunisini". Oltre a quest'ultimi, sette organizzazioni hanno dichiarato di voler aderire a questo gruppo, sono: i "Giovani socialisti di Spagna", l'"Organizzazione della Gioventù Progressista Libanese", l'organizzazione giovanile della "Unione Socialista Forze Popolari" del Marocco, l'"Unione generale degli Studenti Marocchini", il "Coordinamento delle Comunità portoghesi in Francia", l'"Unione Generale Studenti Palestinesi", la "Gioventù del Partito dell'Indipendenza" del Marocco.
Questo gruppo lavorerà nel contesto della nostra organizzazione e in collaborazione con la campagna mondiale contro la pena di morte del Partito Radicale.
Vi ringrazio per la vostra partecipazione a questo seminario, è stato molto interessante e almeno io ho imparato tanto e spero che darà slancio al nostro lavoro futuro per i diritti umani nella regione mediterranea. Dobbiamo essere consapevoli della situazione nei nostri propri paesi e non dobbiamo avere paura di criticare i nostri governi se ce n'è bisogno ma dobbiamo anche ricordarci di incoraggiare gesti e azioni positive. Penso che la nostra discussione sia stata interessante e che abbiamo raggiunto un buon risultato.
INTERVISTA DI PAOLO CESARI A GEORGE GEORGIOU
A George Georgiou, Segretario Generale della Gioventù Socialista di Cipro, vogliamo porre alcune domande riguardo la legislazione sulla pena di morte del suo paese.
Vorremmo sapere se nel tuo paese è prevista dalla legge la pena di morte e se viene comminata.
GEORGIOU: Si, la pena di morte è prevista dalla legge di Cipro, però non c'è stata condanna né c'è stata un'esecuzione negli ultimi 30 anni.
Ricordi qual è l'ultimo caso in cui è stata eseguita e per quale motivo?
GEORGIOU: Penso che sia successo nel 1965 e il motivo era per 3 o 4 assassinii.
Volevo sapere se ci sono ora delle organizzazioni politiche, partiti o movimenti che propongono anche l'abolizione formale della pena di morte?
GEORGIOU: Purtroppo nessun partito o movimento ha preso ancora questa posizione, però secondo me dovrebbero farlo.
C'è una differenza di posizione fra i vari movimenti e componenti religiosi a Cipro?
GEORGIOU: Non c'è differenza fra le due nazionalità che convivono a Cipro perchè esiste una legge, la legge di Cipro, e i movimenti religiosi non hanno preso una posizione specifica sulla questione della pena di morte.
Cipro viene conosciuta in Europa nei momenti di tensione fra le due comunità, volevo sapere se, rispetto anche alla immigrazione proveniente da altri paesi ci sono dei movimenti di tipo xenofobo che propongono un irrigidimento delle leggi rispetto a questo?
GEORGIOU: Sono sicuro che non esistono movimenti xenofobi a Cipro, abbiamo immigrati dai paesi arabi, anche dallo Sri-Lanka, dal Pakistan, dall'India e da altri paesi in Oriente ma vorrei insistere che non esistono sentimenti xenofobi a Cipro.
Che cosa pensi di quest'idea dell'organizzazione della campagna mondiale parlamentare per l'abolizione della pena di morte entro il 2000, pensi che può essere utile anche in una situazione come quella di Cipro?
GEORGIOU: Anche se non sono membro del parlamento io personalmente e la mia organizzazione appoggeremo questa campagna perché secondo me dobbiamo fare tutto il possibile per l'abolizione di questo uso terribile della pena di morte. Sono sicuro che i ciprioti appoggerebbero la campagna perché noi non vogliamo che altri esseri umani siano ammazzati per una questione legale.
C'è una grande ignoranza dalla parte della Comunità Europea della cultura islamica e spesso ci sono delle semplificazioni molto grandi, dato che noi parliamo di una campagna mondiale ci sono alcuni suggerimenti o conoscenze che tu hai che possono essere utili proprio per favorire l'ampliamento di questa campagna nei paesi di religione islamica?
GEORGIOU: Dobbiamo rispettare i costumi di tutte le culture. La cultura islamica ha certe usanze ma quando si tratta della pena di morte penso che dobbiamo tenere da parte le usanze e costumi delle varie culture e cercare di abolire questa situazione.
Vista la disponibilità tua e della tua organizzazione a impegnarsi in questa campagna vorremmo sapere se tu hai intenzione di partecipare alla seconda sessione del congresso del Partito Radicale all'interno del quale ci sarà la costituzione, con ogni probabilità, della Lega mondiale per l'abolizione della pena di morte?
GEORGIOU: In linea di massima si, vorremo partecipare, ma abbiamo dei problemi finanziari e per ciò non so se potremmo. Comunque, manderemo una lettera con la nostra adesione e i nostri suggerimenti sulla questione.
Grazie.
INTERVISTA DI PAOLO CESARI A DENNIS SAMMUT, Segretario Generale dell'Organizzazione per la pace dei popoli dell'Europa e del Mediterraneo.
Qual è il motivo che ti ha spinto ad organizzare questo seminario proprio a Tunisi?
SAMMUT: La mia organizzazione, l'Organizzazione per la pace dei popoli dell'Europa e del Mediterraneo ha appoggiato la campagna del P.R. sin dall'inizio, alcuni mesi fa, infatti al congresso della nostra organizzazione, tenuto nel novembre del '91 a Cipro abbiamo deciso che questa campagna avrebbe fatto parte del nostro lavoro per l'anno entrante e come conseguenza abbiamo iniziato ad organizzare una serie di attività, le prima delle quali è questo seminario in Tunisia al quale molte organizzazioni da alcuni paesi del Mediterraneo e personalità Tunisine e gente che lavora nel sistema giudiziario in Tunisia discuterà la questione della pena di morte e analizzerà la situazione particolarmente dal punto di vista della situazione in questo paese e nel mondo arabo.
Ha un qualche ruolo il fatto che tu sei maltese nell'organizzare un'incontro fra popoli del mediterraneo e, in particolare, a Malta quando è stata abolita la pena di morte?
SAMMUT: La pena di morte è stata abolita a Malta nel 1974, però esiste ancora per circostanze molto particolari, in caso di guerra e penso che sia una normativa molto simile alla situazione in Italia e in altri paesi Europei, ma in linea di massima non esiste più nei testi di legge e non c'è stata un'esecuzione a Malta in tanti, tanti anni.
La mia organizzazione, una ONG con sede a Malta, appoggia completamente gli obiettivi della campagna per l'abolizione della pena di morte, e il seminario che teniamo qui in Tunisia fa parte dei nostri sforzi per aumentare la sensibilità fra i popoli del mediterraneo particolarmente su questo argomento.
In Europa si parla molto del successo che hanno i movimenti integralisti islamici, tu pensi che questi movimenti abbiano un'influenza sulle posizioni del governo in merito alla legislazione sulla pena di morte?
SAMMUT: Innanzitutto non sono d'accordo con questo "mito" che ci sia un legame fra la pena di morte e la religione islamica e penso che in alcuni paesi arabi dove esiste un escalation del fondamentalismo islamico e ci sono state attività violente contro lo stato, sono anche aumentate le richieste di condanna a morte come punizione rispetto a periodi precedenti. Comunque, se prendiamo la Tunisia come esempio, in questo paese delle persone sono state arrestate con prove di aver commesso crimini gravi ma il governo ha deciso di non condannare alla pena di morte proprio per cercare di creare un'atmosfera più aperta nel paese e per dare spazio alla democrazia. La situazione non è facile e il governo Tunisino sta operando con molto coraggio secondo me, e il fatto che hanno deciso di non utilizzare la pena di morte anche in casi molto gravi è una cosa che bisogna appoggiare ed incoraggiare.
Tu pensi che ci sia un obiettivo credibile e praticabile che possa essere posto a medio termine per i paesi arabi che si affacciano sul Mediterraneo in riferimento alla pena di morte e se si, quale credi che sia questo obiettivo?
SAMMUT: Penso che l'atmosfera in generale permette che la campagna possa svilupparsi e penso che un primo passo, quello di una moratoria per iniziare il processo per abolire la pena di morte, sia positivo. Secondo me la campagna dovrebbe concentrarsi su questo, almeno per i primi tempi. Alcuni paesi hanno dichiarato di essere disposti a studiare la possibilità di togliere la pena di morte dalle loro leggi e penso che con un po' di incoraggiamento attraverso questa campagna, diffondendo l'informazione e con manifestazioni di stima nei loro confronti, molti paesi potranno nei prossimi anni prendere questa strada ed abolire la pena di morte.
Tu pensi che ci sarà una partecipazione a febbraio alla seconda sessione del congresso del partito radicale, la sessione in cui ci si occuperà della costituenda lega per l'abolizione della pena di morte, e ci sarà una presenza consistente di rappresentanti del mondo islamico?
SAMMUT: La mia organizzazione era presente alla prima sessione del congresso a maggio e ho avuto la possibilità di partecipare e anche di parlare nella commissione sulla pena di morte e stiamo prendendo in considerazione la possibilità di partecipare alla seconda sessione con una delegazione composta di alcuni rappresentanti dai paesi arabi. Secondo me si dovrebbe fare uno sforzo per invitare rappresentanti da vari paesi arabi ed organizzazioni interessati a collaborare con il partito radicale, particolarmente a questa sessione.
Grazie.
INTERVISTA DI PAOLO CESARI A SAMIR LABIDI, giurista, presidente onorario dell'Unione generale degli Studenti tunisini, Presidente del Comitato della Gioventù, dell'Educazione e della Cultura nel Consiglio Economico e Sociale della Tunisia
- A Samir Labidi, giurista, presidente onorario dell'Unione generale degli Studenti tunisini, Presidente del Comitato della Gioventù, dell'Educazione e della Cultura nel Consiglio Economico e Sociale della Tunisia, vogliamo chiedere qual è l'influenza della religione e della cultura islamica sul problema della pena di morte?
LABIDI - E' una buona occasione per spiegare agli ascoltatori italiani il problema della pena capitale nella religione e nella pratica islamica. Credo, come introduzione, che la pena capitale non riguardi solo i paesi di religione islamica ma riguardi tutte le religioni e i paesi del mondo. Per quanto riguarda la religione e i paesi islamici, bisogna dire che la pena di morte non è stata ignorata dal diritto islamico che prevede l'applicazione della legge del taglione per gli omicidi volontari. Così possiamo rilevare nel Corano ai versi 178 e 179 della Sura 2 che tradurrò dall'arabo: "Oh voi credenti, la legge del taglione vi è prescritta in caso di omicidio. C'è per voi una vita nel taglione. Oh voi, uomini dotati di intelligenza, così forse temerete Dio". Allo stesso modo, la morte raggiunge anche l'apostata, come testimonia il versetto 217 della Sura 2 che recita: "Il Profeta ha detto: sia ucciso chi tra di voi si allontani dalla sua religione e che muoia non credente".
Vi sono altri versetti del Corano che concernono la pena capitale, come avviene in altre religioni, ma in questa occasione cercherò di parlare delle pratiche nei paesi islamici i quali purtroppo ricorrono alla pena della decapitazione con la spada e ad altre atrocità.
Io credo che il pericolo maggiore sia il fatto che in certi paesi islamici la pena capitale non sia accompagnata da garanzie giuridiche: diritto di difesa, ricorso in Cassazione o grazia. Come avviene, generalmente, in alcuni paesi del Golfo o nell'Afghanistan e nel Pakistan. Ma, in certi paesi arabi islamici che sono modernisti, che hanno un diritto positivo, vi sono state delle evoluzioni considerevoli nell'applicazione della pena di morte.
- Quali sono in particolare questi paesi?
- Posso dire che in certi paesi, come la Tunisia di cui parlerò dopo, come il Marocco o l'Egitto, vi è una evoluzione molto netta dal punto di vista legislativo su questo problema, nel senso che sono stati adottati certi codici, codici penali, in cui è prevista la pena di morte ma sono stabilite certe garanzie come la difesa, il diritto di ricorso in Cassazione e la possibilità che venga concessa la grazia. Vi è stata una evoluzione del diritto positivo in certi paesi - come è accaduto del resto in alcuni paesi europei - e faccio qui l'esempio della Tunisia, che è un punto di riferimento per i paesi islamici, all'avanguardia in tutti i campi giuridici, soprattutto in quelli in materia di status personali nel campo delle libertà e dei diritti civili. E quindi, malgrado esista la pena di morte nell'ordinamento tunisino, si assiste comunque ad una evoluzione considerevole verso l'abolizione della pena capitale. Posso dire che in Tunisia, come paese più avanzato nella regione arabo-islamica, si trova soprattutto
da cinque anni a questa parte, vale a dire dopo il cambiamento politico, il presidente della repubblica Ben Ali che propende per la tutela di quelle libertà, per la salvaguardia della vita umana. Il presidente si è impegnato per un'evoluzione favorevole allo sviluppo delle libertà, per esempio in materia di detenzione, di garanzie processuali, per la grazia...
- Vorrei sapere quando è stata eseguita l'ultima condanna a morte in Tunisia.
- Assunto il potere il 7 novembre del 1987 (?), il nuovo presidente Ben Ali ha dichiarato in un'intervista a Le Monde di essere contrario alla applicazione delle pena capitale. Vi sono state decine di condanne a morte ma il presidente ha graziato questi detenuti. Vi è stata solo una esecuzione per un adulto che ha violentato e ucciso 7 bambini e che poi si è scoperto che aveva in realtà violentato e ucciso 20 bambine. In questo caso vi era un'elevata richiesta popolare per l'applicazione della pena di morte. Penso che sia l'unica sentenza che è stata eseguita. Ciò non toglie che il Presidente sia intervenuto per graziare decine di condannati a morte e che si sia espresso contro la pena capitale.
- Lo sviluppo dei movimenti islamici integralisti favorisce la ripresa della pena di morte come si ritiene in Europa?
- Purtroppo, in Europa si ha una visione distorta della realtà dei nostri paesi, realtà distorta dal fenomeno integralista che vuole che sia applicata la Sharia (?).
Qui in Tunisia, situazione che conosco bene, la maggioranza della popolazione è contro gli integralisti a causa della loro posizione restrittiva delle libertà civili oltre che per il loro essere per la pena di morte.
Credo che in Europa vi sia una visione distorta dell'Islam, dove vi è invece una certa evoluzione sul problema dello sviluppo, per tutelare le libertà, la vita umana.
Le organizzazioni integraliste sono considerate, qui in Tunisia, come delle organizzazioni fasciste, dittatoriali che non credono nei diritti umani e che non li rispetterebbero una volta raggiunto il potere, come si vede in Iran e nel Sudan o in certi paesi del Golfo.
In Sudan tutti sanno quali sono le condizioni dei detenuti.
In Iran sappiamo bene che non vi è né giurisdizione, né difesa dell'imputato e che vi sono stati quasi diecimila detenuti uccisi.
Credo che gli europei e gli italiani in particolare debbano sapere che gli integralisti non rispecchiano assolutamente la situazione in Tunisia, non rispecchiano per niente l'evoluzione in materia di diritti dell'uomo.
- Il Partito Radicale ha lanciato una campagna per l'abolizione della pena capitale entro il duemila e intende promuovere in tutti i parlamenti un'azione per l'abolizione della pena capitale.
In Tunisia è possibile lanciare una proposta di moratoria delle esecuzioni indipendentemente dal potere di grazia del Presidente?
- Vorrei dire che in Tunisia vi sono soprattutto negli ambienti intellettuali e politici impegnati sui diritti dell'uomo e nelle università molti seminari su questi temi.
La Lega per i diritti umani e le stesse organizzazioni umanitarie in Tunisia sono per l'abolizione della pena di morte. Recentemente vi è stato un seminario sui diritti dell'uomo. Vi sono state diverse campagne per l'abolizione della pena di morte.
Credo personalmente che si possa arrivare a sensibilizzare nei nostri paesi arabi e islamici per abolire la pena di morte e spero che un tale obiettivo possa essere realizzato in tutto il mondo.
- Quali sono gli strumenti più efficaci per questa campagna per l'abolizione della pena di morte?
- Non è una questione di paesi sviluppati o meno. La pena capitale esiste in molti paesi compresi alcuni stati Usa dove i condannati sono detenuti in condizioni atroci per molti anni prima di essere uccisi.
Penso che il migliore strumento sia la sensibilizzazione dell'opinione pubblica per opera di chi crede che la pena capitale debba essere abolita: partiti politici, organizzazioni umanitarie e per la difesa dei diritti dell'uomo, gli avvocati, i magistrati ecc. Nella società civile tunisina vi sono diverse associazioni democratiche e credo che gli esperti in materia, come i giuristi e i politici, possano sensibilizzare le masse popolari come si è già fatto per i diritti dell'uomo e la detenzione preventiva.
Le organizzazioni dei diritti umani e i giuristi dovrebbero fare delle campagne efficaci per convincere i cittadini, per arrivare ad una legislazione contro la pena di morte.
Anche se siamo arrivati in Tunisia a questo stadio in cui il Presidente è contro la pena di morte, spero che nel nostro paese come in tutto il mondo si arrivi ad abrogare la pena capitale.
- Nell'ultimo rapporto di Amnesty International si parla di gravi violazioni dei diritti dell'uomo soprattutto in materia di carcerazione qui in Tunisia.
Volevo sapere alla luce di quanto hai detto, se vi sono state evoluzioni in questo campo e cosa avete deciso.
- E' un caso molto complesso. Riguardo a quello che denuncia Amnesty International credo che vi siano stati dei problemi tra la società civile tunisina e gli integralisti fondamentalisti islamici. Vi sono state delle azioni militari, di violenza e di terrorismo. L'anno scorso un gruppo di terroristi integralisti ha attaccato la sede di un partito politico bruciando vive due guardie notturne. La tortura è comunque interdetta dalla legislazione tunisina, vi sono delle garanzie giuridiche su questo. Vi sono stati i casi di tortura segnalati da Amnesty e le autorità hanno fatto delle inchieste nominando un comitato sui diritti dell'uomo che ha indagato nelle carceri e ha stilato un rapporto. Personalmente ho letto questo rapporto che ha segnalato l'esistenza di alcuni casi di tortura e, in seguito, il governo tunisino ha comunicato che circa 150 agenti di polizia sono stati arrestati per violazioni dei diritti dell'uomo.
- Saremmo molto felici di avere la tua partecipazione al Congresso radicale in cui verrà lanciata questa campagna per l'abolizione della pena di morte entro il 2000. In occasione del Congresso radicale ci saranno deputati di tutto il mondo che parteciperanno alla costituzione di una lega per l'abolizione della pena capitale in tutto il mondo. Pensi di partecipare?
- Si, io sono un militante dei diritti umani e come giurista lavoro per questa causa, sono per la partecipazione e la creazione di una lega internazionale per l'abolizione della pena di morte nel mondo intero. Credo sia una cosa molto positiva e spero che si riesca a creare questa organizzazione mondiale per l'abolizione della pena di morte.
INTERVISTA DI PAOLO CESARI A MARTIN GUILLERMO RAMIREZ, segretario per la politica internazionale dei "Giovani Socialisti di Spagna"
Martin Guillermo Ramirez è il segretario per la politica internazionale dei giovani socialisti spagnoli. A lui chiediamo qual è la situazione spagnola riguardo la pena di morte. Sappiamo che è stata abolita, vorremmo sapere se ci sono in Spagna situazioni in cui la pena di morte viene ancora richiesta.
RAMIREZ - Effettivamente le ultime esecuzioni di sentenze capitali in Spagna furono effettuate nel 1975, pochi mesi prima della morte del dittatore Franco, nei confronti di persone che lottavano contro la dittatura. E' conosciuto come "processo di Burgos", a seguito del quale furono giustiziate 5 persone.
A partire da quel momento iniziò il processo di rinnovamento e democratizzazione in Spagna, e nel 1978, precisamente il 6 dicembre viene approvata con referendum popolare, a maggioranza, la nuova costituzione. In un articolo, mi pare il 32, si afferma l'abolizione della pena di morte in Spagna, eccetto in caso di guerra o quanto previsto dai codici militari, insomma una situazione assimilabile a quella italiana.
Tutti sono d'accordo con questo principio, esiste un consenso sociale e di tutte le forze politiche democratiche. Ma poiché nei paesi baschi è nata in quel periodo una situazione di terrorismo su una rivendicazione che da noi non è condivisa attraverso la via delle armi come, invece, oggi sta facendo il famoso terrorismo conosciuto come ETA, fenomeno questo che ha creato nell'opinione pubblica spagnola uno stato di timore soprattutto a partire dall'inizio degli anni 80 quando sono iniziati gli attentati non solo nei confronti dei militari e della polizia, ma anche contro i civili, bambini, donne che stanno al mercato, ebbene l'opinione pubblica ha cominciato a fare pressioni sempre più forti sulla forze politiche chiedendo la pena di morte per i terroristi che sono coinvolti in fatti di sangue.
C'è qualche partito politico che ha chiesto la reintroduzione della pena di morte in Spagna?
No, nessun partito politico lo ha fatto. Solamente alcuni gruppi sociali, come associazioni di vittime del terrorismo che sono riconosciute come tali, alcuni gruppi reazionari legati all'estrema destra che approfittando della situazione di caos a seguito di un'azione terroristica importante chiedono la pena di morte probabilmente con l'intento di destabilizzare il regime democratico.
Tu sei qui a Tunisi per partecipare anche a questo seminario per l'abolizione della pena di morte nel Mediterraneo. Quale pensi possa essere l'influenza di paesi come la Spagna, l'Italia nei confronti del mondo arabo islamico?
Nel clima di fraternità nel quale si incontrano qui le due sponde del mediterraneo e nel quale gli amici e compagni del sud dello stesso, dei paesi arabi si incontrano per riformare e democratizzare maggiormente le loro società, essi possono prendere ad esempio paesi come Italia e Spagna, che pur essendo europei hanno molte radici arabe comuni con i paesi arabi.
In questa situazione è nostra intenzione tentare di introdurre nella loro mentalità, così diversa dalla nostra, il concetto che la pena di morte non può essere concepita da un punto di vista umanista. Il fatto di condividere esperienze comuni tra le due rive del mediterraneo ci potrà dare l'opportunità di spiegare loro che la pena di morte non ha mai raggiunto l'obiettivo di evitare che certi delitti vengano commessi. Comunque, noi siamo un po' pessimisti perché in paesi in cui da anni non si applicava la pena di morte, da qualche tempo si sta riapplicando, come nel caso della Libia.
Anche parlando di diritti umani, di applicazione dei diritti umani dal punto di vista concreto -come può essere la legislazione di un paese- ci troviamo di fronte a risposte abbastanza evasive. Probabilmente, la considerazione, non tanto sulla convenienza o meno della pena di morte quanto sulla sua tragica irrimediabilità, che dalle forze progressiste europee poteva giungere alle organizzazioni arabe, evidentemente non è arrivata. In ogni caso insisteremo, e l'iniziativa intrapresa da organizzazioni come il Partito radicale sono degne di encomio e noi naturalmente gli daremo tutto il nostro appoggio.
A questo proposito, tu come pensi che possa essere articolata questa campagna? da una parte ci sarà la proposta di abolizione della pena di morte nei paesi in cui ancora vige, ad esempio per quanto riguarda la Spagna e anche l'Italia, tu pensi sia opportuno proporre l'abolizione anche in caso di guerra?
Credo di sì. Come socialisti e come progressisti abbiamo chiaro il concetto che nessun uomo può levare la vita ad un altro uomo per nessuna ragione. E inoltre, in base allo stesso principio, come giovani progressisti europei, siamo contro gli eserciti, contro le armi, contro l'uso della violenza per difendere qualsiasi tipo di ideale. Partendo da questi principi mai potremmo difendere la pena di morte, neanche in caso di guerra: non vogliamo guerre né pena di morte! Questi principi vanno trasferiti su ogni piano. Mi chiedevi quale strategia. Io credo che in primo luogo vada affermato questo principio umanista del no alla pena di morte in nessun caso: probabilmente nelle nostre società è un principio che ha uno spazio molto grande, ha la garanzia di poter essere compreso. Il problema fondamentale non è limitare ulteriormente la pena di morte nei nostri paesi, visto che in pratica non succede, il problema grave è che di fronte alle nostre coste ci sono paesi dove si applica la pena di morte.
Nei confronti di questi paesi, come pensi che possa essere articolata la proposta?
Deve essere articolata nell'ambito del nostro attuale confronto con i fratelli del sud del Mediterraneo. Noi stiamo richiedendo loro un maggior grado di democrazia nella vita pubblica, maggiori garanzie costituzionali e democratiche nel momento di governo dello stato, nel momento di eleggere i propri rappresentanti.
E se il nostro obiettivo è un mondo in cui le interrelazioni siano maggiori, dobbiamo iniziare da regioni dove le interrelazioni sono possibili da subito. Una di queste regioni è il Mediterraneo, culla delle culture, culla del progressismo, probabilmente di tutto il mondo.
E una delle cose che probabilmente continua ad essere una ferita per la nostra cultura mediterranea è che continui ad esistere la pena di morte. Insieme alle altre proposte che facciamo per la cooperazione interregionale, con gli arabi, dobbiamo esser capaci di aggiungere la questione della pena di morte a tutte le nostre iniziative.
Di fatto, dopo aver conosciuto le iniziative del Partito Radicale e questa meravigliosa campagna finalizzata ad avere proposte legislative per l'abolizione della pena di morte entro l'anno 2000, lo stesso giorno alla stessa ora in tutti i parlamenti del mondo, noi abbiamo proposto che il nostro Festival della Gioventù del Mediterraneo abbia un grande spazio dedicato all'iniziativa per l'abolizione della pena di morte, a come attaccare in forma attiva la previsione di questa misura penale ancora in alcuni paesi.
In Italia ha fatto grande scalpore la presenza dentro il Nuovo Catechismo di un paragrafo in cui si parla della legittimità della pena di morte. L'Italia insieme alla Spagna è cattolicissima. Che ruolo pensi abbia la società civile e che reazione ci può essere nella Chiesa cattolica spagnola nei confronti di questa norma del Catechismo?
Noi socialisti spagnoli pensiamo che la Chiesa cattolica in Spagna continua ad essere una delle forze più reazionarie con cui abbiamo a che fare ogni giorno, da quando ci alziamo a quando andiamo a dormire.
In ogni caso, questa nuova proposta di catechismo -e io credo che in Italia sia successa la stessa cosa che è successa in Spagna- ha provocato in primo luogo un gran numero di barzellette, di raccontini graziosi, perché questo catechismo è delirante: dalla violazione dei comandamenti che dovrebbe aver ricevuto Mosè -e il 5 comandamento dice 'Non uccidere'- che dovrebbero esser rispettati soprattutto proprio dalla Chiesa, che si dice difenda i valori dell'umanesimo contro quelli del naturalismo. In ogni caso, affermazioni su che cosa sia peccato o che sia peccato un'altra serie di cose, ci sembra facciano ridere. Ma, d'altra parte, il non penalizzare come peccato l'applicazione della pena di morte crediamo che non derivi da una lettura dei vangeli e di tutti i testi religiosi ma bensì da un problema politico, il non volersi scontrare con un paese come gli Stati Uniti in cui ancora oggi si applica la pena di morte.
L'opinione pubblica spagnola come ha reagito alla ripresa delle esecuzioni negli Stati Uniti?
Male, sempre male. La società spagnola ha 17 anni di vita democratica dopo la morte del dittatore, ma prima ha vissuto 40 anni di dittatura, 40 anni di repressione, 40 anni in cui la pena di morte era applicata in forma sistematica dal regime franchista.
Noi abbiamo visto, abbiamo individuato nell'opinione pubblica spagnola un rifiuto radicale per la pena di morte. Nel caso degli Stati Uniti, nel caso di Cuba recentemente, nel caso dell'Iran, ci sono state una serie di campagne, come proponete voi stessi, tendenti a mostrare le immagini delle esecuzioni, in maniera che la gente si renda conto che non è lo stesso vedere un'esecuzione in un film, uno di questi film americani, che vedere la morte in diretta di un essere umano. Su poche cose possiamo essere d'accordo noi spagnoli -che siamo uguali agli italiani nella caratteristica di litigare su qualsiasi cosa, sport, politica o corride- ma sulla questione della pena di morte la maggioranza della opinione pubblica spagnola ha ben chiaro che l'applicazione della sentenza capitale è qualcosa di obsoleto e che questo capitolo va chiuso per dar luogo a una società in cui progrediscano i valori umani, in cui si tenti di reinserire gli elementi che sono fuori dal circuito sociale, si cerchi di recuperare gli emargina
ti, e che in nessun caso preveda forme di punizione così crudeli per nessun delitto.
A febbraio si svolgerà la 2.a sessione del congresso del partito radicale e speriamo il congresso di fondazione della lega internazionale per l'abolizione della pena di morte. Tu parteciperai a questa iniziativa e quale idea ti sei fatto del partito radicale?
Noi conoscevamo le iniziative del partito radicale, ma oggi abbiamo avuto l'opportunità di approfondire questa conoscenza, soprattutto per quanto riguarda la condivisione con i compagni radicali di alcune idee. Questo invito al prossimo congresso ci sembra un'opportunità unica per incontrarci con persone che la pensano come noi su molti temi.
L'iniziativa transnazionale di questo partito ci pare un'idea meravigliosa che appoggeremo nella misura delle nostre possibilità, tanto tecniche quanto politiche, e a nome della "Gioventù Socialista Spagnola" mi impegno a partecipare.
D'altra parte, come potrebbe pensare altrimenti una gioventù internazionalista come la nostra di un partito che vuol essere transnazionale, transregionale, che vuole abolire la pena di morte, che vuole ottenere iniziative concrete da parte della maggioranza dei parlamenti del mondo su temi che considerano l'uomo dal punto di vista umanistico, come l'abolizione della pena di morte o come la razionalizzazione della legislazione sul consumo delle droghe, etc!
Per l'idea che ci siamo fatti del Partito Radicale, ci sembra un partito, un'impresa politica - come diciamo in Spagna - "con le palle", che appoggeremo nella misura delle nostre possibilità.
Grazie e a presto
Molte grazie a voi